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Analisi delle testimonianze ai Cypria Elementi della biografia d

Nel documento Edizione e commento dei Cypria (pagine 41-49)

4. I TESTIMONIA ai Cypria: confronto tra le più recenti edizioni dei poem

4.2 Analisi delle testimonianze ai Cypria Elementi della biografia d

Elementi della biografia di Stasino nelle Vite di Omero

Confrontando la più recente edizione dei poeti epici greci di West del 2003 con le edizioni precedenti di Bernabé (19872) e Davies (1988) emergono alcune

differenze meritevoli di essere indagate attraverso un’indagine puntuale.

Per iniziare dai Testimonia, l’edizione di West riporta solo cinque fonti che citano il poema epico Cypria e il suo autore100, Bernabé arriva invece a citarne undici e Davies quattordici101. Non sono riportate quali fonti in West: Suida,

100Testimonianze relative ai Cypria secondo l’edizione di West: 1 Ael. Var. Hist. 9, 15; 2

Merkelbach-Stauber, Steinepigramme aus dem griechischen Osten 01/12/02 (de Halicarnasso); 3 Phot. Bibl. 319 a 34; 4 schol. Clem. Alex. Protr. 2, 30, 5; cfr. schol. Dion. Thr. 1, 417, 34 Hilgard.

101 Testimonianze relative ai Cypria secondo l’edizione di Davies: de Homero auctore: 1 Aelian.

Var. Hist. 9, 15; 2 Suida s.v. ; 3 Procl. Chrestom. (=Cypr. enarratio) ap. Phot. Bibl. 319 a; 4 Ttezt. Chil. 13, 633 ss. Leone (praecedit T 7 infra); contra Homerum auctorem: 5 Herodot. 2,

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Tzetze (Chil. 13, 630), Erodoto (2, 117), lo scolio a Dionisio Trace (Art. gramm. I 471, 34 Hilgard), Ateneo (15, 682d) e Anecd. Oxon. 3, 189, 21 Cramer.

Nell’edizione di West emerge un elemento di forte innovazione rispetto a tutte le edizioni precedenti costituito dall’inserimento di una nuova testimonianza all’autore dei Cypria: l’iscrizione rinvenuta ad Alicarnasso nel 1995102.

Tra le assenze in West è invece curioso notare la voce del lessico di Suida ove si legge che la figlia di Omero aveva sposato Stasino di Cipro e che al poeta erano attribuite altre opere oltre all’Iliade e all’Odissea, ovvero il ciclo, degli imprecisati inni e i Cypria. Questa testimonianza diventa rilevante in relazione alle testimonianze di Eliano (Var. Hist. 9, 15=T 2 B.), Tzetze (Chil. 13, 630=T 3 B.) e Fozio (Bibl. 319a 34=T 7 B.). Le prime due sono riportate anche da West; tutte e tre sono presenti solo nell’edizione di Bernabé.

La testimonianza fornita dal lessico di Suida infatti diventa comprensibile solo alla luce della storia che circolava in merito alla paternità del poema epico Cypria, attribuiti a Omero103. Ma il poema era tramandato anche sotto il nome di un altro cantore epico, Stasino di Cipro.

A tal proposito Eliano nel passo sopra citato narra la storia secondo la quale Omero avrebbe consegnato alla figlia il poema Cypria come dote per il suo matrimonio non avendo altro da darle. Della stessa opinione sarebbe stato anche Pindaro, di cui Eliano costituisce una testimonianza indiretta (Pind. fr. 265 M.).

Tzetze riporta la stessa versione presente in Eliano del poema Cypria dato in dono per le nozze alla figlia, di cui fornisce anche il nome (Arsifone) come Suida, con la differenza che la motivazione che spinse Omero a fare questo dono a Stasino, futuro genero (di cui Tzetze cita il nome, a differenza di Eliano), non è

117; 6 schol. Dyon. Thrac. Gr. 1, 3 p. 471, 35 Hilgard; de Stasino auctore: 7 Tzetz. Chil. 13, 630 ss. Leone; 8 Procl. Chrest. (=Cypr. enarratio) ap. Phot. Bibl. 319 a; 9 Procl. Chrest. (=Cypr.

