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di appartenenza alla nobiltà.

20 II rimanente apparteneva a chiese. Numerosi esempi in Fol. Not., II> c ' ^

(6 sett. 1267): vendita d’una casa situata a Genova su p er terra G abrielis £ in contrata d e f o n t e M aroso, ibid., c. 178 (20 e 31 gennaio 1289): vendita di un fabbricato in Genova su per solo Branche d e Auria et Advocatorum-, ibid., c. (5 luglio 1264): M arcoaldus P iper dà a livello per 29 anni un fondo in contrata Ca­ stelle tti, sul quale trovasi la casa dell’affittuario; ibid., I, c. 538 v. (5 febbraio 1263): vendita d ’una casa in Genova in Castelletto super terram Luche d e G rimaldo, etc. Per chiese, ibid ., c. 299 v. (3 settembre 1286): in contrata S. A mbrosii tria e d ifc t a dom oru m p osita su per terra siv e so lo S. Ambrosii d e M ediolano, etc.

21 Ciò è dimostrato sorprendentemente da una lista di bastimenti (in App- 2> nr. 68) che in opposizione al trattato dovettero pagare una tassa per entrare nel Mar Nero. Parecchi dei minori (ligna) appartengono a persone che dal loro nome devono ritenersi popolari come Rolando da Quarto, Jacopo Calvo, Jacopo da Finale; le galere invece appartengono a Gabriele de Ghisolfi, Ansaldo de Mari, Alberto Doria etc.; le grandi navi sono dei Lomellini e di Rainerio Boccanegra.

22

Cfr. i documenti in

D e sim o n i, Actes passés,

p.

443

e sgg.

23Annali, 197

e sgg.,

[ I l i, 103],

anno

1241.

24A nnali, 230 [IV, 8],

L ’e l e z io n e d e l Ca p i t a n o

quanto modesta 25. Filippo della Torre, il podestà del 1256, proveniva da una famiglia che fu sempre fra i campioni dei Guelfi a Milano26. In ogni caso anche il nuovo podestà per il 1257, Alberto de Malavolta, aveva appartenuto a questo partito27. Poiché Genova, per prima, si diede alla creazione di un Popolo, si può ritenere che nel vivo scambio di rapporti fra essa colle altre città italiane, queste siano state spinte ad imitarla2*. Il movimento era stato aizzato dalla respinta nobiltà ghibellina29 e la uscita del Podestà, al quale si rimproveravano gravi abusi nell’esercizio del suo ufficio, ne aveva fornito propizia occasione.

L’essenziale caratteristica di tutto questo avvenimento sta nel fatto che col Capitanato non fu creata una carica che, alla guisa del Podestà, fosse coperta da un forestiero da cambiarsi ogni anno o più spesso ancora. Qui abbiamo uno del paese che viene eletto a Capitano, senza che siano state prese preventive disposizioni sulle sue attribuzioni od almeno sulla durata del suo ufficio. L’elezione stessa avviene tumultuariamente, senza votazione; alcuni gridano il nome del prescelto, le urla di approvazione della folla coprono qualche eventuale opposizione. Non è accertato se sia corsa qualche intesa preliminare segreta. In ogni modo doveva essere stata la personalità di Guglielmo Boccanegra a farlo ritenere dal Popolo come un capo adatto. L’annalista nulla ci dice che possa far luce su questo punto. Prima del 1257 sappiamo appena qualcosa dell’attività politica del Boccanegra30; anche la sua famiglia era emersa poco prima d’allora, quan­ tunque non si possa dubitare che non appartenesse alla nobiltà31.

25 Gu il l. Ven tu r a, Memoriale, 724.

26 Egli è certamente fratello e successore di Martino della Torre nella Signoria di Milano: cfr. Giu l in i, M emorie spettanti alla storia di Milano, V i l i , p. 199 e sgg. Accorso Cufica è un fedele partigiano dei della Torre: cfr. Giu l in i, V i l i , p. 246, etc.; Galv. Fl a m m a, Manipulus Florum, 692, 699, etc.

27 Egli fu già Podestà di Genova nel 1249: Annali, 226 [ I I I , 182]; i Mala­ volta sono una delle famiglie che nel 1279 a Bologna si trovano a lato dei Guelfi Geremei: Ghirardacci, Hist. di Bologna, I, p. 249; Catelano di Alberto Malavolta, inviato al conte di Romagna per il ripetuto allontanamento dei ghibellini Lamber- tazzi: ibid., I, p. 251.

28Annali, 236 [IV, 26]: more aliorum capitaneorum.

29Annali, 1. c. [IV, 25]: hii qui actores fuerunt in sedicionibus in ter quos erant de poten cioribus civitatis.

308 giugno 1251: L.J., I, 1081; 17 novembre 1256: L.J., I, 1248, 1251, lo troviamo nel Consiglio.

