Fonte: KPMG Survey (2015)
L’82% di queste società ha realizzato un informativa sulla sostenibilità (informativa di
sostenibilità nell’Annual Report), tuttavia questa non compare all’interno di uno specifico
output dedicato alla CSR bensì viene inserita all’interno del bilancio annuale; dunque, in questo caso il tema della responsabilità sociale viene affrontato all’interno del classico bilancio di esercizio. Solo il 18% ha quindi optato per la realizzazione di un vero e proprio bilancio di sostenibilità. Per quanto riguarda invece la redazione (e pubblicazione) di un report integrato, il 91% del campione analizzato ancora non ha optato per una sua realizzazione, anche se il 9% di esse dimostra che nei prossimi anni le aziende si orienteranno verso questa direzione: un trend che viene confermato dall’emanazione delle linee guida IIRC (International Integrated Reporting Council) entrate in vigore a settembre del 2015, che riguardano proprio la redazione del report integrato. Il 2% del campione analizzata già si ispira a tali linee guida, mentre, un ulteriore 2% le utilizza comunque come riferimento cui attenersi nella redazione di tale documento.
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Sempre in quest’ottica è necessario un ultimo approfondimento per quel che riguarda la proposta di modifica delle direttive Europee 78/660/CEE e 83/349/CEE.
Come ampiamente sottolineato114, è stato dimostrato che le imprese che non si limitano
alla pubblicazione dei soli risultati finanziari, sono imprese che adottano una prospettiva di lungo termine nei processi decisionali, sostengono minori costi di finanziamento, attraggono e mantengono personale di talento e, infine, hanno più successo. Si tratta di aspetti importanti per la competitività dell'Europa e per la creazione di nuovi posti di lavoro. In questo contesto la Commissione europea ha presentato in data 16 aprile 2013 una modifica della normativa vigente in materia di contabilità al fine di migliorare la trasparenza di alcune grandi società sulle questioni sociali e ambientali.
Alla luce della proposta, le grandi società con più di 500 dipendenti avranno l'obbligo di pubblicare nelle relazioni annuali informazioni concrete e rilevanti115 in materia ambientale e sociale. Per quanto riguarda la trasparenza in materia di tutela della diversità nelle posizioni dirigenziali, le grandi società quotate dovranno pubblicare informazioni sulla propria politica della diversità, con dati relativi all'età, al genere, alla provenienza geografica e alle esperienze formative e professionali. Le informazioni pubblicate dovranno indicare gli obiettivi della politica, le modalità di attuazione e i risultati conseguiti. Le società che non hanno elaborato una politica della diversità, invece, dovranno motivare questa scelta. Per concludere, si sottolinea che un ulteriore prova dell’orientamento alla sostenibilità è stata data il 15 aprile 2014 quando il Consiglio europeo ha approvato la direttiva sulla divulgazione delle informazioni non finanziarie da parte delle imprese (Disclosure of non-financial and diversity information) che impone ad alcune grandi imprese la redazione annuale di una relazione (statement) sugli aspetti ambientali, sociali, connessi al rapporto impresa – dipendenti, relativi ai diritti umani, nonché sulle misure anti-corruzione messe in atto dalle stesse116.
Ad ogni modo, a prescindere dalle normative, all’orizzonte sembra profilarsi un’ulteriore evoluzione per quello che riguarda il reporting di sostenibilità; un’evoluzione che comunque, anche nel caso di concreta attuazione, porterebbe ad un cambiamento nella forma (ad esempio uno snellimento dei documenti di reporting), ma non nella sostanza e
