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Analisi di un caso virtuoso del privato italiano

5. Monitoraggio e valutazione dell’impatto del privato italiano nella

5.2 Analisi di un caso virtuoso del privato italiano

5.2 1 Community investment: caso dell’ENI in Mozambico.

successo è esclusivamente di iniziativa di impresa privata. L’Eni è una società di energia. Al paese di dove è insediato per l’estrazione, essa versa un ammontare considerabile di risorse finanziare in termini di imposta, utile per lo sviluppo del paese. Questo è l’esempio di alcuni paesi dell’Africa: All’Egitto e all’Angola esso ha versato successivamente 440 e 315 milioni di dollari di imposte pagate nel 2018 a fronte di rispettivamente 3.679.297 e 2.540.302 (Rapporto Eni 2018) di ricavi nello stesso arco temporale. Quando si analizza da vicino si scopre che nel suo modo di fare business, essa inserisce e finanzia altri componenti di sviluppo tali la salute, educazione, formazione…contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. L’esempio del Mozambico ci colpisce e decidiamo di approfondirlo. Scopriamo che nonostante un ricavo annuale basso, si parla di 5.267 milioni. Se l’intervento in altri settori a favore dello sviluppo dovesse essere proporzionale al ricavato nel paese il Mozambico non avrebbe potuto beneficiare di tanti sostegni e accompagnamento. In dettaglio ecco quali che sono stati gli interventi realizzati nel paese, che tra l’altro hanno toccato i settori prioritari dello sviluppo: acqua, energia, salute, educazione, imprenditori.

Accanto all’attività principale ci sono rispettivamente interventi per agevolare l’accesso primario all’energia alle comunità locali, ma anche di valutazione e sviluppo di modelli di finanziamento per i progetti di accesso all’energia.

Un altro punto costituisce ad intervenire su progetti mirati allo sviluppo socio- economico e infrastrutturale, alla diversificazione economica, inclusa la valorizzazione della cultura e della sicurezza alimentare

Nell’ambito dell’educazione ci sono stati vari progetti lungo tutto il ciclo formativo: va dall’educazione primaria ai programmi di training (sia sul core business Eni sia su settori non-oil) finalizzati ad un maggiore inserimento di risorse nel contesto locale. Gli interventi non mancano anche nell’ambito della salute. Qui sono previste delle attività per migliorare le condizioni sanitari delle comunità del territorio. Un ultimo settore da non dimenticare sono i progetti per l’accesso all’acqua e per una gestione sostenibile delle risorse naturali.

Figura 17

Fonte: Report sustanability 2015

Considerando che in Africa il 56% della popolazione non ha accesso all’energia elettrica e il 66%5 non ha accesso a sistemi di cottura migliorati (Africa Energy Outlook 2014 pubblicato da IEA), l’assenza di energia è riconosciuta come uno dei problemi sociali più gravi che impedisce lo sviluppo. Questo comporta il non avere servizi sanitari adeguati, l’accesso all’educazione di base e la parità di genere e comprometterebbe lo sviluppo di attività produttive.

Uno dei progetti nel campo economico a sostegno delle aziende e dell’imprenditorialità è il progetto Ideate Bootcamp. È un programma lanciata per promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria delle piccole e medie imprese, aumentare il livello di qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Il progetto tra maggio 2019 e agosto 2020, attraverso una serie di eventi e training session organizzati in presenza nella città di Maputo e in forma virtuale a causa della pandemia Covid-19, nasce con l’obiettivo di supportare le aziende nella validazione dei loro modelli di business, contribuendo così alla loro sostenibilità e crescita.

