• Non ci sono risultati.

DISTURBO CATEGORIA-SPECIFICO PER NOME E VERBO

3.3 APPROCCIO LESSICALE

Secondo altri autori, il danno colpirebbe le rappresentazioni lessicali e, in particolare, l’output e/o l’input fonologici e/o grafemici (Miceli et al., 1988; Caramazza e Hillis, 1991).

Questa conclusione è guidata dal fatto che una dissociazione nome-verbo può comparire in alcuni compiti linguistici e non in altri. L’ipotesi che l’indebolimento selettivo di nomi e verbi possa ricondursi a deficit lessicale è supportata da due serie di dati:

1) l’osservazione di Miceli et al. (1988) secondo cui alcuni pazienti agrammatici hanno un indebolimento selettivo per i verbi (e alcuni anomici per i nomi) solo in produzione;

2) casi di pazienti il cui deficit selettivo per i nomi o i verbi riguarda una sola modalità. Ciò significa difficoltà limitate o alla sola produzione scritta o alla sola produzione orale della categoria grammaticale compromessa e prestazioni superiori nella produzione scritta e orale della categoria grammaticale preservata. Un caso specifico di indebolimento nella produzione di verbi, citato da numerosi studi, è sicuramente quello descritto da Caramazza e Hillis (1991). Questi autori hanno descritto il comportamento di due pazienti afasici fluenti (HW e SJD) con prestazioni normali con i nomi e deficit complementari nella produzione dei verbi: mentre il paziente HW aveva difficoltà nel produrre verbi soltanto nella produzione orale, l’altro paziente, SJD, aveva difficoltà con i verbi soltanto nello scritto. Dal momento che sia HW sia SJD avevano difficoltà selettive con i verbi, in produzione orale o scritta, rimane aperta la possibilità che le dissociazioni nomi-verbi non riflettano una diversa rappresentazione lessicale per le due classi di parole, ma siano dovute ad una maggiore difficoltà dei verbi rispetto ai nomi. Tale ipotesi è esclusa alla luce di dati emersi da pazienti come KSR (Rapp e Caramazza, 2002) che presenta maggiori difficoltà con i nomi rispetto ai verbi in produzione orale, e con i verbi rispetto ai nomi in produzione scritta sia in compiti di denominazione che in contesto di frase. Il disturbo di questo paziente sembrerebbe dunque interpretabile in termini di classe grammaticale, che svolgerebbe un ruolo nell’organizzazione della conoscenza lessicale.

Un precedente studio di Hillis e Caramazza (1995) descriveva il caso del paziente EBA con performance migliore con i verbi nella produzione orale e con i nomi nella

44 lettura. Questa dissociazione tra output scritto e orale e tra produzione e comprensione ipotizza una rappresentazione multipla di classi grammaticali (ad esempio, nomi vs verbi) in tutti e 4 i lessici (lessico fonologico e grafemico di input e output).

Uno studio di poco successivo di Rapp e Caramazza (1998), riportava il caso di un paziente in grado di descrivere oralmente la figura di un ragazzo che scavalca uno steccato, mentre nella descrizione scritta della stessa figura mostra evidenti difficoltà con il verbo, sebbene produca correttamente i nomi.

Altri studi si collocano all’interno dell’ipotesi lessicale. Ad esempio, Marshall et al. (1998) hanno descritto il paziente EM, afasico di Broca, con buona comprensione di nomi e verbi sia isolati che in contesto di frase. EM è anche in grado di scriverli correttamente. Presenta invece un deficit con il verbo nel compito di denominazione. Tale deficit è confermato anche nella prova di produzione di frasi dove mostra un tipico comportamento agrammatico. Il paziente produce quasi tutte frasi nominali (prive del verbo); solo una bassa percentuale di frasi contiene un verbo. Gli autori suggeriscono che il suo problema relativo alla denominazione di verbi e alla difficoltà nel costruire frasi è causato dalla sua inabilità ad accedere alle rappresentazioni fonologiche richieste dai verbi.

Hillis et al. (2002) hanno descritto un soggetto (MML) affetto da afasia primaria progressiva. Nella denominazione orale di nomi e verbi, MML mostra risultati migliori con i nomi. La denominazione orale di verbi si deteriora progressivamente, mentre la denominazione orale di nomi così come la denominazione scritta e la comprensione di nomi e verbi rimangono relativamente intatte. I risultati mostrano, ad avviso degli autori, che l’accesso alla rappresentazione lessico-fonologica dei verbi può essere danneggiata anche quando l’accesso alla rappresentazione lessico-ortografica è intatta. Il fatto che il paziente riesca a scrivere correttamente i verbi ma non sia in grado di denominarli indica anche che la rappresentazione semantica dei verbi è preservata. Infine, il fatto che un effetto di classe grammaticale (il danno selettivo per i verbi) sia limitato a una sola modalità di output (produzione orale) suggerirebbe, all’interno di questo quadro interpretativo, che l’informazione di classe grammaticale è specificata al livello di rappresentazione lessicale. Questi dati supporterebbero l’idea che esistono diversi circuiti neuronali per l’accesso alle rappresentazioni lessicali di nomi e verbi nella produzione linguistica.

