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Andrea Bernardelli “Sostiene Tabucchi” Modalità narrative e costruzione di mondi tra

Capitolo II- Una prima interpretazione dell’opera di Antonio Tabucchi Varietà tematiche

2.1 Andrea Bernardelli “Sostiene Tabucchi” Modalità narrative e costruzione di mondi tra

costruzione di mondi tra letteratura e cinema

«Quaderni di italianistica», volume XXI, n. 1 (2000), pp. 137 – 148

In uno dei suoi articoli comparsi in Quaderni d’italianistica,206 Andrea Bernardelli si sofferma sulle nozioni letterarie di «mondo narrativo» e «mondo finzione»207. L'autore, attraverso lo studio di Sostiene Pereira (1994), intende analizzare «in che modo differenti modalità della narrazione possano costruire diversi mondi di finzione»208. Lo sua ricerca - rifacendosi agli studi di narratologia iniziati da Gérard Genette - delinea una analisi puntuale dell’impalcatura espositiva con cui Antonio Tabucchi costruisce il suo romanzo209. L’incipit di Sostiene Pereira può essere particolarmente efficace per studiare la situazione narrativa prospettata dal narratore:

Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? Questo a Pereira è impossibile dirlo. Sarà perché suo padre, quando lui era piccolo, aveva

206 ANDREA BERNARDELLI, “Sostiene Tabucchi” Modalità narrative e costruzione di mondi tra

letteratura e cinema, «Quaderni di italianistica», volume XXI, n. 1 (2000), pp. 137 – 148.

207 Ivi, p. 137 208 Ibidem

209 «Il concetto di mondo narrativo o di mondo di finzione di un testo letterario può essere interpretato

secondo due prospettive, tra loro di fatto complementari. In primo luogo il mondo narrativo può essere inteso come un "dato", come il prodotto finale dell'atto creativo di un autore. Secondo questa accezione un mondo possibile narrativo è identificabile attraverso una serie di specifiche caratteristiche "statiche" (individui, azioni o frames di azioni, motivazioni, descrizioni di ambienti o di oggetti, ecc.). D'altro canto è sempre possibile interpretare il concetto di mondo narrativo come un "processo", come il prodotto finale di un atto di lettura. In questo caso ad essere chiamate in causa sono le caratteristiche "dinamiche" del testo letterario, vale a dire le diverse modalità narrative {voce, punto di vista, distanza, focalizzazione, ecc.) considerate come strumento nel delineare un percorso di costruzione del mondo narrativo da parte del lettore» (Ibidem).

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un'agenzia di pompe funebri che si chiamava Pereira La Dolorosa, sarà perché sua moglie era morta di tisi qualche anno prima, sarà perché lui era grasso, soffriva di cuore e aveva la pressione alta e il medico gli aveva detto che se andava avanti così non gli restava più tanto tempo, ma il fatto è che Pereira si mise a pensare alla morte, sostiene.210

Come è possibile osservare già dal titolo - Sostiene Pereira - dal sottotitolo - Una

testimonianza - e dalle prime pagine del romanzo, l’opera si pone in una dimensione

dialogica e aperta con i lettori e suggerisce alcuni interrogativi significativi: Chi è Pereira? Cosa sostiene? E soprattutto, a chi rende testimonianza? Tutto il romanzo infatti è costruito come un lungo verbale di deposizione che affida al lettore le parole di Pereira, protagonista delle vicende, e il sintagma «sostiene Pereira», reitarato più volte nel corso della narrazione, suggerisce un’ambientazione molto simile a quella di un’aula di tribunale. In sintesi, sin dalle prime pagine del romanzo di Tabucchi, si palesa non solo un testimone, ma anche una voce narrante che ne raccoglie la testimonianza; Bernardelli definisce quest’ultima come un «narratore forte» che:

riporta la testimonianza del protagonista delle vicende, probabilmente pilotandola e aggiustandola (si può anche pensare che le reticenze di Pereira siano in realtà dovute agli interventi censori da parte del Narratore).211

Oltretutto, Andrea Bernardelli, rileggendo l’incipit del romanzo, sofferma l’attenzione sulla diligente scelta delle voci verbali; la presenza, quasi ossessiva, del predicato «sostiene» è unita ad una serie di strategie che attribuiscono un tono di incertezza a questa testimonianza («Pare che..», «Perché? Questo a Pereira è impossibile dirlo», «sarà

210TABUCCHI, Sostiene Pereira: una testimonianza, Milano, Feltrinelli, 2014, p. 7. 211BERNARDELLI. “Sostiene Tabucchi” Modalità …p. 138.

