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La popolazione mondiale, secondo un recente studio dei ricercatori dell’Università di Washington, si stima che nel 2100 sarà tra i 9,6 e i 12,3 miliardi, superando il picco di crescita che molti studiosi avevano fissato nel 2050. La dimensione degli occupanti nel nostro pianeta è di fondamentale importanza per valutare l’incisività dell’uomo sugli aspetti climatici, sulla disponibilità di ac- qua, cibo, servizi sanitari e, in definitiva, per stabilire la sostenibilità ecologica della Terra.

La continua crescita della popolazione rappresenta un ulteriore problema per le politiche ambientali, di per sé in affanno rispetto agli obiettivi programmati per il 2020. È di tutta evidenza l’urgenza di muoversi tutti per prevenire la catastrofe climatica, ciò nonostante si regi- stra tuttora una diversa sensibilità da parte di molti pa- esi e persistono incoerenze che rendono la sfida ancora più difficile e sempre più vicino il punto di non ritorno rispetto alle modificazioni climatiche in atto.

Ai ripetuti fallimenti dei vertici di tutti i grandi della Terra fa riscontro tuttavia un’attenzione crescente dei cittadi- ni di tutto il mondo per la gravità della situazione i quali vedono come gli effetti del cambiamento climatico mo- dificano la vita quotidiana. Ne è testimonianza la parte- cipazione di oltre un milione di persone in tutto il mondo (da New York a Roma) al primo People’s Climate March per chiedere ai capi di Stato e ai leader della finanza pre- senti al Summit dell’ONU a New York del 23 settembre 2014 di promuovere politiche economiche, energetiche e sociali che tutelino il futuro della Terra.

Inoltre va tenuto presente che la forte crescita econo- mica e la spinta al benessere in particolare in Asia, negli Emirati Arabi come anche in Russia e in Brasile hanno portato ad un considerevole incremento dell’attività in- dustriale ed edilizia con le conseguenti ricadute sul clima. In Cina, India, Emirati Arabi, in area Mediorientale e in area Mediterranea il principale problema è il comfort in estate a causa del soleggiamento intenso. Un’altra sfida è l’alta umidità nelle zone tropicali e sub tropicali: qui l’aria viene deumidificata con grande dispendio di energia. L’International Style, molto diffuso in Europa e in Nord America, ha inoltre prodotto un’architettura sganciata dagli aspetti climatici facendo riferimento quasi esclusivamente ad un linguaggio formale. Alle condizioni climatiche e all’incremento della domanda di comfort si è risposto con gli impianti adottando so- luzioni sbilanciate che consumano enormi quantità di energia da fonti fossili.

L’obiettivo dell’architettura oggi è quindi di rispondere alle condizioni climatiche puntando su soluzioni tecno- logiche passive piuttosto che su quelle attive; infatti, non è più possibile pervenire al comfort attraverso la climatizzazione degli ambienti. È necessario inoltre avere la consapevolezza che non esistono soluzioni adeguate ad ogni circostanza e che quando si cerca una soluzione appropriata non ha molto senso trasfe- rire, senza dovute ricerche sull’adattabilità di tecniche

The study addresses the bioclimatic approach to ar- chitectural design in a holistic view, emphasizing the need for radical interventions due to the seriousness of the ongoing climate change and required also by the increasing public awareness for attending to these pro- blems. It presents the complexity of the issue and the specificity of the solution in relation to the geographical and historical site characteristics. This process is una- voidable in order to achieve the desired energy savings in the building and urban scale and even more when it comes to social housing. The effectiveness of the in- terventions in each case is conditioned by the sense of community of the people stimulated by improving the comfort of the spaces in particular outdoors and inter- mediates spaces, that are at the heart of social housing.

testi di riferimento

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dall’Europa o dal Nord America a Paesi con caratteristi- che climatiche diverse.

In questi anni molti passi in avanti sono stati fatti ma molto resta da fare a partire dalla progettazione degli edifici non ancora costruiti fino a tutto il patrimonio im- mobiliare esistente e, in particolare, per il social housing. Per quanto riguarda i primi, sono state messe a punto collaudate tecnologie bioclimatiche che tuttavia non sempre trovano applicazione nelle nuove costruzioni anche quelle contrabbandate green. Ciò è assolutamen- te grave perché davvero non esistono alibi alla costru- zione di edifici efficienti sul piano energetico e bioclima- tico e che sappiano rispondere ai requisiti di comfort e innovativi nei materiali e nella forma.

