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Nel dibattito, da sempre aperto e controverso in tutta Europa, sulla demolizione e ricostruzione dei quartieri residenziali o il loro recupero, ne- gli ultimi anni si stanno affermando con forza le ragioni della riqualificazione quale occasione per rilanciare l’immagine delle città all’interno di un approccio integrato che si pone gli obiettivi di in- nalzare le qualità architettoniche e funzionali de- gli edifici, dei quartieri e dei contesti degradati at- tuando azioni legate alla sostenibilità ambientale e intervenendo sulla riduzione dei consumi ener- getici a partire dal parco immobiliare esistente che, in Europa, è responsabile del 40% del totale dei consumi. Tutto ciò senza alterare i valori so- ciali collettivi e individuali ormai sedimentati e legati al senso di appartenenza e di identificazio- ne di chi abita quei luoghi e attraverso strategie pianificatorie di densificazione o di rarefazione dei contesti secondo quelle che sono le politiche di sviluppo e le previsione demografiche dei Co- muni così come secondo le caratteristiche e le potenzialità delle aree interessate.

La questione ha dunque prospettive che possono essere estese alla vastità del patrimonio residen- ziale pubblico e privato che necessita interventi di messa a norma delle proprie performance energetiche e di riqualificazione. Alla scala dell’e- dificio i progetti lavorano prevalentemente sugli involucri fornendo soluzioni che propongono la creazione di una seconda pelle tridimensionale che, mentre regola gli apporti solari e garanti- sce un buon comfort invernale senza pregiudi- care quello estivo, permette di dilatare il corpo dell’edificio giungendo a una buona sintesi tra le necessità di isolamento termico, il rinnovamento estetico delle facciate e l’estensione degli alloggi attraverso superfici aggettanti chiuse o aperte. Questo genere di interventi, che possono arri- vare anche ad aggiungere un piano agli edifici, spesso sono necessari anche per aumentare il numero delle unità abitative e innalzare il valore economico degli immobili così da motivare i pro- prietari a realizzare le opere di riqualificazione a condizione, ovviamente, di disporre di regole certe e di strumenti di controllo che permettano di fissare con precisione l’entità di tale rivaluta- zione.

01. Quartiere di via Barzoni (Milano). Una delle propo- ste vincitrici del primo bando REHA, arch. Julien Vasse. Si tratta di “protesi” prefabbricate che, mentre avvolgo- no l’edificio, aiutano l’isolamento termico, ridefiniscono l’architettura dei fronti, consentono di ampliare la su- perficie degli alloggi; costituiscono il supporto di co- pertura per i pannelli solari (immagine fornita da Julien Vasse e Antoine Morizot)

01 KEywoRdS Riqualificazione Housing sociale Densificazione Rarefazione Partecipazione

02. Leinefelde (Germania), arch. Stefan Forster. I pan- nelli prefabbricati che costruivano il lungo edificio in linea sono stati in parte smontati dando luogo a una se- quenza ritmata di vuoti e pieni che hanno definito 8 ville urbane. Lo smontaggio dei pannelli è stato adottato an- che per abbassate l’edificio di un intero piano evitando così l’inserimento degli ascensori

03. Quartiere Villa Aosta (Senigallia), arch. Livia Scar- pellini. Uno spazio collettivo con gli accessi diretti ad al- cuni alloggi negli edifici a schiera perimetrali. La nuova parete di chiusura realizzata in legno, oltre ad ampliare la superficie abitabile, svolge la funzione di regolazione climatica

04. La struttura della sopraelevazione è del tipo a tela- io, leggera e autonoma strutturalmente in modo da non gravare con il proprio peso sull’edificio sottostante di due piani fuori terra

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Affianco a strategie di densificazione si fanno strada interventi di continuità urbana alla scala di quartiere attraverso la riqualificazione dei piani terra per l’inserimento di attività commerciali e di servizi comuni, gli interventi sugli accessi per renderli maggiormente riconoscibili e sugli spazi esterni per diversificarne gli utilizzi. La conserva- zione delle strutture, inoltre, siano esse in calce- struzzo puntiformi o in pannelli prefabbricati, in muratura portante o tamponata, si rivela un’op- portunità legata all’ecologia dei materiali e alla loro possibilità di non trasformarsi in un rifiuto buono solo per la discarica.

