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CARATTERI DEGLI EDIFICI CORSO POLICATTEDRA CON ERNESTO NATHAN ROGERS POLITECNICO D

PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA (1963-1976)

CITTÀ PER PART

2.3 ESPERIENZE DI INSEGNAMENTO

2.3.2 CARATTERI DEGLI EDIFICI CORSO POLICATTEDRA CON ERNESTO NATHAN ROGERS POLITECNICO D

MILANO (1966-68)

Nel 1964 Aldo Rossi consegue la libera docenza in Caratteri distributivi degli edifi- ci, materia per la quale sarà professore incaricato al Politecnico di Milano dal 1965 al 1970. Il suo primo incarico nell’Ateneo milanese è all’interno di un corso poli- cattedra condotto da Ernesto Nathan Rogers, ormai provato dalla malattia che lo spegnerà prematuramente nel 1969. Tale corso durerà due anni ed è diviso in due sezioni: da una parte il corso viene gestito da Rogers, docente di Elementi di com- posizione, insieme a Giuseppe Calderara per Caratteri distributivi, dall’altra invece Guido Canella per Elementi di Composizione affiancato da Rossi per i Caratteri distributivi degli edifici.

Il modulo di Rossi viene in prima istanza titolato diversamente e si trasforma in “Caratteri degli edifici”. Tale scelta è spiegata da Rossi durante la sua prima lezione del corso:

«in effetti io rifiuto la nozione di caratteri distributivi; essa non ha significato o ha un significato talmente parziale da essere irrilevante. Pertanto io non sostengo che non esistono dei caratteri distributivi ma che è inconcepibile che essi in qualche modo determinino un’opera, da un lato o che dall’altro, abbiano una qualche loro autonomia»349.

Del resto già nel 1947 Ludovico Quaroni scriveva: “Separare i caratteri costruttivi o stilistici da quelli distributivi e questi da quelli estetici non è cultura”. Allo stesso modo Carlo Aymonino aveva titolato il suo corso veneziano dei tre anni precedenti - nel quale era affiancato da Aldo Rossi - secondo la dizione originaria della disci- plina, che comprendeva anche caratteri stilistici e costruttivi (rispettivamente “dei monumenti” e “degli edifici”).

Il suo legame con l’espressione usata nel nuovo titolo del corso, corrispondente all’analisi stessa degli edifici e non ad un solo loro aspetto, si rivela inoltre in un

349 Aldo Rossi, Prima lezione al corso di Caratteri degli edifici, cit., p.7; la frase è la stessa che Rossi scrive nel testo Rapporti tra la morfologia urbana e la tipologia edilizia. Documenti del corso di caratteri

passaggio dell’Introduzione a Boullée350 che scrive nel 1967:

«Boullée pone la questione del carattere e del tema come questione decisiva; pone cioè una scelta che sta prima del progetto architettonico e nel far questo pone in primo piano, necessariamente, l’aspetto tipologico dell’architettura. [...] Il carattere è quindi la natura del soggetto; il carattere costituisce la parte evocativa, emozionale»351.

La questione relativa al carattere degli edifici si disvelerà più chiaramente negli anni successivi come argomento fondante per la comprensione e la progettazione della città nel pensiero rossiano.

Argomento del corso sono dunque i caratteri degli edifici, ossia

«l’analisi della struttura architettonica come possibilità di concepire l’archi- tettura come scienza e di stabilire dei principii. [...] I principii di una scienza sono costituiti dalle sue generalizzazioni ipotetiche e dalle sue teorie; essi rap- presentano strutture o regolarità esibite dai fenomeni particolari»352.

Il corso si concentra sul tema del teatro ed è destinato agli studenti del terz’anno. Alle lezioni sono dedicate due ore settimanali, alle esercitazioni tre ore settimanali. Nella gestione del corso Rossi è affiancato da Giorgio Grassi in veste di assistente volontario.

Durante la prima lezione del corso di Caratteri degli edifici, Rossi espone gli argo- menti che verranno più approfonditamente trattati nella durata del corso. Ciò che viene presentato in quest’occasione sono le premesse e i fondamenti di uno studio analitico della città, di una teoria dell’architettura.

