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La guerra con Pisa in Sardegna

Successi di Genova in terraferma, 1256. - Lega con Chiano, Giudice di Cagliari, 1256. Inizio della guerra in Sardegna, 1256. - Morte di Chiano. - Assedio di Cagliari per opera dei Pisani, 1257. - Capitolazione. - Assedio di S. Igia da parte dei Pisani, 1258.

Il 1256 non fu per Genova un anno di pace; esso fece epoca nel- 1 antico conflitto con Pisa. Dal 1241, quando la flotta pisana, unita coll imperiale, aveva preso le galere genovesi coi prelati che si recavano al Concilio ’, lo stato di guerra era durato fino al 1254. Dopo la scon­ fitta che ebbe a soffrire in quest’anno dai Fiorentini collegati con Genova, Pisa potè concludere la pace a condizione che si sottomettesse all’arbi­ trato di Firenze2 per tutte le sue contese con Genova e Lucca. Cagione di grandi dispute fu anzitutto il castello di Lerici, sul golfo della Spezia, che Pisa teneva guarnito e che i Genovesi pretendevano. Dietro il reciso rifiuto di consegnarlo, le trattative di pace nel 1251 abortirono3 e, come era naturale, fu deciso a favore di Genova4. Ciò malgrado, Pisa non può decidersi a rinunziare alla sua posizione di fronte a Porto Venere5. Non è però in grado di far fronte alla coalizione di Firenze, Lucca e Genova e nel 1256 è decisamente battuta in uno scontro colle truppe delle città toscane. Lerici, assediato da parte di terra e di mare, si arrende ai Geno­ vesi6. Fu questo un fatto di grande importanza per l’estensione della

1 Annali, 196 e sgg. [ III, 1131.

2 Annali, 232 e sgg. [IV, 12], Lega di 10 anni fra Genova, Firenze e Lucca: L.J., I, 1115, 20 ottobre 1251. Cfr. H a rtw ig , Ein M enschenalter, I, p. 28 e sgg.;

[D avid soh n , G esch. von Flor., II, 1, pp. 403, 426 e sgg.]. 3 Annali, 229 [IV, 4].

4 Annali, 233 [IV, 12], I documenti relativi in L.J., I, 1182 e sgg.

5Annali, 1. c.; L.J., I, 1228, come dice la indizione (genovese) appartenente al 1254. Pisa si rivolse a Brancaleone de Andalo, senatore di Roma (Fic k e r, F orsch. Z. it. R. gesch ., IV, p. 461), per spiegazioni sulla nullità della sentenza arbitrale. [Cfr. Da v idso h n, 1. c.L

6Annali, 234 e sgg. [IV, 19 e sgg.]; L.J., II, 35. Cfr. H a r tw ig , Ein M enschen- alter, I p. 30 e sgg. [D avid soh n , Gesch. Flor., II, 1, p. 447 e sgg.; Id ., F orschungen zur Gesch. von Florenz, IV, p. 109 e sgg.].

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loro potenza verso oriente. Pisa conclude ormai paco onorevole con Firenze e Lucca7, dovendosi però sottoporre ad importanti cessioni. Rinunzia a Lerici; il castello di Trebiano, Vezzano e tutte le altre loca­ lità ad oriente del Magra vengono date a Firenze, con facoltà di dispor­ ne a suo piacimento e, come già progettato8, Firenze consegna a Genova tutto questo territorio, troppo lontano dalla sfera dei suoi interessi . Poco dopo Pisa fece dichiarazione in forma legale della sua rinunzia su Lerici10. La guerra sulla terraferma è così finita, ma non pertanto la pace fu mantenuta, essendo nel frattempo intervenute delle complicazioni in Sardegna.

