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Da un punto di vista anatomico, il cavo orale si estende dalle labbra fino all’istmo delle fauci, e risulta suddiviso in due parti, la cavità orale propriamente detta, situata medialmente alle arcate dentarie, e il vestibolo che al contrario è situato lateralmente alle arcate. La cavità orale propriamente detta è una cavità ovoidale a maggior asse anteroposteriore che durante l’occlusione è occupata quasi totalmente dalla lingua ed è delimitata da quattro pareti. La parete

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anterolaterale è data dalle arcate gengivodentali, il tetto della cavità è formato dal palato duro e da parte del palato molle, il pavimento è costituito dal solco sublinguale e dalla lingua, ed infine la parete posteriore è libera e rappresenta l’inizio dell’istmo delle fauci.

Il vestibolo è una cavità a forma di ferro di cavallo a convessità anteriore ed è formato da una parete esterna, costituita dalla mucosa geniena posteriormente e labiale anteriormente, ed una parete interna data dalle due arcate gengivodentali. Le due pareti si continuano l’una nell’altra in corrispondenza del solco vestibolare superiore ed inferiore mentre posteriormente il vestibolo termina con l’area del trigono retromolare.

Il trigono retromolare è una piega della mucosa che si estende dall’ultimo molare mandibolare fino all’ultimo molare mascellare passando lungo il ramo della mandibola. Inferiormente a questa piega mucosa si trova il rafe pterigomandibolare che si estende dall’uncino pterigoideo alla parte terminale della linea miloioidea. Alle immagini CT il trigono retromolare è osservabile in due o tre sezioni assiali consecutive.

Lateralmente alla mucosa geniena si ritrova la regione buccomasseterina o spazio buccinatorio che risulta particolarmente importante dato che è spesso interessata dalla diffusione neoplastica dei carcinomi della mucosa buccale. Tale regione, che è delimitata dal muscolo buccinatore medialmente, dal muscolo zigomatico maggiore lateralmente e dal massetere posteriormente, contiene formazioni anatomiche importanti quali la bolla adiposa, la vena faciale, il ramo angolare dell’arteria faciale, l’arteria buccale, alcuni rami del nervo faciale, la porzione terminale del dotto di Stenone e il linfonodo faciale.

All’interno della cavità orale propriamente detta ritroviamo il corpo linguale che risulta formato essenzialmente da strutture muscolari che sono organizzate in muscoli intrinseci ed estrinseci. I muscoli intrinseci vanno a formare gran parte della struttura della lingua e sono suddivisi in longitudinale superiore e inferiore, trasversale e verticale. Questi muscoli sono strettamente interconnessi tra loro, in

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particolar modo nella zona superiore dell’organo, e risultano ben apprezzabili tramite la MRI mentre risultano di difficile visualizzazione con la CT. I quattro muscoli estrinseci, ovvero il genioglosso, l’ioglosso, lo stiloglosso e il palatoglosso, permettono la connessione della lingua con l’osso ioide, la mandibola e il processo stiloideo e risultano ben osservabili con Immagini di MRI T2 pesate116.

Il pavimento della cavità orale è formato principalmente dal muscolo miloioideo che origina dalla linea miloioidea terminando medialmente con il rafe miloioideo, che permette la connessione con il controlaterale, mentre in direzione anteroposteriore si inserisce sul corpo dell’osso ioide. Questo importante muscolo è ben visualizzato sui piani coronali sia in immagini CT che MRI.

In questa zona si ritrova anche la ghiandola sottomandibolare che è situata inferiormente al muscolo miloioideo e tramite il suo lobo profondo avvolge il margine posteriore del muscolo per trovarsi in parte sulla superficie superiore del muscolo stesso.

Oltre al muscolo miloioideo si ritrovano nella struttura del pavimento orale anche i muscoli genioioideo e il ventre anteriore del muscolo digastrico. I due genioioidei originano dai tubercoli geni inferiori della mandibola per poi terminare sul corpo dell’osso ioide passando superiormente al miloioideo, mentre, al contrario, i due ventri anteriori del digastrico vi decorrono inferiormente. I muscoli genioglossi si osservano bene nel piano sagittale di immagini T2 pesate come aree fortemente scure, mentre i digastrici si visualizzano sul piano coronale116.

Lo spazio sottolinguale è ricco di grassi e contiene la ghiandola sottolinguale oltre che il canale di Wharton e vasi e nervi sottolinguali. Questa zona, situata superomedialmente al muscolo miloioideo e lateralmente al genioglosso, appare alla CT come un piano a bassa densità mentre in MRI risulta iperintensa.

I carcinomi orali del complesso gengivo-buccale, costituito dalla mucosa buccale, dalla gengiva e dal trigono retromolare, devono essere ben valutati per

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taluni aspetti, come la diffusione ai tessuti molli, l’erosione ossea e il coinvolgimento linfonodale, che sono fondamentali per la pianificazione del trattamento e sulla prognosi117,118. Sia la CT che l’MRI forniscono informazioni sull’estensione a carico dei tessuti molli anche se la CT è preferibile nella valutazione dell’erosione ossea. L’utilizzo della CT multidetettore a contrasto permette di combinare i vantaggi della velocità di scansione e la possibilità di utilizzare la tecnica “puffed cheek”, che consiste nel far soffiare attraverso le labbra chiuse il paziente mentre respira normalmente, utilizzata nell’acquisizione di immagini MRI in questo distretto.

La presenza di erosione e coinvolgimento osseo deve essere ben indagata in fase preoperatoria e sia la CT che l’MRI risultano adeguate per tale indagine anche se rimane controverso quale delle due tecniche risulti superiore.

Nei carcinomi a localizzazione linguale la tecnica che permette l’acquisizione di immagini ottimali è l’MRI dato che consente una caratterizzazione migliore dei tessuti molli permettendo così di visualizzare la muscolatura intrinseca e estrinseca, il pavimento orale e il fascio vascolo-nervoso linguale. Il protocollo ottimale prevede l’utilizzo del gadolino come mezzo di contrasto e l’acquisizione di immagini T1 pesate dato che il tumore mostra frequentemente un potenziamento intenso che è meglio descritto in questa sequenza. Le sequenze T1 senza contrasto permettono di visualizzare soprattutto l’erosione corticale e l’invasione del midollo mentre con l’utilizzo del mezzo di contrasto viene aiutata la valutazione della diffusione perineurale, dell’estensione nei tessuti molli, dello spessore tumorale e del coinvolgimento linfonodale.

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