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III PARTE

3. Tecniche quantitative: il questionario

La ricerca quantitativa si inserisce in uno dei due paradigmi che sin dalla nascita ha caratterizzato la logica della ricerca sociale: il positivismo. Corbetta (2014: 3) sostiene che il paradigma positivista “studia la realtà sociale utilizzando gli apparati concettuali, le tecniche di osservazione e misurazione, gli strumenti di analisi matematica e i procedimenti di inferenza delle scienze naturali”. Sul piano ontologico, secondo il paradigma positivista, la realtà è conoscibile mentre dal punto di vista epistemologico il rapporto “si basa sul dualismo tra ricercatore e oggetto di studio (che non si influenzano a vicenda in nessun modo)” (Corbetta, 2014: 3). Infine, sul piano metodologico l’approccio positivista “prevede quindi esperimenti e manipolazioni della realtà, con osservazioni e distacco tra l’osservatore e l’osservato; il suo modo di procedere è prevalentemente induttivo (dal particolare al generale). Le tecniche utilizzate sono quantitative (esperimenti, statistica) e si utilizzano le variabili” (Corbetta, 2014: 3). Nel corso del tempo l’approccio positivista ha subìto alcune critiche, per questo il neopositivismo ha esteso gli orizzonti del paradigma precedente, andando soprattutto ad aprirsi verso alcune aspetti più tipici dell’approccio qualitativo.

In questo paragrafo viene descritta l’analisi quantitativa che ha caratterizzato la presente ricerca empirica. Come riportato nel titolo, il questionario ha costituito l’elemento privilegiato dell’indagine. Il questionario costituisce uno strumento di rilevazione standard, in cui le informazioni presenti sono organizzate all’interno di una matrice. Nello specifico “il questionario è un insieme di domande rigidamente prefissate, che andranno sottoposte alle varie unità di analisi” (Caselli, 2005: 89). La costruzione del questionario è stata facilitata da una fase esplorativa, in cui studenti e personale (universitario e del Dipartimento di Pubblica Sicurezza) hanno contribuito alla creazione delle domande. In altre parole, attraverso i colloqui preliminari è stato possibile comprendere quali aspetti erano maggiormente significativi (o meno indagati) rispetto a ricerche condotte in precedenza. La lingua utilizzata è l’inglese e questo ha richiesto un’ulteriore verifica con il personale di competenza al fine di rendere le domande chiare e non equivoche. Le differenze linguistiche possono rappresentare una barriera per il ricercatore che dovrà, quindi, cogliere le sfumature verbali nella formulazione dei quesiti. Spesso accade che una traduzione letterale – in questo caso dall’italiano all’inglese – possa distorcere il significato e la comprensione della domanda

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stessa. Per questo motivo sono state necessarie più revisioni, sia da parte di madrelingua che di esperti della rilevazione statistica.

Il questionario prodotto può essere diviso in quattro aree tematiche che si sono interessate a differenti aspetti. Le domande sono state le stesse per i due questionari65 (Brown University-

Columbia University) con qualche piccola eccezione per un servizio offerto dal DPS della Brown (un’app) che non è invece presente alla Columbia. Per questo sono state prodotte 26 domande nel caso della Brown e 24 nel caso della Columbia.

La prima area tematica fa riferimento alle variabili socio-demografiche del campione. Le domande di riferimento sono state:

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Come è possibile notare dagli screenshot, le domande socio-demografiche rivolte agli studenti hanno avuto come scopo comprendere la composizione del campione, al fine di individuare le relazioni esistenti tra queste e le altre variabili che possono essere utilizzate per misurare la percezione del rischio. I quesiti socio-demografici sono stati ripresi da altre ricerche condotte negli Stati Uniti, al fine di comprendere al meglio la modalità con cui costruire un questionario. In particolare, si è fatto riferimento – pur con delle lievi sfumature –

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alla General Social Survey66, della Università di Chicago, che dal 1972 si occupa di studiare la complessità dei fenomeni sociali negli Stati Uniti.

Come vedremo nell’analisi dei dati, alcune variabili – in particolare gender, first gen e

income– hanno mostrato correlazioni piuttosto significative con altre variabili, tecnologia e

rischio, in particolare.

La seconda area si è concentrata sui servizi di sicurezza presenti nel territorio (campus) e su quanto gli studenti percepiscono utili o efficaci questi servizi. Le domande poste agli studenti sono state le seguenti

66 Per approfondimenti si rimanda al sito internet http://gss.norc.org/About-The-GSS, in cui è altresì possibili visionare i questionari prodotti negli ultimi anni.

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Attraverso le seguenti domande si è cercato di far emergere il livello di soddisfazione degli studenti rispetto alle attività promosse dal DPS, nonché al grado di importanza che la polizia ricopre per gli studenti. Questi aspetti possono essere ricondotti sotto la categoria “fiducia” che gli studenti mostrano per queste iniziative e per il ruolo istituzionale del DPS.