L’antica gara delle due potenze marittime per la supremazia su quest’isola era entrata nel 1256 in una nuova fase. Le continue discordie fra i potentati locali, i 4 Giudici, avevano fornito occasione all’intervento forestiero. Il giudicato di Cagliari è ora il punto centrale degli avveni­ menti. Il 20 aprile 1256 Chiano, marchese di Massa e Giudice di Cagliari, fece concludere, mediante i suoi inviati, una stretta lega con Genova , secondo la quale otteneva la promessa del diritto alla cittadinanza geno vese, e quindi egli, il suo paese e le sue genti dovevano essere protetti da Genova contro chiunque e specialmente contro i Pisani. Quello c e potrà acquistare in guerra sarà suo; in cambio egli cede in proprietà a Comune di Genova il castello di Cagliari. Questo è il punto decisivo • La cosa viene regolata dettagliatamente. Tutte le case ed i terreni non fabbrica­ ti cadono in potere del Comune. Esso può allontanare quanti abitanti gli piaccia, confiscarne i possedimenti esistenti entro il perimetro apparte-

Annali, 236 [IV, 24], Le condizioni secondo il documento: Sc i p i o n e AmMI

ra to ,

Ist. F iorentine, I, p. 259 e sgg. Cfr. L.J., I, 1240.

Già nel giudizio arbitrale del 1254 questi territori erano stati assegnati a Genova: L.J., I, 1213.

9 L.J., I, 1240 e sgg.: 25 ottobre 1256. I territori non vennero sotto la im­ mediata amministrazione del Comune. V. oltre, libro III , cap. I I I .

L.J., I, 1260 (appartenente al 1256) e 1243.

Tma nr Lh \ 1c 31; \ documenti del L.J. relativi alla Sardegna sono anche in

To l a, Cod. dipi. Sard., I, con pregevoli spiegazioni.

12 Ne fanno cenno anche gli Annali, 235 [IV, 21-22], La promessa di sposare una onna genovese non e espressa nel trattato: L./., I, 1234. Gli Annali aggiun- m T iL i, r ? r lanT° f " \ fidanzat0 COn una dama deUa casa Malocello. Lanfranco

Malocello (L.J., I, 1234) e test.mone alla stipulazione del contratto; Guglielmo Malo- Comune ( L J - ’ • 1235>' — >> —

La g u e r r a c o n Pi s a in Sa r d e g n a

nente al castello, libero però ognuno di portar seco i propri beni mobili. Il Giudice trattiene per sè una casa entro il recinto del castello; come cit­ tadino genovese egli può entrare nelle fortificazioni e uscirne con ade­ guato seguito; i possedimenti dei suoi fidi devono pure rimanere intan­ gibili. Tutti gli abitanti del castello hanno diritto di usufruire dei pascoli e dei boschi nel paese del Giudice, come qualunque altro suo proprio sud­ dito. Per il primo anno egli deve fornire tanto grano, carne salata e for- maggio, quanto ne può occorrere per tutta la gente che Genova man­ derà al castello 13. Egli dovrà inoltre provvedere che per il secondo anno venga importata in Cagliari una sufficiente quantità di viveri per cederli a prezzi convenienti. Con uno speciale giuramento egli si obbliga a pro­ teggere i funzionari ed il presidio del castello. Il privilegio per l’esporta­ zione del sale a Genova, e specialmente l’accordo che Cagliari debba rimanere l’unico porto commerciale nel territorio soggetto al Giudice, aumentano l’importanza del nuovo acquisto. Alla stessa guisa che tanto il Giudice quanto i suoi sudditi dovranno difendere tutti i Genovesi, e specialmente adoperarsi perchè il Comune rimanga in libero possesso del castello, così tutti i Podestà o Rettori che il Comune stesso potesse mandare a Cagliari dovranno prestare giuramento di proteggere il Giu­ dice nei suoi diritti e possessi.

I rapporti nei quali Chiano entra con Genova sono affatto singo­ lari. Egli cede il punto strategicamente e commercialmente più impor­ tante del suo territorio, promette di prestare il giuramento come citta­ dino, di entrare nella Compagna e di prendersi a cuore l’onore del Comune. Quest’ultimo punto è pur giurato dai suoi sudditi14. Egli e la sua gente faranno guerra e concluderanno pace con chiunque, ma specialmente coi Pisani, a piacere di Genova. Questo trattato non può dirsi fatto a parità di condizione fra i contraenti, perchè la reciprocanza delle promesse da parte del Comune è puramente formale. Il Giudice si mette in condi­ zione di dipendenza verso il Comune, però senza arrivare al punto di diventarne vassallo e prestare in conseguenza giuramento di fedeltà. Non

13 L.J., I, 1234: omnibus personis quas com une janue p o n et in d icto castro s e u qui ibi erunt prò comuni. Qui si allude chiaramente ad una guarnigione, però si pen­ sava pure alla fondazione di una colonia.