Gli esempi sono sempre più numerosi e raccon- tano storie di riqualificazioni edilizie anche im- portanti che si sono potute attuare solo grazie al coinvolgimento attivo degli abitanti insediati anche solo per le complesse programmazioni delle operazioni di svuotamento degli alloggi che devono essere messe in atto per evitare compli- cati, costosi e in alcuni casi anche traumatici dop- pi traslochi e di organizzazione dei cantieri per condurre i lavori in totale sicurezza.

La Francia rappresenta l’avanguardia riguardo alle sperimentazioni con queste modalità d’in- tervento. È del 2004 la ricerca sul recupero degli edifici residenziali finanziata dal Ministero della Cultura e della Comunicazione dal titolo “PLUS +” a significare, per l’appunto, il metodo composi- tivo-progettuale dell’addizione di superficie a cui ha fatto seguito, nel 2007, la piattaforma REHA –

Requalification à haute performance énergétique de l’habitat - per l’adeguamento edilizio e il rinnova-

mento urbano in forme di partenariato pubblico/ privato con concorsi rivolti a team di progettisti e imprese1 (Fig. 1).

Tra gli interventi attuati e di un certo interesse quelli parigini sulla torre Bois le Prétre del 2011 e sull’edificio in Square Vitruve nel quartiere Saint-Blaise del 2013 e la prima realizzazione del bando REHA in avenue J.F. Kennedy a Tourcoing, città del nord della Francia ai confini con il Belgio. Il primo progetto, dello studio francese Druot, Lacaton e Vassal, è stato oggetto di un concorso di progettazione bandito nel 2005 dall’Office Pu-

blics de l’Amenagement et de la Construction dopo

e ricostruzione della torre. Il progetto ha previsto la creazione di una nuova pelle tridimensionale che avvolge il perimetro dell’edificio e svolge la funzione di modulo bioclimatico e dimensionale per aumentare del 30% la superficie degli alloggi. L’intervento per moduli prefabbricati e l’attenta gestione del processo costruttivo hanno permes- so di minimizzare i disagi per gli abitanti.

Il secondo esempio si inserisce negli interventi del

Grand Project de Renouvellement urbain del 2002

per il miglioramento delle condizioni abitative di circa 200.000 inquilini. L’intervento, realizzato in un anno e senza lo spostamento degli abitanti dai propri alloggi, è consistito nel rinnovamento dell’involucro esterno tramite l’integrazione di un rivestimento leggero in acciaio che modifica la percezione visiva dell’edificio, regala a ogni abi- tazione una loggia e isola le pareti attraverso un intervento di cappotto e di parete ventilata. Il terzo caso anziché per addizione di volumi ha lavorato per sottrazione interrompendo, attra- verso l’eliminazione completa di 2 blocchi cor- rispondenti a 66 alloggi, il lungo edificio Euclide costituito complessivamente da 168 alloggi. Si tratta di un approccio progettuale interessante per la riqualificazione di tutti quegli edifici della tipologia in linea realizzati dagli anni ’60 in gran- di pannelli prefabbricati e diffusi in tutta Europa ricordati per la banalità e la monotonia della loro architettura, il rapido degrado dei manufatti, l’e- conomia costruttiva e il dispendio energetico. Si tratta dello stesso approccio alla riqualificazione praticato nella città tedesca di Leinefelde che già alla fine degli anni ’80 ha dovuto rimettere in discussione il modello urbanistico che l’aveva ge- nerata portando la municipalità ha stimare che la metà degli alloggi esistenti sarebbe stata più che sufficiente per il futuro sviluppo della città (Fig. 2).