114 Vedi Capitolo 1.
115 Secondo il principio di materialità.
116 EUROPEAN COMMISSION (2014), “Disclosure of non-financial information: Europe’s largest
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nella finalità che sono alla base della rendicontazione di sostenibilità e della Corporate
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Capitolo 3 – Case Study: Il caso CONI e il caso Hera
3.1 Il caso CONI
Il CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) è da anni impegnato nell’attuazione dei principi della Corporate Social Responsibility e nello sviluppo di politiche improntate alla gestione etica. Tale ente si è distinto sotto il profilo della sostenibilità implementando, al proprio interno, una specifica funzione CSR, coerentemente con il trend che si sta affermando nel panorama aziendale europeo. Il carattere istituzionale del CONI rende poi lo sviluppo di questo caso particolarmente interessante, poiché tale aspetto innesca delle dinamiche talvolta differenti rispetto alle comuni organizzazioni. Il bilancio di sostenibilità analizzato nelle prossime pagine è quello dell’anno 2014, cioè l’ultimo pubblicato dall’ente. Nel corso della tesi, ci si è più volte soffermati a sottolineare l’importanza di tale documento e, all’interno di questo capitolo, sarà possibile comprendere la sua strategicità anche nel caso di un’organizzazione che, pur non avendo come prima finalità quella di generare profitto, ha comunque l’esigenza di rendicontare il proprio impegno di sostenibilità (nelle diverse dimensioni economiche, sociali e ambientali) per via: dei numerosissimi stakeholder con i quali è tenuta, quotidianamente, a confrontarsi; del ruolo istituzionale che ricopre.
È importante sottolineare che, nonostante le funzioni primarie storicamente riconosciute al settore sportivo siano quella sociale ed educativa e, nonostante esso sia caratterizzato, nella maggior parte dei casi per la sua stretta correlazione con il fenomeno del
volontariato117, esso può e deve essere oramai considerato come una parte integrante dell’economia del nostro Paese e non solo. Lo stesso presidente del CONI Giovanni Malagò118 ha affermato119 che: “Lo sport italiano rappresenta l’1,7% del prodotto
interno lordo del Paese, una percentuale che raddoppia se si tiene conto dell’indotto
117 «L’Unione Europea contribuisce alla promozione dei profili europei dello sport, tenendo conto delle sue
specificità, delle sue strutture fondate sul volontariato e della sua funzione sociale e educativa» Trattato di Lisbona, “Riconoscimento Formale allo Sport”, art. 165, comma 1, TFUE.
118 Giovanni Malagò è il presidente in carica del CONI. Il suo mandato è iniziato il 19 Febbraio 2013
quando fu eletto con quaranta voti, battendo la concorrenza di Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Comitato dal 1993, fermo a trentacinque.
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sportivo”. Una prima stima sull'impatto economico di tale settore è contenuta nel libro bianco dello sport presentato, nel 2012, dallo stesso CONI. Attraverso questo documento
è possibile evidenziare quelli che sono i principali numeri dello sport italiano:
Giro d'affari di 25 miliardi di euro, mentre il valore della produzione, direttamente o indirettamente attivato è più del doppio: 53,2 miliardi di euro.
1,8 miliardi sono i prodotti sportivi esportati, con un saldo attivo con l'estero di 240 milioni di euro.
La spesa delle famiglie italiane nello sport vale circa 22,1 miliardi di euro.
Stima delle entrate delle Pubbliche amministrazioni attribuibili allo sport è, invece, di circa 5 miliardi di euro.
Se i numeri dello sport italiano sono notevoli, all’estero l’impatto economico di questo settore è ancora maggiore. Pensiamo ad esempio ad Austria e Inghilterra dove, nel primo caso, lo sport rappresenta ben il 4,89% del Pil, mentre Oltremanica, invece, crea il 2,3% della ricchezza nazionale120.
E se solo di recente si sta prendendo consapevolezza dell’impatto economico dello sport, la sua funzione sociale è invece da tempo nota, basti pensare che solo nel nostro Paese gli sportivi assidui sono circa 13 milioni, ovvero il 22% della popolazione sopra i tre anni. Proprio per questo motivo – lo si anticipa già da ora – uno degli elementi di cui si compone la strategia di sostenibilità del CONI è proprio quello relativo all’impegno per il sociale. Per capire più a fondo il ruolo che lo sport riveste, invece, all’interno degli Stati membri dell’UE, Eurobarometro121 ha pubblicato nel 2010 l'indagine "sport e attività fisica", per
la realizzazione della quale sono stati intervistati oltre 26 mila europei appartenenti ai 27 paesi membri. Dall’indagine sono risultati i seguenti dati: la percentuale di europei che dichiara di praticare uno sport almeno una volta la settimana è pari al 40% ma quella di coloro che affermano di praticare una qualche forma di attività sportiva almeno una volta la settimana è molto più alta (65%). Solo il 35% degli intervistati risponde di praticare raramente o di non praticare affatto alcun tipo di attività fisica.
120 BARTOLONI M. (2012) “Lo sport vale 24,5 miliardi, l'1,6% del Pil. Lo praticano 13 milioni di italiani”,
http://www.ilsole24ore.com.
