• Non ci sono risultati.

Gli analisti militari La guerra raccontata dagli studi televisivi Nel mondo del giornalismo televisivo, la Guerra del Golfo introdusse un'altra

Kuwait durante il conflitto del Golfo

CAPITOLO 2 LA GUERRA DEL GOLFO IN DIRETTA TELEVISIVA IL CASO CNN

2.5 Gli analisti militari La guerra raccontata dagli studi televisivi Nel mondo del giornalismo televisivo, la Guerra del Golfo introdusse un'altra

sostanziale novità. Affidare il racconto della guerra ad analisti militari assunti a tempo pieno e perfettamente inseriti nell'organigramma redazionale dei vari network di informazione fu un esperimento mai tentato in precedenza. Le reti televisive già da prima dell'inizio della guerra avevano capito che se avevano intenzione di fornire una copertura altamente professionale e specializzata degli eventi in onda, non potevano fare affidamento esclusivamente sul lavoro dei giornalisti o su un impiego part-time di esperti del settore. Il concetto era semplice: la guerra la doveva raccontare chi l'aveva anche combattuta. C'era quindi bisogno di una figura da affiancare ai produttori che avesse una approfondita conoscenza della strategia militare, della dottrina operativa e del moderno apparato di armi da guerra. Ma non solo. I produttori dei network pensavano a qualcuno che avesse ottimi contatti con il Pentagono in modo da poter ottenere dettagliate informazioni sulle operazioni in maniera ancora più approfondita di quanto non accadesse già con le fonti interne dei giornalisti. Il profilo coincideva perfettamente con la figura dell'ufficiale militare “retired”, ovvero in pensione, e ciascuno dei quattro network principali di informazione – ABC, CBS, CNN e NBC – lavorò meticolosamente sulla formazione di queste nuove figure da integrare in redazione.

La NBC ne assunse tre: Harry Summers, colonnello dell'esercito americano e veterano della guerra in Corea e in Vietnam; Gary Sick, capitano della Us Navy con un passato anche al National Security Council; William Odom, generale laureato a West Point e ricercatore alla Columbia University, nonché ex-direttore della Nsa. La CBS invece pensò al generale Mike Dugan, ex-comandante dell'aviazione americana in Europa, e a George Crist, predecessore del generale Schwarzkopf allo

US Central Command. La ABC reclutò il generale Bernard Trainor del corpo dei

Marines, anche per lui un passato in Corea e in Vietnam, e William Crowe, capo degli Stati maggiori riuniti fino al 1989, anno in cui venne sostituito da Colin Powell. Tutti e tre i grandi network commerciali americani potevano quindi contare su una squadra di analisti militari di primissimo livello. L'unica pecca era che nessuno di questi aveva una profonda conoscenza del combattimento aereo. Un fattore che nel contesto della Guerra del Golfo, non era di certo trascurabile:

“This might not have been much of a shortcoming in the past wars, but in the Gulf War, air power was not just the dominant power; it was the only major force used in thirty-eight of the forty-two days of the war”108.

L'intuizione della CNN fu quella di affidarsi a due esperti del settore aeronautico: l'ex Generale Maggiore dell'Aeronautica Perry McCoy Smith, e l'esperto di strategie militari James Blackwell. Da loro la CNN pretendeva – oltre all'ordinario lavoro di analisi - una istantanea analisi delle breaking-news in arrivo dall'Iraq. A spiegarlo fu proprio Perry McCoy Smith nel suo libro dedicato all'esperienza da analista militare presso gli studi della CNN di Atlanta:

“At CNN, as a new tape came into Atlanta, usually via satellite, or as a briefing was given, Blackwell or I would immediately react to events or comments to further analyze what had not been fully explained”109.

