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Gli anziani nella costruzione di una città più sicura

L’esperienza livornese di traduzione locale-plurale

Tavola 1. Il progetto Città sicura

7. Gli anziani nella costruzione di una città più sicura

7.1. Assicurazione gratuita per anziani vittime di furto in casa

7.2. Agevolazioni per installazione di impianti di allarme in abitazione di soggetti anziani 7.3. Gli anziani: una risorsa per la città

7.3.1. Progetto Nonno ecologico (Circoscrizione 2) 7.3.2. Progetto Anziani per anziani (Circoscrizione 2) 7.3.3. Progetto Punto ascolto (Circoscrizione 2)

3.1. L’ufficio Politiche per la sicurezza

L’ufficio Città sicura è uno strumento di governo non previsto dalla legge regionale, ma già sperimentato nelle città emiliane. Esso rappresenta un’innovazione in termini di po-

licy making, e si configura come “struttura organizzativa ad hoc” orientata a “mettere in

rete” e a “sostenere il coordinamento tra i vari settori, sia in fase di progettazione sia di realizzazione delle azioni”. All’istituzione dell’ufficio corrisponde la creazione di un capitolo di bilancio di 100 milioni di lire (circa 52.000 euro) “per far fronte agli inter- venti più urgenti in materia di sicurezza” (Decisione del 23 maggio 2001). Il fondo vie- ne ricostituito ogni anno fino al 2010. Sotto il profilo amministrativo, l’ufficio Città si- cura è una struttura trasversale la cui collocazione subisce negli anni alcuni cambiamen- ti che non sembrano incidere sull’impostazione delle attività. Nella fase iniziale, la strut- tura è diretta dal Comandante della Polizia municipale, con la collaborazione di uno staff di tre persone: il Responsabile dello staff di coordinamento operativo (all’epoca della prima costituzione si trattava del Vicecomandante della Polizia municipale), un addetto alle procedure amministrative con competenze nel settore della comunicazione e un addetto di segreteria. Tutto il personale proviene dall’Amministrazione. L’apporto di soggetti e consulenti esterni è sostanzialmente nullo: nel corso di dieci anni, viene stipu- lata un’unica convenzione esterna con l’Università per un progetto sul bullismo, mentre è il Dirigente dell’ufficio, in collaborazione con il Comandante della Polizia municipale, a svolgere funzioni di orientamento programmatico. Nell’attività di coordinamento, l’ufficio è sostenuto da un “Comitato tecnico-scientifico” che si configura come un gruppo di lavoro composto – anche in questo caso – soltanto da personale interno

all’Amministrazione. Il compito del Comitato è quello di supportare l’elaborazione dei progetti di intervento che – si specifica – vengono “sottoposti dallo stesso Responsabi- le” e di “contribuire alla loro attuazione”. Il Comitato riunisce soggetti provenienti da diversi settori comunali: le circoscrizioni, i servizi sociali, le attività educative, gli uffici tecnici, lo staff del sindaco, l’ufficio per le relazioni con il pubblico.

3.2. Dal “contratto di sicurezza” ai “contratti per la sicurezza”

Nel documento iniziale si pone in evidenza la direttrice operativa propria della sicu- rezza integrata: si tratta della collaborazione di numerosi soggetti, nazionali e locali, pubblici e privati, della polizia e della società, attuata in forma pattizia attraverso pro- tocolli, che si propongono di estendere il “principio base dell’esperienza acquisita all’interno del Comitato della sicurezza pubblica”. L’ufficio si impegna a promuovere nuovi dispositivi partenariali per la “prevenzione e il contrasto della criminalità” e “la

riduzione del “rischio/disagio”, a ciascun dei quali dovrà corrispondere un tavolo

operativo. L’opportunità dei dispositivi è data per scontata nel documento, non è sup- portata o contestualizzata da argomentazioni specifiche: si propone con l’evidenza della dottrina. Nel decennio successivo tuttavia non sarà sottoscritta nessuna forma di contrattualizzazione specifica in materia di sicurezza. E lo stesso Comandante della Polizia municipale – durante la nostra intervista – riconosce che nella definizione del progetto “ci eravamo un po’ fatti prendere la mano” (Intervista al Comandante della Polizia municipale).

3.3. Gli ambiti di azione

Il progetto del 2001 individua 5 linee principali di sviluppo, attraverso le quali si conso- lida quell’idea di sicurezza che – nei suoi tratti principali – appariva già nella discussio- ne consigliare:

1) La riqualificazione urbana;

2) La nostra città viviamola in sicurezza; 3) L’educazione alla cultura della legalità;

4) Contrastare il disagio sociale: un impegno per tutti; 5) Gli anziani nella costruzione di una città più sicura.

Ciascuna linea si articola al proprio interno in sotto-progetti che vengono descritti in un’apposita scheda, che ne indica anche i costi previsti.

1) La riqualificazione urbana prevede interventi strutturali volti principalmente alla messa in sicurezza di piccole zone. Le azioni prevalenti in questa area ri- sultano: la ristrutturazione dei marciapiedi, il potenziamento dell’illuminazione pubblica, la manutenzione del verde, la realizzazione di cancellate, l’abolizione delle barriere architettoniche. Si tratta per lo più di micro-interventi, che ven- gono giustificati come azioni finalizzate a migliorare la fruizione della città da parte di utenze ritenute vulnerabili, quali pedoni e disabili.

2) La nostra città viviamola in sicurezza corrisponde alle attività di controllo del territorio che afferiscono direttamente alla Polizia municipale e si articola in 5 sotto-progetti principali: potenziamento del vigile di quartiere, introduzione di nuove tecnologie, sicurezza stradale, vigilanza ambientale e percorsi protetti per bambini.

3) Educazione alla cultura della legalità comprende attività formative rivolte principalmente a bambini e giovani, ma talvolta anche ai loro genitori e agli in- segnanti su temi connessi alla prevenzione di un insieme eterogeneo di com- portamenti “a rischio”: dalla sicurezza stradale, alle violenze e prevaricazioni, agli atti di “inciviltà” e “vandalismo”.

4) Prevenzione e contrasto al disagio è un area che risulta particolarmente fluida e che prevede nella prima definizione del progetto un insieme piuttosto etero- geneo di azioni, almeno in parte riconducibili a misure di prevenzione tradizio- nale e di riduzione dei rischi, per soggetti fragilizzati (prostitute, tossicodipen- denti, malati psichici, anziani). Figurano fra i sotto-progetti in quest’area: l’apertura della Casa delle donne maltrattate, l’attivazione di un intervento di portineria sociale rivolto al sostegno della popolazione anziana, un intervento di educatori di strada, l’unità di strada sulla prostituzione.

5) Gli anziani nella costruzione di una città più sicura prevede tre tipologie di in- tervento principali: interventi di assistenza alle vittime di reato; interventi che coinvolgono gli anziani in attività di vigilanza e di prevenzione sociale su terri- torio; interventi di rassicurazione tra pari.

Seguire l’andamento e l’evoluzione del progetto Città sicura attraverso i documenti di- sponibili non è compito agevole. Le delibere di Giunta successive al 2001 sono progres- sivamente sempre meno complete. Sembra perdersi l’idea di un piano complessivo e ci si limita ad elencare soltanto i progetti per i quali viene richiesto il finanziamento regio-

nale. Uno sguardo alle azioni proposte nell’arco di un decennio evidenzia l’intento esplicito e programmatico di iscrivere sotto l’etichetta sicurezza una pluralità di inter- venti eterogenei, allo scopo di restituire una rappresentazione articolata della problema- tica, sino al punto di farne perdere i contorni specifici.