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Apollo, accortosi delle pessime condizioni in cui versa l'umanità, istituisce un

Riassunti e Apparato

I 77 Apollo, accortosi delle pessime condizioni in cui versa l'umanità, istituisce un

collegio per la riforma dell'universo, formato dai sette savi greci («personaggi che in Parnaso son tenuti in grandissimo credito, come quelli che sono in concetto di ognuno di aver ritrovata quella ricetta di dirizzar le gambe a' cani, che con tanti sudori, e sempre indarno, andò cercando l'antichità»), da Catone e Seneca, e da Iacopo Mazzoni da Cesena in veste di segretario. La sede destinata ai lavori è il palazzo delfico, dove ai membri della commissione «molto grata fu la vista del numero infinito de' pedanti, che co' bacili in mano andavano raccogliendo le sentenze e gli apoftegmi che quegli uomini tanto saggi ogni passo scatarravano». Tutte le proposte avanzate però si rivelano in conclusione inadeguate: quella di

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Talete, di porre un «finestrellino» nel cuore degli uomini per costringerli alla sincerità, al che tutti corrono a lavarsi l‟anima (conseguenza dell‟«universal bucato» è che nelle spezierie di Parnaso si esauriscono le scorte di tutti i tipi di «sciroppi rosati solutivi» e «dai curiosi fu notato che nelle contrade de' filosofi platonici, peripatetici e morali, si sentì in que' giorni così gran fetore, come se fossero stati votati i cessi tutti di quelle contrade: ove il rione de' poeti italiani e latini solo puzzava di brodo di cavoli riscaldati»); quella di Solone, di ridistribuire le ricchezze per sedare gli odi dovuti alle disuguaglianze fra gli uomini; quella di Chilone, di eliminare l'oro e l'argento, cause dell'avidità; quella di Cleobulo, di eliminare invece il ferro, usato per fabbricare le armi e non gli strumenti da lavoro; quella di Pittaco, per il quale bisognerebbe togliere di mezzo i vizi; quella di Periandro, che individua l'origine del male nell'infedeltà e ingratitudine dovute alla superbia dei ministri sapienti, che costringe i principi a circondarsi di ufficiali ignoranti; quella di Biante, che propone di far rientrare tutti i popoli nei confini della propria patria; quella di Catone, secondo il quale non resta che invocare un nuovo diluvio universale; quella di Seneca, per il quale si tratterebbe di delegare parziali riforme a piccoli gruppi di esperti. Quando, su suggerimento del segretario della commissione, ci si decide a visitare il malato stesso, il Secolo («il quale incontinente dalle quattro Stagioni dell'anno in una seggia fu portato nel palagio delfico»), gli si trovano addosso «croste di apparenze» ormai così penetrate fino all'osso da renderne impossibile la guarigione: «allora a quei filosofi così rispose il Secolo: - Io, signori, poco dopo che nacqui, caddi nei mali che ora mi travagliano: la faccia ho ora così rossa, perché le genti la mi hanno abbellita con gli strisci e colorata con le pezze di levante. Il mio male somiglia il flusso e reflusso del mare, che sempre ha in sé l'acqua medesima, se ben cala e cresce: con questa vicissitudine però, che quando ho la ciera buona di fuori, il male, come provo ora, è di dentro, e allora che ho la ciera cattiva di fuori, il bene è di dentro. Quali poi sieno le infirmitadi dalle quali tanto son di presente martorizzato, spogliatemi questa speciosa giubba con la quale le buone persone hanno ricoperte le magagne di un morto che spira, vedetemi ignudo come mi ha fatto la natura, e verrete in piena cognizione che io son un cadavero vivo». Tolta la revisione dei prezzi dei «cavoli», delle «sardelle» e delle «cocozze», e l‟aumento della misura degli «scodellini» in cui si vendevano i lupini e le giuggiole, la riforma quindi si risolve in un nulla di fatto: non rimaneva che abbandonare «la cura de' pensieri pubblici» per «proveder all'indennità della riputazion privata, perché ormai si vive col manco male più che col bene, e la somma prudenza umana tutta sta posta nell'aver ingegno da saper fare la difficile risoluzione di lasciar questo mondo come altri l'ha trovato».

A Aristotele (384-322 a.C.); Averroè (1126-1198);

Biante (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Catone il Censore (234-149 a.C.);

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Celso (prima metà I sec.), enciclopedista latino di cui è pervenuta integralmente la trattazione relativa alla medicina;

Chilone (VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Cleobulo (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Galeno (II sec.), medico e filosofo ionico;

Gallo Ausonio, figlio di Asinio Pollione e secondo marito di Agrippina, confuso con Gallo Cornelio (69-27 a.C.), poeta elegiaco, avido praefectus Aegypti dal 30, quindi esiliato nel 27 per la sua rapacità e per questo suicida [nota F];

Giustiniano (al potere dal 527 al 565), con il Digesto e il Codice; Ippocrate (460 ca-370 ca a.C.);

Mazzoni Iacopo (1548-1598), di Cesena, filosofo e letterato [nota F]; fu docente a Pisa quando vi studiava Galilei, nonché suo corrispondente; venne chiamato a Roma da Gregorio XIII per la riforma del calendario (e in quell‟occasione forse Boccalini lo conobbe); filosofo di vastissima erudizione, cercò di conciliare la sapienza degli antichi con la fede; è noto per il Discorso in difesa

della Comedia (1573), in cui confutò le critiche fatte a Dante da un tal Ridolfo Castravilla;

Omero (secc. VIII-VII a.C.);

Periandro (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Pittaco (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Platone (428/27-348/47 a.C.);

Seneca (8 ca-65);

Solone (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci;

Talete di Mileto (VII-VI sec. a.C.), uno dei sette savi greci; Virgilio (70-19 a.C.).

B Alberto Magno (1200 ca-1280); Apelle (IV sec. a.C.);

Euclide (320-270 a.C.);

Plinio (61 o 62 -114 ca) (23-79); Ulisse, pers. mit.;

Zaratustra (verso la fine del II millennio a.C.), in realtà gli Zoroastri.

C Sul ragguaglio potrebbe aver agito, e in ogni caso non più che in termini di suggestione (non avrebbe fondamento spingere la congettura fino a leggervi un‟allusione diretta), il ricordo della nomina nel 1536, da parte di Paolo III, della commissione presieduta da Gaspare Contarini e composta da Girolamo Aleandro, Tommaso Badia, Giovanni Pietro Carafa, Gregorio Cortese, Federico Fregoso, Gianmatteo Giberti, Reginald Pole, Iacopo Sadoleto (anche la commissione parnassiana conta nove membri, più un segretario), che elaborò e presentò nel 1537 il Consilium

de emendanda Ecclesia, com‟è noto uno dei più importanti documenti della Riforma pretridentina.