Una parte inerente del processo di sviluppo dei Paesi meno sviluppati costituisce la migrazione. Quando quest’ultima è gestita bene, è in grado contribuire grandemente allo sviluppo economico e sostenibile dei paesi e delle regioni laddove i loro sforzi sono destinati (Uganda Diaspora Agribusiness Investor Award, ottobre 2020). Tuttavia, nonostante i dati e l’evidenza delle prove che attestano e illustrano come le risorse finanziarie e la conoscenza della comunità della diaspora possono promuovere lo sviluppo, i contribuiti della diaspora all’agricoltura e allo sviluppo rurale sono attualmente limitati da une serie di battaglie legate agli investimenti nell’agricoltura. Ci vogliono quindi le idonee piattaforme e sostegni perché le organizzazioni della diaspora possano svolgere un ruolo chiave nell’aiutare le aree rurali in varie forme:
investimento in capitale, competenze e trasferimento di tecnologia, condivisione di know-how e miglioramento delle reti sociali. Se ci focalizziamo sugli investimenti in capitale inviati dagli migranti verso i paesi a basso e medio reddito, scopriamo che rientrano a comporre con il reddito delle famiglie dei migranti, influenzando l’economia locale e le comunità. Secondo la BM le rimesse rappresentano più del 5% del PIL per almeno 60 LMIC. Come è previsto che gli Investimenti Esteri Diretti (IED) sarebbero diminuiti del 30% nel 2020, i flussi di rimessa dovrebbero diventare ancora più importante come fonte di finanziamento esterno per gli LMIC. Perciò una inaspettata riduzione delle rimesse potrebbe avere importanti effetti di ondulazione su intere economie e comunità locali, con conseguente diminuzione degli investimenti produttivi, accesso alle cure, all’istruzione, acceso alle tecnologie digitali e agire sul tempo di conseguimento degli obiettivi OSS 2030 (Knomad, BM). In ottobre 2019 la banca mondiale (BM) estimava le rimesse che avevano raggiunto i 551 miliardi di dollari. La stessa istituzione, visto gli andamenti, prevedeva che le rimesse potrebbero raggiungere 597 miliardi entro 2021 (BM, D. Ratha, Supriyo Deeung, ottobre 2016). Al di là dell’importanza delle rimesse i quanto investimento in capitale, di contributo dei migranti in generale e del suo peso nella cooperazione allo sviluppo, è evidente preoccuparsi dell’impatto che potesse avere l’urgenza sanitaria dovuta alla malattia a coronavirus (covid-19). Dovuto a questo virus, il mondo subisce delle ripercussioni socioeconomiche perché valutato come una pandemia dall’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). La BM stima le riduzioni delle rimesse al 110 miliardi di dollari sia una perdita del 20% rispetto all’anno precedente, che rappresenta una perdita cruciale per molte l’economia locale (riduzione nel consumo) e molte famiglie già vulnerabili. Sempre riferendosi ai dati della BM è noto che le rimesse transfrontaliere alle LMIC sono superiori agli IED o agli aiuti pubblici allo sviluppo. Perciò il perdurare degli effetti socioeconomici della crisi dovrebbe essere devastante per le economie locali dei paesi e delle comunità di origine dei migranti, per le famiglie individuali e per il conseguimento generale degli Oss. In questa grafica qui sotto si vede come la situazione sanitaria sta riducendo il contributo delle diaspore allo sviluppo agricolo e rurale, al raggiungimento dell’ambizioso obiettivo del secolo entro 2030.
