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Ancora sull'appello di Iffete Hassan: il femminismo della principessa

III. CLELIA GOLFARELLI E LE DONNE ARABO-MUSULMANE

1.1.3 Ancora sull'appello di Iffete Hassan: il femminismo della principessa

L'aver brevemente accennato ad alcuni aspetti della storia del primo femminismo egiziano ci aiuta ad inquadrare meglio lo scritto della principessa Iffete Hassan. È ora più agevole vedere come gli aspetti più significati del suo appello appaiano in linea con le strategie messe in atto da quelle egiziane che, tra fine Ottocento ed inizio Novecento, cominciarono a rivendicare un più equo rapporto tra i generi. Se nel suo scritto compaiono espliciti riferimenti al nazionalismo nella sua declinazione anticolonialista ed indipendentista, che d'altra parte assunse la sua forma più computa a partire dalla fine della prima guerra mondiale, è indubbiamente presente un'accentuata volontà di distinguere il femminismo egiziano da quelli europei. Le ripetute affermazioni della sua autonomia ddalle versioni occidentali del movimento, così come i moniti che Iffete Hassan rivolge alle sue compatriote affinché si differenzino dalle donne occidentali, vanno allora considerati espressione del più generale riconoscimento di un paradigma (quello appunto egiziano) autonomo e distinto da quello occidentale; distinzione, questa, che a sua volta diventerà indice del diffuso discorso anticolonialista ed indipendentista dell'epoca. Allo stesso modo, l'affermazione della compatibilità dell'Islam con l'emancipazione della donna annunciata da Iffete Hassan risulta consentanea alle idee dei pensatori riformisti, di cui le prime femministe si servirono per rivendicare i propri diritti. Infine, l'appello della principessa affinché tutte le musulmane più abbienti si impegnino energicamente in attività intellettuali e filantropiche con l'obiettivo di istruire le donne egiziane e di sollevare le sorti delle più bisognose è perfettamente compatibile con l'importanza assunta da questo genere di attività come strategia per il miglioramento della condizione femminile.

Come altre sue compatriote, Iffete Hassan si servì della stampa come strumento di diffusione delle sue idee, in modo da emergere dalla dimensione domestica, quella dell'harem, in cui era stata costretta fino a quel momento per unirsi a quel gruppo di femministe che, in maniera discreta, 264 Margot Badran, Feminists cit., p.24.

avevano cominciato a muovere i primi passi verso la battaglia per la liberazione.

Anche altri scritti ci permettono di mettere a fuoco il pensiero di Iffete Hassan. Nel 1911, infatti, la principessa inviò due lunghe lettere all'orientalista italiano Leone Caetani (1869-1935) con le quali tornava ad esprimersi sulla questione femminile in ambito islamico265.

Nella prima lettera, datata 18 maggio 1911, Hassan domanda al Caetani di inviarle i riferimenti bibliografici in francese ed inglese, le due lingue occidentali che conosce, di studi sulla donna musulmana, specificando di non essere interessata alla sola donna turca, di cui solitamente si scrive, ma alla musulmana di ogni nazionalità e di ogni paese266:

[...] Quels sont les livres les mieux documentés sur la vie de la Musulmane de l'Arabie, l’Égypte, l'Espagne, le Maroc, la Tunisie, l'Algérie, la Turquie, la Perse, le Turkestan, les Indes enfin de la Musulmane des différentes parties du globe ? Je vous serais Monsieur infiniment reconnaissante si vous voudriez bien me donner les renseignements que je demande et en plus quelques noms de femmes les plus célèbres, leur biographie des particularité ayant rapport à la liberté, au degré d'instruction dont elles jouissaient, aux services qu'elles ont pu rendre à la société et à la position qu'elles y ont occupées.267

Il desiderio di conoscere nel dettaglio la storia delle donne musulmane del passato e, in particolare, l'esplicita richiesta di avere quelle biografie in grado di mettere in evidenza il ruolo attivo da loro svolto all'epoca più prospera della civiltà islamica è indice, com'è ormai chiaro, di una strategia volta a rivendicare un miglioramento delle condizioni di vita delle donne nel mondo contemporaneo a partire da una riscoperta delle libertà concesse loro dalla tradizione islamica. Queste considerazioni, infatti, trovano ampiamente spazio nella lettera con cui Iffete Hassan, il dieci giugno 1911, risponde al Caetani per ringraziarlo della risposta che l'orientalista gli aveva nel frattempo inviato:

En effet, le Perse a été d'une contagion funeste aux Arabes et c'est bien de ce côté là que soufflèrent les premières bouffées de l'air empoisonné qui causa parmi eux ces ravages dont notre sexe tout particulièrement devait être si sérieusement atteint. L'oeuvre de destruction ainsi commencée devait plus tard être achevée par Byzance qui en asservissant ses conquérants à ses propres habitudes sut si bien se venger de sa chute, se laissant ainsi graduellement entrainer à la perte de sa personnalité et de la plupart de ses droits le Musulman finit par choir dans ces ténèbres épaisses qui l'engloutirent, le cernèrent de tous les côtés et contre lesquelles aujourd'hui elle se débat si peiniblement [sic : péniblement]. Certes le

265 MANCA RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO.

266 L'iniziativa di contattare il Caetani, come afferma la principessa nella sua lettera, nasce dalla lettura di Hassan della conferenza che l'Orientalista ha tenuto sulla donna nelle civiltà musulmana.

