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Avendo ricevuto avviso certo dell'imminenza di un attacco degli ignorant

Riassunti e Apparato

I 85 Avendo ricevuto avviso certo dell'imminenza di un attacco degli ignorant

(«che di già aveano fatta levata di molte migliaia di barbari»), Apollo organizza la difesa di Parnaso rinforzando i presidi di Focide, Pindo e Libetro, e affidando a letterati illustri le cariche militari più importanti: comanda all'Ariosti e al Berni di assoldare due terzi di poeti satirici italiani, e di rimpinguare i terzi dei poeti latini di Persio e di Giovenale, scemati di numero, con truppe reclutate in Italia «che molto abbonda di simil sorte di milizia»; nomina Tasso «collaterale degli uomini d'arme dei poeti eroici italiani», il quale a sua volta nomina luogotenente il padre Bernardo; a Virgilio viene affidato l‟incarico di generale dei poeti eroici latini, a Lucano quello di luogotenente; Annibal Caro ottiene il grado di generale dei poeti lirici italiani, anche se «più aiutato dai gagliardi favori della serenissima casa Farnese che dai suoi meriti» (l‟incarico sarebbe stato meglio affidato a Petrarca, al Guidiccioni o a monsignor della Casa «se l'abito loro fosse stato capace di portar la celata e vestir la corazza»); Orazio viene acclamato dall'esercito a viva voce generale dei poeti lirici latini; infine, Vegezio è nominato comandate in capo di tutto l'esercito, Frontino sergente maggiore, Pico conte della Mirandola antesignano di tutto il campo «con un fiammeggiantissimo stendardo generale dove era la famosa insegna di un libro aperto», Ovidio tesoriere generale. Per ovviare alla carenza di denaro, esclusa l‟imposizione di nuove «gravezze» (non era prudente inimicarsi il popolo in un frangente così grave), il consiglio di guerra stabilisce che vengano alienati ovvero infeudati luoghi di modesta importanza e lontani dai confini dei nemici. Solo Efeso (forse allusione a Napoli) si mostra

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renitente: Apollo, sentite le ragioni degli efesini - che si dichiarano disposti a contribuire alle spese di guerra cedendo tutti i loro beni, pubblici e privati, pur di non subire una nuova signoria -, abbraccia per riconoscenza tutti gli ambasciatori e promette di inviare loro (nonostante le profferte ricevute da parte di Seneca il tragico) Ovidio Nasone, «placidissimo» e «affezionato della patria di Efeso»; essi però replicano che, a causa dei dissapori avuti col precedente principe (Ausonio Gallo), ora aborrivano la sola idea di una nuova infeudazione, quale che fosse - l‟eventuale nuovo sovrano, memore di quel precedente, certamente avrebbe usato contro di loro la stessa durezza di cui avevano dato prova gli Aragonesi contro i baroni («mercé che ogni prencipe nuovo, per mitissimo e piacevolissimo che egli si fosse stato, per assicurarsi di non ricevere i medesimi mali trattamenti che erano stati fatti al suo precessore, di necessità gli faceva di bisogno di usare la severità e tutti que' crudeli risentimenti che dagli austeri re di Aragona riceverono quei sediziosi e inquieti baroni napolitani, che ardirono di convertire l'obbligo di ubbidire ai re loro in un'avara e scandalosa mercatanzia di strapazzarli»). Apollo quindi, per rassicurarli, promette di assumere lui stesso il comando.

A Ariosto (1474-1533);

Bernardo Tasso (1493-1569): nato a Venezia da famiglia di origine bergamasca; Berni Francesco (1497 ca-1535): pistoiese;

Caro Annibale (1507-1566): nato a Civitanova nelle Marche;

FrontinoGiulio (30 ca -103 ca), scrittore di cose tecniche e militari e magistrato romano; Giovenale (55-135/40 d.C.);

Lucano (39-65); Orazio (65-8 a.C.); Ovidio (43 a.C.- 17 d.C.); Persio (34-62 d.C.);

Pico della Mirandola Giovanni Francesco (1463-1494); Torquato Tasso (1544-1595);

Vegezio (IV-V sec.), scrittore latino di cose militari; Virgilio (70-19 a.C.).