31 Una figlia di Guglielmo Boccanegra sposa nel 1278 Ingheto Spinola: Bel-

Lib r o I - Ca p. p r i m o

Le informazioni più dettagliate che seguono non alterano essenzial­ mente il carattere personale del Capitanato. Il 19 febbraio 32 il Popolo si aduna nella chiesa di S. Lorenzo, il podestà vi è convocato e in sua pre­ senza ha luogo la prestazione del giuramento al Capitano33, nel senso che si intende riconoscerlo come tale e obbedire ai suoi ordini. Nel giorno seguente34 vengono insediati gli Anziani, 4 popolari per ogni distretto della città (in tutto 32). Tutto quello che il Capitano fa, dispone od ordina col consiglio di essi, all’unanimità o a maggioranza di voto, avrà forza di legge. Potrà pure col loro consiglio fissare statuti e correggere disposizioni contrarie ad essi.

Il Popolo è ora costituito, Capitano e Anziani sono i suoi organi, il giuramento prestato da ogni cittadino al Capitano è il vincolo di unione fra essi. Era sorta una nuova istituzione come era già avvenuto per la Compagna; questa però sussisteva ancora e aveva a capo il Podestà. Ma costui è vincolato agli Statuti; ora, attraverso una deliberazione del solo Popolo, Capitano e Anziani possono cambiare gli Statuti. Un conflitto era inevitabile. Il Podestà non aveva autorità propria e se la nobiltà non gli stava dietro le spalle, la sua posizione di fronte al Capitano era inso stenibile. Questo spiega gli avvenimenti successivi.

Il Capitano abbandona la sua abitazione e prende stanza nel palazzo dei Richeri; la pigione è pagata dal Comune35. Dopo alcuni giorni si occupa della sistemazione della sua posizione esteriore. Secondo i poteri conferiti agli Anziani, sarebbe stata sufficiente una deliberazione da parte oro, ma oltre ad essi viene pure convocato un Consiglio speciale , ^ quale prendono parte anche nobili. I suoi membri sono nominati dal apitano . Essi devono stabilire per quanto tempo ha da durare la sua

qu ak V arito ^

d e î T f i f

A^ em orte> P- 332. Nicolino Boccanegra appare nel 1296 quale manto della figlia di Jacobino Avvocato: App. 3, nr. 26, c. 45*.

Annali, 236 [IV, 26],

i nobili Ì à Z £ J t a S T p m t b i W e L ' " " *

S«»a ^

gennaio 125ZY A c f ^ ^ . qU em ,y condu™t ex publico. L.J., I, 1270 (31 ' Um ì anuey ■ tn Palacio d. capitami-, cfr. ibid., I, 1270 e 1284.

siglio del

SpÌCga perChè Ü

-7 r, . , , , torse deve leggersi secreto [IV, 26: con silio s icc o ] . Ib id ,. q u o d d ecrevera t et ellegerat ex omnibus Janue.

L ’e l e z io n e d e l Ca p i t a n o

carica, quale assegno deve percepire ed il numero delle persone del suo seguito. Egli non assiste alle discussioni. Le opinioni riguardo al primo punto sono diverse; alcuni vogliono il Boccanegra Capitano a vita, altri solo per 5 anni, altri per 10. Quest’ultima proposta è finalmente appro­ vata quasi all’unanimità38; morendo Guglielmo, gli doveva succedere nella carica uno dei suoi fratelli. Il suo seguito consiste in un cavaliere39, che il Capitano deve stipendiare col proprio assegno, fissato in annue lire genovesi 1000. Inoltre gli vengono posti a lato un giudice40 e due scri­ vani, i cui stipendi sono pagati dal Comune; 12 esecutori compiono i servizi subalterni41, 50 armati stanno a guardia giorno e notte della per­ sona e del palazzo del Capitano. Questi ha così un potere esecutivo molto maggiore di quello del Podestà42, di fronte al quale può far valere le sue ampie attribuzioni.

38Annali, 237 [IV, 27].

39 Ibid. [IV, 27-28]: fuitque in ipso an n o. . . eius (se. ca pitam i) m iles s i v e solius quidam Musa nomine de Saona. L.J., I, 1317 (13 gennaio 1260): M usa d e Suona, m iles s iv e socius capitami. Canale, II, p. 130, n. 1, nomina un altro per il 1261.

40 Annali, 237 [IV, 27]: fuitque in ipso anno primus index ca pitam i S y m o n Tartaro-, egli è un genovese; nel Consiglio: L.J., I, 1036, etc. D i altri parecchi giu­ dici si possono fornire le prove. App. 3, nr. 13, c. 189 v.; osservazione sopra la stesura d’un documento dell’l l dicembre 1257: factum est m andato d. Ja cob i C olli, indicis d. G. Boccanegra capitami p op u li. . . 1258 die 9 martii. Lo stesso (A pp. 2, nr. 7) pronunzia una sentenza il 12 agosto 1258. Invece App. 6, nr. 2, nr. 106 (3 ottobre 1258): copia d’un documento per ordine d. Ferrarii d e Castro iu d icis e t assessoris d. G. Bucainigre cap. pop. ]an.

