• Non ci sono risultati.

parecchie navi furono incendiate.

» A nnali, 1. c. [IV, 90],

Lib r o I I - Ca p. q u in t o

galere e una saettia provenienti da Porto Venere a scopo di pirateria; i Veneziani riescono a prendere una galera con la maggior parte dell’equi­ paggio 15. Il bottino viene portato a Messina. Frattanto il Doge aveva fatto armare altre dieci galere, il cui comando venne affidato a Marco Grado- nico 16.

Dopo che le due flotte si furono riunite 17, sembra che avessero prefe­ rito tenersi alla costa siciliana. Con la morte di Manfredi erano decadute le convenzioni stipulate con lui. Egli non avrebbe tollerato che stranieri avessero combattuto le loro battaglie sulle coste del suo regno. Nella con­ fusione che la sua caduta trasse seco non si pensò a tener fermo il salu­ tare principio dell’antico governo.

Il 22 giugno ls la flotta genovese si trovava presso Trapani. Essa ebbe comunicazione che le galere veneziane si trovavano non lungi a sud di Marsala 19. L ammiraglio tiene consiglio di guerra. Sembra che il piano originario fosse di prendere il largo, ma invece nella notte Bolbonino diede 1 ordine di avvicinarsi a terra, di porre le galere l’una accanto all’altra e legarle fortemente20, prendendo così una forte posizione di difesa. Gli annalisti dichiarano questa misura assolutamente sbagliata. Secondo la loro opinione, 1 ammiraglio avrebbe dovuto scegliere per il combattimento un luogo ove non fosse stato possibile agli equipaggi di saltare in mare, senza

Annali, 256 e sgg. [IV, 90] danno come località Borchanum;

C

anal

,

516, par a soltanto di due galere, una delle quali presa fra Bolcan e Bolcanin, cioè senza u io Vulcano, una delle isole Lipari: v. Atlante idrografico T. Luxoro, p. 70.

16 C

anal

, 518;

Annali,

257

[IV, 90]:

14

galere e

2

saettie.

17 Secondo un’aggiunta agli Annali,

257,

var. a, presso Gallipoli in Calabria; Dandolo doveva quindi aver viaggiato verso il golfo.

C

anal

, 518,

dice che egli era ritornato a Ragusa, ove avrebbe incontrato il Gradonico. Nel consiglio di guerra sa- re e stato eciso di andare in Sicilia, alla ricerca dei Genovesi. Arrivativi, avreb-

ero atteso ungo tempo, per modo che si avvicinava il tempo nel quale si doveva allestire il convoglio per la Siria. In quel momento si avrebbe avuto notizia che il nemico era presso Bonifacio in attesa che i Veneziani facessero ritorno in patria. La maggior parte dei nobili veneziani che si trovavano sulle galere sarebbero tornati a mercantUiVla 1 teiTa’ ^ n°D Perc^ere *1 tempo necessario al noleggio delle navi

• n 18 A nndt’ f 7 CIV’ 90]: quadam die mensis Junii; la battaglia avviene nel giorno seguente (m ane veniente in vigilia S. Johannis).

Luxoro, 1 7 1 ’ 1 C' n ™ ™ è MarSala’ n°n MaZZarà: V- M a n te idr0grafic° T- 20 Annali,

1. c.; C

anal

, 520.

La g u e r r a con Ve n e z ia, 1265-1266

esporsi ad una morte immediata per annegamento. La posizione presa era dunque troppo vicina a terra, la gente poteva facilmente mettervisi in salvo, anziché opporre agli assalitori una ostinata resistenza. In alto mare non si sarebbero potute abbandonare le galere e gli equipaggi sarebbero stati in certo modo costretti a combattere, ancorché non avessero avuto voglia di esporre la propria vita per il soldo che ricevevano. Questa relazione degli Annali non ci permette però di trarre delle conclusioni sulla pusilla­ nimità dei guerrieri genovesi, poiché qui trattasi per la maggior parte di mercenari stranieri21. Uno spirito ben diverso regna nella flotta genovese, quando il suo equipaggio è composto dai suoi cittadini. Perciò è troppo dura l’accusa di codardia lanciata contro l’ammiraglio, se con così malfidi subalterni non potè compiere nessun fatto eroico. La sua colpa sta nel­ l’avere occupato una posizione disadatta22. Egli poteva aver agito così sapendo quanto poco calcolo poteva fare sulla sua gente, perciò aveva procurato di avere qualche rinforzo dagli abitanti di Trapani23 ; sembra ch’egli avesse pure pensato a guarnire le coste, per coprirsi alle spalle 24; ma la risoluzione più ardita sarebbe stata la migliore. Bolbonino si lasciò