14 L.J., I, 1233: iurabit... honorem comunis janue, e t h om in es d icti m ar- chionis iurabunt honorem comunis Janue. Questo è senza dubbio qualcosa di meno d’un giuramento di fedeltà, ma in ogni caso i sudditi del Giudice entrano per tal modo in diretti rapporti col Comune.

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è affatto chiaro il motivo pel quale Chiano sia stato indotto a questo passo. Il castello di Cagliari era stato costruito dai Pisani1S; in ogni caso questi ne erano in possesso al principio dell’anno 1256 16 e il Giu­ dice doveva avervi avuto parte. Accanto ai Pisani abitavano dentro al castello i suoi sudditi; a lui stesso era stato accordato sempre sicuro accesso1?. Perciò egli doveva già avere con Pisa qualche patto contrat­ tuale. Dagli Annali18 risulta solamente che la conseguenza del trattato coi Genovesi e della sua esecuzione fu ima guerra in Sardegna fra questi e Chiano da una parte, contro i Pisani dall’altra, aiutati dal Giudice di Arborea. Forse erano avvenute anche prima delle guerre sull’isola, nelle quali Chiano era stato coinvolto e che lo avevano obbligato a cercare appoggi- Sembra che Pisa diffidasse di lui, ma siccome aveva molti fa­ stidi in Toscana, era sua intenzione mantenersi neutrale in Sardegna , politica che non tardò a produrre pessimi frutti.

15 Cfr.

T

ola

,

Cod. dipi. Sard., I, 329 e sgg.

16 Ciò risulta dai documenti: H.P.M., Ch., I I , 1538 e sgg. Cfr. B reviarium Pisanae historiae, 193 = C hronicon b reve Pisanum, 122, per l’espressione in pristi num dom inium P isane civitatis.

17 II testamento di Chiano (L.J., I, 1199: 23 settembre 1254) è ricevuto a Cagliari in d om o . . . i n qua pred ictu s m archio habitat. E ’ anche degno di nota che la casa riserbatasi da Chiano nel trattato con Genova è la medesima nella quale sedevano le autorità governative del Comune di Cagliari: H.P.M., Ch., I I , l540; L.J., I, 1233.

18 P. 235 [IV, 32],

H.P.M., Ch., II, 1540 (12 gennaio 1256): nel castello di Cagliari viene proclamato l’ordine del Podestà di Pisa. Nessun abitante del castello o Pisano in particolare poteva contrarre alcun impegno di fedeltà con uno dei signori de

ardegna. Chi lo avesse fatto doveva rinunziare al suo feudo. Ibid., I I , 1539 e sgg- (10 gennaio 1256): ordine dell’inviato pisano ai castellani e anziani del castello, che gli abitanti di esso ed i mercanti che vi si trovano non debbano essere mandati in guerra, ma debbano rimanere a guardia dentro il castello.

Queste prescrizioni sono ben comprensibili quando si ammetta che Chiano sia stato in guerra con altri signori della Sardegna, forse col Giudice di Arborea e che lisa , essendo occupata nel continente e non volendo immischiarsi nelle guerre in Sardegna, abbia pensato a mantenervi neutrale la sua gente. Nel trattato di Chiano con Genova viene bensì spesso fatto richiamo all’inimicizia con Pisa, ma la disposi­ zione item q u o d co m u n e ]a nue perm ittet pacifice dictum d. m archionem habere, t e n e r e e t p o s s id e r e e t ga u d ere lib ere ad suam voluntatem omnes terras, quas dante D o m w a cq u iret co n tra in im icos su os et inimicos comunis Janue, (L.J., I, 1233) non può riferirsi a Pisa, poiché questa non possedeva allora fondi in Sardegna. Gli acquisti non possono aver luogo se non contro possidenti in Sardegna.

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Concluso il trattato col Giudice, Genova allestì due galere con a bordo Ogeno Scoto e Giovanni Panzano, destinati a Podestà e castellani di Cagliari, insieme con un numero di servientes20. Arrivati sul posto, Chiano li fece entrare nel castello21, ove ratificò solennemente la lega22.’ Comera convenuto, i Pisani vennero allontanati. Cagliari ha ormai un presidio genovese ed è così aperto un nuovo teatro per una guerra con Pisa.

