III. CLELIA GOLFARELLI E LE DONNE ARABO-MUSULMANE
1.2.2 A proposito delle "Note di una viaggiatrice" di Marcelle Tyniare: analisi
Tyniare: analisi
Nel 1909, Marcelle Tynaire aveva lasciato la Francia alla volta della Turchia dove il cognato André Tinayre, eletto vice-console, si era stabilito assieme alla sua famiglia281. Il suo primo viaggio
fuori dalla terra natale, veniva intrapreso dalla nota scrittrice francese, dunque, approfittando del trasferimento a Costantinopoli dei parenti e, in particolare, per raggiungere la moglie del cognato, Marguerite, a cui era legata da una profonda amicizia. Come afferma lei stessa nelle sue Notes d'une voyageuse, tuttavia, da qualche tempo la Turchia esercitava su di lei un grande fascino:
J'ai lu les bons auteurs, les spécialistes de l'Orient, Gautier, Loti, Farrère, et ma mémoire est pleine de phrases et d'images somptueuses … O mosquées ! Ô minarets ! Ô caïques ! eyprès d'Éyub, tombeau d'Aziyadé, petit yali de Beïcos, je vous vois bien … Mais la topographie, l'arrangement matériel de toutes ces mers, de toutes ces villes, et de tous ces continents qui entrent les uns dans les autres, je ne les ai pas encore saisi.282
Se l'idea di partire per la Turchia era dettata in primo luogo dal desiderio di far visita a parenti ed amici, questa terra rappresentava anche una delle mete di maggior interesse per la Tynaire. La 280 Ibidem, p. 1203
281 Per una ricostruzione del viaggio in Turchia di Marcelle Tinayre si rimanda ad Alain Quellà-Villager, Belles et
rebelles. Le roman vrai de Chasteau-Tinaire; France, Aubeon, 2000. Per una lettura critica di tale viaggio si
rimanda invece a Margot Irvine, Da notare che l'intero saggio di Irvine è volto a 282 Notes p.6.
diffusione in Francia dei romanzi di ambientazione turca appartenenti a Pierre Loti (come Le Fantome d'Orient o Les Désenchantées), Claude Farrère (come L'homme qui assasina) e Gautier avevano destato in lei una grande curiosità e l'avevano, infine, convinta a raccontare la sua esperienza turca ai lettori francesi. Il fatto che questo viaggio fosse venuto a coincidere con il periodo immediatamente successivo alla rivoluzione dei Giovani Turchi rappresentò, infine, un ulteriore elemento di interesse per la scrittrice che decise di concentrarsi sugli effetti che tale rivoluzione aveva avuto sulla popolazione femminile283.
In un primo momento, gli appunti che la Tynaire raccolse durante il viaggio furono pubblicati a puntate sulla «Révue de deux Mondes», successivamente, però, vennero sistematizzati in un unico testo organico e, infine, dati alle stampe284. Il libro uscì nel 1909 con il titolo di Notes
d'une voyageuse en Turquie e ottenne un discreto successo. Stando alle considerazioni di Alain Quella-Villagiers, biografo ufficiale di Marcelle Tinayre, le Notes furono ben accolte dalla critica francese:
Une femme en Turquie, parlant de la condition féminine, cela avait de quoi exciter plumes et plumitifs, et plus d'un lecteur. Lorsque le récit de voyage de la romancière parait dans la Révue de Deux Mondes, puis en volume […] chacun reconnait un livre intéressant, inattendu, d'une compréhension souvent intuitive.285
Diversa, invece, fu l'accoglienza riservata a questo testo dalla comunità femminile turca.
In particolare, ciò che l'anonima autrice denuncia con il suo articolo, come si è visto, è l'incapacità di Marcelle Tinayre e, per analogia delle femministe occidentali, di relazionarsi con le donne appartenenti ad altre culture. Le immagini delle donne turche che emergono dal libro della Tynaire ripropongono infatti alcuni dei cliché attraverso i quali le donne occidentali erano solite guardare all'oriente musulmano. Nell'invitata presente al matrimonio, ad esempio, è riconoscibile l'immagine della donna musulmana incapace di esercitare la maternità, nella descrizione di Mme Ange quella della povera musulmana non educata e, semmai, bisognosa dell'aiuto della più fortunata sorella 283 Marcelle Tinayre si trova a viaggiare per la Turchia nel pieno della crisi di un Impero ottomano ormai in
disfacimento. Sotto la pressione delle potenze europee ai suoi confini, prese, infatti, forma il movimento detto dei "Giovani Turchi" che, formato da liberali, modernizzatori, filoccidentali e sostenuto da buona parte dell'esercito, aveva come obiettivo quello di imporre una svolta riformatrice all'Impero ottomano in crisi. La pressione economica e territoriale dell'imperialismo, l'aggressività dei nazionalismi balcanici, e la crisi politica interna portarono ben presto ad un precipitare della situazione. Nel 1908 i Giovani Turchi dettero vita ad una sollevazione rivoluzionaria che portò alla concessione della Costituzione e alla proclamazione delle prime elezioni libere che portarono al governo gli stessi Giovani Turchi.