Una delle prime dichiarazioni di Rossi all’interno del Politecnico di Milano è il suo intendere l’architettura «in senso positivo, come una creazione inscindibile dalla vita civile e dalla società in cui si manifesta»353, il suo essere per sua natura collettiva: a partire da ciò si rivela determinante il rapporto architettura-città nella sua conce- zione di complementarietà e imprescindibilità.

350 Aldo Rossi, Introduzione a Boullée, cit. 351 Ibidem, p.11

352 Aldo Rossi, Prima lezione al corso di Caratteri degli edifici, cit., pp.6-7

353 Ibidem, p.4. La stessa frase del resto è utilizzata all’inizio dell’introduzione di Rossi stesso al suo libro L’architettura della città.

Etienne Louis Boullée, Architettura. Saggio sull’arte, con introduzione di Aldo Rossi, Marsilio, Pa- dova 1967

«L’architettura si costruisce nella città e con la città, con le abitazioni e con i monumenti che sono a loro volta i punti fermi della dinamica urbana»354.

I monumenti sono intesi come rappresentanti della sfera pubblica, la residenza racconta invece la sfera privata: questi gli oggetti della ricerca che Rossi vuole intra- prendere insieme agli studenti.

Il metodo della classificazione è uno degli strumenti ritenuti da Rossi utili ad analiz- zare la città e la sua architettura: i caratteri stilistici e costruttivi sono rilevati infatti come principii di classificazione al fine di strutturare una classificazione per tipi. In questa prima fase dell’insegnamento di Rossi si percepisce una forte influenza (pur reciproca, ovviamente) di Giorgio Grassi, e questo spiega il metodo qui applicato nell’analisi della città e degli edifici, per quanto anche Rossi abbia un’attrazione nei confronti della pratica classificatoria.

Giorgio Grassi, convinto da Rossi a tornare alla vita accademica dopo due anni di

Aldo Rossi, Prima lezione al corso di Caratteri degli edifici, Sezione B, Politecnico di Milano, A.A.1965-66, Archivio Massimo Fortis

assenza, lo affianca come assistente volontario al corso. In archivio è conservata la sua lezione su La casa d’abitazione nelle città tedesche tenuta il 21 aprile 1966355. Lo studio della tipologia della casa d’abitazione e l’interesse nei confronti dei sistemi di classificazione sono i temi su cui lo stesso si soffermerà lungo tutta la sua ricerca. Sarà proprio la questione della tipologia edilizia e della morfologia urbana che ac- comunerà Grassi a Rossi: la tendenza di permanenza degli elementi nella storia e la possibilità di analizzarli in maniera atemporale, astorica, riferendosi in particolare alla forma (morfologia) degli edifici.

Nel corso verranno poi infatti analizzati approfonditamente i rapporti tra morfolo- gia urbana e tipologia edilizia e, a tal fine, la manualistica come raccolta di esempi si offre come uno strumento essenziale, poiché riporta modelli. Rossi è interessato in particolare ai modelli descrittivi:

«gli unici modelli a cui sembra lecito riferirsi studiando la città sono quelli descrittivi, cioè quelli relativi a tutti quei casi dove esistono problemi di gran- de importanza non riducibili in termini di teoria acquisita cioè non definibili in senso tradizionale e che vengono studiati attraverso l’analisi del maggior numero di aspetti rilevabili e in relazione tra questi»356.

Rossi sottolinea costantemente l’importanza della distinzione tra l’analisi e la pro- gettazione, e in questo senso ritiene fondamentale l’apporto individuale nella fase progettuale, ma soprattutto la rilevanza del momento progettuale in sé, «la par- te decisiva del processo architettonico»357. José Charters Monteiro, in una recente chiacchierata con l’autrice, raccontava proprio di questo aspetto dell’insegnamento di Rossi. Sostiene infatti che all’interno del suo corso «si percepiva una certa dif- ficoltà nel passaggio tra analisi e progetto. Per Charters l’insegnamento di Aldo è stato utile a trovare una posizione culturale, e questo gli ha permesso di sapere sem- pre da che parte stare. Rossi infatti non era mai una persona insicura nel progetto, sapeva sempre come muoversi, cosa disegnare; invece gli studenti non facevano

355 Lezione qui maggiormente analizzata nel paragrafo 3.3.2 Corso di Caratteri degli edifici - con

Aldo Rossi - Politecnico di Milano (1965-67), p.332

356 Aldo Rossi, Comunicazione sui problemi metodologici della ricerca urbana, in La formazione del

concetto di tipologia edilizia, cit., p.88

altro che girare intorno ai discorsi»358.

