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Riassunti e Apparato

II 14 Apollo dedica, com'è sua consuetudine, il primo giorno del mese alla

disamina dei numerosissimi casi di coloro che chiedono l'ammissione in Parnaso: eretti sul prato febeo fuori dalle mura di Parnaso dei padiglioni (con tanto di porte, portieri e guardie), che fanno le veci della curia-senato, si considerano via via i candidati all'ammissione: coloro che ne sono ritenuti degni (in seguito alla votazione dei letterati), dopo aver giurato fedeltà nelle mani del gran cancelliere, vengono a tutti gli effetti accolti, concludendosi l'ammissione con l'obbligo formale assunto da parte del tesoro delfico a mantenere viva la memoria dei virtuosi neopromossi anche nel caso - estremo - di dispersione accidentale delle loro opere (causa incendi, alluvioni o altro). Prima dei candidati «ordinari», ovvero già morti, la consuetudine vuole che vengano proposti anche tre candidati viventi appartenenti a diverse scienze, estratte sul momento col sistema delle tre palle d‟oro fra quelle d‟argento. Nella sessione del primo settembre, fra i viventi Berni ottiene l'ammissione di Girolamo Magagnati «fioritissimo ingegno veneziano», per le Rime e le altre sue opere (le Terze rime piacevoli, la Clomira, la Vita di san

Longino, la Vernata, la Meditazion poetica), il quale fa il suo ingresso in Parnaso

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corteggio di Dameta, di Coridone, di Titiro, di Niso, di Mirtillo e di altri molti famosi pastori dell'Arcadia con le bellissime ninfe loro»; Petrarca, quella di padre Angelo Grillo per le Rime morali, i Pietosi affetti, le Pompe funebri e il resto dei poemi sacri e delle prose; Tacito, quella di Paolo Emilio Santorio che con gli Annali dei suoi tempi si era rivelato «un Tacito novello», cosa tanto più ragguardevole in quanto «gl'imitatori di Tacito rari sono al mondo», né egli prima di allora, avuta in sorte la palla d‟oro, aveva mai potuto candidare qualche storico.

Gli altri virtuosi poi ammessi sono i seguenti. Sforza Oddo, dottore di leggi perugino, cui viene decretata l‟immortalità per le sue opere giuridiche (i trattati della Compendiosa sostituzione, della Restituzione in integro e i volumi dei suoi dottissimi Consegli) ma a cui il tesoro delfico assicura l‟eternità anche in caso di perdita delle opere solo limitatamente alle commedie, De' morti e vivi, l'Erofilomachia e la Prigione di Amore, approvate da Alessandro Piccolomini, lo Stordito Intronato, «prencipe de' poeti comici italiani». Olao Magno, storico delle nazioni settentrionali, e uno storico della Cina, ammessi con la raccomandazione però di essere più parchi nelle descrizioni favolose: «è ben vero che ad Olao disse Apollo che in ogni modo moderasse la grandezza di quelle aquile settentrionali, che, facendo preda degli elefanti, li portavano in aere; la quale così a lui come al suo letterato collegio tanto pareva sproporzionata, che nemmeno nella bocca dello stesso Plinio sarebbe stata comportabile: e all'autore delle

Istorie della China disse che ad una credibil misura riducesse l'immensa città,

metropoli di tanti regni, abitata da molti milioni di uomini; e che particolarmente il palazzo di quel re, di lunghezza di molte miglia, riducesse in forma tale, che Vetruvio non avesse occasione di ridersene con dire che, se quell'edificio così era grande come egli aveva scritto, di necessità faceva bisogno che le sale lunghe fossero mezzo miglio e poco meno le camere: il che essendo vero, la scuola tutta degli architetti gran ragione aveva di dire che, per far con prestezza il debito loro servigio di portar le vivande in tavola calde, i servidori di così gran re erano forzati servirlo sempre correndo sui cavalli delle poste». Tomaso Bozio «agobbino», autore del De signis ecclesiae Dei e del De ruinis gentium adversus

Macchiavellum. Un cerretano, che vendeva un sapone con cui pulire le macchie

d‟infamia (per il quale aveva ottenuto dal re Francesco I una bolla in pergamena con tanto di sigillo, poiché a suo tempo gli aveva lavata «la gran macchia di olio che Ariadeno Barbarossa vi aveva gettata sopra»), viene ammesso in quanto, avendo addestrato un cane a delle prodezze, coll‟esibirlo al pubblico era riuscito a trovare il modo di «godere il maggior contento che possa gustar un animo grande, di andar anco con buon guadagno vedendo il mondo». Baldo Cataneo, «le delizie della corte romana», che aveva avuto per mecenate il «munificentissimo» Alessandro Peretti cardinale Montalto ed era autore di un poema, Argonautica, rimasto incompiuto, cui Apollo tuttavia concede l‟immortalità «posciaché, per inanimir i suoi letterati alle fatiche di virtuosamente maneggiar la penna, più avendo riguardo al buon animo, alla virtuosa intenzione de' suoi dilettissimi poeti, che alla qualità delle composizioni che portavano in Parnaso,