enarratio) ap. Phot. Bibl. 319 a= Hegesinus FGrHist 331 T 2; 10 schol. Clem. Alex. Protr. 22, 22

(1, 305 Stählin); 11 Procl. Chrest. (=Cypr. enarratio) ap. Phot. Bibl. 319 a; de Cyprio auctore: 12 Athen. 15, 682 d; de carminis argumento: 13 Arist. Poet. 23, 1459 a 37 ss. (p. 39 ss. Kassel); 14

schol. Clem. Alex. Protr. 22, 22 (1, 305 Stählin)

102 Sull’iscrizione rinvenuta ad Alicarnasso ved. infra.

103 Dall’analisi delle fonti si può dedurre – come già evidenziato (ved. supra) ‒ che il poema era

attribuito a Omero in una fase che si potrebbe definire panomeristica, durante la quale sotto il nome di Omero si tramandavano molte opere (altri poemi del ciclo, ma anche composizioni di diverso genere e metro), per la volontà da parte degli aedi di assicurare alle proprie opere la fama imperitura destinata all’Iliade e all’Odissea.

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l’indigenza ( ); nel testo si legge che i Cypria furono dati in dote con ricchezze, . L’accento posto sulle ricchezze sembra far cadere la “giustificazione” cercata o addotta da Eliano per un dono che potrebbe sembrare così insolito da richiedere come motivazione una condizione di povertà o difficoltà economica per Omero.

In realtà dalle Vite di Omero si apprende che il caso dei Cypria non è isolato ed esistono notizie su altri poeti oltre a Stasino che ricevettero in dono da Omero i suoi componimenti in cambio di ospitalità proprio in una situazione di indigenza, come avvenne nel caso di Creofilo di Samo e di Testoride di Focea.

Nell’epigramma 6 Pf. di Callimaco a parlare in prima persona è il poema

epico Oechaliae halosis, che si autodefinisce come , “la fatica

del Samio” e narra che Creofilo di Samo un giorno ospitò Omero, , “il divino cantore”. Nella chiusa dell’epigramma Callimaco, rivendicando la paternità del poema a Creofilo, afferma che è un grande privilegio e onore per Creofilo che il poema sia definito 104:

La leggenda di Creofilo è nota anche da altre fonti. Strabone, 14, 1, 18, che costituisce la fonte dell’epigramma di Callimaco, narra che Creofilo di Samo ricevette l’Oechaliae halosis (La presa di Ecalia) da Omero in segno di gratitudine per l’ospitalità ricevuta:

Si può ipotizzare che a partire da una tradizione che attribuiva il poema a Creofilo, ma che attraverso il dono per

104 Per un’interpretazione del poema di Callimaco nell’ambito della sua poetica e in relazione alla

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l’ospitalità ricevuta lo riconduceva a Omero stesso, Callimaco ne dedusse che Creofilo era l’autore del poema, e non Omero (Epigr. 6 Pf.)105.

Dal passo di Strabone si evince anche un’altra notizia: per alcuni Creofilo fu il maestro stesso di Omero:

In altre testimonianze Creofilo viene considerato genero di Omero, come nel caso di Stasino, e per questo ricevette l’Oechaliae halosis in dono106. Si tratta di

una tradizione che sembra aver subito la contaminazione con quella più anticamente attestata per i Cypria: a partire dalla leggenda già nota a Pindaro secondo la quale Stasino sposò Arsifone ricevendo in dote un poema da Omero, si creò in seguito la stessa versione per Creofilo e il poema a lui attribuito107.

Secondo Plutarco, Lyc. 4, 4-6, il ruolo di Creofilo fu ugualmente importante nella trasmissione del testo omerico, anche se in modo indiretto, dal momento che Licurgo, il legislatore spartano, avrebbe ricevuto i poemi omerici a Samo dai discendenti di Creofilo e non da Creofilo stesso e da Samo ne avrebbe portata una copia scritta per la recitazione negli agoni rapsodici a Sparta108. Creofilo quindi fu il capostipite dei Creofili, una sorta di gilda, una famiglia di aedi depositaria dei poemi omerici, che ebbe lo stesso ruolo degli “Homeridai” di Chio nella diffusione (attraverso la recitazione) e conservazione dei poemi omerici109. La leggenda di Omero e dell’acquisizione da parte di Creofilo della proprietà del poema potrebbe risalire nelle sue parti essenziali al VI sec. a.C.; vi è traccia di questa leggenda anche nella storiografia: ancor prima di Plutarco, Aristotele, fr.