21 Cfr. C a r o , Ver/. Gen., p.

148,

n. 57. La relazione degli inviati di cui ci siamo serviti è quella in App. 2, nr. 20; trattasi degli uomini che furono fatti prigionieri in questa battaglia. Questi sono pro maiori parte Lombardi et foren ses et om n es so ld a erii, qui, data m erced e, fide data, pugnare debebant, primo prò co ­ muni Ja n u e, a q u o so ld o s acceperant et cui fidem dederant d e pugnando, secu n do saltim ad d e fe n s io n e m capitum ipsorum et propter vituperium evitandum. I loro bassi sentimenti risultano inoltre e specialmente da ciò, che et etiam plures capti tunc tem ­ poris dix erant q u o d m agis dolebant d e eo quod amiserant soldos eorum, quam d e co n flictu q u em su bstin u era n t Januenses. Tra l’altro i documenti (v. sopra, libro II, cap. V, n. 9) dimostrano che non trattavasi di mercenari arruolati dal Comune, ma di uomini che, contro un compenso in denaro, sostituivano cittadini obbligati al servizio militare.

22 La posizione dei Genovesi nella battaglia di Lajazzo nel

1294

è uguale a quella del

1266

a Trapani:

M

arin

S

anudo

,

Liber, p.

83;

vicine a terra, le galere fissate l’una all’altra, passerelle gettate (p o n tes;

C

anal

, 250,

bertresches) per poter comoda­ mente passare dall’una all’altra. Anche nel

1294

sono i Veneziani che attaccano con forze preponderanti, ma rimanendo completamente sconfitti.

23 Secondo Ca n a l, 520, i Genovesi diedero ad ogni trapanese, che andò da loro a bordo, una moneta d’oro (agoustan) per giorno e notte, cioè come avevano fatto i Veneziani nel 1258 in Acri, quando avevano preso i locali al soldo: v. sopra, p. 73.

24 Ca n a l, 522. Quando i Veneziani si avvicinarono, il paese era coperto di partigiani dei Genovesi a cavallo e a piedi.

Lib r o I I - Ca p. q u in t o

sfuggire l ’occasione di affrontare il nemico, che per numero di navi non avrebbe potuto reggere il confronto, e perciò si comprende come più tardi 1 insuccesso gli sia stato attribuito a codardia e come si sia parlato persino di tradimento.

Il mattino del 23 giugno la flotta veneziana avanza2S. Un forte vento contrario le impedisce l’attacco; un brulotto mandato fuori dai Genovesi viene felicemente respinto dai Veneziani, che però nulla possono operare contro la massa compatta delle galere nemiche. Il momento decisivo viene determinato dal fatto che tre galere genovesi, senza che si conosca la ragione, si staccano dalle altre. I Veneziani, coll’ammiraglio Jacopo Dan­ dolo in testa, avanzano di nuovo a forza di remi. Di fronte all’attacco, i Genovesi sono presi da panico generale e saltano in mare per raggiun­ gere a nuoto la riva _6. Oltre 1000 periscono annegati, 600 cadono nelle mani del nemico; non una galera rimane, 3 vengono bruciate e 24 por­ tate a Venezia27.

Quanto grande fu la gioia a Venezia per il successo ottenuto, altret-

. Annali, 257 [IV, 90]: 24 galere e 2 saettie; in Canal risulterebbe una saettia in meno.

, ,!"a re^az*one in Gest. des Chipr., 156, è del tutto inservibile e in completa contra zjone con le altre due. Vi si esagera la colpa delPammiraglio, facendo ere c egli fosse stato corrotto dai Veneziani, che la maggior parte dell’equi-

6 ® ° ^ on'no stesso, fosse a terra quando avanzò la flotta nemica, etc. e a re azione degli Annali, 257 [IV, 90-91], non è scevra da esagerazioni. Se-

questi, non sarebbe avvenuta uria vera battaglia; quando i Genovesi videro zare 1 _ ~ o ed il proprio capo titubante, sarebbero saltati in mare, cosicché i, eZlanl’ nu 0 Pre^° facto et cum defensione remissis, presero le galere. Che ammiraglio avesse perduto la testa - Annali, 239, var. p [IV, 33] - doveva già

sere stata la scusa per la sconfitta del 1258.

D u ra vpn't^r° veria™e”tre sorprendente che gli annalisti, che intendono narrare la

modo ni' 3 P' I 811 ~ raPPresentino k sconfitta dei loro connazionali in k DrimT ;r ê°ênOSO ? „ qUeU° Che VerameMe era stat0- essi scrivono sotto