Testi di geografia e topografia urbana vengono presi in esame, insieme alla manua- listica, alla normativa e agli ordinamenti municipali. Oltre a ciò, diverse lezioni vertono sulla storia della città e sulle teorie urbane, e approfondiscono in particola- re gli aspetti tipologici della casa d’abitazione in Italia dal 1870 e i nuovi quartieri; una lezione si occuperà della nascita dell’abitazione come problema sociale a Parigi; verranno studiati i grandi riformatori dei Grandes Ensembles, la città-giardino e le new towns inglesi, la formazione e persistenza dell’edilizia gotica nelle città tedesche (Keinhaus, Wonhof, Miethaus e loro caratteristiche rispetto alla morfologia delle città tedesche) e le Siedlungen attraverso i teorici del razionalismo (Hilberseimer, Klein, Gropius, Schumacher). Nel programma del corso, il Movimento Moderno è oggetto di studio con l’obiettivo di impostare una sua revisione e un suo supera- mento, conservandone gli aspetti di riconosciuto interesse359.

358 Da uno scambio tra l’autrice e José Charters Monteiro del 17 febbraio 2016.

359 Dati tratti dai programmi del corso di Caratteri distributivi degli edifici, A.A. 1965/66, in Ar-

Ni 128 -65/66

CORSO DI CARATTERI DISTRIBUTIVI DEGLI EDIFICI

Anno Accademico 1965/66

Arch. Vittorio Introini Assistente al Corso

- A na I i s i st i I i st; ca

l'arco storico tracciato dal la comunicazione è definito da avvenimenti di tale peso da non abbisognare di ne almeno per la data di inizio, la data terminale, i I 196 3, conclude i I ciclo di gestione del l' I N A C

indica, la data di inizio di quel periodo che ha travagl iato del paese. Tale inserto non è casuale ma, determinante i I cl ima culturale di quegl i an n I •

Il tema del la residenza, non solo per la contestual ità al corso ed precedenti comunicazioni, ma per autonome con tingenze storicheindica· lo svi luppo della tematica architei tonica, del divenire rnctodologico, i interessi di ricer al passaggIo ed al le indicazio-- ni che via via emergevano.

Solo per via negativa si sarebbe potuto tracciare una descri zione storica d e l la città mediante l'anal isi dell'interven to privato, talvolt� rappresentato da buoni esempi ma total­ mente eversivo nel la global ità; tale affermazione è eviden ziata dal la lettura del la città, espressione dell'assenza

di legislazione urbanistica, di negl igente volontà poi itl ca di app I i ca z i one anche degl i strument i i nd i cat i da I I a � Legge del 1942, o dal la legge sui piani di ricostruzione

(27 maggio 1951 perfezionante un Decreto Legge del 1 marzo

1945).

Prima·di procedere al lo studio dei quartieri ed a una loro

possiqile schematizzazione, è indispensabile il tentativo

di storicizzazione del cl ima culturale dell'immediato dopo­

guerra, cioè del sociale che

�ffa scelta quindi al le im­ pl icaz�oni attribuite al la architettura. la

ne In quartieri avverrà su!la base di tal i cri­

teri informatori, un ulteriore criterio di scelta sarebbe stato possibile attraverso gl i effetti morfologici che i quartieri in modo diss1milè hanno provocato nel

Vittorio Introini, L’edilizia sovvenzionata in Italia del dopoguerra, lezione per il Corso di Caratteri distributivi degli edifici, Anno Accademico 1965/66, Assistente al corso di Aldo Rossi.

Nella folta bibliografia del corso360 sono presenti testi mirati sulla questione della tipologia, sulla trattatistica del Settecento, saggi sul progetto di architettura e sul- la questione della teoria scientifica di alcune sue figure di riferimento (Giuseppe Samonà, Ludovico Quaroni, Carl G. Hempel, Giulio Carlo Argan, Carlo Aymo- nino), oltre al suo testo-manifesto in uscita nel 1966, L’architettura della città. In merito a ciò, ricorda Daniele Vitale, allora allievo del corso, che

chivio MAXXI Architettura/Fondo Aldo Rossi/Faldone 2/Fascicolo D2/1

360 La bibliografia del corso di compone dei seguenti libri: Scritti di Humboldt sull’università (1960); Xavier Leon, Fichte e son temps (1927); Aldo Rossi, L’architettura della città (1966); Carl G. Hempel, La formazione dei concetti e delle teorie nella scienza empirica (1961); Ludovico Quaroni,

