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Anime ribelli. Pratiche e retoriche di una subcultura resiliente

IL SISTEMA MINIERE

3.1. Anime ribelli. Pratiche e retoriche di una subcultura resiliente

«I minatori sono la gente più coraggiosa del mondo, non hanno paura di niente... solo di Allah» (HD., minatore abusivo, C.P., 14/09/2018).

Con queste parole solenni, venni introdotto al mondo dell’estrazione di carbone sulla Brdo, la «Collina» che sorge su uno dei «giacimenti più ricchi di carbone di tutta la Bosnia centrale, nella placca tettonica che da Sanski Most [nel Nord-Ovest del Paese, N.d.A.] giunge fino a Kakanj, qualche decina di chilometri a Sud di Zenica» (M. Srdanović, Ingegnere minerario, per dieci anni Dirigente della RMU Zenica, R., 16/06/2019).

Il fenomeno dello sfruttamento privato e illegale dell’«oro nero» (crno zlato), si inserisce nel contesto sociale, politico ed economico presentato all’interno dei precedenti capitoli, e trae la sua originalità dal fatto di essere intimamente correlato all’attività dell’estrazione abusiva e deregolamentata di ferro dalla discarica Rača.

Ciò che è andato formandosi sulla Brdo a livello di strategie estrattive, modo di produzione, organizzazione della forza-lavoro e filiera distributiva si è evoluto nel tempo, strutturandosi oggi come un vero e proprio «sistema» in grado di soddisfare la domanda crescente del prezioso combustibile fossile.

Alcune domande sorgono a questo punto spontanee: a cosa serve il carbone estratto sulla collina? Chi sono gli acquirenti? Da dove viene la necessità di rivolgersi a un mercato nero, consapevoli che chi vi lavora si muove ai margini della legalità?

Intorno al business del carbone illegale ruota un grande giro di affari, poiché fornisce per la stagione fredda il combustibile per il riscaldamento e per l’alimentazione delle cucine delle abitazioni private di gran parte della Bosnia centrale e oltre: «Il guadagno più grande si ha fuori dal centro di Zenica, perché in città c’è il teleriscaldamento collegato all’acciaieria e il carbone non serve per chi vive in appartamento... i mušterija (compratori) sono tutti i privati dei villaggi della regione, di

alcune zone della RS e perfino dell’Erzegovina, che lo usano per le caldaie, per il riscaldamento durante l’inverno o per cucinare» (AR., Minatore, figlio di un capo miniera, C.P., 27/11/2018). A causa della sempre minor disponibilità di legna da ardere (conseguenza degli abbattimenti incontrollati di enormi porzioni boschive dal ’95 in poi) e all’aumento del prezzo di quest’ultimo, la domanda di carbone è costantemente aumentata, al punto da «essere diventata una risorsa indispensabile per ogni famiglia in gran parte del Paese... banalmente, senza il carbone come farebbe la gente a scaldarsi?» (Prof. Bujak, R., 24/11/2018).

Secondo i pareri degli addetti ai lavori, la soluzione ideale per un riscaldamento ottimale durante i mesi freddi sarebbe «metà a legna, migliore per l’avvio, e metà a carbone, per mantenere costante la temperatura» (Irfan, C.P., 10/04/2018). Detto ciò, è l’impegno economico a variare sensibilmente: «80 KM al metro cubo di legna per un totale di 10/15 m3 a stagione, contro le 3 o 4 tonnellate di carbone che sulla collina è disponibile in media a 100 KM a tonnellata» (AJ., minatore, C.P., 10/04/2019). Con il trasporto a domicilio, il prezzo può raggiungere i 130 KM/t, ben lontani dai 178,40 KM/t, prezzo a cui il carbone viene venduto ai privati dalle miniere statali presenti in città (Ajda Branković, Ufficio legale della RMU Zenica, R., 19/06/2019).

Sulla collina il costo del carbone a tonnellata è uniforme e non subisce grandi variazioni a seconda della compagnia estrattiva, attestandosi sui 100/110 KM a tonnellata che diventano 120 o 130 se viene effettuato il trasporto e lo scarico all’abitazione del cliente. Il prezzo, sensibilmente inferiore rispetto a quello delle miniere statali, è giustificato dall’assoluta mancanza di tutela e investimenti in materia di sicurezza per i minatori e dalle modalità totalmente na crno (in nero) in cui viene svolto questo tipo di commercio.

