III PARTE
2. L’approccio mixed methods
La raccolta empirica si è realizzata mediante l’utilizzo di due tecniche congiunte (qualitativo e quantitativo), basandosi su un approccio mixed methods.
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Il dibattito metodologico che affronta i mixed methods (MM) è molto variegato e complesso. Il presente paragrafo non ha per questo la pretesa di affrontare l’evoluzione dei MM e la sua odierna applicazione nelle scienze sociali. Ci limiteremo a fornire un quadro circa le tipologie di MM previste e inquadreremo la presente ricerca, che appunto ha utilizzato un approccio MM, all’interno di uno degli schemi riassuntivi proposti.
La ricerca MM è spesso definita come una terza via metodologica. Essa ha avuto un rapido aumento negli ultimi dieci anni (Amaturo, Punziano, 2017). In sostanza i MM combinano, con diverse possibilità e tempistiche, l’utilizzo delle tecniche qualitative e quantitative e “ciascuno di questi, come è noto, ha i propri punti di forza e le proprie limitazioni, il combinarli insieme per rispondere in modo più completo alle domande di ricerca complesse sembra essere per molti ricercatori una buona soluzione” (Picci, 2012: 191). Sull’onda di questa popolarità, nasce una rivista, il Journal of Mixed Methods, completamente dedicato a questa modalità di fare ricerca, tanto che raccoglie al suo interno gli studi in cui l’investigatore raccoglie, analizza, mescola e trae inferenze da dati quantitativi e qualitativi in un solo studio o un programma di indagine (Cameron, 2011). Tra gli autori di riferimento, che hanno dato un contributo importante alla concettualizzazione dei metodi misti, vi sono ad esempio Creswell (2003), Johnson e Onwuegbuzie (2004) e Teddlie and Tashakkori (2010). Creswell e Garrett (2008: 322) definiscono la ricerca dei MM come un approccio “in which the researcher links, in some way (e.g. merges, integrates, connects), both quantitative and qualitative data to provide a unified understanding of a research problem”. In sostanza, sostengono i due ricercatori, l’investigazione empirica cerca di fornire una comprensione chiara ed esaustiva di un problema attraverso l’utilizzo congiunto di tecniche qualitative e quantitative. Johnson e Onwuegbuzie (2004: 17) considerano l’approccio dei MM “the class of research where the researcher mixes or combines quantitative and qualitative research techniques, methods, approaches, concepts or language into a single study”. Infine, Teddlie and Tashakkori (2010), vanno ad ampliare le definizioni proposte in precedenza soffermandosi particolarmente sulla differenza che intercorre tra MM e multi methods. Sostengono i due autori che mentre i MM rispondono ad una combinazione qualitativa e quantitativa delle tecniche di ricerca empirica, i multi methods riguardano l’uso contemporaneo di metodi di ricerca, ma non si prevede una loro integrazione nelle fasi della ricerca.
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Una lista di tipologie è stata elaborata da Creswell e Plano Clark nel 2011, ripresa in seguito da molti autori (Picci, 2012; Amaturo, Punziano, 2017), che classificano i disegni di ricerca MM in quattro elementi:
1) Conseguente parallelo (o disegno triangolare): è previsto l’utilizzo contemporaneo dei metodi qualitativi e quantitativi che mostrano la medesima priorità in tutte le fasi. La raccolta simultanea dei dati precede un’analisi distinta dei risultati ottenuti e “l’obiettivo finale sarà arricchire la comprensione delle due fonti di dati, corroborare i risultati ottenuti da metodi diversi oppure comparare più livelli d’analisi all’interno di un sistema” (Amaturo, Punziano, 2017: 116). Considerata l’equivalente importanza dei due metodi (qualitativo e quantitativo), è richiesta al ricercatore (o al team di ricerca) una notevole preparazione, dal momento che spesso l’utilizzo congiunto delle due tecniche può portare a risultati discrepanti e non di facile connessione.
2) Sequenziale esplicativo (o disegno esplicativo): in questo caso la parte preponderante, specialmente in una fase iniziale, è quella quantitativa. Dopo aver raccolto i dati quantitativi, si procede all’utilizzo di tecniche qualitative elaborando nuove domande e impostando il campione e la nuova raccolta. Nonostante la priorità sia lasciata al metodo quantitativo, l’approccio qualitativo resta comunque centrale per chiarire i dati quantitativi ottenuti e conferire maggiore attenzione a quanto emerso. Uno degli aspetti più problematici nella scelta di questo disegno “è la previsione lungo la prima fase delle strategie che permetteranno di ricavare le informazioni su cui basare la scelta del campione nella fase qualitativa secondaria” (Picci, 2012: 196).
3) Sequenziale esplorativo (o disegno esplorativo): in questo tipo di approccio le fasi sono invertite rispetto al precedente. Si procede, infatti, con una prima fase qualitativa – a cui viene affidata una priorità inziale maggiore – per poi procedere ad una successiva quantitativa. La prospettiva in questione “si propone di esplorare il perché́ della scarsa conoscenza di teorie e variabili relativamente ad un certo fenomeno, e/o di costruire uno strumento quantitativo o, ancora, di valutare se le tematiche qualitative possono essere generalizzabili ad una popolazione” (Picci, 2012: 196). L’aspetto critico concerne la scelta dei campioni poiché l’impostazione iniziale deve essere quanto più chiara possibile.
4) Integrato (o disegno nidificato): l’approccio integrato “combina la raccolta e l’analisi di un insieme secondario di dati qualitativi o quantitativi in un tradizionale disegno di ricerca di tipo qualitativo o quantitativo. L’insieme secondario sarà di supporto allo studio complessivo” (Amaturo, Punziano, 2017: 117). In aggiunta, “nei disegni integrati, i dati
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quantitativi e qualitativi possono essere raccolti in maniera sequenziale o in modo simultaneo” (Picci, 2012: 198). La struttura di questo approccio si presenta più semplice delle precedenti poiché i dati raccolti con le due tecniche sono utilizzati per rispondere a domande diverse e, dunque, “l’obiettivo è quello di rafforzare l’insieme dei dati principali che da solo non appare sufficiente nel fornire una risposta adeguata agli interrogativi di ricerca” (Amaturo e Punziano, 2017: 117). In altre parole, la finalità non sarà confrontare i dati di appoggio ma integrarli per avere una visione completa rispetto al fenomeno.
Per riassumere brevemente la tipologia di modelli presentati, si riporta la seguente tabella elaborata da Creswell e Plano Clark (2011) e riutilizzata all’interno degli studi di Amaturo e Punziano (2017).
Come precedentemente accennato, la presente ricerca può essere inserita nel modello nidificato, poiché dati qualitativi hanno fatto da supporto all’approccio primario che è stato quantitativo. Il questionario, infatti, è stata la tecnica di riferimento in questo studio e le interviste hanno lavorato da supporto sia nella fase esplorativa, per la costruzione stessa delle domande, sia durante la somministrazione, poiché hanno conferito maggior chiarezza all’analisi di sfondo del fenomeno indagato. Insieme alle interviste, sono state condotti dei focus group con alcuni studenti (sempre nella fase iniziale) e un’osservazione partecipante all’interno dei due campus. È dunque possibile parlare di disegno integrato poiché la parte qualitativa gioca un ruolo supplementare rispetto a quella quantitativa e dipende esattamente dal primo disegno di ricerca.
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I seguenti paragrafi descrivono in modo dettagliato le due fasi (qualitativa e quantitativa) che hanno caratterizzato la ricerca empirica.