Caratteri degli edifici (1947); Giuseppe Samonà, Lo studio dell’architettura (1947); Bibliografia con-

tenuta in IUAV, La formazione del concetto di tipologia edilizia (1965); Rudolf Wittkover, Principii

architettonici dell’età dell’umanesimo (1964); Andrè Chastel, Arte e umanesimo a Firenze (1964);

Giulio Carlo Argan, Progetto e destino (1965); Carlo Aymonino in Aspetti e problemi delle tipologie

edilizie (1964); Francesco Brambilla in L’integrazione delle scienze sociali (1958); Intervento di Rossi,

Mattioni, Polesello e Semerani al X convegno nazionale di urbanistica, città e territorio.

«i libri e le pubblicazioni erano visti come corpo unitario, come formazione di cultura, come apparato tecnico e ideologico che bisognava saper conside- rare nel suo insieme. [...] I libri erano scelti e formavano dentro la biblioteca smisurata del sapere una biblioteca limitata e soggettiva. Una posizione non si poteva costruire se non riconoscendo i propri libri, esattamente come non si poteva progettare se non riconoscendo le proprie opere e le proprie archi- tetture»361.

Lezioni e comunicazioni sono completate da un’esercitazione che costituisce l’ap- plicazione dei principi analitici svolti nelle lezioni. Tale esercitazione svolta dagli studenti viene applicata allo studio di intorni urbani, opportunamente scelti per mettere in particolare risalto i caratteri degli edifici e ha l’obiettivo di mettere in luce il loro rapporto con la città.

Tra i prodotti di questo corso, certamente di particolare interesse è il progetto per un teatro elaborato da Massimo Scolari, lavoro con il quale si laureerà qualche anno più tardi. Pubblicato su «Lotus» n.7 nel 1970 e nel catalogo della XV Trien- nale tre anni più tardi, il progetto interpreta «l’architettura come arte e invenzione umana per eccellenza»362. Il corso di Caratteri degli edifici fornisce gli strumenti per comprendere il ruolo del teatro nella città presente, intesa rossianamente come la “scena fissa delle vicende dell’uomo”. Il teatro viene analizzato nel suo ruolo storico istituzionale, considerato come luogo privilegiato in relazione alla città con cui si confronta. L’analisi si fa portatrice di conoscenza, a cui Scolari attinge a piene mani, pur negando il facile escamotage citazionista dagli esempi del passato.

Il progetto si propone di configurare un luogo fisicamente in relazione con la città ma morfologicamente indipendente: nell’area della Rocca Sforzesca il teatro si fa portatore del senso urbano «come fatto fisico primario, come elemento propulso- re nella ricostruzione positiva di quella maglia di relazioni sfilacciata e inconclusa morfologicamente che la storia urbana aveva determinato»363. Viene recuperato l’as- se dell’antica direttrice d’ingresso per creare il passaggio, in parte aereo e in parte ipogeo, che unisce il teatro alla Rocca, dichiarando la volontà di una «continuità

361 Daniele Vitale, in Italia 60/70, cit., p.317-18

362 Massimo Scolari, Progetto di teatro, 1967. Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Il

progetto, in «Lotus» n.7, cit., p.132

urbana».

Nella descrizione del progetto, Scolari riporta la suggestione delle immagini del

serpente (servizi) e del cubo di cristallo (luogo teatrale): il teatro si solleva dal suolo

grazie agli elementi verticali prismatici e viene avvolto dal nastro di servizi, trovan- do una realtà plastica che lo trascrive nella scala dell’architettura.

Il giovane Scolari si concentra soprattutto sulla tecnica di rappresentazione, attra- verso un processo di successive approssimazioni, in certo modo dimostrando già un maturo interesse nei confronti dell’arte e della rappresentazione delle forme - più che della progettazione architettonica in sé -, ambito che poi infatti svilupperà con maggiore entusiasmo e proficuità negli anni a venire.

Massimo Scolari, Progetto di teatro, 1967. Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Il progetto, in «Lotus» n.7, 1970