Che in quest’anno vi siano stati più giudici del Capitano si rileva da L .J., I, 1300 (16 agosto 1258): insediamento d’un procuratore a difesa coram d. ca p i­ laneo Janue et eiu s iudicibus; cfr. Statuti di Pera, p. 688, cap. 145. Simone Bono- aldi sembra esser durato in carica un tempo più lungo: L.J., I, 1287, 10 maggio 1259; ibid., I, 1323, 7 agosto 1260; per il 1261 vedi ibid., I, 1328, 1344, etc. E ’ di A n ­ cona - Annali, 280 [IV, 166] -; dopo il 1270, per parecchi anni giudice dei Capi­ tani, poi Podestà. Inoltre l’annalista Lanfranco Pignolo - Annali, 248 [IV, 61] - deve essere stato giudice del Capitano. App. 6, nr. 172: nel 1263 (18 aprile), quale Po­ destà di Albenga, trattiene da una somma che doveva pagare al Comune 31 lire in pagamento dello stipendio, quod recipere debebat, quia stetera t p ro iu d ice e t a s s e s ­ sore cum Guill. Bucc. olim capit. Janue.

41 Annali, 237 [IV, 27]. App. 3, nr. 13, c. 185v. (15 novembre 1257): J a co - binus, ex ecutor capitam i come testimonio. App. 2, nr. 7 (12 agosto 1258): O to lin u s et Gandulfinus, executores d. capitami hanno dato corso ad una citazione giudiziale.

42 II Podestà ha solamente 20 servientes-, cfr. Caro, Verf. G en., p. 36.

Li b r o I - Ca p. p r i m o

Fino ad allora il Podestà era stato l’unica suprema autorità a Genova. Così il Malavolta, che già ne aveva sostenuto l ’ufficio certamente con­ forme alle intenzioni di coloro che lo avevano eletto, credeva di poter ancora comportarsi alla stessa maniera a norma delle condizioni alle quali aveva assunto la carica. Adesso però fra Podestà e Consiglio si frappo­ neva una nuova istanza, da cui dovevano derivare inevitabili conflitti personali. Ma il Capitanato era stato costituito col generale consenso e solo una violenta sollevazione avrebbe potuto rovesciarlo. Tale solleva­ zione non avrebbe potuto partire altro che da interni oppositori di esso; ma per ora, tutta la borghesia era contenta della nuova istituzione. In tale stato di cose, il Malavolta domanda di essere sollevato dall’ufficio assunto, non gli viene negato. Gli viene pagato lo stipendio per l ’intero anno, come era giusto, poiché il Comune non aveva mantenuto con lui il con­ tratto, non avendo egli potuto esercitare il suo ufficio nel modo conve­ nuto. Dopo di che egli lascia Genova.

Ne consegue una vacanza, durante la quale gli affari dello Stato vengono amministrati dal Capitano e dagli Anziani. Per l ’esercizio della giustizia essi nominano due giudici locali43. Capitano e Anziani eleggono pure un nuovo Podestà, per il rimanente dell’anno, nella persona di Rai nerio Rosso da Lucca 44. La loro preponderante influenza su tutto è ormai

ecisa e solo si potrebbe domandare fino a qual punto e in quali manife stazioni della vita dello Stato questa influenza potè farsi valere. Le osser­ vazioni sulla prossima futura politica estera di Genova dimostreranno occanegra vi fosse intervenuto in maniera decisiva ovvero se egli,

ario, si fosse limitato ad adempiere ai doveri della sua carica.

c u i s e d e t t i 1, Cu mr Cf a P°testatis ad " M a n d a s G uillielm us d e Q uinto M u n ed o index ad *”/ e potestatis stare con su everat, e t N icolaus d e d e ^ e s a M a]f U Ï T ™ V>atbma audienda'■ Sono menzionati due giudici nr 4 ^ 19 e s Ì m " ( 125?) “ ^ 3’ “ ■ » , c. 9 0 ,. Inoltre App. 6. in d e t ass d Aìh T u sentenza pronunziata da G andinus Ja co b i G uarini,

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Multedo e Guglielmo da Quinto f ” ^ ^ NlC° l0S° Î sentenza pronunziata il 16 maggio 1257 dW d / v T ™ “ ™ simile/ r° CeSS° tu tu m su p er iusticia ja n u e T d . G uüî Ri h * Quinto, iu d icem co n sti-