• Non ci sono risultati.

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA (1963-1976)

ANALISI-PROGETTO

«Il momento più importante della teoria è il rapporto che esiste tra visione teorica dell’architettura e il fare architettura»312.

La progettazione è intesa da Rossi come prefigurazione di ipotesi progressive e si relaziona alla fase di analisi urbana attraverso il comune fine conoscitivo: ciò che interessa come primaria questione è il «valore [...] del rapporto tra l’analisi urbana, che procede precisando e creando i propri strumenti [...], e la progressività, rico- nosciuta come elemento dialettico nella storia delle attività umane, che si sviluppa dalla conoscenza storica delle architetture della città»313.

L’obiettivo di entrambe le azioni è sostanzialmente la costruzione e l’avanzamento dell’architettura come disciplina che si costruisce su se stessa, sul proprio patrimo- nio di tesi e conoscenze: «l’analisi condotta sull’architettura (classificazioni) fornisce gli elementi di questa; quegli elementi che nel procedimento diventano gli elementi della progettazione»314. Il fine ultimo è la costruzione di una teoria della progetta-

311 Aldo Rossi, Considerazioni sulla morfologia urbana e la tipologia edilizia, in AA.VV., Aspetti e

problemi della tipologia edilizia. Documenti del corso di caratteri distributivi degli edifici. Anno Acca- demico 1963-64, Cluva, Venezia 1964, ora in Aldo Rossi, Scritti scelti sull’architettura e la città, cit.,

p.200

312 Aldo Rossi, Architettura per i musei, cit., p.123 313 Franco Aprà, Osservazioni al questionario, cit., p.34

314 Giorgio Grassi, Il rapporto analisi-progetto, in L’analisi urbana e la progettazione architettonica, cit., p.69

Giovanni Antolini, Progetto per Foro Bonaparte, acquaforte, 1801, Milano, Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”

zione fondata sull’analisi della città. La progettazione viene dunque concepita come conoscenza analitica, storica e strutturale che instaura un rapporto dialettico con la teoria dell’architettura all’interno della specificità formale dell’architettura. Massi- mo Scolari, nella spiegazione del suo progetto di laurea, precisa in un passaggio il rapporto instaurato con la ricerca storica effettuata per il proprio lavoro:

«le analisi storiche compiute con agilità alla ricerca di un sistema di riferi- menti concettuali e figurati, non [hanno] altro senso di quello che lega la conoscenza a se stessa. [...] Nello studio volto al passato [...] la “contaminatio” sistematica pregiudic[a] la costruzione di una poetica unitaria. In questo sen- so la negazione del meccanicismo tra analisi e progetto esalta la conoscenza in sé e nella sua intelligenza progressiva della realtà. Così si [va] consolidando la convinzione della vanità di certe ricerche analitiche interdisciplinari valutate nella loro capacità di fornire risposte oggettive e formalizzate, direttamente utilizzabili nel progetto»315.

Rossi ritiene infatti «chiaro il limite culturale di quelle posizioni che fanno discen-

dere direttamente la progettazione dall’analisi ipotizzando i comportamenti finali della città [...]. La posizione dei meccanicisti presume infatti la conoscenza di tutti i fatti che appartengono a un luogo. [Ciò] è difficilmente sostenibile: i fatti pos- sono essere resi espliciti solo nel momento della progettazione»316. Per Rossi infatti è impensabile un discorso che non proponga una forma o una proposta formale che non contenga una visione teorica. Il progetto assume in questo senso carattere discriminante, «verifica ultima del progresso reale dell’architettura rispetto alla co- struzione della città»317.

L’analisi per Rossi costituisce dunque il progetto via via che essa diventa scelta di una data realtà, e in questo senso è più semplice comprendere la scelta dei riferi- menti storici che fanno da guida alle scelte progettuali:

«il progetto dell’Antolini che ha assunto nella nostra ricerca questa preminen- za nella cartografia milanese è una scelta d’architettura in quanto viene ripro- posto come progetto. In quanto è un modo di progettare. […] Questo è un modo, il nostro modo di progettare mediante una teoria dell’architettura»318.

316 Aldo Rossi, Prima lezione al corso di Caratteri degli edifici, Politecnico di Milano, A.A.1965-66, Archivio Massimo Fortis, p.19

317 Rosaldo Bonicalzi, Introduzione, in Aldo Rossi, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-72, cit., p.XVI

318 Aldo Rossi, Prime lezioni e interventi. Anno 1969, Introduzione del 20 marzo 1969, The Getty Research Institute, Research Library, Special Collections, Box 1, Folder 29.

2.2.7 FATTO URBANO

“Fatto urbano” è una dicitura tipicamente rossiana: a tutti gli effetti potrebbe non significare niente in italiano, e in ogni caso non ha significato nulla fino a che Rossi non ha cominciato a utilizzarla per esprimere un concetto per lui fondamentale. Un fatto urbano è un “momento” della città, è un luogo, uno spazio, di dimensioni più o meno limitate, definito da una caratteristica che lo determina; può essere un’architettura ma si può anche trattare «degli intorni più limitati dell’intera città, […] caratterizzati da una loro architettura e quindi da una loro forma»319. Un fatto

urbano può essere «un palazzo, una strada, un quartiere»320.

La definizione di fatto urbano non è cosa semplice, nella misura in cui – un po’ come per il concetto di tipo – non ha una casistica chiara, non ha una concretizza- zione specifica. Nonostante ciò, per spiegare in cosa consiste un fatto urbano, Rossi porta degli esempi che si configurano appunto come tali: la Basilica di Vicenza di Palladio è uno di questi, e Rossi ne L’architettura della città tenta di descrivere questo episodio vicentino, ma immediatamente il discorso si pervade di emotività e di individualità. Il fatto urbano è anche questo: la nostra esperienza dei luoghi, la nostra memoria e la nostra intima e vitale emotività che ci portano a connotare uno spazio, un’architettura, una strada come un luogo finito, delimitato, caratterizzato. La forma riassume per Rossi il carattere totale dei fatti urbani, essa permette la conoscenza di diversi aspetti che rappresentano i grandi temi che il fatto urbano è chiamato ad affrontare: l’individualità, la memoria, il locus, il disegno.