105 Per questa ipotesi ved. Lesky 1962, p. 117; cfr. Burkert, 1972, pp. 76-77: secondo Burkert

Callimaco aveva rovesciato il senso della leggenda tradizionale che attribuiva La presa di Ecalia ad Omero, sostenendo invece che il poema era di Creofilo. Per Callimaco la qualità letteraria del poema era tale che poteva essere ritenuto opera di Omero. Il poema non fu incluso nel Ciclo epico, come si può dedurre dalla Chrestomathia di Proclo: ved. Phot. Bibl. 319 a 21=Procl. Chrest. 17 (T 13 p. 3 Bernabé).

106 Ved. schol. Plat. Resp. 600 b:

; cfr. Suida s.v.

107 Nella Vita Herodotea di Omero queste tracce di contaminazione tra tradizioni differenti sono

assenti: si legge solo che una delle due figlie di Omero sposò un uomo di Chio; su questo argomento ved. Gigante 1996, p. 25.

108 Per un riepilogo completo delle testimonianze su Creofilo, la Presa di Ecalia e i rapporti con

Omero ved. Creoph. TT 1-15 Bernabé, pp. 157-160; per un esame delle fonti che mettono in rapporto Omero, Creofilo e i poemi omerici ved. Burkert 1972, p. 77.

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611, 10 Rose, aveva affermato che Licurgo ricevette i poemi di Omero dai

discendenti di Creofilo ( ).

La Vita Herodoti narra che Omero quando era a Focea conobbe Testoride (definito , non onesto), un maestro elementare che promise al poeta, allora indigente, di ospitarlo e nutrirlo in cambio della registrazione scritta e dell’attribuzione a se stesso di alcuni poemi di Omero. Il poeta,

, poiché era bisognoso del necessario, accettò e gli donò la Foceide, ma Testoride non mantenne la promessa e partì da Focea alla volta di Chio, dove ottenne grande successo e riconoscimenti cantando i poemi di Omero110.

In base a questi esempi si può affermare che nelle Vite di Omero è presente più volte un episodio che funziona come paradigma esplicativo per la composizione di opere attribuite ad altri poeti oltre che all’autorità di Omero: il poeta, che per vivere vagava come un rapsodo itinerante di corte in corte, in un momento di difficoltà fece dono di alcune sue composizioni poetiche ad altri in cambio di aiuto111: a Creofilo di Samo diede l’Oechaliae halosis, a Testoride di Focea la Phokais112; in un solo caso regalò un suo poema per uno scopo

110 Ved. Vita Herodoti, 15-16:

[...]

111 Nella Vita Herodotea, 4-25, si narra che Omero, dopo l’apprendistato poetico presso Femio a

Smirne, viaggiò per mare insieme ad un di nome Mente, venendo a conoscenza di molte tradizioni locali. Giunto a Colofone divenne cieco; allora, tornato a Smirne iniziò a dedicarsi alla poesia. A riuscì a sopravvivere per mezzo della poesia; di lì si recò a Cuma dove gli venne negato un compenso pubblico per le sue recitazioni. In seguito si recò a Focea da Testoride, dove compose l’Ilias, la Phokais, a Eritre, a Bolisso. In questo paese visse educando i figli del suo ospite e compose i Kekropes, la Batrachomomachia, la Psaromachia, l’Eptapaktiké, le Epikichlidai e i Paignia. Per questi episodi Lefkowitz paragona lo status di Omero che emerge dalla tradizione biografica delle Vite a quello di «a humble itinerant, like the bards Phemius and Demodocus in Odyssey» (1981, p. 12); e ancora «In "Herodotus" account, Homer’s difficulties derive not from defects of character but from his physical dependence on others. "Herodotus" constantly reminds his audience of the problems caused by blindness» (1981, p. 20). Sullo stesso tema ved. Gigante 1996, pp. 14-15; Graziosi 2002, p. 155 e ss.: «The biographical tradition does not seem to emphasise any godlike aspects of Homer’s life, but rather represents him as a poor, wanderin beggar». È infine interessante rilevare che la Vita Herodotea non fa menzione di Creofilo di Samo e della Oechaliae halosis.

