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Approfondimento: le mutilazioni genitali femminili e il caso del Mal

GLI STRUMENT

5. LA PROTEZIONE INTERNAZIONALE DALLA PERSECUZIONE DI GENERE: ANALISI DI CINQUE PAESI EUROPE

5.1.5 Approfondimento: le mutilazioni genitali femminili e il caso del Mal

Secondo una stima dell’Unhcr, la Francia sarebbe il primo Paese europeo ospite di donne provenienti da Paesi in cui vengono praticate mutilazioni genitali femminili, nonchè tra i principali Paesi in Europa a decidere di casi fondati su queste pratiche40. I Paesi d’origine

38 SOULARD, Elodie, Le droit d’asile au féminin, cit. 39

Per una breve analisi della disomogeneità tra le forme di protezione riconosciute in Francia nei casi di matrimonio forzato si veda il confronto di Dufour tra i casi Tabe, Dolgor e Diallo (tutti tra il 2005 e il 2006): il primo considera che anche se non si ritiene che la richiedente appartenga a un gruppo sociale perchè il suo comportamento non viene percepito dalla società di appartenenza come infrazione delle norme sociali, essa può ricevere protezione sussidiaria a protezione del rischio di trattamenti inumani o degradanti; il secondo applica tale giurisprudenza mentre nel terzo la richiedente asilo ha ricevuto lo status di rifugiata. DUFOUR, Laurent, The 1951 Geneva Convention and subsidiary Protection: Uncertain Boundaries in in International Association of Refugee Law Judges, Convention Refugee Status

and Subsidiary Protection Working Party: First Report, Part II(B): France, 2006.

40 La stima di quasi 700 casi di asilo fondati su mgf pone la Francia al primo posto, ma secondo gli stessi autori dello

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principali a livello europeo, in termini di valori numerici, sono Nigeria, Somalia, Eritrea, Guinea, Costa d’Avorio, Congo e Mali; la Francia accoglie buona parte delle donne congolesi e maliane, e una parte significativa di quelle che provengono da Costa d’Avorio, Guinea, Nigeria, le quali costituiscono circa il 20% delle richiedenti asilo totali in Francia. Questo tipo di dati indica in primo luogo necessità di tipo procedurale: molte di queste donne chiedono asilo per motivi non collegati al genere, ma sono comunque portatrici di esigenze specifiche di tipo sanitario o psicologico nel caso in cui siano già state soggette a pratiche mutilatorie, o dovranno essere informate della possibilità di chiedere asilo, se questa esperienza si è sommata ad altre forme di violenza di genere (matrimoni forzati, violenze familiari o coniugali) o se non è ancora stata vissuta, da loro o, più frequentemente, dalle loro figlie41. Questi dati sottolineano quindi innanzitutto la necessità, per la Francia (sia i soggetti istituzionali che associazioni, ong e altri attori che si occupano di asilo, donne, immigrazione), di dotarsi di relativi strumenti di formazione ed accoglienza, in modo da occuparsi adeguatamente del riconoscimento, dell’accompagnamento e dell’assistenza di queste richiedenti asilo.

Mi soffermerò qui sull’esempio del Mali come caso particolarmente significativo rispetto alla protezione dal rischio di mutilazioni genitali femminili42. Abbiamo già fatto riferimento sopra alle caratteristiche numeriche dei richiedenti asilo di questa provenienza: non è uno dei principali Paesi di origine per la Francia (nel 2011, un totale di 739 domande contando le prime domande e quelle di minori al seguito, ovvero il 3,8% del totale), ma spicca per l’alta percentuale di richiedenti asilo donne (il 65% considerando anche le domande di minori al seguito, quando il valore medio è del 27,3%) e per il suo essere il Paese di origine dal tasso di accettazione più alto (74,1%, dove come abbiamo detto il tasso medio francese è dell’11%). Questi elementi risultano di nostro particolare interesse soprattutto quando accostati al fatto che una parte rilevante delle domande di protezione negli ultimi anni sono legate al rischio di escissione. E’ stato stimato che in Mali le pratiche mutilatorie coinvolgono il 85,2% della popolazione femminile43.

UNHCR, Too much pain. Female genital mutilation and asylum in the European Union. A statistical overview, 2013, disponibile su http://www.refworld.org/docid/512c72ec2.html [consultato il 30 settembre 2013].