Nonostante i metodi rudimentali adottati, che non consentono di estrarre troppo in profondità, il carbone della zona di Gradišće è di qualità medio-alta, come confermato dal dott. ing. Arnaut, ex Direttore tecnico della RMU:

Il carbone della collina... (con espressione incredula) l’ho appurato coi miei occhi... è pulito (čisto), non ci sono troppe pietre e dalle analisi di laboratorio ha un potere calorifero di circa 13.000 kJ/kg anziché i 18.000 kJ/kg del nostro carbone, che però viene estratto a più di 400 metri di profondità... sicuramente il loro è più inquinante ma è buono per il riscaldamento e l’uso domestico. Dobbiamo guardare la realtà dei fatti... agli aspetti che interessano alla gente: è più economico rispetto al nostro e nel mercato della vendita al dettaglio per i privati, grazie al prezzo, le miniere abusive sono nostre dirette concorrenti

[C.P., 29/06/2019]

Il carbone estratto sulla collina, a seconda del numero di volte in cui viene setacciato, è venduto in formati più grandi, adatti alle caldaie e alle stufe, o in pezzi più fini (sitno, piccolo o grah, fagiolo) migliori per l’utilizzo nelle cosiddette cucine «economiche». In molti casi viene svolta una terza setacciatura da cui si ottiene un tipo di carbone finissimo che, attraverso un giro di conoscenze e corruzione, in una commistione d’interessi tra Stato e privati del tutto fuori dai confini della giurisdizione, «finisce nei magazzini di grandi aziende a cui serve quel particolare taglio di carbone... to ti je jedan veliki krug (è un grande giro), se salta anche solo un ingranaggio, salta tutto il banco» (Z., C.P., 22707/2019).

Secondo i minatori stessi, la quasi totalità della domanda di carbone per uso domestico nella regione centrale del Paese è assorbita dal sistema estrattivo andato consolidandosi negli anni nella zona di Gradišće, che funziona oggi in maniera snella, organizzata e gerarchica in un ambiente proteiforme che vede la presenza di una popolazione lavorativa composita, difforme per età, motivazione ed esperienza ma accumunata da uno stretto rapporto di fiducia, fondato su relazioni di parentela, amicizia o vicinato (komšiluk).

In questo capitolo cercherò di mettere in luce tutta la complessità di un fenomeno in cui si ritrovano al suo interno una sfaccettata combinazione di figure che spaziano dal giovane disoccupato al veterano di Guerra, da Tajkuni con guadagni da capogiro ad autisti muniti di kombi (furgoni) impegnati a evitare posti di blocco della polizia, da premurosi padri di famiglia a minorenni che hanno lasciato la scuola, tutti accomunati dal fatto di trovare nella collina la loro (spesso unica) fonte di sostentamento. Un universo variegato, sospinto al lavoro nero da differenti ragioni e prospettive sul futuro, guidate ora dal sogno migratorio in UE (in Germania soprattutto), ora dall’immediatezza della dnevnica (paga giornaliera) che il gazda (capo) distribuirà loro a fine giornata.

In una tensione ineliminabile tra la retorica miserabilista del «solo per sopravvivere» (samo za

preživiti) che pervade il campo d’indagine, e la realtà controfattuale che denota paghe superiori

alla media nazionale (cfr. Agencija za Statistiku Bosne i Hercegovine, XII:2, 15/02/2019 e XIII:1, 16/08/2019)261, si configurano le soggettività dei minatori, impegnati in quello che, a più riprese è stato definito nell’etnografia «il peggior lavoro del mondo».

Analizzando dettagliatamente i dati dell’Agenzia Statistica bosniaca relativa agli stipendi medi nel Paese, si scorgeranno grandi discrasie che rappresentano per la nostra analisi un elemento cruciale. Prendendo in considerazione il prospetto ufficiale relativo all’intero anno 2018 si noterà come nei settori in cui è più alta l’offerta di lavoro, dove sono più facilmente spendibili i diplomi e le competenze della gran parte della popolazione attualmente impiegata sulla collina, la situazione degli stipendi netti mensili appare abbondantemente sotto la media nazionale: settore ricettivo e ristorazione, 539 KM (276 €); settore costruzioni, 570 KM (292 €); settore amministrativo privato e logistica, 595 KM (305 €); industria manifatturiera, 643 KM (329 €); settore agricolo, 776 KM (397 €) (Agencija za Statistiku Bosne i Hercegovine, XII: II, 15/02/2019).

Questi salari non sarebbero di per sé un problema se i prezzi medi del paniere fossero commisurati alle entrate. Quello che più stride tuttavia è il gap tra salari e uscite medie relative ai beni di consumo le quali, secondo i dati ufficiali di maro 2019 (mese mediano del periodo in cui si è svolta la ricerca)262 elaborati dal Savez Samostalnih Sindikata Bosne i Hercegovine (Confederazione dei Sindacati Indipendenti della Bosnia ed Erzegovina), si attestano sui 2.024,40 KM per una famiglia di quattro membri. Ciò significa che le paghe nel mercato del lavoro in regola, per la gran parte degli occupati nel bacino in cui la manodopera è maggiormente richiesta, è tre o quattro volte inferiore rispetto al dato indicato dal Sindacato.

Vale la pena sottolineare come il quadro generale in cui i singoli individui si trovano a operare è profondamente influenzato da scelte in materia di politica economica di segno marcatamente neoliberista che, come illustrato nel primo capitolo, prende le mosse dai processi di privatizzazione e dalla formazione di élites economiche facenti capo ai partiti nazionalisti al potere. Nel caso di Zenica, lo stesso passaggio dell’acciaieria nelle mani del più grande gruppo siderurgico mondiale ArcelorMittal (che nel 2018 ha fatto segnare il suo miglior risultato di sempre con un fatturato record di 76 miliardi di dollari; Tosini, Siderweb, 07/02/2019)263 non ha contribuito a un balzo in avanti in termini di stipendi e benefici per gli operai (vedi cap.1).