100 rappresentanti di PMI hanno partecipato al progetto Ideate Bootcamp nella prima fase e si inserisce nel Enterprise Development Program attuato per rafforzare la competitività dell’imprenditoria locale e promuovere potenziali opportunità

Paese. Durante il #Ideate Bootcamp i partecipanti hanno avuto la possibilità di imparare e utilizzare metodologie per valutare, migliorare, progettare e comunicare efficacemente i propri modelli di business, agevolando la loro visibilità sul mercato. Uno dei punti che vengono incoraggiati durante i seminari è lo scambio di esperienze, la condivisione di idee e la creazione di sinergie tra le aziende, in modo tale che siano spinte a unire le forze per cogliere tutte le opportunità che il mercato riserva loro. (Progetto Ideate Bootcamp, Eni Mozambico, 2020).

Nell’ambito delle salute, è stato anche realizzato un progetto importante in campo. L’obiettivo è di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo che si propone di assicurare la salute e il benessere alla popolazione (Obiettivo 3). Questo progetto che mira particolarmente a contribuire alla salute delle donne è stato realizzato con Eni Foundation. Le principali azioni infrastrutturali realizzate nel Distretto della città di Palma sono: rispondere alle emergenze ostetriche, attraverso la realizzazione di un reparto operatorio nel Centro di Salute fornito di macchinari radiologici, ecografici e di laboratorio per potenziare le capacità diagnostiche del personale e una casa-parto per accogliere le partorienti delle zone più remote del distretto. Inoltre, è stato donato al personale sanitario un fuoristrada per realizzare attività cliniche mobili e monitorare anche i centri sanitari più periferici. Accanto alle attività infrastrutturali ci sono stati quelle formative tali diversi corsi di formazione dedicati al personale medico, infermieristico, tecnico e amministrativo dell’interno distretto nel 2014. Inoltre, una campagna nazionale di trasmissione di buone pratiche igienico-sanitarie e alimentare è stato assicurato per garantire un’alternativa alle cure mediche. Infine, è stato avviato un progetto che supporta il programma nazionale di screening del cancro del collo dell’utero e offre la possibilità di trattamento efficace delle lesioni precancerose o neoplastiche delle 630 mila donne tra i 25 e 50 anni situate nella città di Mapuato e nella sua provincia, dislocati in 21 punti sanitari (Progetto Eni, Mozambico)

Nell’ambito dell’istruzione non mancano interventi. Nella comunità di Paquitiquete gli interventi realizzati hanno contribuito a dotare le scuole in materiali didattico, biblioteche, aule d a lottare contro l’abbandono scolastico nelle scuole medie.

In Congo prosegue l’impegno di Eni nel progetto integrato Hinda (PIH) per le comunità limitrofe agli impianti industriali onshore di M’Boundi. Il progetto è un

esempio di come l'accesso all'energia sia un prerequisito per soddisfare le esigenze primarie delle comunità. Ad oggi è stato possibile realizzare 22 pozzi d’acqua di cui: 17 alimentati con sistemi fotovoltaici, 3 mediante gruppi elettrogeni, 1 connesso alla rete elettrica e 1 azionato da pompa manuale (Eni report sustainability 2015).

In Nigeria c’è il Green River Project (GRP), programma integrato di sviluppo imprenditoriale agro-zootecnico nel Delta del Niger, nasce nel 1987 con l’obiettivo del trasferimento tecnologico, tramite formazione e orientamento professionale per aumentare la disponibilità di cibo, incrementare le opportunità di impiego e reddito e facilitare l’accesso ai servizi sociali. I principali risultati 2015 del Green River Project: su una superficie attuale del 4.000 km2, l’intervento del GRP ha formato 3.750 giovani e donne formati dal 1999 dal 1999 ad oggi 235 cooperative agricole attualmente assistite.

In Africa il 56% della popolazione non ha accesso alla distribuzione di energia elettrica. Eni ha fatto dell’accesso all’energia il cuore del suo impegno in Africa avviando progetti per l'accesso all'energia delle popolazioni, promuovendo piani energetici per lo sviluppo di risorse domestiche, infrastrutture l’accesso all’energia. Un esempio concreto di questo impegno è le installazione di centrali energetiche in Nigeria e Congo che oggi producono rispettivamente il 20% e 60% della produzione elettrica nazionale, con una significativa riduzione del gas flaring in entrambi i Paesi.