In fondo si tratta di sfruttare gli elementi naturali del sito (sole, acqua, vento, terreno, vegetazione) in funzione strategica per il controllo del clima interno, massimizzando gli scambi termici edificio-ambiente e minimizzando l’uso di impianti tradizionali che richie- dono consumi energetici da fonti esauribili e l’impatto con l’ambiente, sapendo che le esigenze termiche di un edificio variano a seconda della stagione e della sua po- sizione geografica.

Si tratta quindi di governare le relazioni fisiche di tut- ti gli elementi che interagiscono e di stabilire l’orien- tamento e la forma dell’edificio, l’involucro in grado di gestire selettivamente e in modo dinamico i flussi energetici in entrata e in uscita, nonché la disposizione degli ambienti interni. La sperimentazione progettua- le dell’approccio bioclimatico nell’edilizia residenziale sociale ha evidenziato che gli spazi intermedi quali cor- pi-scala, atri, logge, ecc. assolvono alla duplice funzione di ottimizzazione dei processi di efficienza energetica e di incentivazione dei modelli relazionali e di aggregazio- ne sociale.

Un ausilio alla progettazione è dato da tutta la lettera- tura di riferimento che analizza i diversi contesti e detta le linee guida cui attenersi. Inoltre, ci si può avvalere di simulazioni bioclimatiche che possono essere usate nelle prime fasi di progettazione per accompagnare le varie opzioni di progetto e forme alternative di edificio per esplorare l’efficacia di sistemi in grado di ottimizza- re il consumo energetico, nonché l’involucro, le dimen- sioni delle aperture, le tipologie dei materiali, l’efficacia delle schermature solari, ecc.

Nella progettazione è posta sempre più attenzione sul- le costruzioni a zero consumi energetici, dalle abitazioni singole ai grattacieli di tutto il mondo che da energivori si stanno trasformando in modelli ecologici. Tuttavia, gli spazi di miglioramento sono ancora notevoli.

Una volta si diceva che “costruire verde” imponeva una maggiorazione di costo che limitava l’uso delle relative tecnologie, attive e passive, solo a edifici di un certo livello, ma anche questo pregiudizio è superato nei fatti allorché troviamo applicate queste tecnolo- gie in progetti per l’edilizia residenziale sociale.

Più complessa è la situazione per il patrimonio edilizio esistente sia pubblico che privato dove spesso, in par- ticolare in Italia, il problema del miglioramento biocli- matico e del risparmio energetico si coniuga con quello della sicurezza (vedi ad esempio gli edifici scolastici). Il suo recupero è di fondamentale importanza ma neces- sita di risorse non sempre disponibili e in ogni caso è op- portuno confermare per lungo tempo, e possibilmente allargare, gli incentivi esistenti.

Le architetture del futuro dovranno essere basate su analisi climatiche dettagliate che prendano in conside- razione la radiazione solare, le temperature, l’umidità e il vento. Soltanto una particolare attenzione al clima e alle questioni culturali, come la religione e lo studio del- le architetture tradizionali locali, e ad altri fattori quali la disponibilità delle tecnologie e del sapere tecnico possono produrre edifici destinati a durare nel tempo, con ottime perfomance bioclimatiche energetiche ed elevati livelli di comfort ambientale.

In climi caldi e umidi si punta a ridurre l’effetto urbano di isola di calore, invece in climi caldi e secchi si cerca di crearli. In climi temperati, in estate si cerca di convo- gliare il vento per migliorare la ventilazione negli edifici; invece in inverno si punta a ripararsi da esso. In climi equatoriali il sole è allo zenit ed è assolutamente neces- sario prevedere schermature per grossa parte dell’an- no. Viceversa in climi freddi il sole è basso sull’orizzonte in inverno, così gli obiettivi della progettazione puntano a massimizzare la luce naturale.

L’approccio bioclimatico alla progettazione combina in una visione olistica lo studio del clima, della biologia e dell’ecologia alla scala di progetto sia dell’edificio sia urbano, al fine di migliorare l’ambiente, migliorare le condizioni di vita e ridurre il consumo di energia. Una progettazione che segue questi principi può portare ad una significativa contrazione dei consumi per il ri- scaldamento, il raffrescamento e l’illuminazione e crea maggiori condizioni di benessere negli spazi interni ed esterni durante tutto l’anno. Le soluzioni bioclimatiche sono complesse e rapportabili alle specificità del sito, ogni progetto richiederà nei differenti contesti una propria serie di principi bioclimatici di progettazione.

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