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anco a' poemi da' fecondi ingegni de' letterati solamente cominciati, e non da infingardaggine di animo ozioso, ma dalla sopravegnente morte interrotti, con la medesima liberalità donava l'intiero premio dell'immortalità, come se al fine della più compiuta perfezion loro fossero stati condotti». Timoteo, sbarbato durante una lite da Francesco Filelfo, per la fedeltà dimostrata alla parola data, affinché ciascuno imparasse «che 'l costantemente, anco nelle cose all'interesse proprio dannose, mantener la parola impegnata e la fede data così gran riputazione acquista altrui, che, senza comparazione alcuna, della perdita delle cose terrene molto maggiore è la gloria che altri acquista negli animi di ognuno». Persino uno sparviero, che intendeva insegnare agli uomini «la scienza di ben allevare i figliuoli, altrettanto necessaria quanto mal conosciuta e però pessimamente praticata dal genere umano, dal momento che «'l benesser degli uomini, il buon principio, il miglior mezzo e l'ottimo fine della virtuosa vita di ciascheduno, tutto dipende dalla qualità dell'educazione da' padri fatta a' figliuoli loro». Filippo Comines, signore di Argentone, per la sostanza delle sue Memorie, sebbene scritte «nel vilissimo latino bartolesco». Infine l‟autore - che si presenta «sordidamente vestito» di «stracci sopramodo affumicati», tanto da sembrare uno spazzacamino - del poema «molto unto» di Bove di Antona, considerato però «l'Ariosto de' pizzicaroli» da Apollo, che comanda al Platina «che nella sua pasticceria per guattaro pigliasse quel succido poeta».

Vengono invece scartati i seguenti virtuosi. Mario Equicola, in quanto il tema dell‟opera per la quale si candidava, la natura dell‟amore, pareva scontato - diverso sarebbe stato se avesse trattato delle ragioni dell‟odio. Giovanni Despauterio, maestro di scuola fiammingo, che presenta una Grammatica, ma viene ricacciato perché, tra pedanterie, zuffe e voltafaccia, quella razza «così succida» (vengono nominati Donato, il Guarino, lo Scoppa, il Mancinello) aveva stomacato Apollo. Un poeta italiano autore di rime lascive che vengono rigettate con sdegno da Apollo: «per suo scorno maggiore l'infelice suo canzoniero, come se fosse stato appestato non osando alcuno toccarlo con le mani, da' pubblici cursori co' calci fu gettato fuori della curia». Il re Ferdinando d'Aragona, che sperava di far valere l‟unione della Castiglia da lui annessa, al quale invece Apollo chiarisce che «i prencipi allora grandi e potenti rendevano le nazioni loro, quando, come con l'importantissimo acquisto della Bertagna avevano fatto i re francesi, le univano ad una nazione inferiore, non ad una più numerosa e potente; perché nel primo caso altri, ingrandendo l'imperio della sua nazione, la faceva padrona, nel secondo, scemando il dominio, la rendeva serva».

Terminate le udienze e le cerimonie annesse, avvertito dal Muzio Iustinopolitano, Apollo accorre in Parnaso a sedare una rissa scoppiata nel frattempo, sorta da una discussione antica e ormai «rancia» su quale fosse la forma di governo più prestante: Filippo Maria Visconti, duca di Milano, aveva parlato male delle repubbliche e in particolare delle aristocrazie, i duci veneziani l‟avevano smentito, le repubbliche e le monarchie avevano finito col venire alle mani.

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A Aragona Ferdinando d‟, detto il Cattolico, re di Spagna dal 1479 al 1516;

Cataneo o Catani Baldo (XVI sec.): aretino, poeta, fattosi religioso in tarda età per volere di Sisto V, fu precettore di Alessandro Montalto; con l‟Argonautica poema incompiuto [nota F];

Barbarossa Ariadeno (Khair Ad-din) detto (1465-1546): corsaro ottomano audacissimo attivo già prima e poi all‟epoca dell‟alleanza di Francesco I con Solimano contro Carlo V, compì scorrerie sulle coste laziali e toscane [nota F];

Berni Francesco (1497 ca-1535): pistoiese, anche se qui detto fiorentino;

Bozio Tommaso (1548 ca-1610): di Gubbio, oratoriano, storico della Chiesa, con il De signis

ecclesiae Dei e il De ruinis gentium adversus Macchiavellum [nota F];

Commynes Philippe de, (1445 o 1447-1511): di origine fiamminga, potente ministro di Luigi XI, è il maggiore storico francese del XV secolo, con i Mémoires [nota F];