Anche nel nostro paese qualche piccola storia può essere raccontata. Un esempio recentemen- te concluso è quello della riqualificazione del quartiere di edilizia residenziale pubblica di Villa Aosta realizzato nel 1930 a Senigallia (Ancona) e ormai per il 50% di proprietà privata. Il progetto di attuazione del Piano di Recupero Urbano del 2002 individuava, tra gli obiettivi d’intervento,

le necessità di dotare il quartiere di un sistema di riscaldamento, di ampliare e migliorare le con- dizioni igienico-sanitarie degli 82 alloggi per lo più di dimensioni comprese tra i 28 e i 50 m2 e ancora con “latrine” quali unici servizi igienici e di assicurare un’elevata efficienza energetica degli edifici (Fig. 3).

uno studio di fattibilità per un quartiere milanese

Un piccolo quartiere pubblico di proprietà co- munale costruito negli anni ’50 del secolo scorso per alloggiare gli sfollati degli edifici distrutti dai bombardamenti della guerra. Complessivamente 60 alloggi organizzati a schiera in 6 stecche di soli 2 piani fuori terra, tutti uguali per tipologia abita- tiva (duplex), per metratura e per numero di utenti insediabili (3 persone) in cui oggi si registrano casi di sottoutilizzo o di sovraffollamento e in cui la presenza del corpo scala interno rappresenta per molti anziani e/o disabili una barriera architetto- nica spesso insormontabile per raggiungere il ser- vizio igienico e le camere da letto. Sono residenze modeste ma dignitose che hanno il grosso pregio di essere dotate di un proprio giardino accessibile dal soggiorno e ben esposto a sud. Oggi presen- tano evidenti carenze prestazionali sui fronti del risparmio energetico e, tra i vari problemi tecno- logici, costruttivi e di necessario adeguamento normativo, le coperture in amianto sono da bonifi- care. Sorto come quartiere periferico nel sud-est della città oggi si trova in una posizione di grande interesse e appetibilità anche per il mercato priva- to data l’immediata vicinanza di una delle fermate delle terza linea della metropolitana e il facile col- legamento con il centro della città.

In seguito al “Programma di Riqualificazione Ur- bana per alloggi a canone sostenibile” del 2008 promosso da Regione Lombardia, per il comparto di via Barzoni 11 era stato previsto il completo abbattimento e la realizzazione di un nuovo pro- getto che rispondesse alle richieste espresse dal bando del raddoppio del numero degli alloggi. In un’ottica di risparmio di suolo, infatti, non si può non rilevare come il quartiere sia attualmente sottoutilizzato dal punto di vista dell’offerta di nuovi alloggi.

Dopo che il progetto presentato è stato in più oc- casioni rifiutato dagli inquilini, all’inizio del 2012 la nuova Amministrazione comunale e Aler han- no incaricato un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano2 di avviare un percorso di progettazio- ne partecipata, peraltro previsto dal bando e non precedentemente attuato, che trovasse una sin- tesi in uno studio di fattibilità condiviso. Per i sog- getti coinvolti i presupposti erano, naturalmente, diversi: per gli abitanti la priorità era quella di conservare e recuperare il più possibile gli edifi- ci esistenti, sia per conformazione planimetrica che tipologico-distributiva anche al fine di man- tenere i modi di vita e le relazioni sociali spesso di lunga data. Per l’Amministrazione, invece, era centrale l’accesso al finanziamento e dunque il rispetto delle richieste del P.R.U. di raddoppiare il numero degli alloggi attraverso un incremento di altre 10 unità di proprietà pubblica portando le attuali 60 a 70, 20 nuovi alloggi destinati al canone moderato e 30 al patto di futura vendita così da potere coinvolgere un operatore privato nel finanziamento dell’operazione e convertire il quartiere in un intervento di housing sociale con una più articolata mescolanza di profili economici e sociali tra i suoi abitanti.

Lo studio di fattibilità, che si è dedicato con un maggiore dettaglio progettuale ai 70 alloggi di edilizia residenziale pubblica del quartiere, ha proposto di organizzarli complessivamente in 5 delle 6 stecche lavorando contemporaneamente sulla loro densificazione e ristrutturazione in una proposta che ha cercato di mantenere le confor- mazioni planimetriche e le soluzioni abitative il più possibile simili allo stato di fatto pur risolven- do i problemi di accessibilità e visitabilità delle singole unità e proponendo tagli dimensionali variati secondo quelle che sono state le richieste dell’Amministrazione. Per rispondere alla ricol- locazione dei 39 nuclei familiari che hanno ma- nifestato l’interesse di continuare ad abitare nel comparto e che sono conosciuti sia per numero di componenti sia per eventuali disabilità presenti, si è dovuto operare necessariamente una pro- gettazione personalizzata proponendo soluzioni distributive discusse e condivise.