Silveri et al. (2003) descrivono il comportamento di due pazienti, CG (già descritto nel precedente paragrafo) e SA, che presentano, a loro avviso, una dissociazione di classe grammaticale. Il paziente SA, con lesione parietale sinistra e comportamento agrammatico, mostra un indebolimento per i verbi e difficoltà nella costruzione di frasi. Gli autori osservano

45 che il contesto di frase facilita la produzione di verbi rispetto al compito di denominazione ma, allo stesso tempo, che la costruzione di frasi rimane danneggiata a causa dell’inabilità a produrre verbi morfologicamente corretti. Il gran numero di errori fonologici prodotti da SA suggerisce un deficit a livello di codifica fonologica. Questa ipotesi è supportata, secondo gli autori, anche dalla buona comprensione di parole singole mentre la comprensione sintattica è danneggiata.

Infine, Menichelli e Semenza (2006) hanno descritto un paziente anomico che, nella prova di denominazione di immagini, presenta maggiori difficoltà con i nomi. La sua competenza morfologica non è compromessa: nel test di completamento di frasi la flessione morfologica risulta corretta sia con i nomi che con i verbi. Secondo gli autori, il deficit non è attribuibile a fattori semantici, poiché non si riscontra alcun effetto semantico (nessuna differenza tra gli elementi animati/inanimati, concreti/astratti), mentre è possibile che l’area del deficit sia localizzabile nell’accesso a strutture fonologiche e ortografiche intatte a partire da rappresentazioni semantiche intatte. Sembra che il deficit relativo ai nomi si stabilisca ad un punto in cui, in seguito alle specificazioni semantiche, un’entrata lessicale (o un vocabolo) è classificata o come nome o come verbo, e che questa forma classificata dal punto di vista grammaticale attivi le corrispondenti strutture lessicali. Questo risultato è simile a quello riportato da Laicona e Caramazza (2004): il loro paziente EA presenta una performance peggiore con i nomi (a differenza del paziente MR che presenta maggiori difficoltà con i verbi).

46

3.3.1 IL SISTEMA SEMANTICO-LESSICALE

L’ipotesi lessicale e l’ipotesi semantico-concettuale fanno riferimento al sistema semantico- lessicale, che costituisce un modello cognitivo di riferimento per l’elaborazione lessicale, vale a dire per la comprensione e la produzione di parole isolate (Favilla, 2003). Il sistema semantico-lessicale (Fig.12) è costituito da una serie di componenti (moduli) tra loro interconnesse ma funzionalmente indipendenti. Ogni compito linguistico è il risultato dell’interazione di più moduli, in serie e in parallelo, e una lesione cerebrale può danneggiare selettivamente uno o più moduli e/o una o più connessioni tra moduli (Bacci, 2009).

Si distingue una componente semantica (relativa cioè ai concetti, al significato delle parole) e una componente lessicale (relativa alla forma delle parole). La componente semantica è unica, cioè non ulteriormente suddivisa in altre sottocomponenti, e sopramodale, perché indipendente dalla modalità in cui la parola viene presentata o prodotta (orale o scritta). Al contrario, la componente lessicale è di tipo distribuito, costituita cioè da altre sottocomponenti: due strutture input specifiche di modalità (visuale e uditiva), che si indirizzano al sistema semantico centrale, e due magazzini di output specifici (fonologico e ortografico). Secondo questo modello, vi è dunque un sistema semantico che attiva il sistema lessicale, determinando la selezione dell’elemento lessicale corrispondente al concetto; il sistema lessicale, a sua volta, attiva i segmenti fonologici od ortografici corrispondenti all’elemento lessicale selezionato. Ogni compito linguistico è il risultato dell’interazione di più moduli, in serie e in parallelo, e una lesione cerebrale può danneggiare selettivamente uno o più moduli e/o una o più connessioni tra moduli. Secondo questo modello, un disturbo semantico centrale si esprimerebbe sia a livello espressivo che a livello recettivo in qualsiasi compito lessicale che richiede una consultazione del sistema semantico, mentre il danno di una singola entrata lessicale dovrebbe colpire solo compiti che coinvolgono la modalità lessicale danneggiata.

47

Fig.12. Il modello semantico-lessicale per l’elaborazione di parole singole.

Molti modelli di accesso lessicale ipotizzano un magazzino unitario sintattico-lessicale. Ad esempio, il modello della produzione linguistica proposto da Levelt et al. (1999), prevede due distinti stadi di elaborazione a livello lessicale: il lemma, cioè la forma astratta della parola che ne specifica il significato e la struttura sintattica (informazione semantica e sintattica), che costituisce il primo dei due stadi. Il secondo stadio è il lessema, che specifica invece la sua forma morfologica (forma fonologica e ortografica). Secondo questo modello alcuni pazienti possono presentare un deficit al livello del lemma, altri a quello del lessema.

Concludendo questo capitolo, può essere utile, in base a tutti i dati ricordati, una sintesi dei vari studi riportati sulla base dei tre approcci presi in considerazione (approccio sintattico, approccio semantico (cognitivo) e approccio lessicale), relativamente al disturbo categoria- specifico per nome e verbo. Le tabelle seguenti riassumono in modo schematico e semplificato i dati.

48

Documenti correlati