Figura 9
Fonte: KNOMAD & World Bank
Abbiamo pensato di rappresentare i dati sopra in questo modo, perché pensiamo che ci sia una relazione circolare tra i tre variabili interessati. Proprio per alleggerire gli effetti della situazione dovuta al covid-19 sulla contribuzione delle diaspore allo sviluppo, è stato creato un progetto chiamato Call to Action Remittances in Crisis: How to Keep them Flowing. Questo ultimo prevede tre azioni prioritarie ai politici, autorità di regolamentazione e prestatori di servizi di rimessa. Nel primo caso è previsto, tra tante di dichiarare la prestazione delle rimesse come servizio finanziario essenziale, sostenere e promuovere la diffusione dei servizi di rimessa digitale. Nel secondo caso si tratta in generale di misure volte alla continuità; a garantire il servizio bancario ai prestatori di servizi di rimessa, a valutare la possibilità di chiarire i requisiti di conformità e di rinnovo della licenza ai fornitori di servizi. Nell’ultimo caso si tratta di valutare di esplorare tutte misure volte a fornire un sollievo ai migranti, come la riduzione dei costi di transazione di rimessa…
90%
of global remittances are sent by migrants from these countries20%
projected slump in 2020 remittances. That equates to US$110 billion.75%
of the world's migrants work in countries where three-quarters of globe's Covid-19 cases have beenPARTE III
L’esperienza italiana di coinvolgimento degli attori privati nella cooperazione allo sviluppo: un Nuovo impianto per le sfide del Futuro.
L’africa in generale e tutti i paesi poveri del mondo hanno ricevuto una quantità di aiuti non trascurabile durante il loro percorso di sviluppo - si stima 115 miliardi di dollari all’anno (BM), ma i dati e la realtà dei fatti ci fanno concludere che nessun paese si è sviluppato basandosi esclusivamente sugli aiuti finanziari senza lavoro, investimento in un settore di produzione come l’agricoltura…(Francesco Pennacchi, marzo 2006). Il progetto sviluppo lontano di essere basato esclusivamente su industrializzazione-agricoltura, avrebbe anche a che vedere con la cultura locale dell’aree interessate che generano capacità di sopravvivenza alternativa o dalla severità del regime politico del paese, poiché l’area asiatica, secondo i dati che emergono, riesce a colmare alcuni gap nei confronti di altri paesi in termini di sviluppo (world economic outlook, FMI 2018). Come ci dimostra questa tabella sottostante in termini di differenza di crescita tra l’Africa e le altre aree del mondo.
Figura 10
Fonte: World Economic Outlook, FMI 2018
attuali e con le risorse messe in campo, appare difficile raggiungere quell’obiettivo, almeno entro i termini: porre fine alla fame, garantire la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile (SDG2). Stando ai dati della FAO, nel mondo ci sono ancora 795 milioni di persone, una su nove, che soffrono il limitato accesso ad una quantità sufficiente di cibo sano e nutriente essenziale per il corretto sviluppo dei bambini e la salute umana. L’agenda 2030 delle Nazioni Unite intende porre fine a questa situazione perciò occorre quindi uno sforzo condiviso tra tutti gli attori dello sviluppo, pubblici e privati, di cui obiettivo è di allocare maggiore e migliore investimenti per la promozione dello sviluppo agricolo sostenibile (Briefing Oxfam, giugno 2017).
Parallelamente alla logica delle Nazioni Unite e sottoscritta dai leader mondiali, l’aiuto italiano in ambito agricolo si iscrive nella stessa perspettiva. Il presente rapport dell’oxfam ha esaminato il coinvolgimento delle aziende italiane dell’agroalimentare nei programmi di cooperazione finanziati e promossi dall’Italia. Siccome, secondo i dati della FAO, sui 795 milioni il 98% delle persone vivono nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa dove 1 persona su 4 soffre la fame, e il fatto che l’Italia ne ha fatto di quel continente la sua priorità nella cooperazione allo sviluppo (11 paesi su 22 totali a livello mondiale nella programmazione triennale 2017-2019), la nostra analisi si concentrerà sugli sforzi italiani intrapresi verso l’Africa (FAO- The State of Food Insecurity in the world, 2014) nel settore agro-alimentare fondamentalmente, nei programmi di cooperazione finanziati e promossi dall’Italia. Alla luce dell’ampio dibattito volto a promuovere un ruolo maggiore dei privati profit nello sviluppo, Oxfam ha indagato sull’esperienza maturata sin ora dall’Italia nell’ambito di uno dei settori prioritari della sua politica di Cooperazione allo sviluppo.
1. Il contesto internazionale e la riforma italiana: le novità per il settore