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Kuwait durante il conflitto del Golfo

CAPITOLO 3 IL CNN EFFECT COME LE IMMAGINI TELEVISIVE HANNO CAMBIATO LA PERCEZIONE DELLA

3.5 Variazioni concettuali del CNN Effect

3.5.1 CNN Effect come accelleratore dei processi decisional

Uno dei potenziali effetti dei media all news e della copertura diretta degli eventi è la riduzione dei tempi di risposta nel processo decisionale. Le decisioni devono essere prese in fretta, e i politici denunciano – come apparso su Foreign Affairs - una “mancanza di tranquillità e di tempo per deliberare scelte, raggiungere accordi privati e plasmare la comprensione dell'opinione pubblica dei fatti in corso”203. Un aneddoto raccontato dall'ex portavoce del Dipartimento di Stato Nicholas Burns è esemplificativo dell'effettiva validità di quanto detto fin qui:

“Instantaneous reporting of events,”remarks State Department Spokesperson Nicholas Burns, “often demands instant analysis by governments. In our day, as events unfold half a

202 Livingston, An Examination of Media Effects According to Type of Military Intervention, 1997

203

world away, it is not unusual for CNN State Department correspondent Steve Hurst to ask me for a reaction before we’ve had a chance to receive a more detailed report from our embassy and consider carefully our options”204.

Le parole di Burns trovano conferma nelle dichiarazioni dell' ex Segretario di Stato James Baker, il quale in un'intervista ha dichiarato come il CNN Effect “guidi i politici ad avere una posizione politica” aggiungendo come la politica ormai sia in “tempo reale e non c'è più tempo per riflettere”205. Un altro personaggio di primo piano durante la Guerra del Golfo del 1991, l'ex membro del National Security Council Richard Haas, ha pubblicamente ammesso che la CNN ha cambiato il concetto di ciclo delle notizie:

“We no longer have the old rhythms, everything is telescoped. So, if he [Saddam Hussein] was going to get out there at 4:00 or 5:00 in the afternoon, we had to get out by 4:30 or 5:00 in order to make sure that the evening news was not a disaster or that people in the Middle East some seven or eight hours ahead didn’t go to sleep thinking that somehow Saddam had made some great new offer, when in fact he really hadn’t”206.

Inteso in termini di acceleratore del processo politico, i media hanno avuto un effetto anche sul funzionamento della macchina burocratica che muove la politica estera degli Stati Uniti, in particolare sulle agenzie di intelligence e sui funzionari del Dipartimento di Stato. A questo proposito l'ex Segretario presidenziale per la Stampa Marlin Fitzwater ha dichiarato come la televisione arrivava prima di loro:

“In most of these kinds of international crises now, we virtually cut out the State Department and the desk officers. Their reports are still important, but they don’t get here in time for the basic decisions to be made”207.

Le agenzie di intelligence si trovano quindi a competere con i network e devono accelerare così loro valutazioni, ed essere pronti a difendere le loro valutazioni contro le prove presentate in televisione o altri mezzi in tempo reale. E se spesso questo fattore è stato considerato un danno per la politica, Richard Haas sostenne pubblicamente che la copertura live degli eventi da parte della televisione può anche avere risvolti positivi ed essere considerata un bene per i leader politici: 204

Nicholas Burns, Talking to the World About American Foreign Policy, 1996

205 Intervista del 13 maggio 1996. Ricostruzione tratta da: Livingston, An Examination of Media

Effects According to Type of Military Intervention, 1997

206 Richard Haass, The Use of American Military Force in the Post-Cold War World, 1994

207

“People are looking at the media’s impact as a downer, a problem for policymakers to cope with. That is true. But it was also an opportunity. One of the things about the “CNN effect” for people like me at the time (of the Persian Gulf war) was it gave you some real opportunities. One was penetration. CNN gave you tremendous access to markets that normally you couldn’t get to. We felt we could manage public opinion in this country and that we could manage the alliance, or the coalition dimensions of the war, as well as get to the Iraqi people and the Arab world. Much of the time, global, real-time media offered opportunities for a policymaker, rather than only presenting problems”208.

Questa nuova dimensione dell'informazione risulta ancora più incisiva se paragonata a quanto avvenuto trenta anni prima degli eventi a cui fa riferimento Haas, ovvero nel 1962. Durante la crisi dei missili di Cuba del 1962 l'amministrazione Kennedy ebbe diversi giorni a disposizione durante i quali l'opinione pubblica rimase all'oscuro della minaccia che si profilava all'orizzonte. Secondo lo storico Michael Beschloss i successori di John Fitzgerald Kennedy dovrebbero guardare letteralmente “con nostalgia” all'episodio perché quella di Kennedy fu un'epoca che non ritornerà più:

“Kennedy had the luxury of operating in what they would probably consider to be the halcyon age before modern television news coverage”209.

Il presidente John Fitzgerald Kennedy utilizzò i primi sei giorni della crisi per consultare i propri consiglieri e considerare razionalmente le possibili opzioni al riparo da quella che Beschloss definisce “isteria collettiva”. Un particolare che viene però spesso trascurato è il ruolo svolto dai media già nel 1962 per porre fine alla crisi. In quegli anni le comunicazioni ufficiali tra Washington e Mosca erano ad uno stadio ancora abbastanza primitivo. Ci volevano – scrive Beschloss nel suo libro – tra le 6 e le 8 ore per inviare e tradurre i messaggi. Nel tentativo di superare questa barriera temporale – e di eludere la sorveglianza del KGB – il leader sovietico Nikita Khrushchev cominciò ad inviare messaggi agli americani dalle frequenze di Radio Mosca, perché sapeva che fosse costantemente monitorato dagli americani. E aveva ragione. Il Segretario della Difesa Robert McNamara il 28 ottobre del 1962 – data che segnò la fine della crisi dei missili di Cuba – dichiarò quanto segue:

“He (Khrushchev) instructed that the public radio transmitter in Moscow be held open for

208 Richard Haass, The Use of American Military Force in the Post-Cold War World, 1994 209 Beschloss, Presidents, Television and Foreign Crises, 1993

his message. And his message was sent over that so that it would avoid the long interval of coding and decoding. It was to eliminate that time gap of six or eight hours that Khrushchev insisted that the final message be transmitted immediately, because he feared that we were engaged at that moment in time in initiating military action”210.

Allo stesso tempo, il corrispondente da Mosca per CBS News Marvin Kalb, ebbe la prontezza di sintonizzarsi in tempo reale con Radio Mosca e tradusse simultaneamente l'annuncio di Khrushchev. Ad ascoltare Marvin Kalb c'erano dalla Casa Bianca anche il presidente Kennedy e i suoi consiglieri211. Le ricostruzioni ci dicono quindi che già dall'età precedente ai media real time si fece di tutto per utilizzare radio e tv per accelerare il raggiungimento di obiettivi geopolitici.

3.5.2 CNN Effect come ostacolo al raggiungimento di obiettivi