Media calcolata sugli stipendi netti nazionali (BiH) del II semestre del 2018.

(http://bhas.gov.ba/data/Publikacije/Saopstenja/2019/LAB_04_2018_H2_0_BS.pdf) e del I semestre del 2019 (http://bhas.gov.ba/data/Publikacije/Saopstenja/2019/LAB_04_2019_H1_1_BS.pdf). La media netta riferita al periodo indicato del 2018 è 879 KM, per il 2019 è 911 KM. Cfr. allegati n.4 e n. 5.

Per uno sguardo più generale, si veda il sito ufficiale dell’Ufficio Statistico della BiH: http://bhas.gov.ba/Calendar/Category/38

262 https://www.sssbih.com/wp-content/uploads/2019/04/Sindikalna-potrosacka-korpa_mart-2019.pdf

263 Per un utile netto di 5,1 miliardi dollari (https://www.siderweb.com/articoli/top/702051-arcelormittal-risultato- record-nel-2018).

Nel contesto di neoliberismo spinto in cui si trova la BiH, è andato costituendosi sulla collina un modello di organizzazione del lavoro dal carattere ibrido o, come viene definito nei corridoi della facoltà di Filosofia dell’Università di Zenica, «qualcosa lontano dal capitalismo» (Prof. Šabanović, C.P., 30/10/2018) che permea le relazioni nel mercato nel settore privato264.

Avviluppati in un contesto statale definito dall’antropologo e medico Paul Farmer attraverso il concetto di «violenza strutturale» (2004: 305-325) i minatori abusivi della Brdo mettono quotidianamente in campo pratiche attive e resilienti che trovano nell’illegalità dell’estrazione privata di carbone l’essenza materiale della loro «borba za život», la lotta per la vita (RĐ, Minatore abusivo da otto anni, C.P., 28/11/2018).

Delineare un’analisi antropologica delle vite dei minatori informali di Zenica, significa quindi inserirle nel rapporto dialettico in cui il «locale» incontra il «globale», ossia laddove il sistema-miniere della Brdo interseca il modello economico neoliberista che è andato instaurandosi nell’ex-Repubblica socialista a partire dal Dopoguerra ad oggi. Il campo d’indagine risulta quindi investito da fattori peculiari alle traiettorie storiche cha hanno attraversato la regione, così come dall’incontro con modelli socio-economici, paradigmi d’azione, «mentalni sklop» (atteggiamenti mentali) profondamente influenzati da mode, riferimenti politici e dottrine di carattere sovranazionale. In questo contesto, la complessità dell’indagine raggiunge il suo acme nello spazio precipuo e concreto in cui si dispiegano azioni e relazioni di coloro che, nelle profondità della collina o a cielo aperto, scavano per estrarre l’oro nero bosniaco.

Le pratiche lavorative agite sulla Brdo producono a loro volta disequilibri in termini economici e sociali, alimentando la creazione di disuguaglianze nelle relazioni di potere all’interno della comunità di Gradišće e dei villaggi limitrofi.

La violenza strutturale di cui parla Farmer e di cui è intriso l’ambiente delle miniere, si configura come «particolare tipo di violenza che viene esercitata in modo indiretto (che non ha bisogno di un attore per essere eseguita) prodotta dall’organizzazione sociale stessa, dalle sue profonde diseguaglianze» che forgiano indelebilmente le vite dei protagonisti, in cui le possibilità «e i sogni sono fortemente limitati, plasmati dai processi storici ed economici» che si dispiegano al di là delle singole esistenze (Farmer, 2004: 315). D’accordo con Bourdieu, la violenza strutturale teorizzata

264 A differenza del settore privato, lo stipendio netto mensile medio della Pubblica Amministrazione, nel 2019 supera abbondantemente i 1.200 KM; Agencija za Statistiku Bosne i Hercegovine, XIII: I, 15/08/2019.

da Farmer diviene «principio strutturato e strutturante», un confine che limita le capacità d’azione dei soggetti (1999), regolando in questa maniera le modalità in cui risorse ed esperienze sono allocate e vissute.

Investigare l’antropologia all’interno del contesto estrattivo di Gradišće significa immergersi in un campo d’indagine in cui agiscono molteplici fattori convergenti che ne costituiscono lo sfondo e ne permettono la riproduzione. Differenze generazionali, reti parentali e di vicinato, marginalità, liminalità e resistenze, norme sociali e moralità sono solo alcuni degli elementi salienti che emergono dall’etnografia e che influenzano, fondandolo, l’ambiente minerario abusivo della Brdo. I temi sopradescritti rappresentano dei nodi cruciali del progetto etnografico che ha visto il ricercatore «impregnato» nel campo fin nelle viscere terrestri e costituiscono pertanto l’oggetto privilegiato d’analisi del presente capitolo.