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perchè», «ma il fatto è che Pereira si mise a pensare alla morte, sostiene»212). Tuttavia, il narratore, se talvolta sembra mettere in discussione la veridicità di quanto raccontato dal testimone Pereira («Pereira non lo sa, sostiene»213), altrettante volte, sembra comporre una cronaca consapevole, nitida e realistica delle azioni del protagonista («Era proprio un articolo da cestinare, ma Pereira non lo cestinò, chissà perché lo conservò, ed è per questo che può produrlo come documento»214) rifiutando quel tono di incertezza che scaturisce dal refrain Sostiene Pereira. Tuttavia, la continua ripetizione di questa clausola- giuda sembra punteggiare quasi continuamente l’intera narrazione, come a voler sottolineare in ogni momento che la storia narrata è un semplice resoconto di quanto Pereira ha detto e non una registrazione fedele delle sue parole; il racconto dunque è basato sulla figura di un narratore, che funge da medium, delegato a riportare le vicende del protagonista del romanzo. La funzione del cosiddetto narratore forte non si limita a fare da semplice medium narrativo, ma talora interviene addirittura a commentare le vicende narrate. A questo scopo Alessandra Cioccarelli suggerisce una riflessione di carattere linguistico:

Il verbo ‘sostenere’ in italiano e una parola piuttosto ambigua e si riferisce in particolar modo a due ambiti: quello della comunicazione (affermare qualcosa con convinzione, affermare qualcosa che contrasta con l’opinione pubblica) e quello invece pragmatico delle azioni (supportare, assumersi la responsabilità, incoraggiare). Interessante e l’osservazione di Monica Jansen sulle traduzioni che vengono fatte all’estero del titolo del romanzo: in Spagna viene mantenuto il titolo originale, in Francia vengono invertiti i due termini e viene eliminato quindi il costrutto marcato italiano che conferiva maggiore rilevanza al verbo che al sostantivo, ma l’osservazione più rilevante è la seguente: tutte le traduzioni devono risolvere l’ambiguità insita nel verbo originario italiano.215

212 Ibidem. 213 Ivi, p. 82. 214 Ivi, p. 51.

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Alessandra Cioccarelli mette in luce un problema di ambiguità insito nel verbo “sostenere” che, se da un lato significa ‘affermare con convinzione’, dall’altro, afferisce alla sfera semantica del ‘supportare, sostenere’. La Cioccarelli si rende conto che, tutte le traduzioni del romanzo italiano, cercano di risolvere questa ambiguità di fondo, manipolando i termini del sintagma.

Il verbo portoghese afirma ad esempio denota un atto enunciativo piuttosto neutro che equivale al nostro ‘dire’, mentre il tedesco erklärt ha invece il significato ben piu marcato di ‘dichiarare’. L’italiano ‘sostenere’ sembra quindi distinguersi da queste due precedenti scelte linguistiche, in quanto semanticamente ambivalente. Vi è poi un paradosso sviluppato da Antonio Tabucchi all’interno della sua opera; Alessandra Cioccarelli cerca di spiegare, attraverso un’analisi linguistica, l’ambiguità di fondo che caratterizza l’intera impalcatura del romanzo:

questo verbo [‘sostenere’] generalmente in italiano dovrebbe riferirsi ad un individuo che sostiene fermamente le sue opinioni, ma spesso viene qui usato in maniera insolita poiché connesso a eventi o situazioni vaghe ed effimere come il clima atmosferico («Pereira sostiene che quel pomeriggio il tempo cambio» (Tabucchi 1994: 13), i sogni («Quel pomeriggio, sostiene Pereira, fece un sogno» (79) o le supposizioni («E difficile avere un’opinione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, Sostiene Pereira» (46), che richiederebbero invece l’utilizzo di un verbo sicuramente più generico e meno imponente. 216

Peraltro, questa riflessione trova riscontro anche altrove. Monica Jansen – proprio come Alessandra Cioccarelli - osserva che la formula italiana «sostiene Pereira» si mostra ambivalente; da un lato sottolinea una vicinanza della voce narrante al punto di vista del testimone, dall’altro lato, invece, evidenzia un allontanamento del narratore dal

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personaggio di Pereira e dalla veridicità del suo racconto. Dopo aver letto tutto il romanzo, non c’è nessun indizio che possa condurre il lettore a considerare non veritiera la testimonianza; di fatto, l’inattendibilità delle parole di Pereira sembra essere solamente un «pregiudizio infondato».217