Lasciare indisturbata una piazza tanto importante in mano della rivale sarebbe stato per Pisa come una rinunzia alla sua posizione nel- 1 isola, colla conseguente rovina del suo fiorente commercio con essa. I conti di Donoratico, della stripe dei Gherardeschi, impegnarono per primi la lottaB. Del loro possedimento di Parma, non lontano da Ca­ gliari, fecero un baluardo contro i pericoli che potessero minacciare da quella parte. La madrepatria manda loro su 8 galere cavalieri e munizioni da guerra; queste arrivano felicemente; però una flotta spedita successi­ vamente da Genova riesce a catturare le navi stesse, quando già erano tirate a terra . Il fatto infonde nuovo coraggio ai partigiani del Comune e la guerra si fa energica. Ancor prima che la flotta fosse di ritorno, una seconda salpa da Genova, forte di 24 galere, condotte da Simone Guercio e Nicola Cigala. Un colpo di mano su Porto Pisano riesce felicemente: 3 navi che vi si trovavano sono prese, altre incendiate25. La flotta pro­

Annali, 235 [IV, 22],

21 Annali, 1. c.: ex voluntate dicti marchionis illi (!) a ccep eru n t e t m unierunt. La relazione pisana (Breviarium Pisanae historiae, 192 = C bronicon b r ev e Pisanum,

122) parla di tradimento per proditionem impii marchionis C hiam i. Non vi è con­ traddizione e i diversi punti di vista spiegano le diverse espressioni; in nessun caso ebbe luogo un combattimento. Quelli che, secondo i Pisani, furono colpevoli del tradimento, vennero banditi. V. le disposizioni statutarie in Bona ini Stat Pisa I, 391.

22L.J., I, 1235: il 25 maggio 1256 (die Jovis), i due castellani, senza il titolo, sono testimoni.

23 Annali, 235 [IV, 22], Comites quorum parentela appellabatur G irardesco- rum possono essere ritenuti soltanto Ugolino e Gherardo, conti di Donoratico: cfr. Breviarium Pisanae historiae, 193 = Chronicon breve Pisanum, 122; L.J., I, 1257.

24 Annali, 235 [IV, 22], Che il trasporto non fosse stato impedito è dimostrato dalla connessione dei fatti.

25 Annali, 235 [IV, 22],

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cede fin verso Cagliari, ma vi arriva troppo tardi. Chiano, 1 alleato, non è più in vita26. I nemici lo hanno preso e ucciso.

Gli ammiragli pensano con grande abilità di trarre profitto perfino da questa disgrazia a vantaggio del loro Comune. Uno di essi rimane indietro per proteggere Cagliari27, l’altro si reca a S. Igia. Sembra che un parente del caduto, Guglielmo Cepulla, avesse avanzato pretese per a successione28. L’ammiraglio Simone Guercio gli dà in feudo, il 15 otto bre29, tutti i castelli e luoghi del giudicato, la giurisdizione relativa a t^ t0 quanto trovasi nel territorio di esso, dichiara lui ed i suoi eredi citta ini di Genova e assicura loro l’appoggio del Comune. Guglielmo presta i giuramento di vassallo; sarà fedele e obbediente a Genova, mette a sua disposizione i propri possedimenti, farà guerra e concluderà Pace a se conda degli ordini che gli verranno impartiti. Egli si mette così in una posizione di dipendenza molto maggiore di quanto non fosse que a ^ Chiano, e, ciò che è ancora più importante, cede al Comune S. già. Questa, come Cagliari, è esclusa dall’investitura feudale ed i suoi a tanti devono godere le medesime franchigie di quelli di Bonifacio. Questa parità di trattamento colla piazza che era il punto su cui poggiava

26Annali, 1. c.: Chianus m archio ab inim icis illis d ieb u s ca p tu s fu it e t in ^ fectu s. I nemici non possono essere altro che i Pisani condotti dai Gherar esc dal loro alleato, Giudice di Athorea. Chiano compare per l’ultima volta il 27 1

(L.J., I, 1236) in villa S. Gilie-, il suo successore vi compare il 15 ottobre L ]., I, 1237. Fra queste due date sta la caduta del Giudice, come osserva giù mente Tola, Cod. dipi. Sarà., I, 369, n. 1. Per le altre circostanze è sorprendente eh egli sia stato prima fatto prigioniero e poi ucciso, il che contrasta con qu?-s consuetudine di guerra. Secondo Breviarium Pisanae historiae, 192 = C h ron icon rev Pisanum , 122, egli fu ucciso dai Pisani. Il loro desiderio di vendetta per il Ca­ dimento di Cagliari spiega il fatto.

