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Anna Lorenzetti e le sue “Favole per gatti”

Anna Lorenzetti è un’artista creativa, che produce con arte masche-re veneziane, bambole e addirittura ha masche-realizzato un fantastico pmasche-re- pre-sepe esoterico esposto nel Castello di San Costanzo.

San Costanzo (PU) le ha dedicato presso il Palazzo Cassi un mu-seo permanente per esporre le sue opere, che hanno partecipato a più sfilate prestigiose, fra cui quelle di Venezia e di Capua.

Persona dall’animo dolce ed enigmatico non mi meraviglia che abbia scritto il libro Favole per gatti, perché penso che incarni lei stessa il mondo interiore di questo felino domestico rappresentato simbolicamente e venerato in molte culture fin dall’antichità.

Sono andata a trovare Anna nella sua dimora di Castel d’Emi-lio a pochi km. da Castelferretti (AN) situata nella ex chiesa di San Pietro del Castello stesso. Lo stupore è inimmaginabile. Mi è sem-brato di entrare in un altro mondo: universo di fate e di misteri, eco della memoria perduta fra le pagine dei libri antichi. Arredi, oggetti antichi, stoffe e collezioni sui tavoli e alle pareti alimentano un fa-scino attraente e indescrivibile. Il mio è un invito ad andare a vede-re e a conoscevede-re questo personaggio alla Mery Poppins, che vola sui tetti della vita come i gatti per amoreggiare con la luna e le stelle.

Nel libro le “favole per gatti” racconti metaforici, “surreali” An-na cita uAn-na frase:

“Avevo deciso di crescere mantenendo quella che credevo la mia umanità, cioè la fantasia che mi avrebbe permesso di vedere il mondo non solo con gli occhi fisici, ma anche con quella indefinibile cosa che chiamiamo anima”.

Ognuno nasce per raccontare la sua storia.

Anna ci narra la sua iniziata in un mondo di adulti ipocriti e ari-di ari-di cuore, che stabilivano cosa fosse giusto o sbagliato. Anna de-cide così di crescere alimentando la fantasia attraverso la sua anima esplorativa.

Un giorno arriva Berenice, una gatta spaventata e che aveva pau-ra dei tempopau-rali. Per calmarla Anna le parla e l’accarezza seguendo il filo di quelle stelle che conducono sui tetti per ascoltare la voce della luna e le favole per gatti.

E fu così che il Signore donò alle donne e agli uomini un fram-mento di anima: l’anima dell’artista che scopre il mondo con lo stupore del fanciullino.

Quanta nostalgia hanno i Santi del Paradiso nel ricordare le bel-lezze della natura e i propri cari. Il Signore per confortare i loro cuori e la loro mente regalò la pioggia. Ogni santo entrava in una goccia per scendere sulla terra portando un bacio a chi voleva.

Una dopo l’altra le favole volano fra le nuvole dove angioletti, arcobaleni, diavoletti, tuoni e fulmini in uno spettacolo di vita fra il cielo e la terra giocano con i sogni che si rincorrono fra sciami di stelle.

Alla storia di Anna non poteva mancare un cavaliere errante Fortegatto innamorato della sua principessa Berenice, per dichia-rarle il suo amore che in un’estasi inesprimibile è suggellato dal pri-mo bacio.

Tra tutti gli animali fatati la figura del gatto assume un’eco par-ticolare: esso viene definito l’animale più misterioso tra tutti, ed è come se fosse un ponte tra la nostra dimensione e la dimensione del Fato. Chi possiede uno di questi animali può capire.

Gatti sono curiosi e complessi, affettuosi ma indipendenti, “ad-domesticati” ma selvatici, riservati e premurosi…

Affascinante ed enigmatico, il gatto ama il calore e la tranquilli-tà, è un osservatore attento ma discreto, curiosissimo, che adora fic-care il muso nei nostri affari: si siede sul giornale quando lo stiamo leggendo, o su un foglio proprio nel momento in cui siamo intenti ad appuntarvi sopra qualcosa. È fatto così, non lo fa per dispetto,

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ma per un irrefrenabile desiderio di essere al centro delle nostre at-tenzioni.

Misteriosi ed eleganti, giocherelloni e teneri, i gatti sono le cre-ature più “ingannatrici” che la nostra specie abbia mai “civilizza-to”, ma, nel corso dei tempi, tutte le civiltà hanno faticato a capire i gatti. Dolci, o riservati? Solitari, o socievoli? Meditativi, o funerei?

Fisicamente i gatti sono cambiati ben poco, è cambiato il nostro modo di vederli.

Una lunga tradizione di pensiero assegna al gatto poteri magici, in quanto la sua sensibilità va oltre quella dei cinque sensi e gli per-mette di intuire cose che sfuggono alla nostra percezione.

Un grande legame esoterico dal punto di vista della mitologia e della religione ha sempre caratterizzato il rapporto tra uomo e gatto. In tutti i tempi e in tutti i luoghi, i gatti hanno sempre rap-presentato quel meraviglioso anello di congiunzione tra il mondo umano e qualcosa che va verso la trascendenza dello spirito, qual-cosa che per noi è invisibile.