121 È lo strumento di cui si è dotata la Commissione europea per realizzare sondaggi mirati a conoscere e
comprendere gli atteggiamenti dei cittadini europei. Il monitoraggio dell'evoluzione della pubblica opinione degli Stati membri viene effettuato dal 1973 ed è utile alla Commissione principalmente per l'elaborazione di testi ma anche per prendere decisioni e valutare il proprio lavoro.
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Verso la fine del 2009, con la ratifica del Trattato di Lisbona122, gli Stati membri
dell'Unione Europea si sono impegnati ad incoraggiare lo sport attraverso il potenziamento delle strutture e delle occasioni sportive. Da allora lo sport è entrato a far parte, ancora più incisivamente, delle politiche dell'Unione, non solo per il suo ruolo fondamentale dal punto di vista del benessere e della salute, ma anche per il suo alto valore sociale ed educativo.
È chiaro quindi che, per la sua funzione sociale oltre che economica lo sport ricopre un ruolo di prim’ordine nel nostro Paese e nel resto del mondo ed è altrettanto ovvio che, per gli stessi motivi, l’organizzazione che a livello nazionale è deputata alla sua gestione, il CONI appunto, abbia l’onere e la responsabilità di dimostrare il proprio impegno in tutte le dimensioni della Corporate Social Responsability.
Fra l’altro poi, altre organizzazioni internazionali operanti nel medesimo ambito del CONI o in settori affini, sono oggigiorno sempre più sotto i riflettori e, molto frequentemente accade che i media portino alla luce scandali più o meno gravi e di diversa natura. A titolo esemplificativo saranno infatti citati alcuni recenti scandali come quello della FIFA, cercando di comprendere, al contempo, come il CONI si impegni a contrastare questo tipo di episodi. Sappiamo infatti che gli organi deputati alla gestione della Corporate Social Responsability sono direttamente coinvolti nella prevenzione di tali episodi di corruzione, dovendo garantire, ad esempio, con riferimento al caso prima citato, trasparenza e chiarezza nella governance e nei processi decisionali. È di pochi giorni fa la notizia che, il comitato etico della FIFA (uno dei principali organi adibiti alla gestione della CSR) abbia sospeso e chiesto la radiazione per Joseph Blatter e Michel Platini, i principali imputati di questa vicenda.
È sempre più evidente, dunque, la necessità di una gestione etica e sostenibile anche all’interno di un organizzazione quale il CONI che, attraverso il bilancio di sostenibilità, vuole fornire una prova concreta del suo impegno a riguardo.
Sulla base dei principi alla base dell’informativa standard di un report di sostenibilità
mirato dettati dal GRI, si cercherà anzitutto di comprendere: il profilo di tale
organizzazione e il contesto (interno ed esterno) nel quale il CONI si trova ad operare (aspetto fondamentale per comprendere e valutare al meglio la sua performance di
122 Il Trattato di Lisbona, noto anche come Trattato di riforma, è il trattato internazionale che ha apportato
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sostenibilità); il processo di materialità per la definizione dei temi costituenti la strategia di sostenibilità; la strategia di sostenibilità (nelle sue diverse dimensioni) e gli indicatori GRI ad essa correlati.
Come più volte sottolineato, il primo passo della redazione del bilancio di sostenibilità, è la definizione del profilo. È infatti fondamentale
comprendere la natura del soggetto per il quale il report viene redatto e, questo, è tanto più vero per un ente quale il CONI che si ispira ad una logica di funzionamento e a delle finalità piuttosto differenti rispetto a quelle alla base di una qualsivoglia azienda privata.
Il CONI (di cui possiamo osservare il logo in figura 19) è un Ente con personalità giuridica di diritto
pubblico che opera sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il suo finanziamento è garantito da contributi assegnati dallo Stato attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze; tale ente, a sua volta, eroga la gran parte delle somme ricevute alle organizzazioni dello sport per il loro funzionamento.
Il CONI – quale emanazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) – cura l’organizzazione e il potenziamento dello sport italiano e, in particolare, si occupa della preparazione degli atleti, dello svolgimento delle manifestazioni e della predisposizione di tutti i mezzi necessari alla partecipazione della delegazione italiana ai Giochi Olimpici e ad altre manifestazioni sportive.