27L.J., I, 1237, 1239.

Annali, 235 [IV, 23 ]: Set cum ipsius su ccessor esse d iceretu r G u illi^ m u '' C epulla. La questione di diritto non sembra essere del tutto chiara. L.J-, L 1 ^ (23 settembre 1254): Chiano nomina suoi eredi un G uillielmum ( e t )

Raynaldum

fili( o ) s quondam Russi avunculi sui et d. Marie disserre ( ! ) m artere su e e dona a loro tutto quello che possiede nello stato di Cagliari. Il testo del documento lascia dubbio se con ciò si fossero stabilite delle incontestabili pretese d’eredità alla carica di Giudice. Rinaldo era morto non molto tempo prima di Chiano. L.J., I, 1236: suo testamento del 27 luglio 1256, ricevuto in S. Igia, dove trovavasi gravemente ammalato in casa di suo fratello, che viene da lui nominato erede universale, col consenso di Chiano.

29 L.J., I, 1237.

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potenza genovese in Corsica doveva guadagnare al Comune l ’animo delle popolazioni, e provava il grande valore che si annetteva al nuovo ac­ quisto30. La flotta ritornò quindi a Genova31.

Le cose erano a questo punto, quando il Boccanegra assunse la dire­ zione di Genova. Si erano ottenuti grandi risultati; si trattava ora di con­ servarli. A questo compito fu di ostacolo il fatto che nel contempo fu necessario entrare in guerra contro Venezia sulla costa siriaca, mentre Pisa, non avendo a temere più nessun attacco dalle città toscane, potè operare più energicamente in Sardegna. Essa manda a Cagliari 7 galere

30 L.J., I, 1241, nr. 893 (17 novembre 1256): il Podestà e il Consiglio con­ fermano quello che l’ammiraglio ha concluso coi capitani di S. Igia, secu n d u m q u o d continetur in instrum ento scripto manu Jacobi M etijoci scribe, 1256, ind. 14, d ie 15 Od., inter primam et terciam, non può riferirsi al L.J., I, 1239, nr. 886 perchè questo documento contiene il giuramento dei 25 capitani di S. Igia di riconoscere Guglielmo come erede di Chiano, proteggerlo, obbedire ai suoi ordini, salvo l ’onore e gli ordini di Genova. Esso è della medesima data, ma inter terciam e t nonam ed è pure confermato dall’infeudazione di Guglielmo: L.]., I, 1245, nr. 892. Il docu­ mento al quale si riferisce il nr. 893 sembra perduto. In ogni caso esso contiene i punti più importanti sui rapporti fra la comunità (universitas hom inum S. I g ie ) e Genova. Gli Annali, 235 [IV, 23] parlano solo di conferma della convenzione che era stata prima conclusa con Chiano; il che è inesatto, forse intenzionalmente.

31 L.J., I, 1246 e sgg. (17 novembre 1256): Nicola Cigala e Simone Guercio appaiono in Consiglio. Negli Annali, 235 [IV, 23] è detto che Guglielmo Cepolla fu portato con essi a Genova, dove morì infra paucos dies. Non è certo però se la notizia sia esatta. L.J., I, 1242 (28 ottobre 1256): Agnesina, figlia d’un ex Giudice, istituisce Cepolla erede di tutti i propri possedimenti e diritti nel Giudicato. I l documento concorda, nella costruzione della formula, esattamente col L.J., I, 1199. Da esso non risulta la personale presenza di Cepolla in Sardegna. Ma la ratifica del trattato con lui (L.J., I, 1245: 17 novembre 1256) ha luogo con i suoi rappre­ sentanti. La flotta in questo giorno è già ritornata, poiché gli ammiragli siedono in Consiglio. Il che però non prova incondizionatamente che egli non fosse allora già a Genova; i rappresentanti erano stati già nominati fin dal 15 ottobre (ibid., I, 1249). Poteva essersi verificato qualche incidente, che avesse indotto gli ammiragli a con­ durlo seco, poiché sarebbe sorprendente che egli si fosse recato volontariamente a Genova, anziché difendere il suo Stato.