La differenza con gli altri network stava nei tempi. La CNN era ed è un canale all-

news che trasmette notizie 24 ore al giorno:

“Because CNN was a twenty-four hour operation throughout the war, and because either James Blackwell or I or both were on hand for twenty hours of the day, we provided more coverage and more analysis from a military perspective than did the military analists of other networks. For instance, there was one day I appeared on camera eight times”110.

Il compito degli analisti militari nella Guerra del Golfo fu quindi quello di essere costantemente a disposizione dell'emittente per cui erano sotto contratto. Sempre pronti a commentare le immagini, spiegare il significato strategico di un determinato bombardamento, e i dettagli tecnici su aerei in ricognizione e missili sganciati sugli obiettivi. Un bagaglio di competenze che soltanto un ex-pilota dell'aeronautica poteva aver acquisito. Ecco perché la CNN si rivolse al generale Perry McCoy Smith, così come raccontato in prima persona dallo stesso Smith nel suo libro:

“CNN picked me because I was an airman who had flown modern, high-performance airplanes, been an air-force planner, and had a broad perspective on military affairs. Like CBS, CNN realized that an airman could best cover an air war. When the TV tape of head-

108 Perry McCoy Smith, How Cnn Fought the War: A View from the Inside, 1991 109 Perry McCoy Smith, How Cnn Fought the War: A View from the Inside, 1991 110 Perry McCoy Smith, How Cnn Fought the War: A View from the Inside, 1991

up displays, laser-guided bombs and missiles, and other high-technology systems began to come into the CNN studio via satellite, I usually could explain to the viewers what they were looking at”111.

Il maggiore generale Smith venne assunto dalla CNN il 14 gennaio del 1991. Il suo rapporto di lavoro con l'emittente si concluse il 28 febbraio dello stesso anno, ovvero un giorno dopo la fine della Guerra del Golfo. Sei settimane di lavoro intenso, dove quando non “ero in onda, ero al telefono con il Pentagono, con amici e fonti” - racconta il maggiore Smith nel suo libro - al fine di dare un'interpretazione degli eventi in corso e le implicazioni strategiche nel breve e lungo periodo. Da profondo conoscitore non solo delle tecnologie militari ma anche dei personaggi coinvolti in prima linea nel conflitto – fu compagno d'accademia del generale Norman Schwarzkopf a West Point nel 1952 - il maggiore Smith cercò di spiegare la complessità della guerra in termini semplici e utilizzando la semplicità del linguaggio televisivo :

“War is also the most complex of all human endeavors, and understanding this war is particularly difficult because of the enormous complexity of the systems. It is hard form me – and I have flown the F-15 and have been in combat many times – and it must be hard for others”112.

La gente a casa davanti allo schermo, si fidava delle parole e dei giudizi degli analisti militari. Un esempio su tutti spiega la potenza dei media nell'influenzare l'opinione pubblica americana nel contesto di riferimento della Guerra del Golfo. Il 23 gennaio del 1991 – ad una settimana dall'inizio della guerra quindi – il maggiore Smith insieme al conduttore Bob Cain condussero uno speciale nel corso del quale si provò a dare una prima letture strategica delle operazioni in corso. Per capire al meglio la crisi del Golfo, il maggiore Smith durante la trasmissione consigliò la lettura di tre libri. Tutti e tre andarono a ruba entro la sera del 23 gennaio, e gli editori si affrettarono con la ristampa. Nel caso specifico di uno di questi titoli consigliati – If War Comes, How Defeat Saddam Hussein di Trevor Dupuy – la tiratura iniziale di 2.000 copie subì un'impennata di richieste vertiginosa costringendo gli editori a ristampare 600.000 copie del libro. E' bastato che il maggiore Smith consigliasse il libro definendolo “brillante” - con tanto di richiamo 111 Perry McCoy Smith, How Cnn Fought the War: A View from the Inside, 1991

successivo in copertina alla CNN - per trasformarlo in un best-seller della letteratura di guerra.

2.6 Febbraio 1991. I rifugiati della Guerra del Golfo salvati dalle