Alessandra Cioccarelli cerca di fare luce sulla questione dell’ambiguità insinuata dall’autore:

Per comprendere la portata di questa scelta narrativa dobbiamo inoltre ricordare brevemente che Pereira è un personaggio che vive un momento storico estremamente delicato, quello della dittatura salazarista, in cui il confine, come in tutti i regimi dittatoriali del resto, tra verita e menzogna diventa gradualmente instabile e indeterminato. Chiaro e dunque il compito del narratore ai fini della costruzione romanzesca; la voce narrante e il ruolo che Tabucchi escogita e fa assumere al suo delegato interno che raccoglie quindi la delega ricevuta e si fa voce narrante attivata dall’autore allo scopo di riferire e quindi di fissare nella memoria le verita contenute nella storia e deposizione di Pereira.218

Il sottotitolo del romanzo (Una testimonianza) obbliga a interpretare il racconto sotto una particolare prospettiva testuale, verosimilmente di tipo processuale o, comunque, molto simile a quella di un verbale e di un interrogatorio.219 Andrea Bernardelli, peraltro, definisce il testo come un romanzo di formazione, che racconta la crescita e la maturazione del protagonista. Tuttavia, parallelamente alla trasformazione esistenziale dei personaggi coinvolti, il narratore è intento a ripercorrere anche il processo di «trasformazione» della loro identità «politica e sociale».220 Andrea Bernardelli sostiene in definitiva che «Pereira, impiegando come tramite l’omonimo Narratore, rende una

217 Ibidem. 218 Ivi, pp. 54-55.

219 Manuela Bertone associa il romanzo ad una specifica tipologia di letteratura, detta di testimonianza,

della quale è massimo rappresentante Albert Camus.

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testimonianza relativa alla propria esistenza.»221, esistenza, da intendersi- a questo punto - nel senso più ampio del termine, cioè anche come ‘evoluzione politica’. Tuttavia, Bernardelli si domanda non solo che tipo di testimonianza possa fornire Pereira, ma anche da quale scenario possa esser scaturito il romanzo (un’aula di tribunale?):

Ma a chi di fatto Pereira rende tale testimonianza? I tentativi di identificare il destinatario di tale testimonianza hanno delineato tre possibili risposte: a) Può trattarsi in primo luogo di una testimonianza fatta ad ogni generico futuro lettore (ad un generalizzato lettore implicito); b) Oppure, meno banalmente, come dice Giorgio Bertone la cui interpretazione è particolarmente apprezzata anche dallo stesso Tabucchi (Gaglianone e Cassini), si può trattare di una testimonianza resa al "tribunale della letteratura". Il lettore diviene in tal modo il depositario di un messaggio di portata storica o epocale e non solo di significato letterario. O forse ancora, dato l'argomento trattato (la costruzione o il processo di formazione di una coscienza politica) può trattarsi di una testimonianza portata al tribunale dell'umanità. La testimonianza di Pereira diviene così denuncia di una condizione esistenziale che deve essere generalmente condivisa. Riassumendo: attraverso un particolare meccanismo narrativo fatto di rapporti tra diverse entità testuali si definisce una specifica immagine del mondo narrato. La credibilità o la funzione di verità del racconto viene determinata dal particolare rapporto esistente tra il Narratore, il testimone/protagonista delle vicende e il lettore. Infatti, come detto in precedenza, abbiamo un Narratore eterodiegetico assente come personaggio dall'azione, e un personaggio (Pereira) che agisce invece come narratore omodiegetico. Allo stesso tempo Pereira espone gli eventi da un punto di vista interno. Si tratta quindi di un narratore intradiegetico, il cui punto di vista non è noto direttamente al lettore, ma viene mediato dalla narrazione di secondo grado del Narratore. Il Narratore ha un punto di vista esterno sugli avvenimenti. Si tratta tecnicamente di un narratore extradiegetico.222

Bernardelli conclude quindi che, colui che raccoglie la testimonianza è una voce narrante di tipo eterodiegetico- extradiegetico, ovvero un narratore di primo grado che racconta una storia da cui è assente come personaggio dell’azione, introducendo, a sua