Egli venne però certamente a Genova, perchè qui fu pubblicato il suo testa­ mento (L.J., I, 1263), Actum in domo Guillielmi Barbavarie, Janue. Manca solo acci­ dentalmente il nome del notaio Guglielmo Cavagno, dai cui registri fu estratto il documento. E ’ scrivano della città (Caro, Verf. Gen., p. 53) e proprietario della casa del Consiglio. L.J., I, 1263: Cepolla è gravi infim itate d eten tu s, e quindi morto poco dopo. La data, anno dominice nativitatis MCCLVIII, in d ictio n e XV, d ie Sab­ bati XIV m ensis Januarii, offre insolubili difficoltà. Anno e indizione (genovese)

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condotte da un abile capitano, Oddo Gualduccio32; vengono chiamati tutti i Pisani residenti nell’isola; il Giudice di Arborea è richiesto di aiuto e così si comincia l’assedio del castello. Per impedire l’arrivo di soccorsi dalla parte del mare, si costruisce una torre33, congiunta alla terraferma mediante un ponte, difesa da baliste e da una forte guarnigione. Frat­ tanto il Capitano e gli An2iani mandano fuori 16 galere, condotte da Ugo Vento e Jacopo di Negro, le quali però non sono in grado di conclu­ dere nulla di serio. I Pisani hanno assicurato le loro galere sotto la torre, ben munite e ben armate alla resistenza. Gli ammiragli genovesi vedono inutile qualunque tentativo per prenderle: solo quando avessero rice­ vuto rinforzi avrebbero potuto arrischiare un attacco. Le navi della ma rina mercantile e 10 galere che le accompagnavano34 ricevono lordine di toccare Cagliari, e, riunite alla flotta che vi si trovava, tentare di provvedere il castello di viveri. In obbedienza a queste disposizioni si compie uno sbarco a terra, che però fu male diretto. La forte cavalleria nemica assale i Genovesi, i quali sono obbligati a riguadagnare le l°ro navi. Ne nasce confusione; un battello, nel quale si era assiepata troppa gente, cola a fondo e tutti affogano. Cagliari non si può salvare; la seconda

combinerebbero, ma non il giorno della settimana; il sabato cade nel 1258 il 12 gen­ naio, nel 1257 il 13. Siccome il documento, tratto dai registri del notaio che pubblicò fu redatto da un altro, non è escluso un errore nel computo dell anno, etc. e la notizia degli Annali, che Cepolla sia morto infra pau cos dies, non può dirsi con sicurezza inesatta. Se Breviarium Pisanae historiae, 192, dice villa S. G ilie C allan- tane d to cesis p er proditionem et durante pace inter n os et Ja n u en ses a co m u n i Ja­ n u e subtracta (C hronicon b rev e Pisanum, 122 similmente), ciò deve essere conside­ rato dal punto di vista pisano.

vero che Genova non aderì alla pace tra Firenze, Lucca e Pisa - Annali, LiV ’ 24

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Perchè

domandava che il Giudice di Cagliari vi fosse pure com­ preso; accettò tuttavia le cessioni fattele sulla base della pace stessa. E ’ certo che i rappresentante di Genova sollevò protesta con atti particolari contro la pace (L.J-, , 1241: 25 ottobre 1216; ibid., I, 1245: 29 ottobre), ma in ogni modo i Pisani dovevano considerare come un atto sleale quello che Genova accettasse i vantaggi offertile dalla pace senza che essa dovesse applicarsi anche per k Sardegna.

32Annali, 237 [IV, 28]; Breviarium Pisanae historiae 192 = C hronicon b r e v e P isanum , 122.

33A nnali, 1. c.: in lo co qui dicitur Lapola, certo posto sul mare o su qualche scoglio.

34Annali, 1. c. e 239 [IV, 33],

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flotta procede per il suo destino, la prima ritorna a Genova3S.