B Della Casa Giovanni (1503-1556): nato a Firenze o nel Mugello, protetto dal cardinale

Alessandro Farnese;

Farnese famiglia: allusione al lungo servizio del Caro presso i Farnese, Pier Luigi dapprima, e poi i figli duca Ottavio e cardinale Alessandro;

Gallo Ausonio figlio di Asinio Pollione e secondo marito di Agrippina, confuso con Gallo Cornelio (69-27 a.C.), poeta elegiaco, prefetto in Egitto dal 30, quindi esiliato nel 27 per la sua rapacità e per questo suicida [nota F, in altro ragg. però];

Guidiccioni Giovanni (1500 - 1541): di Lucca, ecclesiastico, politico e letterato, seguì il cardinale

Alessandro Farnese, che, divenuto papa, gli diede importanti incarichi di governo; Petrarca Francesco;

Seneca (8 ca-65).

C Forse si allude alla costituzione di Napoli in Vicereame nel 1505 sotto Ferdinando il Cattolico, con riferimento alla storia precedente del regno di Napoli.

Gli abitanti di Efeso (probabile allusione a Napoli, appunto) temono una nuova infeudazione, quindi il passaggio ad una nuova dinastia, perché a suo tempo hanno cacciato Ausonio Gallo

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(probabile allusione, anticipata dal riferimento ai barbari posto all‟inizio del ragguaglio, per bisticcio e metonimia agli Angioini - Gallo è confuso con Cornelio Gallo, il poeta elegiaco che, prefetto d‟Egitto, fu esiliato per il suo malgoverno -, cacciati o estintisi nel 1442, e l‟eventuale nuovo sovrano, memore di questo precedente, certamente userebbe contro di loro la stessa durezza usata dagli Aragonesi (esplicitamente citati) contro i baroni. Apollo, per vincere le resistenze degli efesini, propone il governo del mite conterraneo Ovidio (non dello spagnolo Seneca), a loro noto (probabile allusione, di nuovo con metonimia, alla divisione che si ebbe alla morte di Alfonso d‟Aragona, quando la Sicilia passò al fratello, ovvero direttamente sotto il controllo della corona spagnola, mentre il meridione continentale passò al figlio di Alfonso, Ferdinando, ovvero ad un ramo cadetto degli Aragonesi, che qui appunto sarebbe rappresentato dal poeta elegiaco di Sulmona - peraltro con ulteriore richiamo all‟altro elegiaco con cui viene confuso Ausonio). Gli efesini rimangono tuttavia refrattari, per cui Apollo assicura loro di assumere in prima persona il governo della città: probabile allusione audacemente satirica allo strapotere di Ferdinando il Cattolico, com‟è noto bersaglio di Boccalini, e qui però, coerentemente con la complessa trama allegorica su cui si intesse il ragguaglio, quasi un re-sole ante litteram). Secondo questa ricostruzione, i nemici contro i quali si prepara la difesa sarebbero dunque i francesi di Luigi XII, le cui mire italiane, sfociate nella campagna del 1499, giustificate con vantati legami di parentela coi Visconti, erano rivolte in primo luogo su Milano, rispetto alla quale i luoghi del napoletano possono ben esser definiti di poca importanza [anche se non proprio] ma

confidenti e lontani dai confini de‟ nemici [sicuramente]; conseguentemente, nelle importantissime piazze di Focide, di Pindo e Libetro, presìdi prontamente rinforzati da Apollo, andranno ravvisati

alcuni centri dell‟Italia settentrionale (o centro-settentrionale). Anche il dettaglio dei terzi di poeti satirici (italiani e, in subordine, latini), dunque il ricorso al nome di origine spagnola delle unità di fanteria, potrebbe essere recepito come ulteriore traccia nella direzione di una difesa organizzata contro la Francia, “l‟alternativa” del tempo alla Spagna.