È importante sottolineare la centralità del CONI stabilita dall’art. 2 dello Statuto che stabilisce che lo stesso sovraintende all’organizzazione delle attività sportive sul territorio nazionale. Tale disposizione attribuisce al Comitato Olimpico una potestà di
sovraintendenza di tutte le attività sportive. Esso rappresenta, pertanto, il riferimento per il coordinamento e la regolazione dell’organizzazione dell’attività sportiva sul territorio.
Il CONI, quale Confederazione delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle
Discipline Sportive Associate (DSA), è preposto allo svolgimento delle funzioni di
coordinamento, di indirizzo e di controllo dell’intero movimento sportivo di alto livello, conformandosi ai principi dell’ordinamento sportivo internazionale, in armonia con le deliberazioni e gli indirizzi emanati dal CIO.
FIGURA 19: Logo CONI
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Ai fini di una maggiore completezza del profilo dell’ente è poi necessario ripercorrere la sua storia e gli eventi che l’hanno portato all’attuale configurazione.
Il 16 giugno 1894 venne costituito il "Comitato Interministeriale dei Giochi Olimpici", poi diventato Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e nel 1907 vi fu la costituzione del primo Comitato nazionale olimpico (CNO) in Italia, riconosciuto dal CIO l’anno seguente. Il "Comitato Olimpico Nazionale Italiano" (CONI)123 nacque nel 1914, come ente privato con lo scopo di organizzare, di volta in volta, la partecipazione di atleti italiani alle Olimpiadi. Dal 1919 il Comitato divenne la “federazione delle federazioni”. Il fascismo, successivamente, puntò sullo sport per "l'elevazione fisica e morale degli
italiani" e il movimento sportivo fu valorizzato e utilizzato anche per fini propagandistici.
Lo stesso segretario del Partito Nazionale Fascista Achille Starace fu contemporaneamente, dal 1933 al 1939, anche presidente del CONI. Il regime fascista, con la legge del 16/2/1942, n. 426, riconobbe il CONI come ente di diritto pubblico con personalità giuridica e con organi territoriali; da qui l'istituzione dei comitati provinciali e regionali. Tale inquadramento normativo è rimasto sostanzialmente invariato per oltre mezzo secolo.
Nel dopoguerra, Commissario straordinario e poi presidente del CONI, fra il 1944 ed il 1946, fu nominato Giulio Onesti scelto dal governo Bonomi e confermato dal governo Parri. Nominato inizialmente per liquidare il CONI, Onesti riuscì ad evitarlo ed a rilanciare questo ente nell'Italia liberale e democratica. Nel novembre 1945, soppressi i contributi statali all'ente sportivo, ideò la gestione dei Concorsi pronostici sugli avvenimenti sportivi attraverso la SISAL, con l’introduzione del Concorso pronostici Totocalcio, passato nel 1948 alla gestione diretta del CONI. Nel 1965 Onesti ottiene dal Parlamento l’approvazione della legge per la ripartizione degli introiti del Totocalcio suddivisi al 50% fra CONI e Stato.
Durante la sua presidenza, all'Italia furono assegnati dal Comitato olimpico internazionale i Giochi Olimpici Invernali di Cortina d'Ampezzo, nel 1956, e i primi Giochi olimpici di Roma, nel 1960. Nel 1966 nasce la Scuola centrale per i Maestri dello sport che, negli
123 Primo presidente della storia del "Comitato Olimpico Nazionale Italiano" fu il marchese Carlo Compans
de Brichanteau, deputato del Regno, che in precedenza era stato a capo dei Comitati temporanei organizzati rispettivamente per le Olimpiadi del 1908 e del 1912.
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anni, si sarebbe poi tramutata nell’attuale Scuola dello Sport. Nel 1968 nascono i Giochi della Gioventù.
Onesti restò presidente fino al 1978, quando fu dichiarato ineleggibile da una nuova legge e fu sostituito da Franco Carraro, in quel momento presidente della FIGC.
Con il decreto legislativo del 23/07/1999, n. 242, cosiddetta “legge Melandri”, avente ad oggetto il riordino del CONI, poi con la legge dell’8/08/2002, n. 178, contenente una norma di riassetto del CONI e, poi ancora, con il decreto legislativo dell’8/01/2004, n. 15 (riforma "Pescante"), recante modifiche ed integrazioni del riordino attuato nel 1999, si è pervenuti all’attuale assetto istituzionale del Comitato.
