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Introduzione: il processo amministrativo nelle peculiarità local

L’esperienza livornese di traduzione locale-plurale

1. Introduzione: il processo amministrativo nelle peculiarità local

Il testo della legge regionale toscana amplia i confini tradizionali della sicurezza che non è più, o soltanto, quella perseguita dallo stato attraverso i suoi dispositivi di inter- vento, ma diviene la promozione di una politica pubblica centrata su alcuni assunti e condizioni chiave, gli stessi a cui fanno riferimento le “nuove politiche” di sviluppo lo- cale: la diponibilità di risorse distribuite attraverso una logica concorsuale, un approccio “integrato” degli interventi, la sperimentazione di forme di partecipazione degli abitanti e delle agenzie locali all’interno del processo decisionale e nell’attuazione dei pro- grammi, la definizione di accordi di partnership tra soggetti diversi e tra pubblico e pri- vato finalizzati a realizzare interventi congiunti su un ambito territoriale definito (Brico- coli 2004; Bifulco e De Leonardis 2005b).

Strumenti amministrativi incentivanti come la legge regionale in questione offrono agli attori locali alcune condizioni organizzative, cognitive e politiche in cui collocare la propria azione. Il carattere “aperto” e parzialmente indeterminato degli output di un tale strumento lascia agli attori delle politiche la possibilità di elaborare proposte in sintonia con gli elementi del proprio contesto. Il problema della “traduzione” delle politiche di sicurezza (Newburn e Sparks 2004; Hughes ed Edwards 2005; Hughes 2007) assume al- lora una particolare centralità. L’ambito geo-storico in cui si realizza o si cerca di rea- lizzare una determinata politica ha effetti profondi sulla forma e lo stile delle politiche stesse.

In qualunque processo di innovazione amministrativa e di implementazione di politi- che l’applicazione degli input di riforma è sempre un processo di costruzione di co- noscenza, che ha per protagonisti gli attori che ricevono gli input in “un processo di risignificazione locale”:

“Possiamo leggere il cambiamento delle amministrazioni non più come la conseguenza del trasferimento di una conoscenza oggettiva, già data, ma attraverso le dinamiche di appropriazione e produzione locale di significati che vengono elaborati dagli in- termediari durante il processo di traduzione” (Gherardi e Lippi 2002, 184).

In questa prospettiva, i caratteri del contesto, le esperienze passate di chi vi prende parte e le attività di negoziazione che prendono forma influenzano l’utilizzo della normativa, almeno quanto le regole che essa afferma. La normativa appare allora come uno “stru- mento” – né totalmente determinato, né totalmente determinabile – che gli attori utiliz- zano all’interno delle proprie pratiche relazionali, per lo più pre-esistenti alla normativa stessa. La regolamentazione può dunque generare pratiche sociali diverse, a vario titolo riconducibili sotto una stessa etichetta “sicurezza”.

Nelle pagine che seguono vengono analizzate caratteristiche e modalità della traduzione in pratica della normativa regionale in una realtà specifica: il comune di Livorno. Lo studio di caso mira a comprendere quali orientamenti guidino l’implementazione, quali connotazioni specifiche recepiscano gli assunti introdotti dalla legge regionale, quali at- tori vengano coinvolti e quali assetti si strutturino.

La ricostruzione e la descrizione degli interventi in materia di sicurezza è stata compiuta attraverso tre fonti principali. In primo luogo si è proceduto ad una puntuale ed esausti- va raccolta dell’insieme di documenti amministrativi prodotti dal Comune (progetti di intervento, delibere del Consiglio comunale e delibere di Giunta). Le informazioni sono state quindi completate attraverso interviste semi-strutturate e colloqui informali con at- tori coinvolti a vario titolo nella realizzazione delle politiche. In totale sono state dunque utilizzati tre tipi di fonti: i documenti amministrativi, le interviste e la stampa locale. La rassegna stampa è stata utilizzata come mezzo integrativo rispetto alle interviste condot- te e ha avuto come unico obiettivo una familiarizzazione con le dimensioni politiche e sociali del caso studiato.

A Livorno lo sviluppo di uno specifico campo di intervento contrassegnato dalla deno- minazione “sicurezza urbana” risale ai primi mesi del 2001 e si estende, senza interru- zioni, fino al 2010, anno in cui i finanziamenti regionali cessano. Il progetto può contare su una continuità tecnica e politica insolita: per tutto il decennio restano in carica come principali attori tecnici e politici l’assessore di riferimento, il comandante e il dirigente del progetto. Le politiche di sicurezza si inseriscono dunque in una scansione temporale e in un quadro organizzativo relativamente stabile, due elementi che pongono le pre- messe per poter osservare e valorizzare ciò che le interazioni di processo producono.

L’esistenza di un progetto “Città sicura” e di una specifica struttura di gestione eviden- zia un’intenzione politica globale che, almeno in teoria, rende l’esperienza livornese un intervento virtuoso e ne fa in buona misura un caso scuola. Già nel 2006 il progetto è premiato nel 2006 con l’Oscar dell’innovazione nella pubblica amministrazione, nell’ambito della Rassegna Dire e Fare promossa da Anci e Regione Toscana, e ancora più di recente viene riconosciuto dagli addetti ai lavori tra le poche esperienze italiane che superano la “sostanziale debolezza delle politiche sviluppate dalle città, troppo ca- ratterizzate da risposte emergenziali e sostanzialmente simboliche” (Braccesi 2008, 128). Per tali ragioni, l’iniziativa si presenta come un’efficace concretizzazione, con qualche tratto di eccellenza, di una politica regionale, da cui trae il suo supporto norma- tivo e finanziario.

L’analisi che segue si estende al periodo 2000-2010 e si incrocia con i mandati dei due sindaci che si sono succeduti in questo tempo: Gianfranco Lamberti e Alessandro Co- simi (2004-2009; dal 2009 ad oggi). La struttura del capitolo è articolata in quattro parti:

1) origine del progetto: emergenza e consolidamento della problematica;

2) obiettivi e contenuti delle azioni: quali definizioni di sicurezza vengono svilup- pate?, quali azioni vengono intraprese?

3) attori degli interventi: quali sono gli attori coinvolti e con quali ruoli?, quali as- setti si strutturano attorno alla definizione di sicurezza urbana?

4) principi guida dell’iniziativa: quale integrazione?, quale partecipazione degli abitanti?