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Capitolo 5 Prospettive per la crescita: tra sostenibilità e

5.1 Sostenibilità della crescita

5.1.1 Un approccio improntato al verde

distorsioni presenti nell’economia nazionale cinese; 5.2 La crescita della Cina e il mercato immaturo; 5.2.1 La liberalizzazione dei conti capitali e l’avvio del processo di cooperazione finanziaria asiatica; 5.2.2 I capricci del renminbi e il “deprezzamento” dell’economia cinese; 5.2.3 La Cina e il nuovo ordine globale.

5.1 Sostenibilità della crescita

5.1.1 Un approccio improntato al verde

Il termine Economia verde (green economy, luse jingji 绿 色 经 济 ) è comparso per la prima volta nell’opera dell’economista David Pearce, “Progetto

per un’economia verde”184, pubblicata nel 1989. Esso definisce un modello di

sviluppo economico a sostegno dell’efficienza energetica e a favore delle risorse rinnovabili, allo scopo di realizzare un’economia sostenibile su larga scala. L’Economia verde garantisce la continuità della società umana, la coesistenza armoniosa tra uomo e natura e sostiene l’abolizione dei tradizionali modelli di sviluppo che non tengono conto dei costi sociali e ambientali nel perseguimento della crescita economica, i quali, nel corso degli anni hanno provocato crisi ecologiche, esaurimento delle risorse e sconvolgimenti sociali. Tale concetto ha radici lontane; idee filosofiche come “il Tao segue la natura” rivelano l’affetto

184 David Pearce, Anil Markandya, Edward Barbier, Blueprint for a Green Economy, Londra, Earthscan

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nutrito verso il verde che si manifestava in Cina sin dai tempi antichi.

A seguito della crisi finanziaria globale, le sempre più severe condizioni di mercato hanno spinto le compagnie cinesi a compiere un deciso sforzo sia nell’idea di cambio strutturale, sia nei vari percorsi di sviluppo. Dal 2002 con le “Prospettive scientifiche per lo sviluppo” (kexue fazhan guan 科学发展观) presentate da Hu Jintao durante il 16° Congresso, il PCC ha mirato a correggere alcuni elementi non- verdi inerenti al tradizionale modello di crescita economica cinese, con lo scopo di finalizzare la creazione di una società socialista armoniosa; l’idea di base era quella di restituire un nuovo equilibrio nel rapporto tra uomo e natura da un lato, e tra

individui dall’altro185.

La Grande recessione ha poi offerto al mondo l’opportunità per un ulteriore sviluppo improntato sul verde. Nei mesi di ottobre e dicembre 2008, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha lanciato il “New Deal verde” per uscire dalla recessione convertendo l’economia in una nuova versione, più ecologica. Lo scopo era quello di promuovere uno sviluppo ambientale ed economico sostenibile che indirizzasse spesa pubblica e investimenti verso nuove opportunità di lavoro green. Ulteriori misure, tra le quali ridurre i sussidi pubblici che generavano grandi quantità di emissioni di carbonio e alleggerire le imposte nei settori a sostegno della qualità ecologica, sono state adottate con lo scopo di migliorare l’economia mondiale nel suo complesso. Questo programma ha avuto una forte e chiara implicazione politica anche in un Paese, come quello della Cina,

caratterizzato dal predominio dell’industria pesante186.

Al fine di promuovere gli investimenti nel settore ecologico nel Paese, nel 2009 venne creato il primo fondo per l’industria ambientale, sottoposto al controllo della China General Technology Investment Fund Management Corp. fondata

185 Shao Hui, Lin Yongsheng, Qin Jian e Xiao Huaiyang, “New Growth Engine: The rise of Green

Economy in China”, in Xiaoxi Li, China’s New Deal, op. cit, pp. 215-216.

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congiuntamente dal China General Technology Group (Genertec) e da altre

agenzie d’investimento, con un capitale registrato di 50 milioni di renminbi187. Alla

fine del 2008, la Industrial Bank Co. (Xingye Yinhang 兴业银行) ha finanziato progetti per la conservazione di energia e per la riduzione delle emissioni in ventidue provincie della Cina pari a 3,3 miliardi di renminbi.

La protezione ambientale è divenuta oggi un’opportunità di crescita industriale in un contesto legislativo che si sta regolando in base alle esigenze del settore, eppure, le industrie a elevato impatto ambientale si ritrovano ad affrontare, da un lato prestiti a tassi preferenziali concessi dalle banche alle industrie meno inquinanti e, dall’altro molti istituti di credito che insistono ancora nel concedere

prestiti a imprese altamente inquinanti188. Di fatto, nonostante l’art. 25 della Legge

sulle energie rinnovabili (2005) autorizzi gli istituti finanziari a offrire prestiti preferenziali con tassi di interesse agevolati per progetti di sviluppo delle energie

rinnovabili189, la banca cinese più prestigiosa, la ICBC (Zhongguo Gongshang

Yinhang 中国工商银行) indirizza ben circa il 40% dei suoi prestiti a progetti a

elevato impatto ambientale e alto consumo energetico190.