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differente, quando diede i Cypria a Stasino, il futuro genero, come dote per il matrimonio della figlia. Forse proprio in relazione alla nascita di Stasino a Cipro Callicle (FGrHist 758 F 13) suggerì come possibile patria per Omero Salamina (di Cipro)113.

In generale quindi dietro a queste racconti biografici sembra celarsi l’idea che la poesia per Omero fosse un mezzo di scambio e sostentamento: il poeta non vendeva le sue composizioni ma ne faceva dono in cambio di ospitalità e generosità. L’immagine di Omero come di un poeta itinerante trascurato dall’amico Creofilo è presente anche in Platone, Resp. 600 d5 –e2, che secondo l’ipotesi di Graziosi potrebbe essere debitore per questo alla tradizione biografica creatasi intorno alla figura di Omero114. Anche Esiodo conferma che la professione dell’aedo era itinerante, in particolare quando, in Op. 654-662, afferma di essersi recato dalla Beozia a Calcide in Eubea in occasione dei giochi funebri in onore di Alcidamante. Nello stesso Inno omerico ad Apollo, 170-172 , il cantore ricorda che a Delo si riuniscono tutti gli Ioni quando è bandito l’agone

in onore di Apollo, che viene celebrato ,

con il pugilato la danza e il canto; pochi versi dopo (vv. 169-175) il poeta chiede alle fanciulle delie di essere ricordato come il cieco cantore della rocciosa Chio e in cambio promette di portare la la loro fama, il , dovunque egli si rechi vagando sulla terra:

115.

È opportuno evidenziare l’antichità della tradizione presente in Pindaro, che parla del matrimonio della figlia di Omero con Stasino e presenta i Cypria quale dono per la dote. Fairweather ha evidenziato che nella fase più arcaica della formazione delle biografie dei poeti probabilmente circolavano «virtual biographies» in forma poetica116: questo dato avrebbe lasciato una traccia sia nella tradizione biografica di Omero, che in un frammento elegiaco di Simonide è

113 L’ipotesi è di Lefkowitz (1981, pp. 15-16). 114 Graziosi 2002, pp. 37-40, p. 157.

115 Sulla mobilità dei rapsodi in relazione agli agoni ved. Cingano 2007, pp. 8-11.

116 In tal senso si può leggere anche l’affermazione di Momigliano: «tutta la poesia epica e lirica

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identificato con il cieco di Chio autore dell’Inno ad Apollo117, sia in quella dell’autore dei Cypria, presentato in un componimento di Pindaro come il genero di Omero. Con la diffusione della prosa molti di questi racconti aneddotici entrarono a far parte della tradizione biografica, che iniziava allora le sue ricerche. Un caso illustre in tal senso è rappresentato dalle Vite di Omero: si può infatti ipotizzare che molte leggende narrate in queste biografie risalgano ad una fase arcaica118. Probabilmente uno dei primi autori ad occuparsi della vita di Omero fu

Teagene di Reggio, un rapsodo itinerante del VI sec. a.C. che prima della recitazione dei poemi omerici forniva brevi informazioni biografiche sul poeta119;120. Teagene, che era originario di una colonia fondata da genti euboiche e pertanto proveniva da un ambiente culturale in cui l’epos era fortemente radicato, fu il primo a svolgere ricerche sulla vita, la cronologia e le opere di Omero, come si legge nello schol. Hom. 67 (Porphyr. I 240, 14 Schrader)

121: per questo Cantarella ha sostenuto che egli fu non solo uno dei più

antichi scrittori greci in prosa, ma anche il primo autore di biografia122.

Un altro dato caratteristico della tradizione biografica che riguarda Omero e Stasino è la loro relazione di parentela, anche se a ben vedere si tratta di una parentela acquisita, un legame fittizio realizzato attraverso il matrimonio di

117 Simonide fr. 8 West; per quest’ipotesi ved. Fairweather 1974, p. 249.

118 Ved. Fairweather 1974, p. 249; cfr. Momigliano 1974, p. 25. Sulla datazione delle Vite di

Omero ved. Gigante 1996, pp. 12-76.

