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La prima prova è stata la ripetizione: io leggevo a voce alta, uno per volta, un nome o un verbo in ordine casuale che il paziente doveva ripetere. Si è proceduto nello stesso modo per le frasi.

La seconda prova è stata la lettura: ho scritto su ogni foglio 4 parole, nomi o verbi, a caratteri grandi per i pazienti che potevano avere problemi con la vista. Ugualmente per le frasi (4 frasi per ciascun foglio).

La parte più complessa del test è stata la preparazione della prova di denominazione di parole isolate e la prova di descrizione di figure allo scopo di elicitare frasi.

L’idea iniziale era di fotografare oggetti e piccole scenette (da realizzare con l’aiuto di alcuni partecipanti) che rappresentassero le azioni. Questa idea è stata scartata perché complessa da realizzare, soprattutto relativamente alla rappresentazione delle scenette: come scattare, ad esempio, foto che rappresentino verbi come sudare, gocciolare, cascare, volare, starnutire? L’immagine, a mio parere, sarebbe risultata ambigua.

Ho così deciso di disegnare - aiutata da un’amica - oggetti e azioni. Tutte le immagini sono in bianco e nero.

54 Per la prima parte del test abbiamo disegnato oggetti e azioni: per un verbo manipolabile vi è l’immagine di una mano che esegue un’azione (si vede, ad esempio, una mano che spreme un limone per spremere, oppure una mano che martella per martellare e così via), mentre nel caso di verbo non manipolabile (come cascare, volare, vincere) viene disegnato il soggetto che compie l’azione (ad esempio, un ragazzo che casca da una scala, un uccellino che vola nel cielo, un ragazzo che vince una gara esultando e così via), mentre per altri verbi non manipolabili (come fischiare, piangere o sorridere) l’immagine si concentra interamente sul volto del soggetto (ad esempio, il volto di un bambino che fischia, piange o sorride). Prima di somministrare il test avevo chiaramente specificato a ciascun soggetto che per questo tipo di prova, nel caso di un’azione, dovevano ricorrere soltanto al verbo (spremere, cascare, cantare ecc).

Per la seconda parte del test ho disegnato scenette semplici per ciascun verbo, ognuna delle quali si compone di tre disegni: il primo, in alto a sinistra, rappresenta il soggetto; il secondo, in alto a destra, rappresenta l’oggetto (ad esempio, una camicia per il verbo stirare, o una palla per il verbo calciare) o qualcosa che richiama l’azione (ad esempio, una bocca per il verbo sorridere o una lacrima per il verbo piangere); infine, al centro è rappresentata l’immagine del soggetto coinvolto nell’azione. Ad esempio, per la frase “il ragazzo sbuccia la

banana” la sequenza è: un ragazzo (in alto a sinistra), una banana (in alto a destra), il ragazzo

che sbuccia la banana (al centro). Il soggetto doveva descrivere con una frase semplice quanto rappresentato nell’immagine centrale (il ragazzo sbuccia la banana).

Un dubbio sulla rappresentabilità della frase con tre scenette è sorto relativamente ai verbi intransitivi: l’immagine collegata all’azione del verbo, che non rappresenta in questo caso l’oggetto della frase ma qualcosa che richiama l’azione (ad esempio, un paio di ali per il verbo

volare) può permettere una maggiore libertà di scelta consentendo di modificare sbattere le ali al posto del voluto volare. Prima di essere sottoposto al gruppo di controllo e ai pazienti, il

test è stato così strutturato: per i verbi transitivi si sono mantenute le scenette con tre immagini come previsto inizialmente, mentre per i verbi intransitivi sono state proposte due opzioni: una scenetta con due sole immagini (il soggetto e il soggetto che compie l’azione) e una scenetta con tre immagini, da testare su un piccolo gruppo di soggetti giovani di controllo, a metà dei quali proporre l’opzione con due immagini, all’altra metà l’opzione con tre immagini, allo scopo di valutare il funzionamento del test e se la scenetta con tre immagini modificava l’uso del verbo. Questo gruppo di controllo era composto di 8 soggetti (5 femmine e 3 maschi di età compresa tra i 15 e i 31 anni). Il risultato ha mostrato che la sequenza con tre immagini per la rappresentazione delle frasi con i verbi intransitivi non ha interferito con l’uso corretto del verbo (quindi, ad esempio, per volare nessun soggetto ha risposto sbattere le

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ali). È stato quindi deciso di rappresentare tutte e 30 le frasi con la sequenza composta di tre

immagini: soggetto, oggetto (o qualcosa che richiamasse l’azione) e soggetto coinvolto nell’azione.

PUNTEGGI

Non sempre, soprattutto per quanto riguarda la prova di denominazione, è stato facile valutare una risposta giusta o sbagliata. I criteri di valutazione utilizzati nella denominazione e in contesto di frase sono ovviamente gli stessi sia per gli afasici che per il gruppo di controllo. Per quanto riguarda il verbo in contesto di frase, non viene valutata la correttezza della frase nella sua interezza, ma soltanto l’uso del verbo (e del nome). Ad esempio, per la bambina

applaude > riappulisce? Come si dice? Applaude? Si applaude (AMG/TCS). In questo caso

la paziente ha prodotto soltanto il verbo in seguito ad autocorrezione e la risposta è stata considerata corretta. Oppure, per l’uomo suona il pianoforte > suona panopotte (MT/G). In questo caso il paziente non ha espresso il soggetto della frase e ha prodotto una parafasia fonemica sul nome target. L’uso del verbo è stato considerato corretto, quello del nome no. Per quanto riguarda il nome (oggetto) nella frase bisogna tener conto del fatto che, mentre nella prova di denominazione i nomi sono 30, in contesto di frase sono 15, per la presenza di frasi con verbo monovalente (ad esempio, la donna starnutisce; l’uomo suda), o frasi in cui abbiamo una sorta di “solidarietà lessicale” tra verbo e oggetto (Jezek, 2003): vi è cioè un’ implicazione di contenuto codificata linguisticamente tra due elementi della catena sintagmatica tale per cui uno dei due termini (ad esempio, martello) funziona come elemento sostitutivo del secondo (ad esempio, martellare). Per fare qualche esempio, al verbo pescare nella denominazione è stato associato semanticamente il nome pesce e la frase da realizzare è

il ragazzo pesca. Sulla stessa linea abbiamo verbi come scrivere, a cui è stato associato

semanticamente il nome penna, e la frase da realizzare è la bambina scrive una lettera;

pettinare, a cui è stato associato semanticamente il nome pettine, e la frase da realizzare è la mamma pettina la bambina e così via. Oppure, vi sono verbi come guardare, a cui è stato

associato semanticamente il nome occhio, e la frase da realizzare è il ragazzo guarda la

televisione (risulta impossibile o comunque scorretto produrre una frase utilizzando il verbo guardare che contenga la parola occhio come potrebbe essere *il bambino guarda la televisione con gli occhi), oppure il verbo piangere, a cui è stato associato semanticamente lacrima, la frase da realizzare è il ragazzo piange (anche qui risulta impossibile produrre

56 correttamente una frase che contenga il verbo piangere e contemporaneamente il nome

lacrima: *il ragazzo piange una lacrima).

Per la valutazione dell’uso del nome come parola isolata e in contesto di frase, per quanto riguarda il nome come parola isolata non si tiene più conto di tutti e 30 i nomi, ma soltanto dei 15 nomi presenti nelle frasi (ad esempio, la donna accende la candela; il ragazzo accarezza il

gatto).

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