Coran ne justifie nullement cet état de chose, c'est dans la fausse interprétation de ses paroles, dans l'adoption de coutumes étrangères que le Prophète eut certainement réprouvées que git tout le mal.

Le idee già espresse nel proclama della principessa vengono ribadite al Caetani in un ragionamento che risulta ancora più lineare. Dal momento che la storia del paese evidenzia che la condizione di degrado della donna è sempre stata associata alla dominazione straniera, le cause della sua decadenza vanno ricercate, non nell'Islam, bensì nell'adozione di costumi ad esso estranei. Sono proprio questi, e non il Corano e la Sunna, ad aver determinato il deterioramento della condizione femminile nella società contemporanea.

Meglio del proclama, la corrispondenza privata tra Iffete Hassan e Leone Caetani mette in evidenza come la scrittura rappresenti per lei un mezzo attraverso il quale rompere il silenzio che a lungo l'aveva relegata all'interno delle pareti domestiche per rendere finalmente udibili le sue rivendicazioni:

[...] vous ne vous étonnerez pas je l'espère et le crois, de la longueur de cette lettre, que du fond de son harem, une Musulmane adresse à l'homme de science qu'elle tient en haute estime et à qui elle tient à exposer sous leurs vraies couleurs, certains point qui rapport à la question femme-musulmane. Généralement presque toujours puis-je dire, nous observons à ce sujet une grande réserve, n'est-ce pas à l'ombre même de la réserve que nous sommes élevées ? Je me dépars ici de cette réserve, confiante en la discrétion de celui qui connait si bien nos principes, nos habitudes. Je dis nos habitudes, pourtant que reste-t-il aux habitudes d'aujourd'hui de ressemblance avec celles d'autrefois ?268

Hassan, consapevole del riserbo che da sempre circonda le donne degli harem, è intenzionata a romperlo con l'obiettivo di mostrare al suo interlocutore la vera immagine della donna musulmana. Inoltre- non è un elemento da sottovalutare- le caratteristiche dell'interlocutore della principessa spingono a riflettere sul tipo di relazione che una donna musulmana poteva stabilire con un uomo occidentale nel momento in cui si parlava di emancipazione femminile. Se nella scelta di rivolgersi al Caetani per ottenere titoli di biografie femminili si scorge la disponibilità di Iffete Hassan al confronto con il destinatario della lettera, e dunque con il sapere prodotto dall'occidente a proposito delle donne e della loro emancipazione, dall'altra non si può sottovalutare la premura con cui si vuole mostrare “sous leurs vraies couleurs, certains point qui rapport à la question femme-musulmane”. L'obiettivo della principessa è, dunque, quello di far conoscere al noto orientalista italiano la donna musulmana, che la maggior parte degli occidentali ignorano o conoscono sulla base di false affermazioni:

Bien souvent la plume occidentale a entreprit de décrire la personnalité, la vie, la situation générale de la Musulmane de nos jours notamment de la turque et de l'Egyptienne , et que de fantaisies tissées autour de ce sujet, que de jugements téméraires injustement émis à ce propos. Je me le demande pourquoi ; cette ironie, cette tendance à tout ridiculiser sans se donne la peine d'aller au fond des choses et d'en saisir les véritables nuances se manifestent-elles presque toujours quand on parle de nous et de notre Orient ? Certes l'ironie a son charme mais de quelle forte dose de poison elle est assaisonnée quand c'est nous qu'elle vise !

Due scrittori francesi sono accusati di dar vita ad un ritratto irreale della musulmana: Marcelle Tinayre e Pierre Loti e quest'ultimo, in particolare, è al centro di una feroce critica.

Il modo in cui la principessa stabilisce un dialogo con il Caetani sembra richiamare l'attitudine tenuta dalle prime emancipazioniste egiziane di fronte all'Occidente. Se il femminismo egiziano non rifiutò mai il confronto con l'Occidente, come dimostra in maniera esemplare la partecipazione delle femministe egiziane ai diversi congressi internazionali (Roma, Parigi, amsterdam, Berlino, Marsiglia, Istambul, Bruxelles, Copenhagen, ecc. ), nel rivendicara sempre un'autonomia rispetto al modello femminista occidentale e nell'incontro con l'altro non rinunciò mai ad additare ai propri interlocutori la vera immagine della donna egiziana. Come hanno dimostrato le più recenti ricerche storiche sul femminismo egiziano, le donne hanno, allo stesso tempo, stretto alleanze femministe internazionali mentre si impegnavano attivamente nelle lotte femministe autoctone.

1.1.4 Clelia Golfarelli e l'appello di Iffete Hassan: il femminismo