41 L’aver subito una forma di mutilazione non è sufficiente di per sè a ricevere protezione internazionale, poichè se essa

è già stata praticata non si corre alcun “fondato timore”. D’altro canto, se la richiedente si allontana dal Paese d’origine per sottrarsi ad altre forme di violenza di genere (e spesso le mutilazioni genitali convivono con altre forme di sottomissione) la mgf può costituire un elemento che corrobora la credibilità della sua richiesta; come già sottolineato nel cap.3, però, se si tratta di infibulazione essa può venire ri-praticata nel corso della vita della donna, che può quindi richiedere protezione su questa base. Lo stesso dicasi per quei pochi casi in cui la richiedente si è sottoposta a chirurgia per rimediare alla mutilazione, e teme che quest’ultima possa riverificarsi se tornasse nel Paese d’origine.

42 Per un quadro generale rispetto alla protezione che si può ottenere in Francia in casi di rischio di mgf si veda

LEGROS, Thérèse, Quelle place pour les victimes d’excision et de mariages forcés au cœur du droit d’asile?, in Pro

Asile, numero speciale, 22, 2011.

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Abbiamo già menzionato il fatto che tra i pochi casi francesi conosciuti in relazione alla persecuzione di genere due sono relativi al timore di mutilazione genitale femminile in Mali: il caso Diop del 1991, nel quale la giovane richiedente ricevette asilo in ricorso; e il caso Sissoko del 2001, nel quale ad una coppia maliana è stato riconosciuto lo status di rifugiati insieme alla figlia sulla base della loro appartenenza al gruppo sociale di “genitori che si oppongono alle mutilazioni genitali praticate sulle figlie”. Questi due casi sono rappresentativi dell’evoluzione della giurisprudenza rispetto al riconoscimento delle mgf come pratiche persecutorie; il suo sviluppo però non ha seguito un andamento lineare, influenzato da fattori non necessariamente connessi alla materia dell’asilo in senso stretto: osservare i dati numerici relativi alla protezione riconosciuta ai cittadini del Mali ci può aiutare a capire come. La giurisprudenza Sissoko è stata applicata nella prima metà degli anni 2000 in modo abbastanza consistente, consolidando l’impiego della motivazione di “appartenenza a un particolare gruppo sociale” sia per i genitori che per le loro figlie. Questo può aver contribuito a far aumentare le domande si queste basi. Nel 2005 e 2006, le domande di asilo da parte di cittadini del mali sono state contenute (568, quindi addirittura 153)44; la percentuale di richiedenti donne è però raddoppiata, e quella di minori al seguito è passata dal 6,6% al 23,5%, indicando un aumento delle bambine e ragazze minorenni che hanno presentato domanda con i familiari. Anche il tasso di accettazione è aumentato, passando dall’1,2% al 12,4% e facendo salire il Mali dal 36° al 13° Paese in ordine di tasso di accettazione. Il 2007 non ha visto un particolare aumento delle domande, ma la percentuale di richiedenti donne è salita al 76%, e di minori al seguito al 53,5%. Il 78,4% delle domande sono state accettate, facendo del Mali il primo Paese di origine in relazione al tasso di accettazione. I dati dei report di questi anni non sono precisi rispetto al tipo di protezione riconosciuta, ma sembrerebbe che la maggior parte dei richiedenti ammessi abbia ottenuto asilo.

Il 2008 è stato un anno di grande cambiamento: le domande sono state 2670 (prime domande più minori al seguito), con percentuali di donne e minori simili a quelle dell’anno precedente (74% e 48,2%). Sembrerebbe che l’atteggiamento positivo degli organismi competenti abbia favorito fortemente la richiesta di asilo sulla base del rischio di mutilazioni genitali. Questo fenomeno entra in relazione anche con le problematiche legate alla gestione dell’immigrazione: molte domande relative a mgf non provenivano infatti da genitori singoli o famiglie che avevano appena lasciato il Paese di origine per sottrarre le figlie alla pratica, ma da persone che si trovavano in Francia già da tempo, le cui figlie erano nate sul suo territorio e parte dei quali erano in condizione di irregolarità. Nella seconda metà del 2008 OFPRA e CNDA

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