Il principio di completezza124 dettato dal GRI afferma che, quando si definisce il perimetro del report di sostenibilità, l’organizzazione deve considerare i tipi di entità sulle quali esercita il controllo (“perimetro dell’organizzazione”) e l’influenza (“perimetro
operativo”). In quest’ottica, il bilancio di sostenibilità dovrà considerare non solo l’ente
CONI, ma anche una società ad essa collegata che è il Coni Servizi S.p.A.
Coni Servizi S.p.A., costituita in forza dell’articolo 8 del decreto legge dell’8 luglio 2002 n. 138, è una società giuridica di diritto privato, sorta per supportare il CONI nella gestione e nella valorizzazione delle risorse e degli asset strategici presenti all’interno del Comitato Olimpico Nazionale. Con la costituzione di Coni Servizi si è delineato un nuovo assetto istituzionale, volto a garantire il perseguimento di una maggiore efficacia ed efficienza nella gestione delle risorse. Il CONI ha comunque conservato le proprie competenze istituzionali e i propri organi rappresentativi, delegando a Coni Servizi lo svolgimento delle attività operative, necessarie al perseguimento dei suoi obiettivi istituzionali. Il legislatore, al fine di rendere possibile l’obiettivo, ha disposto il conferimento a Coni Servizi degli asset dell’Ente: il trasferimento di tutto il personale, la successione in tutti i rapporti attivi e passivi, il passaggio della titolarità dei beni di proprietà del CONI. Inoltre, ha disposto che le relazioni tra i due soggetti debbano essere disciplinate da un annuale “contratto di servizio”, che rappresenta il documento base sia per le procedure di formazione del bilancio, che per i contenuti programmatici e finanziari dello stesso. Lo scopo del “contratto di servizio” è quello di consentire al CONI di perseguire i propri obiettivi istituzionali attraverso la flessibilità gestionale e l’efficienza operativa tipiche di una società di diritto privato. Di conseguenza, il CONI, istituzione
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pubblica, riveste il ruolo di organo di indirizzo politico per Coni Servizi. Tale rapporto si inquadra nella cosiddetta depatrimonializzazione dell’Ente, cui permane una funzione di
indirizzo, promozione, organizzazione e regolazione, mentre al nuovo soggetto
strumentale è riservata l’attività gestionale. La responsabilità istituzionale che Coni Servizi ha nei confronti del CONI è, dunque, quella di perseguire gli obiettivi nel modo più efficiente possibile, mettendo a frutto le proprie conoscenze e sviluppando il proprio know-how. Il CONI ente pubblico, grazie anche a Coni Servizi, negli anni si è rafforzato, ha avviato un drastico ripianamento del deficit di bilancio, si è dotato di strumenti più agili e moderni, si è messo in linea con i tempi, senza cedere le proprie competenze e tradizionale autonomia.
Per la definizione del profilo di un organizzazione, il GRI richiede anche l’esplicitazione della sua struttura e i meccanismi di governance alla sua base, in modo da tale da poter comprendere in che maniera essa viene gestita e soprattutto le modalità con cui si sviluppa il processo decisionale.
Anzitutto, da questo punto di vista, si sottolinea che il CONI è posto sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri (ed è finanziato dal Ministero dell’Economia e Finanze125) il che implica meccanismi di governance differenti rispetto a quelli di una comune impresa.
Per quanto riguarda gli organi di governo, essi rimangono in carica per quattro anni e, i loro componenti possono essere rieletti per diversi mandati ad eccezione delle seguenti figure che possono restare in carica al massimo due mandati consecutivi: il Presidente; i Rappresentanti delle Federazioni Sportive Nazionali, Discipline Sportive Associate, Enti di Promozione Sportiva; i rappresentanti delle strutture periferiche del CONI, facenti parte della Giunta Nazionale.
Lo stesso processo che porta alla definizione della struttura di governance dell’ente si ispira ai principi di etichs e Corporate Social Responsibility. Non a caso infatti, i principi etici che sottendono la governance dell’Ente, stabiliscono che sarà ineleggibile all’interno degli Organi del CONI chiunque abbia subito una sanzione a seguito dell’accertamento di una violazione delle Norme Sportive Antidoping dell’ente stesso o delle disposizioni del Codice Mondiale Antidoping WADA. Questo aspetto è una chiara prova della sensibilità che l’ente ha riguardo ai temi della responsabilità sociale d’impresa; in
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particolare, questo tipo di disposizione ci consente di anticipare che, uno dei principali