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Gest des Chipr., 157; Canal, 488.

Capitolo prim o

40 Gest des Chipr., 157; Canal, 488.

41 Annali, 245 [IV, 51]; Gest. des Chipr., 157; cfr. Atlante idrografico T. Luxoro, p. 97.

42 Annali, 245, linea 29 e sgg. [IV, 51]; il senso del passo, in particolare, non è chiaro; Canal, 488, dà notizie particolareggiate sulle ricognizioni che pre­ cedettero la battaglia; naturalmente dal punto di vista di un cronista di parte ve­ neziana. La flotta veneziana si sarebbe trovata nel porto dell’isola quando si av­ vicinò una saettia, che soltanto più tardi venne riconosciuta per nemica; due ga­ lere l’avrebbero inseguita e avrebbero visto al largo la flotta genovese venir loro in­ contro. Esse la segnalano subito alle altre galere, che escono quindi dal porto.

Canal dice espressamente che i Genovesi sapevano che i Veneziani si tro­ vavano presso Sette Pozzi; invece, secondo gli Annali, 245 [IV, 51], anche i Genovesi sarebbero arrivati presso Sette Pozzi, mentre C anal dice che essi avreb­ bero atteso il nemico presso l’isola di Porcaires (?), e da lì sarebbero loro an­ dati incontro. E’ quindi certo soltanto che era intenzione dei Genovesi di dare battaglia. Se del resto Canal, in contraddizione con gli Annali, dice che la flotta veneziana avrebbe cercato la genovese, non è il caso di darvi gran peso, poiché per lui questi termini sono tipici riguardo alla flotta: v. pp. 480, 482. Il numero

La guerra in Rom ania

manchevole. Secondo quanto riferiscono gli Annali, 14 galere soltanto presero parte al combattimento, per prime certamente quelle dei due am­ miragli Pietro Avvocato e Lanfranco Dugo Spinola43. Essi combattono va­ lorosamente 44, ma senza alcun valido appoggio da parte dei loro colleghi. I nemici penetrano dapprima nella galera di Pietro Avvocato. Egli cade, lo stendardo è abbattuto; poi i Veneziani prendono pure la galera dello Spinola, che si salva in una barca45, e altre due ancora. Quando la bandiera del secondo ammiraglio fu abbassata, i Genovesi si diedero alla fuga, ma per le perdite che gli avversari avevano subito non furono inseguiti46.

Non si può dire che la flotta veneziana avesse riportato una decisiva vittoria, non essendo neppure riuscita a tagliar la strada per Malvasia alla genovese, che, dopo la sconfitta, vi arrivò indisturbata47 senza aver otte­ nuto il minimo vantaggio dal suo successo. Essa procedette per Negro- ponte, alla cui difesa era fin da principio destinata48, ma non vi compì alcun altro fatto 49.

delle galere veneziane che parteciparono alla battaglia è di 31 secondo il C a n a l,

480; di 30 (?) secondo una nota posteriore degli Annali, 245, var. f [IV, 51 e var. d i ; di 28 in G est. des Chipr., 157.

43 Annali, 245 e var. g [IV, 51]; C a n a l, 490; Gest. des Chipr., 157. 44Annali, 1. c. [IV, 51-52]. I successi iniziali sono certamente esagerati, ma C a n a l, 490, dice che i Veneziani avevano già perduto una galera, che però ripresero più tardi.

45 Annali, 245, var. h [IV, 51, var. a l; C a n a l, 490. Secondo Gest. des Chipr.,

157, lo Spinola è già morto.

46 C a n a l, 492, dice che i Genovesi ebbero una perdita di 600 morti e 400 prigionieri; poiché egli indica il numero dell’intero equipaggio in 6000 (p. 488) e, secondo gli A nnali, soltanto 14 galere avevano preso parte al combattimento, così rimane incomprensibile come le 10 fuggite avessero ancora, dopo tali perdite, un sufficiente numero di rematori. Per lo meno la quantità dei morti è molto esa­ gerata, se da parte veneziana ne erano caduti soltanto 20, mentre i feriti dovevano essere 400. G est. d e s Chipr., 157, dicono che i Genovesi perdettero 13 galere, in contraddizione con gli Annali ed il C anal.

47 Annali, 1. c.; C a n a l, 492. [Poiché il papa in Orvieto sapeva già il 7 mag­ gio dell’arrivo della flotta genovese presso Malvasia (v. Reg. d ’Urbain IV, II, p. 100), così la battaglia di Sette Pozzi deve aver avuto luogo alcune settimane prima e quindi non può essere posta con M a n fro n i, St. della marina, I, p. 9, n. 1, alla fine di maggio: in sostituzione d ell’intera notai.

48 Annali, 1. c.; C a n a l, 494. Che si temesse un attacco da parte dei Greci, cfr. Reg. d ’U rbain IV, p. 101.

49 C a n a l, 1. c. Non si può dedurne che la sosta fosse durata breve tempo.

Libro I I - Cap. p r im o

Le trattative che frattanto correvano alla corte papale dovevano an­ cora trascinarsi a lungo50. Urbano IV faceva le solite intimazioni: rinunzia cioè all’alleanza con lo scismatico e ritorno in seno della Chiesa; egli rim­ proverava in particolare ai Genovesi che la loro flotta, sotto pretesto di combattere Venezia, devastasse i paesi del Villehardouin; che si fossero impadroniti di isole appartenenti ai Latini e persino d’aver di recente portato un grande numero di guerrieri a Malvasia. Egli ordina il richiamo delle navi, affinchè non possano più recar danno al principe e ai suoi vas­ salli, essendo dovere del papa provvedere alla protezione dei suoi fedeli. Gli inviati rispondono mettendo in campo gli antichi meriti del loro Co­ mune verso la Chiesa romana. Essi non si dimostrano incondizionatamente ossequienti alle ingiunzioni del papa e probabilmente, come nel 1261, nem­ meno erano a tanto autorizzati. Dichiarano risultar loro cosa nuova le la­ gnanze circa le molestie recate al Villehardouin, di non esserne mai stati a conoscenza prima d ora; che nelle loro istruzioni nessun cenno era fatto su questo particolare, ma che speravano che il loro Comune sarebbe stato completamente pronto a piegarsi ai desideri della Chiesa. In seguito a ciò il papa spedisce il 7 maggio una nuova lettera, ripetendo le antiche inti­ mazioni51. Questa volta egli interdice anzitutto qualunque attacco a Ne- groponte, come pure di trasportarvi uomini e munizioni da guerra. Forse Urbano IV intravvedeva la difficoltà di arrivare a un risultato con soli ordini e minacce, tanto e vero che prometteva di adoperarsi per una onorevole pace con i Veneziani, in modo che Genova venisse risarcita dei darmi sofferti. Certo era questo l’unico mezzo che offrisse una probabilità di successo; soltanto che il papa avrebbe dovuto fin da molto prima fare uso a tal fine della sua suprema autorità, anziché accontentarsi della pace apparente sulle coste della Siria. Il compromesso del 1258 non aveva avuto esecuzione, nè di ciò si poteva far colpa a Genova.

L’arcivescovo di Torres fu incaricato della consegna della lettera52. Se Genova, sotto vincolo di giuramento e con prestazione di garanzia, prometterà di richiamare la flotta, egli sospenderà l’interdetto. Se non tro-

50 Annali, 1. c.; Reg. d’Urbain IV, p. 99 e sgg. Il risultato viene comunque