• Non ci sono risultati.

L’analisi di bilancio

3.5. Analisi di solidità

L’analisi di solidità mira a comprendere se la configurazione del patrimonio aziendale conferisce all’azienda la capacità di tenere in equilibrio entrate e uscite monetarie nel medio lungo-termine: si tratta dunque di un’analisi sugli equilibri finanziari della gestione, che si estrinseca attraverso la costruzione di opportuni indicatori tesi a verificare il raggiungimento o il mantenimento di tale condizione di equilibrio.

La solidità, dunque, è intesa come la capacità dell’azienda di perdurare nel tempo e dipende, sostanzialmente, da due fattori:

- una razionale correlazione fra fonti e impieghi; - un ragionevole grado di indipendenza dai terzi.

La composizione delle fonti

Un aspetto fondamentale per indagare sulla solidità aziendale e quindi di equilibrio finanziario dell’impresa, riguarda la struttura aziendale.

Per mezzo di alcuni indicatori, si potrà valutare il livello di autonomia

finanziaria. La struttura finanziaria dell’azienda sarà tanto più equilibrata e solida quanto meno la stessa sarà composta da fonti di finanziamento che incrementano il rischio finanziario dell’impresa e che generino una dipendenza da terzi nelle decisioni gestionali.

Il punto di partenza per questo tipo di analisi non può che essere l’indice di autonomia finanziaria, che esprime la parte di investimenti che è coperta dal patrimonio netto, ovvero il livello di autosufficienza aziendale:

Indice di autonomia finanziaria = Pn/Tf

Dove:

Pn = patrimonio netto Tf = totale delle fonti

121

Per tale indice non è facile stabilire una soglia ottimale anche perché dipende molto dal settore di riferimento, e non esiste un valore assoluto di riferimento, fermo restando che più alto è il valore dell’indice, maggiore sarà l’indipendenza da finanziatori esterni. La prassi aziendale, però, prevede in linea di massima, una situazione analoga a quella riportata qui di seguito:

- se < 33% (zona di rischio): l’autonomia finanziaria è eccessivamente limitata ed eccessivo è il grado di dipendenza da terzi;

- se compreso tra 33% e 55% (zona di sorveglianza): la struttura finanziaria è da tenere sotto controllo

- se compreso tra 55% e 66% (zona di normalità): la struttura finanziaria è equilibrata;

- se > 66% (zona di espansione): l’azienda è in condizioni molto favorevoli per lo sviluppo.

Una caratteristica che accomuna le aziende del nostro sistema economico è la sottocapitalizzazione: è molto frequente imbattersi in valori che risiedono nell’area di rischio o di sorveglianza. E’ bene ricordare, infine, l’effetto dell’indebitamento sulla redditività, questo può essere positivo o negativo a seconda del segno differenziale tra la redditività degli investimenti e il costo dei mezzi di terzi (leva finanziaria).

Un altro indicatore che può risultare di grande importanza nel proseguo dell’analisi è il quoziente di indebitamento finanziario, espresso attraverso il rapporto tra:

Quoziente di indebitamento = Pcorr. + Pcons./ Pn

Dove:

Pcorr. = passivo corrente Pcons. = passivo consolidato

L’indice di indebitamento finanziario esprime quante unità di capitale di credito sono affluite nell’azienda a supporto degli investimenti per ogni unità di capitale

122

di rischio56: maggiore risulta questo rapporto, maggiore sarà il grado di

esposizione nei confronti dei terzi. Nella nostra realtà, non è facile riscontrare un valore minore del 100%, nostante un quoziente di indebitamento molto basso costituisca senz’altro la situazione migliore sotto il profilo della solidità patrimoniale.

Ulteriori indicatori di composizione delle fonti che permettono di analizzare la solidità patrimoniale, sono:

Indice di indebitamento corrente = Pcorr. / Tf

Indice di indebitamento consolidato = Pcons. / Tf

Indice di indebitamento permanente = (Pn + Pcons.) / Tf

Indice di indebitamento = Pcorr. + Pcons. / Tf

Anche per questi indici non ci sono dei valori assoluti e variano tra 0 e 1.