Per raggiungere questi obiettivi è stato previsto

che le 5 stecche siano sopraelevate di un piano e aumentate nella loro profondità attraverso estrusioni sui fronti nord e sud.

La struttura della sopraelevazione trasmette i ca- richi direttamente al terreno su nuove fondazioni esterne a quelle esistenti. Tali nuove fondazioni potrebbero essere continue e di tipo asimmetri- co, così da potere supportare i pilastri in posizio- ne molto vicina alle testate dei setti preesistenti. La costruzione del nuovo piano è previsto che aggetti maggiormente verso sud per assicurare il maggior accesso solare alle stecche prospicien- ti. Tale aggetto che, comunque non dovrà essere superiore alla metà dell’altezza delle aperture trasparenti del piano sottostante, svolge anche la funzione di schermatura solare fissa per gli allog- gi del secondo piano (Fig. 4).

I restanti 50 alloggi previsti dal bando e destinati all’operatore privato hanno trovato collocazione nella nuova costruzione di 2 edifici a torre di 8 e 10 piani che insistono sul sedime lasciato libero dalla stecca più a nord per la quale è stata previ- sta la demolizione.

Le scelte praticate dallo studio di fattibilità han- no dovuto confrontarsi con una scrupolosa pro- grammazione delle diverse fasi del cantiere e sul- la sua organizzazione che dovrà garantire, oltre all’individuazione di una prima area che possa essere utilizzata come deposito per quasi tutta la durata dei lavori, la possibilità di vivere in sicurez- za e con il minore disturbo possibile per tutti quei gruppi familiari che continueranno a risiedere all’interno del proprio alloggio fino a quando non sarà pronto il nuovo.

Questa proposta progettuale non ha ancora visto la luce a causa dei problemi economici generali in cui versa il paese e della conseguente difficoltà nell’individuazione dell’operatore privato inte- ressato a investire, ma la filosofia che è sottesa è la medesima che sta alle spalle degli esempi eu- ropei precedentemente descritti e contribuisce a definire delle linee di ricerca che contrappon- gono alla necessità, fino a qualche decennio fa considerata una scelta obbligata, di cancellare in- teri quartieri del passato sinonimo di “errori” ar- chitettonici, tecnologici e sociali, la possibilità di attuare interventi di mantenimento e conserva-

note

1. Si tratta di 2 bandi di concorso, il primo del 2008 e il secondo del 2012, che hanno selezionato complessiva- mente 25 progetti su 43 edifici di supporto costruiti con tecnologie differenti, di proprietà pubblica e privata e scelti tra i grandi complessi residenziali e gli edifici storici. Promotori dell’iniziativa il MEEDDM (Ministero dell’Eco- logia, dell’Energia, dello Sviluppo Sostenibile e del Mare) e il PUCA (Plan Urbanisme Construction Architecture) 2. Al gruppo di lavoro, coordinato da Anna Delera, hanno partecipato Gian Luca Brunetti del Politecnico di Milano e gli arch.tti Paolo Carli, Roberto Rota e Laura Verza

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Supplément edité et diffusé par Le Moniteur an partenariat avec Le Ministre de L’E’cologie, De L’Energie, Du Développement durable et De La Mer, (2007), Lauréats du programme REHA, Le Moniteur, Parigi.

zione che sappiano cogliere l’opportunità per in- tegrare tutte le dimensioni della riqualificazione compresa quella di mescolare tipologie di loca- zione diversificate per contribuire ad aumentare il dinamismo e la mobilità sociale che spesso sono molto deboli nei comparti di edilizia residenziale pubblica tradizionali. Ma senza il coinvolgimento degli abitanti nella condivisione delle scelte pro- gettuali tutto ciò non è possibile.

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Michele di Sivo