Dameta, pastore della Clomira del Magagnati; Coridone, pastore della Clomira del Magagnati; Titiro, pastore della Clomira del Magagnati; Niso, pastore della Clomira del Magagnati; Mirtillo, pastore della Clomira del Magagnati;

Despautère Jean, o Jean Van Pauteren, o Johannes Despauterius (1460 o 1480-1520): fiammingo, grammatico, con i Commentarii grammatici [nota F];

Equicola Mario (1470 ca-1525 ca): di Frosinone, umanista, con il Libro de natura de amore [nota F];

Gonzaga Ferdinando (1587-1626), cardinale e poi duca di Mantova e Monferrato [nota F]; Grillo Angelo (1557- 1629): di Genova, benedettino, letterato, con le Rime morali, i Pietosi affetti, le Pompe funebri [nota F];

Guarini Giovan Battista (1538-1612): ferrarese; Igeta, pers. mit. amato da Clomira;

Livio (59 a.C.-17 d.C.);

Maffei Timoteo (m. 1596): veronese, umanista discepolo del Guarino, agostiniano, probabile allusione [nota F];

Magagnati Girolamo (1565 ca-1618 ca): di Rovigo, vetraio e letterato, con la Clomira, le Terze

rime piacevoli, la Vita di san Longino, la Vernata, la Meditazion poetica, e altre opere [nota F];

Marcello Marco Claudio (270 ca-208 a. C.), cinque volte console, espugnatore degli Insubri, combatté contro Annibale [nota F];

Mauro Giovanni (1490 ca-1536): nato ad Arcano in Friuli, allievo di Berni;

Mendoza Juan Gonzáles de (1540 ca-1617): spagnolo, agostiniano, storico della Cina, probabile allusione, con l‟Historia de las cosas mas notables, ritos y costumbres del gran reyno de la China, tradotta in italiano dal friulano Francesco Avanzi [nota F];

Molza Francesco Maria (1489-1544): modenese, poeta;

Muzio Girolamo, detto Giustinopolitano dal paese di origine paterna, Capodistria (1496-1576): nato a Padova, letterato;

Mansson Olof (1490-1557): svedese, arcivescovo di Upsala, umanista, storico e geografo, con l‟Historia de gentibus septentrionalibus [nota F];

Petrarca Francesco;

Piccolomini Alessandro, detto Stordito (1508-1578): senese, letterato e filosofo;

Sacchi Bartolomeo, detto il Platina (1421-1481): nato a Piadena (in latino Platina) presso Cremona umanista;

Santori Paolo Emilio (m. 1636): napoletano, prelato, con gli Annales (inediti) [nota F];

Sforza Oddi (1540-1611): perugino, docente di diritto (di cui Boccalini fu allievo), con il Tractatus compendiosae substitutionis, il De restitutione in integro e i Consiliorum, con le commedie De'

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Tacito (55-120);

Vettori Pier (1499-1585): fiorentino, letterato a servizio del granduca Cosimo I, editore della

Poetica di Aristotele, nonché delle opere del Della Casa di cui era amico;

Virgilio (70-19 a.C.);

Visconti Filippo Maria, duca di Milano dal 1412 al 1447.

B Medici Cosimo I de‟, duca di Firenze dal ‟37 al ‟69, granduca di Toscana dal ‟69 al ‟74; Bembo Pietro (1470-1547), in realtà dei Bembi;

Carlo il Temerario, duca di Borgogna (1433-1477) Cesare (102-44 a.C);

Della Casa Giovanni (1503-1556): fiorentino o del Mugello; Donato Elio (IV sec.) [nota F];

Euclide (320-270 a.C.);

Falaride (VI sec. a.C.), tiranno di Agrigento [nota F];

Filelfo Francesco (1398-1481): di Tolentino, umanista [nota F]; Francesco I, re di Francia (dal 1515 al 1547);

Galeno, pers. mit.;

Guarino Veronese (1374-1460) [nota F];

Guidiccioni Giovanni (1500-1541): di Lucca, ecclesiastico, politico e letterato, seguì il cardinale

Alessandro Farnese, che, divenuto papa, gli diede importanti incarichi di governo; in realtà dei

Guidiccioni;

Ippocrate (460 ca-370 ca a.C.);

Isabella di Castiglia, detta la Cattolica, regina di Spagna dal 1479 al 1504; Luigi XI, re di Francia dal 1461 al 1483;

Mancinelli Antonio (1452-1506): di Velletri, docente di grammatica [nota F];

Montalto cardinale, Alessandro Damasceni Peretti (1571-1623), pronipote di Sisto V [nota F]; Petrarca Francesco;

Scoppa Lucio Giovanni (m. 1540 ca): napoletano, grammatico [nota F]; Virgilio (70-19 a.C.).