284 Gli appunti della Tinayre apparsero sulla «Revue de deux mondes» tra il luglio ed il novembre del 1909 e vennero pubblicati poco dopo. Cfr. Marcelle Tinayre, Notes d'une voyageuse en Turquie, Calmann-Lévy, Paris, 1909. 285 Ibidem, p.291.
occidentale e, infine, le visite alle moschee da parte della Tynaire lasciano intravedere un rapporto immaturo con la religione.
Queste immagini sono messe in discussione dall'autrice che, offesa per l'ironia ed il sarcasmo che legge nella penna della scrittrice, è intenzionata a fornire ai lettori del «Journal des débats politiques et litteraires» un'immagine alternativa della donne turche, in grado di mostrarne le complesse sfaccettature. Esemplare, a tale proposito, un passaggio dell'articolo in cui l'autrice rifiuta l'accostamento tra cristiane e musulmaneproposto da Marcelle Tynaire :
Visitando un ospedale dove si curavano i feriti caduti nei sanguinosi conflitti allora accesi nel cuore della capitale (Costantinopoli) fra l'armata liberatrice e le truppe della reazione, l'A. domanda ad una giovinetta, infermiera volontaria, se abbia egualmente curato i reazionari. -«No- risponde costei- poiché mi lasciarono libera scelta, essendomi offerta spontaneamente all'assistenza, ho curato soltanto i buoni». - Mme Tynaire registra tali parole, e scagliandosi sull'antipatia invincibile della fanciulla sedicenne verso i traditori che avevano quasi spinto alla rovina la sua patria, essa non esita a proclamare come esista un «abisso» fra le musulmane e le cristiane. «Nessuna cristiana» -esclama- «si ricorderebbe che esistono malati buoni e cattivi».
Contro l'idea di una maggior predisposizione della donna cristiana all'altruismo incondizionato, l'anonima turca racconta allora un aneddoto che punta a mostrare alle europee come le sue connazionali non siano da meno delle cristiane:
Protesto contro queste parole, in nome della nostra religione e della nostra razza! La nostra religione ci comanda una carità senza restrizioni: turca e musulmana, dichiaro altamente che, né le mie correligionarie né io, esiteremmo un solo istante a prodigare con tutto il cuore ogni soccorso a nemici cristiani o di qualunque fede caduti da valorosi dal campo di battaglia.286
Così come Iffete Hassan nella corrispondenza privata con il Caetani voleva mostrare la donna egiziana agli europei e contrastare l'idea che la religione potesse rappresentare un ostacolo al pieno sviluppo della soggettività femminile, allo stesso modo, l'anonima autrice vuole mostrare la donna turca ai lettori francesi.
1.2.3 A proposito delle "Note di una viaggiatrice" di Marcelle Tyniare: Clelia
Golfarelli, le lettrici italiane e le altre donne europee
L'idea di Clelia Golfarelli di tradurre per le lettrici di «Vita femminile italiana» A propos de “Notes d'une voyageuse en Turquie” de Mme Tinayre sembra confermare quanto osservato a proposito dell'appello di Iffete Hassan. Rendendo noto l'articolo di una turco-musulmana in cui viene messo in discussione il modo in cui le occidentali sono solite relazionarsi alle orientali, Clelia Golfarelli dà ancora una volta voce alle musulmane e spinge le sue lettrici a ripensare l'immagine che si sono costruita di loro. Un incoraggiamento, dunque, a non considerare testi come quello di Marcelle Tinayre delle fonti autorevoli per comprendere il mondo orientale e le sue abitanti, e una maniera, come affermava Sofia Bisi Albini presentando l'articolo, per mostrare alle lettrici italiane quanto “l'esistenza reale” delle musulmane sia diversa da quella veicolata da questi resoconti:
la compilatrice di questa interessantissima rubrica […] ha creduto opportuno di far noto l'articolo
d'ignota persona musulmana pubblicato nel Journal des Débats del 20 luglio che tiene a spiegare alcuni
passi del diffusissimo volume di Mme Tinayre «Notes d'une voyageuse en Turquie» nell'interesse delle musulmane la cui esistenza reale Alma d'Aurora desidera far conoscere alle donne d'Italia per mezzo di
Vita femminile.287
Senza svalutare l'intenzione di voler tutelare “l'interesse delle musulmane”, analizzando questo scritto non si può, tuttavia, non rilevare la scelta di tradurre e rendere disponibile per le lettrici italiane uno scritto fortemente critico nei confronti di una viaggiatrice francese. Alla critica degli stereotipi sulla donna musulmana che già emergeva dall'articolo precedente si aggiunge qui il fatto che tali stereotipi sono il frutto del resoconto che Marcelle Tinayre ha fatto del suo viaggio per i lettori francesi. Si presenta, allora, la possibilità che il vero obiettivo polemico di Clelia Golfarelli non sia, o meglio non sia esclusivamente, quello di colpire i produttori di un'immagine irreale della donna musulmana, ma quello di criticare allo stesso tempo il rapporto tra le non-italiane, in questo caso francesi, e le musulmane. Come emergerà con maggiore chiarezza dall'analisi di Per le Musulmane, l'ultimo articolo di Voci d'Oriente, Clelia Golfarelli tende, infatti, a riflettere sulle donne musulmane all'interno di un quadro in cui le pratiche comportamentali dalle italiane nei confronti delle musulmane sono sempre accostate a quelle 287
delle altre donne europee in un gioco di comparazione dal quale le italiane risultano sempre per possedere una migliore capacità di comprensione derivante da una maggiore affinità.