Conclusione

Questo elaborato ha cercato di rispondere alla domanda: quale è il ruolo del settore privato profit nella cooperazione allo sviluppo in generale e nell’esperienza italiana in particolare? Cioè come il perseguimento di interessi economici privati non prevalga sugli obiettivi di riduzione della povertà e di sviluppo sostenibile e che l’operato delle aziende in programmi di cooperazione allo sviluppo non arrechi danni alle comunità locali e avvenga in modo sostenibile. A tale fine, abbiamo cercato di ritracciare il percorso dei diversi mutamenti che sono intervenuti nel contesto e che hanno portato alla consapevolezza del ruolo potenziale, importante e sempre crescente del settore privato profit nella cooperazione allo sviluppo. Il coinvolgimento e i potenziali benefici del ruolo del settore privato profit sono stati analizzati a livello internazionale in generale e poi approfonditi e illustrati nel contesto italiano della cooperazione allo sviluppo in particolare.

Presto le fonti consultate hanno dimostrato che i vari crisi sociali ed economici, le agitazioni politiche ovvero i cambiamenti di regimi e le trasformazioni del contesto storico hanno complicato ulteriormente la situazione e di conseguenza segnato l’inefficacia della cooperazione… una volta. Cioè le risorse pubbliche non sono risultate efficaci per ridurre la povertà e l’insicurezza alimentare (Briefing Oxfam 2016). Questo constato è coerente con l’aspettativa inizialmente espressa nell’elaborato, secondo la quale il coinvolgimento delle imprese private, comporterebbe un più rapido raggiungimento degli obiettivi di sviluppo.

Nell’approccio che prevede un “coinvolgimento del settore privato”, invece, l’obiettivo perseguito è quello di facilitare il dialogo tra pubblico e privato per la formulazione di politiche e di instaurare collaborazioni per il finanziamento e la realizzazione di specifici progetti. Accanto all’obiettivo esplicito di mobilitare maggiori risorse per lo sviluppo, le opportunità potenziali di coinvolgimento del settore privato possono estendersi all’integrazione di competenze di business che generalmente mancano nelle organizzazioni pubbliche o del settore non profit; alla produzione e commercializzazione di beni e servizi; al rafforzamento di operatori economici locali per la creazione di impiego o per promuovere innovazione (Briefing

Oxfam 2016). Una possibile spiegazione o confermazione di tali ipotesi risiede nell’illustrazione o nell’approfondimento del ruolo del settore privato profit nella cooperazione allo sviluppo italiano, che utilizza specifici strumenti per incoraggiare il coinvolgimento delle sue imprese private.

Il presente elaborato integra la letteratura già esistente in materia, poiché studi precedenti avevano già suggerito una potenziale importanza nella partecipazione delle imprese private alle iniziative di sviluppo viste le caratteristiche ed i principi di cui esse si avvalgono nel contesto economico. Sulla base di quest’analisi, sono state nate iniziative di prevenzione del rischio legato all’operato delle imprese nei paesi partner tali l’eliminazione dei costi di transazione, l’avvallo delle rappresentanze nelle estensione delle loro attività all’estero. Tuttavia, è importante tenere presente che questa ricerca si è concentrata esclusivamente sugli interventi ad iniziativa delle imprese private da una parte e dei Partenariati Pubblici Privati (PPP) dall’altra. Ma una volta messi a fuoco anche i fattori culturali (differenza tra l’Asia e l’Africa), gli ambito di intervento e il contesto sociale e politico in cui si interviene che possono entrare in gioco, risultati potrebbero variare. Per questo motivo, nessuna dichiarazione generale può essere espressa circa i risultati dagli interventi delle imprese private nei diversi paesi partner.

Una raccomandazione per ulteriore ricerche future potrebbe essere quella di realizzare uno studio per individuare i settori d’intervento più virtuosi, concentrandosi particolarmente su questo ultimo elemento.

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