La terza area tematica ha riguardato una generale percezione del rischio diffusa tra gli studenti. Le domande in questione sono le seguenti:

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In questo caso si è cercato di indagare rispetto alla percezione generale degli studenti, facendo riferimento a quelle che vengono definite ricerche sulla fear of crime, molto comuni in America e in Inghilterra. Sono stati indagati aspetti quali la percezione di sicurezza nell’area fuori/dentro al campus, quanto lo studente si sente tranquillo a rientrare da solo di giorno e di notte, quanto volte lo ha fatto nell’ultima settimana e quanto si sente sicuro nel saper riconoscere un rischio per la propria sicurezza. Capita spesso che le università stesse conducano ricerche per indagare il livello di sicurezza tra gli studenti. Le variabili sono in parte diverse e ci si concentra molto anche sul rapporto con la salute.

La quarta area di riferimento, che costituisce il perno dell’indagine stessa, è rappresentata dal rapporto tra nuove tecnologie e gestione del rischio. In questo senso si è cercato di indagare come nuovi dispositivi tecnologici (smartphone, email, app) siano in grado di influenzare la percezione del rischio degli studenti. Le domande presentate sono state le seguenti per entrambe le università:

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Come precedentemente accennato, il DPS della Brown University ha ideato una applicazione per la sicurezza degli studenti. Per tale ragione, nel questionario della Brown sono state effettuate due domande rispetto all’app messa in commercio:

Queste domande, che appunto non sono presenti nel questionario della Columbia, rappresentano l’unica differenza tra i due modelli di questionario. Quest’ultima area (rapporto tecnologia e percezione del rischio) è la più controversa poiché, come vedremo dall’analisi dei dati, la relazione tra dispositivi tecnologici e percezione del rischio varia molto a seconda di alcune variabili sociodemografiche.

Infine, all’interno del questionario è stata elaborata una domanda aperta, volta a far emergere alcuni aspetti centrali per gli studenti:

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Attraverso la domanda aperta sono emersi molti elementi più o meno connessi con la tecnologia. Anche di questo parleremo nel prossimo capitolo inerente l’analisi dei dati.

La distribuzione del questionario è avvenuta tramite due modalità differenti: una versione cartacea personalmente distribuita a tutti gli studenti e una versione online (diffusa attraverso un link anonimo dal software Qualtrics). Per quanto concerne la versione cartacea, le modalità di reclutamento tra gli studenti sono state tra loro variegate:

1) Distribuzione nelle aule: in questa circostanza, previo accordo con il docente di riferimento, mi sono recata andati nelle aule, prima dell’inizio della lezione, spiegando il progetto di ricerca. Si è poi somministrato il questionario agli studenti che avevano deciso di partecipare.

2) Distribuzione in biblioteca/caffetteria: la somministrazione in queste due aree si è rivelata un po’ più complicata, poiché il numero di studenti che hanno accettato di riempire il questionario è stato nettamente inferiore.

3) Distribuzione con Il DPS: durante alcune campagne di prevenzione, generalmente svoltesi al centro del campus, ho avuto l’opportunità di affiancare i membri del DPS e reclutare studenti per la mia ricerca. Anche in questo caso non ci sono stati molti partecipanti.

Allo stesso modo, anche la versione online del questionario è stata distribuita mediante tre modalità diverse:

1) Distribuzione tramite email docenti: in questo caso i docenti hanno diffuso il link del questionario mediante email alla mailing list degli studenti. Questa circostanza si è verificata specialmente nelle classi molto numerose, in cui una eventuale somministrazione cartacea avrebbe richiesto molto tempo.

2) Distribuzione tramite social network: alcuni tra gli studenti intervistati hanno postato il link del questionario nella loro pagina Facebook, condividendolo con la loro comunità online.

3) Distribuzione tramite email da studenti: in questo caso alcuni studenti contattati hanno diffuso il link del questionario online ad altri amici studenti tramite email.

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L’utilizzo congiunto di una tecnica digitale e una tradizionale è stato pensato per raggiungere un campione più vasto di studenti. Le internet-based survey fanno riferimento “sia alle e-mail survey (MSAQ’s – Mail Self Administered Questionnaires) sia alle web survey (WSAQ’s – Web Self Administered Questionnaires, dette altrimenti CAWI – Computer Assisted Web Interviewing)” (Lombi, 2015: 20). Nel caso delle e-mail survey, l’utente riceverà direttamente il questionario nella sua casella di posta mentre con le web survey viene inoltrato un link che il soggetto dovrà aprire per accedere al questionario. Tra i numerosi vantaggi che presentano le internet-based survey, sicuramente troviamo la possibilità di avere una copertura geografica maggiore, un minor costo, la riduzione dei bias e una diminuzione degli errori commessi (Lombi, 2015). Tuttavia, accanto ad una lista molto lunga di benefici, vi sono alcune criticità importanti. Anzitutto il tasso di risposta è generalmente inferiore rispetto ad una somministrazione tradizionale (spesso il soggetto può ignorare la email); inoltre l’assenza del ricercatore può rendere la ricerca impersonale (Lombi, 2015); infine, un altro limite nell’utilizzo della rete nella ricerca “deriva dalla rapida evoluzione informatica che spesso rende obsoleti software e hardware, rendendo ad esempio difficile l’accesso attraverso di- versi dispositivi (es. smartphone, tablet,...)” (Lombi, 2015: 24).