221 Ivi, p. 139. 222 Ibidem.

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volta, un altro personaggio, Pereira. Colui che fornisce la testimonianza invece, svolge sia la funzione di narratore omodiegetico - perché è interno alla storia e ne è anche personaggio- sia quella di narratore intradiegetico - perché racconta gli eventi all’interno di fatti narrati da un altro narratore223. In definitiva, il cosiddetto «narratore forte» ha

davanti a sé il testimone delle vicende narrate e – come osserva Gérard Genette all’interno dei suoi studi di narratologia - sembra voler dire: «qualcuno mi sta raccontando (qui e ora) che…». Le conseguenze di questa strategia sono immediate: il punto di vista adottato dal narratore forte, è ristretto a quello che il protagonista vuole svelare infatti, la voce narrante riferisce solo ciò che Pereira decide di testimoniare; il racconto è altresì limitato nel suo arco cronologico, dal momento che il lettore non sa né quando la storia sia stata narrata, né quanto tempo sia intercorso tra gli eventi e la loro trascrizione. L’area paratestuale, pertanto, viene spesso usata dall’autore per ampliare e complicare la lettura, con l’effetto, in alcuni casi, di destabilizzare il lettore. La diligente analisi di narratologia, condotta da Andrea Bernardelli, evidenzia infatti la presenza di un’importante zona paratestuale che fornisce al lettore, come dice Alessandra Cioccarelli, una serie di «indicazioni riguardo alla genesi e composizione dell’opera.» 224 e riguardo i mondi di

finzione metaletteraria costruiti.

Lo studio di Andrea Bernardelli solleva una serie di interrogativi sulla presunta identità di colui che fornisce la testimonianza al cosiddetto «narratore forte». Tabucchi stesso lo definisce come una «trasposizione fantasmatica del vecchio giornalista» (Tabucchi 1994: 212), «anch’egli senza nome, di cui lo scrittore aveva visitato la salma il mese prima di essere a sua volta visitato dal personaggio, a cui verrà dato il nome di

223 Cfr. i più volte citati studi di narratologia di Gérard Genette. 224CIOCCARELLI, Il paratesto tabucchiano… p. 44.

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Pereira»225. Così quest’uomo «presta alcuni dei suoi tratti reali e concreti per delineare la fisionomia di Pereira»226. L’autore pisano si è pertanto ispirato ad una persona realmente esistita, ugualmente contraria – come Pereira- alla dittatura di Salazar227. Tabucchi, peraltro, spiega - in una breve glossa metalinguistica - che il nome Pereira in portoghese significa «albero del pero e, come tutti i nomi degli alberi da frutto, è un cognome di origine ebraica» (Tabucchi 1994: 213), tale scelta, dunque, vuole essere un encomio al popolo ebraico, vittima da sempre delle «grandi ingiustizie della Storia» (Ibidem).

L’analisi di Andrea Bernardelli intende evidenziare come la voce narrante mette spesso in diretta discussione la completezza di quanto sostiene Pereira. Infatti il protagonista - per le modalità con cui è introdotto di volta in volta nella narrazione - sembra perdere, a tratti, ogni credibilità agli occhi di chi legge. Così, Alessandra Cioccarelli cerca di dare una giustificazione della scarsa attendibilità di questo testimone, affermando che Sostiene Pereira:

[…] si configura come richiamo intertestuale di un piccolo intermezzo di Eliot intitolato What

about Pereira?, in cui due amiche evocano, nel loro dialogo, un misterioso portoghese chiamato

Pereira, del quale non si saprà mai niente. Nell’opera eliotiana Sweeney agonista, in cui eè

225 Alessandra Cioccarelli continua la sua analisi affermando che «Il dato centrale della Nota tabucchiana,

comunque, sembra essere la sottolineatura del complesso e stratificato sistema di deleghe, che sta all’origine del romanzo: il fantasma di Pereira visita Tabucchi e affida all’autore il compito di raccontare la sua storia; l’autore fa poi assumere a sua volta al narratore il ruolo di delegato interno, che deve riferire quello che Pereira racconta nel corso della sua ‘deposizione’; il narratore, tramite la formula «Sostiene Pereira», delega al protagonista del romanzo la responsabilità dei fatti raccontati; infine Tabucchi delega al personaggio Pereira l’origine e la genesi del racconto.» (Ibidem). Cfr. anche TABUCCHI, Sostiene Pereira…p. 211: «Il dottor Pereira mi visitò per la prima volta in una sera di settembre del 1992. A quell’epoca lui non si chiamava ancora Pereira, non aveva ancora i tratti definiti, era qualcosa di vago, di sfuggente e di sfumato, ma aveva già la voglia di essere protagonista di un libro. Era solo un personaggio in cerca d’autore. Non so perché scelse proprio me per essere raccontato.». Tanto più che in coda alla Nota ci informa che questa data ha un valore particolare nella sua vita. Il 25 agosto 1993 è sia la ricorrenza del compleanno della figlia sia il giorno in cui, per fortunata coincidenza, ha ultimato il suo romanzo, quasi a suggellare la ritualità di un atto di creazione fisica e letteraria, che lo rende al contempo padre e autore.