Il gatto è il simbolo vivente della bellezza, dell’invincibilità, la meraviglia, dell’orgoglio, della libertà, dell’autosufficienza, del-la squisita individualità e del godersi le cose piacevoli. Attraverso i suoi occhi di profondo osservatore e critico imparziale, egli intui-sce profondamente ed accetta con indifferenza vizi e virtù del suo amico umano.

Molti si sono chiesti che cosa stiano guardando i gatti quando si siedono così, fermi, apparentemente persi nei loro “pensieri”, o forse “a sognare ad occhi aperti”.

Gatto può diventare il vostro portale verso la trama della vita.

Allora vi potrà mostrare la meraviglia dei corridoi tra le stelle, i por-tali verso le altre dimensioni, e l’esistenza magica che gli esseri uma-ni hanno dimenticato.

Le sue zampe possono davvero camminare sui tetti sotto il cie-lo stellato. Ma la cosa più importante è che la sua vita non cambia, continua sempre a giocare, è sempre vivo. È sempre un gatto, vivo e sveglio, ed esprime ciò che è.

Chiunque viva con un gatto non ha alcuna difficoltà a ricono-scere le sue facoltà psichiche ed extrasensoriali. I gatti, spesso, so-no portatori di messaggi e presagi; medium e veggenti soso-no i primi a riconoscere in loro una capacità soprannaturale di percezione ed empatia, tale da indurli ad averli sempre al loro fianco come com-pagni fidati, ed utilizzarli come mezzi di collegamento tra ciò che è visibile e ciò che non lo è.

In molte culture ai gatti viene riconosciuta la capacità di vedere e percepire l’invisibile, spiriti e fantasmi inclusi.

I gatti in particolare, possiedono la capacità di vedere l’aura che circonda gli esseri umani, il corpo sottile, ovvero i colori che cir-condano una persona e che sono lo specchio dei suoi stati d’animo, delle sue paure e convinzioni, del suo stato emotivo e fisico.

La storia è costellata di episodi che confermano il forte valore simbolico ed evocativo del gatto. Il gatto infatti non suscita senti-menti tiepidi: creatura magica e misteriosa, o lo si ama, o lo si de-testa.

la fiaba, come indica Levi-Strauss nel suo celebre Antropologia strutturale, risponde al tentativo, di spiegare la realtà, organizzando i dati forniti dall’esperienza sensibile e dalla tradizione culturale, e allo stesso tempo ai bisogni della difesa e della protezione del pro-fondo attraverso il trionfo del bene. Gli antichi Greci infatti, rite-nevano il gatto un animale sacro alla dea Artemide, Dea della Cac-cia e della Luna. Narra la leggenda che la Dea potesse liberamente trasformarsi in un gatto.

Anche nell’antica Roma i gatti erano sacri a Diana (Artemide in Grecia), si credeva che avessero poteri magici, concessi loro dalla Dea. Quando moriva un gatto nero, veniva cremato e le sue ceneri sparse sui campi per propiziare un buon raccolto ed eliminare le er-be infestanti. Gli Egizi onoravano ed idolatravano questo animale.

Chi uccideva un gatto era sempre criminale, e tale crimine si espia-va solo col supplizio.

Quando un gatto moriva naturalmente, dice Erodoto, le perso-ne della casa piangevano il lutto come se fosse scomparso un

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bro della famiglia. Se moriva il gatto di casa, tutta la famiglia egizia si rasava le sopracciglia, e il gatto veniva imbalsamato e degnamen-te seppellito. Nell’antico Egitto il gatto era ridegnamen-tenuto animale sacro e divino, ed è quindi naturale che, alla loro morte, essi venissero im-balsamati e sepolti con ogni onore.

Il gatto, la cui pupilla subisce delle variazioni che ricordavano le fasi della luna, veniva paragonato alla Sfinge per la sua natura se-greta e misteriosa, e per la sensibilità alle manifestazioni magneti-che ed elettrimagneti-che. Inoltre la sua abituale posizione raggomitolata e la facoltà di dormire per giornate intere ne fa l’immagine della me-ditazione

Particolare attenzione fu data al gatto nero: portatore di magia, egli era rappresentante delle tenebre, ma grazie alla pelliccia capace di assumere il bagliore luminoso del chiaro di luna.

Nella mentalità occidentale invece viene visto in maniera so-stanzialmente negativa, in quanto legato al buio delle tenebre, alla morte, al lutto, all’ignoto.

Anna Maria Lorenzetti nata a Torino, risiede attualmente nel-le Marche. Stilista, creatrice di bambonel-le da colnel-lezione ed abiti di carnevale veneziano, le sue opere si trovano nel museo di San Co-stanzo. Nel torrione del borgo è anche collocato il suo “presepio”.

Dopo “Favole per gatti” ha pubblicato “Il soffio del destino”. Per il Carnevalò di Ancona Anna Lorenzetti ha sfilato con le sue masche-re per le vie della città insignita dal Comune con pmasche-remio speciale.