Molte pratiche e politiche locali agiscono in netto contrasto con gli obiettivi e le intenzioni dei politici di più alto livello della Cina; per correggere questa disfunzione, il governo potrebbe lavorare con i leader provinciali per intraprendere un’azione più decisa al fine di incoraggiare gli investimenti in energia pulita. Le azioni prioritarie e più produttive da intraprendere in Cina potrebbero essere quelle di:

 Rendere gli investimenti in energia pulita esenti dai cambi esteri, da

187 “China’s first Environmental Industry Fund Established”, Xinhuanet.com (articolo in linea). URL:

http://news.xinhuanet.com/english/2009-12/28/content_12718706.htm (consultato il 10/09/2015).

188 Alessandro Gobbicchi, La Cina e la questione ambientale, Milano, Franco Angeli, 2012, pp. 150-

152.

189 William Chandler, Holly Gwin, “Financing Energy Efficiency in China”, Carnegie Endowment for

International Peace, Washington DC, 2008, p. 9.

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imprese a investimento straniero e dai controlli di politica industriale;

 Modificare il modello di pagamento delle quote di emissioni del

meccanismo di sviluppo pulito (Clean Development Mechanism

CDM)191 da pagamento alla consegna a pagamento attraverso

investimenti;

 Rendere esenti le imprese che producono energia pulita dall’imposta

sul reddito d’impresa e dall’IVA;

 Rendere redditizi i rischi dei prestiti bancari destinati all’energia

pulita;

 Replicare l’esperienza di successo della Società finanziaria

internazionale (International Finance Corporation, IFC) nel fornire garanzie sui prestiti per realizzare progetti di efficienza energetica;

 Ridurre la documentazione necessaria per effettuare investimenti in

energia pulita192.

La Cina è legata agli Stati Uniti per il triste primato di essere la più grande fonte nazionale di emissioni di gas a effetto serra, producendo più di 18 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno. La popolazione della Repubblica popolare è più di quattro volte superiore a quella degli USA, ma questi ultimi hanno creato molto più inquinamento climatico rispetto agli abitanti cinesi; dall’inizio della Rivoluzione Industriale, gli Stati Uniti hanno prodotto 1.150 miliardi di tonnellate di carbonio derivante dai combustibili fossili, rispetto alle 310 miliardi

di tonnellate emesse della Cina193. A tale riguardo, Pechino sostiene che sia

191 Questo meccanismo, previsto dal Protocollo di Kyoto, permette alle imprese con vincoli di emissione

di gas serra nei Paesi industrializzati di realizzare progetti di riduzione delle emissioni nei Paesi in via di sviluppo (cfr. Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, “I progetti Clean Development Mechanism” (articolo in linea). URL: http://www.minambiente.it/pagina/i-progetti-clean- development-mechanism (consultato il 10/09/2015).

192 William Chandler, Holly Gwin, “Financing Energy Efficiency in China”, op. cit., p. 17.

193 William Chandler, “Breaking the Suicide Pact: U.S.–China Cooperation on Climate Change”,

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necessario intervenire sulla base di “responsabilità comuni ma differenziate”. Questo concetto significa che, nella riduzione di gas inquinanti, le nazioni industrializzate dovrebbero adottare misure più forti rispetto ai Paesi in rapido sviluppo, ma allo stesso tempo anch’essi hanno la responsabilità di agire per affrontare i problemi climatici.

L’energia sotto-prezzata costituisce il più grande sussidio al mondo per la distruzione ambientale. Malgrado ciò, il governo cinese continua a intervenire pesantemente nella determinazione dei prezzi dell’energia congelando – erroneamente – i prezzi delle energie nei settori chiave; questa mossa non si traduce automaticamente in bassi prezzi per i consumatori cinesi, anzi, il prezzo del loro gas naturale a volte supera i livelli americani.

La cooperazione USA-Cina dovrebbe concentrarsi sulla promozione di tecnologie per raggiungere obiettivi comuni, attraverso misure applicabili a livello nazionale e ad accordi internazionali che impediscano a una nazione di approfittare delle misure adottate dall’altra. La collaborazione tra i due Paesi potrebbe essere organizzata in tre aree prioritarie: innovazione, implementazione delle migliori pratiche tecnologiche e accordi per evitare che uno dei due Paesi sfrutti oltre misura

le disposizioni adottate dall’altro194.

Con l’insostenibilità ambientale che accompagna la crescita economica della Cina, appare perciò necessario applicare un nuovo approccio allo sviluppo. Attraverso la creazione di nuovi mercati di prodotti, di tecnologie e di investimenti orientati al verde si otterranno anche cambiamenti nei comportamenti verso i consumi e la loro conservazione: grandi variazioni nella qualità di vita delle persone avrebbero luogo. Perciò, è necessario correggere il tradizionale modello di

crescita195 e trovare nuove fonti che siano guidate dall’innovazione e supportate da

una produzione ad alto valore aggiunto. Tale sviluppo è sollecitato da dure realtà

194 Ivi, pp. 3-6.

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economiche, da cambiamenti nelle priorità globali e dalla crescita delle possibilità tecnologiche. La leadership cinese ha, in ogni modo, già mostrato il proprio impegno – soprattutto in tema di sviluppo di basse emissioni di carbonio –

nonostante si trovi solo nelle fasi iniziali di un lungo viaggio196.