La correlazione fonti – impieghi

La correlazione tra fonti e impieghi trova il suo fondamento nella struttura patrimoniale dell’azienda che risulta dalla riclassificazione del prospetto di Stato Patrimoniale secondo la logica finanziaria. Il principio fondamentale sui cui si basa tale analisi è che il tempo di scadenza delle fonti deve essere correlato e sincronizzato con il tempo di recupero degli impieghi. In base a questo principio quindi, possiamo affermare che l’azienda risulta essere dotata di una struttura finanziaria adeguata (e quindi avere un elevato grado di solidità patrimoniale) se gli investimenti strutturali dell’azienda vengono finanziati attraverso fonti

finanziarie durevoli (passività consolidate a medio-lungo termine e patrimonio

56 C.Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, “Indici di bilancio: strumenti per l’analisi della gestione aziendale”,

123

netto) mentre gli investimenti correnti dovrebbero invece trovare copertura attraverso fonti finanziarie a breve estinzione (solitamente entro l’esercizio, quindi le passività correnti). Tuttavia, nella realtà quasi mai si verifica l’esistenza di un grado di correlazione ottimale tra impieghi e fonti in termini di

sincronizzazione di tempi di recupero dei primi e di tempi di scadenza dei secondi. Le situazioni che solitamente si presentano nelle realtà aziendali esistenti sono queste:

- il capitale permanente finanzia sia l’attivo immobilizzato che parte dell’attivo corrente;

- il passivo corrente finanzia l’attivo corrente e parte di quello immobilizzato.

Tra le ipotesi sopra citate quella preferibile è sicuramente la prima, in quanto è possibile riscontrare una situazione di correlazione tra impieghi e fonti, l’altra opzione invece rappresenta una situazione di disequilibrio. La prima ipotesi, infatti, è da preferirsi poiché anche se una parte di impieghi correnti è coperta da una fonte non corrente, questa ha comunque una scadenza più lontana nel tempo ed è meno costosa.

Ai fini dell’analisi di solidità, i diversi modi di finanziamento andranno valutati in relazione al loro impatto su due caratteristiche essenziali dell’azienda:

- il rischio di insolvenza;

- l’autonomia nelle scelte di reinvestimento57.

Un primo aspetto riguardante l’analisi di solidità è senza dubbio la modalità di copertura delle immobilizzazioni, le quali devono trovare copertura in fonti di finanziamento a lunga scadenza (passività consolidate e patrimonio netto). Gli indicatori che descrivono la correlazione tra fonti e impieghi sono gli indici di struttura, primario e secondario. In relazione all’indice di struttura seondario:

Indice di struttura secondario = (Pcons. + Pn) /Att.imm.

57 C.Caramiello, F. Di Lazzaro, G. Fiori, “Indici di bilancio: strumenti per l’analisi della gestione aziendale”,

124

Dove:

Pcons. = passivo consolidato Pn = patrimonio netto

Att.imm. = attivo immobilizzato (o attivo fisso)

Viene anche denominato indice di copertura delle immobilizzazioni. Affinchè vi siano le condizioni di equilibrio prospettico nel medio - lungo periodo è bene che tale valore sia maggiore di 1: supporre questo significherebbe affermare che l’azienda finanzia l’attivo immobilizzato con il capitale permanente. E sarebbe ottimale per l’azienda che quest’ultimo sia notevolmente più grande dell’attivo fisso, in modo tale da riuscire a coprire anche le rimanenze e parte dei crediti a breve.58 Se si verificasse ciò sarebbe l’unico caso in cui anche il margine di tesoreria secondario ( che vedremo più avanti) risulterebbe maggiore di 0. Prendendo in considerazione l’indice di struttura primario, la sua formula è la seguente:

Indice di struttura primario = Pn /Att.imm.

Dove:

Pn = patrimonio netto

Att.imm. = attivo immobilizzato (o attivo fisso)

È anche detto indice di autocopertura delle immobilizzazioni ed indica la

capacità dell’azienda di finanziare l’attivo immobilizzato con i soli mezzi propri. Riscontrare un risultato maggiore di 1 non è semplice, ancora meno rispetto all’indice di struttura secondario. Se è minore di 1 non è particolarmente grave e può assumere diversi significati. Tale indicatore può essere negativo nel caso di immobilizzazioni particolarmente alte perché si tratta di un settore ad alta intensità di capitale (settore della cantieristica) o perché l’azienda ha molti brevetti. O ancora, può risultare negativo anche nel caso di immobilizzazioni

58 Questo è legato al ruolo di protezione contro i fenomeni di illiquidità dell’attivo circolante, che

possono verificarsi nel caso in cui una parte dei crediti sia di difficile realizzo o una parte delle rimanenze sia invendibile o inutilizzabile.

125

particolarmente basse in quanto vi è un basso grado di autonomia finanziaria (aziende sottocapitalizzate).

126