119 Si tratta della testimonianza contenuta in VS 8 T 1 (=Tatian. 31 p. 31, 16 Schw.)

[FGrHist. 107 F 21 II 521]

[II 53. 116f.] Ved. Pfeiffer 1973, p. 52; cfr. Camassa 1992, p. 304.

120 Accanto a lui in questa attività di ricerca condotta su Omero si possono citare anche

Stesimbroto di Taso e il suo allievo Antimaco di Colofone; ved. Suida, s.v. :

121 Teagene fu un difensore di Omero contro quanti alla fine del VI sec. a.C. lo attaccavano per

come aveva rappresentato gli dei, e applicava al testo iliadico un’interpretazione di tipo allegorico; su questo argomento ved. Pfeiffer 1973, pp. 51-53.

122 Cantarella 1967, p. 21; sul ruolo di Teagene è concorde anche Gallo 1967, p.159; su Teagene e

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Arsifone con Stasino. Probabilmente questo è un altro elemento tipico, accanto a quello già esaminato della vita in povertà e indigenza del poeta, presente nella tradizione biografica. Un esempio è costituito da Omero ed Esiodo, presentati talora come cugini123, mentre nel Certamen 55 ss. Esiodo è un lontano prozio di Omero; un altro esempio è fornito da Omero e Creofilo, ritenuto il genero del poeta da cui ricevette La presa di Ecalia124, ruolo che in un’altra tradizione è

rappresentato proprio da Stasino e dai Cypria. Per citare solo altri due casi, in alcune versioni Stesicoro è detto figlio di Esiodo e Terpandro nel lessico Suida è presentato come discendente sia di Omero che di Esiodo125.

Per tornare ai Testimonia dei Cypria, si può quindi notare come la soluzione concordemente adottata da Pindaro, e ripresa da Suida, Eliano e Tzetze rappresenti un tentativo di spiegazione pseudo-razionalistica dell’attribuzione dei Cypria a Stasino di Cipro126. Rispetto alle altre testimonianze, Tzetze aggiunge il particolare del nome della figlia di Omero: Stasino sposò Arsifone.

La versione narrata in Eliano e Tzetze compare anche presso Fozio, che nella Biblioteca riporta l’opera di Proclo: qui la versione razionalizzante che cerca di attribuire al famoso Omero anche alcuni poemi del ciclo è ormai assente; al suo posto compare un riepilogo delle tre principali teorie antiche sulla possibile paternità dei Cypria: il poema è da attribuirsi a Stasino di Cipro o a Egesino di Salamina. Per altri infine ‒ e si tratta della terza ipotesi ‒ l’opera era di Omero, il quale l’avrebbe donata a Stasino per il matrimonio con la figlia. È da rilevare qui il commento conclusivo: Fozio, presumibilmente riportando il pensiero di Proclo, avverte che il titolo non può riferirsi alla patria di Stasino, inoltre i Cypria non sono scritti con accento proparossitono.

123 La tradizione è presente in Eforo (FGrHist 70 F 1) ed è riportata anche nella Vita di Omero

dello Pseudo-Plutarco 240 ss.

124 Suida s.v. 125 Suida s.v.

126 Secondo Davies potrebbe trattarsi di un aneddoto di tipo familiare «bringing together

contemporary but differently aged practitioners of the same genre and intended to reconcile these alternative attributions» (1989, p. 33); secondo Pavese 1972, pp. 226-227, «la storia che Omero regalò a Stasinos di Cipro le Kypria, a Kreophylos la Presa di Oichalia e a un Thestorides di Focea la Phokais può essere stata inventata dagli Omeridai per reclamare a Omero poemi di altri rapsodi che avevano affinità con quelli circolanti nella loro cerchia».

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Si può concludere mettendo in rilievo che dal confronto tra i vari testimoni ai Cypria emerge in un gruppo di fonti, la più antica e autorevole delle quali è Pindaro, la creazione di una leggenda biografica che ha come elementi caratteristici:

1) l’indigenza di Omero

2) la natura itinerante della sua attività di cantore 3) la paternità di Omero per i Cypria

4) la creazione di un legame di parentela tra Omero e Stasino

5) il dono del poema a Stasino come dote per il matrimonio con la figlia Arsifone.

Nel documento Edizione e commento dei Cypria (pagine 41-49)