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Kuwait durante il conflitto del Golfo

CAPITOLO 3 IL CNN EFFECT COME LE IMMAGINI TELEVISIVE HANNO CAMBIATO LA PERCEZIONE DELLA

3.2 Definizione e approcci metodologic

Al fine di inquadrare un fenomeno di comunicazione politica come il CNN Effect bisogna partire dalla sua definizione. Il termine fece la sua prima apparizione sulle pagine dei giornali durante la Guerra del Golfo del 1991 e fu inizialmente utilizzato per descrivere le conseguenze psicologiche, economiche e commerciali della copertura della guerra da parte della CNN. L'analista John Rohs fece per primo riferimento al termine in un'intervista al New York Times datata 28 gennaio del 1991:

“Restaurants, hotels, and gaming establishments seem to suffer from the CNN effect. People are intensely interested in the first real-time war in history and they are just planting themselves in front of the TV”162.

I ricercatori di questo ambito di studi hanno sviluppato una serie di definizioni contrastanti. Alcune formulazioni fanno riferimento all'effetto di forzatura delle decisioni politiche in caso di intervento umanitario, altre invece suggeriscono un approccio interamente innovativo ai processo decisionali di politica estera. Le opinioni dei vari studiosi a riguardo convergono sulla comune linea che traccia l'influenza che i canali di informazione all news hanno sui leader politici e sull'opinione pubblica. Steven Livingston ha definito questa duplice influenza in questo modo:

“I think a good way of thinking about 'the CNN effect' is to think about the relationship between government officials and the media as a sort of dance, and the claim of 'the CNN effect' is that at various point in time it's the media who are leading this dance. Government is responding to the initiatives of news media and journalists. Whereas most of the time, scholarship suggests that news agendas are established by the agenda of the State Department [or another government office]. So the claim of 'the CNN effect' is that typical

161 Sidney Schansberg, Censoring for Political Security, 1991 162 New York Times. Edizione del 28 gennaio del 1991

relationship is reserved”163.

Lo studioso Feist nel 2001 ha provato invece a dare una definizione unitaria del concetto:

“The CNN effect is a theory that compelling television images, such as images of a humanitarian crisis, cause U.S. Policymakers to intervene in a situation when such an intervention might otherwise not be in the U.S. national interest”164.

Nel 1998 Schorr definì invece il Cnn Effect come “il modo in cui le breaking news

influenzano le decisioni di politica estera”165, mentre Livingston e Eachus nel 1995

lo definirono come “perdita di controllo politico dei responsabili politici nei

confronti dei media”166. Per un altro studioso, Philiph Seib, il CNN Effect ha un

altro risvolto:

“The CNN effect is presumed to illustrate the dynamic tension that exist between real-time television news and policymaking, with the news having the upper hand in terms of influence”167.

Nel 1996 Neuman ha ampliato la gamma di effetti, focalizzandosi sull'impatto della copertura degli eventi sulla base della decisione iniziale nonché sulle fasi successive di intervento. Ha quindi descritto il CNN Effect in termini di una curva:

“It suggests that when CNN floods the airwaves with news of a foreign crisis, policymakers have no choice but to redirect their attention to the crisis at hand. It also suggests that crisis coverage evokes an emotional outcry from the public to ‘do something’ about the latest incident, forcing political leaders to change course or risk unpopularity”168.

La "curva" in questo contesto rappresenta la capacità della televisione di forzare i politici a intervenire militarmente in una crisi umanitaria, e a costringerli ad annunciare un secondo intervento in caso di una evoluzione negativa degli eventi. Questa definizione è quindi da considerarsi costituita da due parti collegate da una

163 Robinson, The CNN effect Revisited, 2005 164 Feist, The Global Century, 2001

165 Schorr, CNN effect: Edge of seat diplomacy, 1998

166 Livingston, Eachus, Humanitarian Crises and U.S. Foreign Policy: Somalia and CNN effect

reconsidered, 1995

167 Philip Seib, Headline Diplomacy: How News Coverage Affects Foreign Policy, 1996

funzione coercitiva. La prima rappresenta la fase di agenda-setting che porta i leader politici a considerare un intervento, costringendoli a considerare una questione altrimenti ignorata. La seconda parte si riferisce alla potenza della televisione nel forzare – attraverso la mobilitazione dell'opinione pubblica - i responsabili politici ad adottare una politica contro la loro iniziale volontà. Un'altra interpretazione del fenomeno ce la fornisce Freedman, che distinse tre effetti della copertura televisiva: il CNN Effect, dove le immagini della popolazione in difficoltà spingono i governi all'intervento militare; il “bodybags effect”, dove le immagini delle vittime costringono i leader a ritirare le truppe; il “bullyng effect”, dove l'eccessivo utilizzo di forze e mezzi militari fa scemare il sostegno pubblico all'intervento169.

Strobel ha dato una sua chiave di lettura, facendo differenza tra l'effetto sull'esito di un intervento e l'effetto sul processo decisionale:

“I found no evidence that the news media, by themselves, force U.S. government officials to change their policies. But, under the right conditions, the news media nonetheless can have a powerful effect on process. And those conditions are almost always set by foreignpolicy makers themselves or by the growing number of policy actors on the international stage”170.

Ci sono altri tre studiosi che hanno offerto delle utili interpretazioni del CNN Effect. Il primo è Livingston, il quale ha identificato tre varianti di CNN Effect che verranno approfondite in seguito: un acceleratore del processo decisionale, un impedimento al raggiungimento di obiettivi politici desiderati, e infine come agenda-setting. Wheeler ha invece distinto due effetti della copertura televisiva: “determinazione” e “abilitazione” della copertura televisiva. L'effetto “determinazione” è inteso come forzatura della politica, mentre l'effetto “abilitazione” è inteso come la capacità di rendere possibile l'intervento umanitario attraverso la mobilitazione di sostegno interno. Robinson infine ha adottato una distinzione simile a quella di Wheller, parlando piuttosto di effetto “forte” ed effetto “debole”. Il primo è da intendere come forzatura dei processi decisionali, mentre l'effetto “debole” si verifica quando l'azione dei media potrebbe provocare una azione preventiva dei politici, al fine di tenere sotto controllo la pressione dell'opinione pubblica.

169 Ricostruzione tratta da: Freedman, Victims and victors: Reflections on the Kosowo War, 2000 170 Strobel, Late-breaking foreign policy: The News Media's Influence on Peace Operations, 1997

Una differente visione del fenomeno ce la fornisce Belknap: parla di CNN Effect come arma a doppio taglio, in quanto da un lato consente ai politici di costruirsi uno spazio di manovra strategico per le azioni da intraprendere, dall'altra si corre il rischio di una fuga di notizie che possa compromettere la sicurezza delle operazioni in corso.

Tre invece sono gli studi che – oltre a definire il CNN Effect – hanno elevato il dibattito ad un più alto livello paradigmatico. O'Neill ad esempio ha suggerito per la prima volta un nuovo paradigma della politica mondiale che ha riconosciuto alla televisione globale un ruolo determinante e dominante. La tesi di O'Neill è che la televisione e l'opinione pubblica abbiano democratizzato il mondo e che la copertura in tempo reale degli eventi ad opera della CNN abbia demolito il sistema diplomatico convenzionale e determinato risvolti ed esiti politici e diplomatici. E altri due studiosi, Ammon e Edwards hanno inoltre sostenuto come i media, in particolare la televisione, abbiano completamente trasformato la politica mondiale. Entrambi hanno utilizzato termini postmoderni per descrivere i loro nuovi paradigmi di dominazione dei media, parlando rispettivamente di telediplomacy e

mediapolitik.