L’analisi di bilancio
3.3. Conto Economico a valore aggiunto
Il conto economico nella sua configurazione prevista dal Codice Civile, nel quale si mostra la variazione che il capitale netto ha subito per effetto della gestione, non si presta “ad evidenziare grandezze e risultati utili da un punto di vista gestionale”45 che siano ad esempio capaci di analizzare le determinanti della redditività, gli effetti della politica finanziaria adottata o le caratteristiche dei costi sostenuti. È necessario dunque procedere a riclassificare il prospetto di Conto Economico: tra le diverse modalità di riclassificazione, prenderemo in considerazione la riclassificazione secondo la logica “funzionale”, il cui scopo fondamentale risulta quello di “evidenziare e analizzare la sequenza dei risultati delle diverse aree gestionali in cui si suddivide la complessa attività d’impresa.46 Vi sarà, dunque, un’attribuzione delle varie voci del conto economico alle varie aree di gestione che possono essere individuate e tutto questo ha un’importante rilevanza ai fini informativi, perché permette di arrivare a definire dei risultati intermedi attraverso cui si può esplicitare e comprendere la capacità dell’azienda di generare reddito e di riuscire a giungere ad una situazione di equilibrio
economico nel medio - lungo periodo.
Il reddito netto verrà scomposto nel seguente modo:
- Reddito operativo, grandezza che deriva dalla differenza tra ricavi della gestione tipica dell’impresa e costi sostenuti per il conseguimento dei ricavi;
- Saldo della gestione extra-caratteristica, dato dalla differenza tra i
proventi generati dalla gestione accessoria-patrimoniale dell’impresa e gli oneri sostenuti specificamente per alimentare tale gestione;
- Oneri finanziari, che rappresentano i costi sostenuti per il finanziamento di tutte le attività d’impresa e comprendono esclusivamente gli oneri
45 R. Silvi, “Analisi di bilancio. La prospettiva manageriale”, McGraw-Hill, Milano, 2012.
46 U. Sostero, P. Ferrarese, “Analisi di bilancio: strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario”,
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espliciti pagati a fronte di debiti finanziari contratti dall’azienda (mentre i costi per interessi impliciti sono contabilizzati all’interno dei costi dei beni stessi, come componenti negativi del reddito operativo);
- Saldo della gestione straordinaria, all’interno del quale ritroviamo componenti positivi e negativi di reddito della gestione “straordinaria”, che derivano da accadimenti che si manifestano nell’esercizio in via “non usuale e continuativa”, che “competono a più esercizi trascorsi, la cui inclusione nel reddito operativo d’esercizio in cui sono rilevati
precluderebbe la possibilità di disporre di un significativo indicatore del variabile andamento della gestione reddituale47”. In tale categoria comprendiamo anche quei componenti di reddito “essenzialmente
mutevoli, occasionali, non destinati a rinnovarsi, perché sporadiche e non ricorrenti sono le circostanze dalle quali derivano”;
- Le imposte sul reddito, determinate sull’utile imponibile.
Le cinque aree gestionali appena illustrate sono comuni a tutti gli schemi di classificazione del conto economico che utilizzano il criterio funzionale, ciò che contraddistingue uno schema da un altro è la modalità con cui vengono
riclassificate le poste positive e negative del reddito operativo. Il reddito
operativo infatti può, a sua volta, essere scomposto in diverse soluzioni in modo da individuare aggregati particolari, ciascuno dei quali può essere utile ad
effettuare un’analisi dell’impresa sotto specifici punti di vista. Possiamo
individuare sostanzialmente tre schemi di riclassificazione del conto economico: - Conto economico a valore della produzione ottenuta: tale schema,
distingue i costi operativi in “interni” ed “esterni”;
- Conto economico a costi e ricavi del venduto: tale schema, classifica le voci della gestione tipica secondo la loro destinazione (costi industriali, commerciali e amministrativi);
47 V. Coda, “Il concetto di reddito operativo nell’analisi economica d’impresa” in “Rivista dei dottori
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- Conto economico marginalistico: tale schema, distingue i costi operativi in costi fissi e variabili.
Il modello di riclassificazione di conto economico che verrà preso in
considerazione in questo lavoro è quello a “valore della produzione ottenuta con evidenziazione del valore aggiunto”.
In tale prospetto i costi vengono classificati in base alla natura dei fattori di produzione: sarà possibile distinguere i costi riferibili a fattori interni e costi riferibili a fattori esterni. I primi sono relativi a quei fattori produttivi che costituiscono la struttura tecnica ed organizzativa dell’azienda, ossia quei costi relativi a fattori strutturali dell’azienda, che permangono durevolmente e ne determinano la capacità produttiva e i caratteri di fondo (personale,
ammortamenti e altri accantonamenti). I costi esterni, invece, sono qui costi riferibili a fattori della produzione che servono per attivare la struttura tecnica ed organizzativa aziendale, da combinare con il lavoro e con gli impianti per avviare i cicli produttivi (sono rappresentati quindi da fattori produttivi quali materie, servizi e concessioni che vengono apportati dall’esterno).
Se al valore della produzione ottenuta sottraiamo i costi esterni si ottiene il Valore Aggiunto, il quale indica la capacità dell’azienda di creare nuova ricchezza rispetto ai fattori acquistati da terzi e consumati grazie ai propri processi di trasformazione. Indica, cioè, la capacità dell’azienda di aggiungere valore ai fattori acquisiti dall’esterno sfruttando la sua struttura tecnica e
organizzativa. Se al valore aggiunto vengono ulteriormente sottratti i costi interni monetari (costo del lavoro e accantonamento TFR) possiamo giungere
all’individuazione di un’ulteriore aggregato, il margine operativo lordo (MOL o EBITDA), il quale rappresenta un’efficace approssimazione del flusso di cassa operativo corrente, ossia delle entrate e uscite monetarie che si sarebbero
prodotte dalle operazioni di acquisto dei fattori di consumo e del fattore lavoro e dalla vendita dei prodotti se queste fossero state regolate esclusivamente in contanti. Quest’aggregato ha rilevanza sia sul piano economico, in quanto non
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risente delle politiche di bilancio48, sia sul piano finanziario, in quanto misura i flussi di cassa potenziali generati dalla gestione corrente. Se al MOL si
sottraggono gli ammortamenti, gli accantonamenti e le altre svalutazioni, si può individuare il margine operativo netto (MON),detto anche reddito operativo della gestione caratteristica, il quale rappresenta il reddito che l’impresa è in grado di generare prima della remunerazione del capitale (sia proprio che di terzi).
Di seguito verrà presentato lo schema di conto economico a valore della produzione ottenuta con evidenziazione del valore aggiunto.
48 Il MOL è meno soggetto alle politiche di bilancio rispetto al Reddito Operativo, in quanto molte delle
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Fig.42 Conto Economico a valore della produzione con evidenziazione del valore aggiunto
Fonte: U. Sostero, P. Ferrarese, “Analisi di bilancio: strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario”, Giuffrè Editore, Milano, 2000.
Dopo aver opportunamente riclassificato i prospetti dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico civilistico, è necessario effettuare il calcolo degli indicatori di redditività, solidità e liquidità per poter indagare sullo stato di salute
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Inoltre, è doveroso specificare che tali indicatori non hanno nessun significato se sono considerati in sé e per sé: assumono un certo significato economico-
aziendale se vengono utilizzati come mezzi di confronti spaziali e/o temporale.49
49 C. Caramiello, “Indici di bilancio. Strumenti per l’analisi della gestione aziendale”, Giuffrè Editore,
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