226 Ibidem.

227 L’uomo al quale Tabucchi si era ispirato condivide con Pereira anche alcuni caratteri esteriori come l’età

anagrafica [«quando lo avevo conosciuto a Parigi era un uomo sui cinquant’anni» (Ibidem)] e l’aspetto fisico [«un vecchio grasso e flaccido» (Ibidem)].

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presente questo intermezzo, non ci viene detto quasi nulla di questo personaggio se non il nome, ovvero Pereira, la nazionalità portoghese e il fatto che si tratta di un uomo a cui non si può prestare fiducia, a tal punto che le due amiche Dusty e Doris per sbarazzarsi di lui, inventano un’improvvisa malattia per non incontrarlo. Tabucchi, a partire da questi pochi elementi tracciati da Eliot, sembra dare un volto e una forma a questo personaggio, la cui natura e incompleta e la cui voce e inascoltata. L’autore italiano, pur ispirandosi all’opera eliotiana e ponendosi in dialogo aperto con essa, sviluppa un’opera del tutto autonoma nella quale la storia di Pereira, riscattata dal silenzio, viene registrata e trasformata in una testimonianza scritta. Non sembra certo casuale il riferimento al personaggio di Eliot, presentato come un uomo poco credibile e affidabile, dal momento che l’attendibilità del protagonista di Sostiene Pereira sembra essere continuamente messa in discussione dalla voce narrante.228

Alessandra Cioccarelli, proprio come Andrea Bernardelli, riconosce che l’attendibilità di Pereira sembra esser messa volutamente in discussione dalla voce narrante e dà a questo una sorprendente spiegazione: Antonio Tabucchi si sarebbe ispirato ad una opera di Thomas Eliot, Sweeney agonista (1933), in cui viene introdotto un personaggio di nome Pereira, di nazionalità portoghese, verso cui non si può prestare fiducia, tanto che viene letteralmente snobbato dagli altri personaggi della storia, che inventano scuse pur di non incontrarlo.

Gli studi di Andrea Bernardelli non si limitano unicamente all’ambito narratologico del romanzo, ma estendono la riflessione anche alla sua trasposizione cinematografica229. Roberto Faenza nel 1995 realizza infatti un adattamento cinematografico di Sostiene Pereira con la collaborazione, per i dialoghi, dello stesso Tabucchi. Bernardelli afferma che: «Già alcuni critici hanno sottolineato il carattere

228CIOCCARELLI, Il paratesto tabucchiano…p. 46.

229 «La trasposizione cinematografica di un testo letterario - considerando la fabula o plot del racconto come

una ipotetica invariante - mette in evidenza in quale modo i vincoli espressivi dei due media e le scelte degli "autori" - lo scrittore da un lato e il regista/ sceneggiatore dall'altro -, possano influire nel definire due diverse relazioni epistemiche con il mondo narrativo.» (BERNARDELLI, “Sostiene Tabucchi” Modalità

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iconico-visivo della narrazione di Tabucchi»230, basti alludere alla costruzione cinematografica di Piazza d’Italia o ai numerosi adattamenti cinematografici delle sue opere, come quello per Sostiene Pereira condotto da Roberto Faenza.

In riferimento a quest’ultimo, viene da chiedersi quanto il regista possa effettivamente aver rispettato le istanze narratologiche stabilite dall’autore in fase di stesura. Faenza riduce in primo luogo il ruolo della voce narrante esterna che viene confinata ad una funzione di «cornice».231 La sua voce si manifesta all’inizio e alla fine del testo cinematografico, configurandosi come la classica voce fuori-campo presente in molti film. In questi spazi specifici del film sono confinate altresì le manifestazioni dell’espressione «sostiene Pereira». Quindi, a rigor di logica, la trasposizione cinematografica non è capace di rendere giustizia della complessità narratologica di cui, invece, è provvisto il testo letterario. Infatti, nel film di Faenza, l’esperienza sembra esser raccontata «senza mediazioni».232 Il protagonista non abbandona mai la scena, a differenza del libro, dove intervengono anche altri personaggi che offrono i loro pareri alla vicenda narrata. Tuttavia, la grande diversità tra il romanzo e il film risiede nel fatto che gli spettatori vivono in presa diretta le avventure del personaggio. In altre parole, il film acquisisce in superficie una maggiore limpidità oggettiva, anche perché manca di un