Gli «Articoli» esibiti dal postulatore miravano a un doppio scopo. In sede previa dovevano servire di sussidio alle persone che accettavano di deporre come testi; nel corso del processo poi il promotore della fede si riservava di porre domande ai testimoni su ciascuno degli articoli o su gruppi di essi.
I salesiani diedero subito grande importanza al testo degli Articoli. Già nel febbraio 1888 il capitolo superiore aveva affidato a Don Bonetti e a Don Gioa- chino Berto, antico segretario di Don Bosco, il compito di elaborarli sulla base della documentazione che appunto Don Berto conservava e cono~ceva.'~
Non dovevano mirare gli Articoli a una pura e semplice narrazione crono- logica della vita di Don Bosco, né soltanto a porre in evidenza gl'interventi di- vini in favore di Don Bosco, cosi come Don Bosco stesso aveva fatto nelle Me- morie deli'Oratorio.
La prima parte degli Articoli s d a trama cronologica della vita doveva porre in luce la fama di santità che si era spontaneamente formata attorno a Don Bosco sdia base delle virtù poste in pratica.
In una seconda parte dovevano essere presentati distintamente i fatti che attestavano l'eroismo nella pratica delle principali virtù secondo lo schema ca- techistico e teologico ormai da secoli assimilato dalla mentalità cristiana: le tre virtù teologali (fede, speranza e carità), le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), le virtù proprie della vita di una congrega- zione religiosa (povertà, castità, obbedienza), le principali virtù morali (in par- ticolare l'umiltà). Schematizzazioni del genere erano familiari al buon laico cat- tolico anche attraverso quanto sentiva nei panegirici dei santi o leggeva in scritti agiografici. Ma trattandosi di personaggi di cui si era conosciuta per esperienza la vita quotidianamente vissuta, tale tipo di analisi comportava una sorta di operazione mentale disgregante il vissuto che si era percepito e riag- gregante secondo schemi intellettuali e moralistici: la vita veniva frammentata e incaseliata secondo quelle che apparivano di volta in volta come le virtù emi- nentemente esercitate nei fatti che si volevano testimoniare.
A far scaturire l'eroicità erano soprattutto le cosiddette «prove» che il Si- gnore permetteva, cioè le difficoltà familiari e sociali, le malattie fisiche, le ten- tazioni e vessazioni diaboliche, l'incomprensione da parte di parenti e di col- laboratori, di amici e di superiori, autorità civili e religiose. Lo schema agio- grafico classico delle tentazioni e del loro superamento s'inseriva nel modo di pensare tipico della religiosità cattolica ottocentesca, delle lotte e dei trionfi che Dio permetteva o predisponeva. Le incomprensioni e le «persecuzioni»
erano una prova che il giusto subiva; come in Pio VI. e in Pio
E,
anche incucco; 27. Giovanni Filipdo, mercante a Castelnuovo; 28. Giovanni Blanchard, contadino pos sidente a Castelnuovo. Cf. Copia pubblica, fol. 261.271.
l9 Cf. MB 19, p. 34.
~ ~ s c o esse preludevano al trionfo del bene e contrassegnavano la corri- spondenza alla grazia, la costanza nel bene e l'eroicità nelle virtù.
Una terza parte degli Articoli tendeva a suggerire testimonianze su atti e fatti singolari che apparivano come denotanti doni soprannaturali elargiti da
~i~ al proprio servo: quelio delle guarigioni miracolose, la conoscenza di cose occulte, la predizione del futuro libero. I fatti prodigiosi erano come qualcosa di connaturale per la religiosità dell'800; di un'epoca cioè in cui l'incredulità, le rivoluzioni, l'apparente sconfitta del bene avevano come contropartita a so- stegno della fede le apparizioni della Vergine a La Salette, a Lourdes, a Spo- leto, i prodigi più vari attestati dalle relazioni di grazie e dalle tavolette votive che si moltiplicavano nei santuari.
Don Bonetti e Don Berto non avevano esperienza nel genere letterario di Articoli per processi di beatiticazione. Com'era naturale, si prowidero di mo- delli e riempirono via via quattro quaderni con una quantità abbondante di episodi.4o La loro non consumata perizia risultava anche dai suggerimenti e dai ,&evi che fu possibile avere tra il 1888 e il 1889 dal consulente romano Uario Alibrandi. I1 3 ottobre 1888 scriveva da Roma Don Cesare Cagliero a Don Bo-
<Fui dall'aw. Alibrandi a chiedergli quello che la S.V. desiderava, e pregarlo di leg- gere e dare il suo giudizio sui Suoi articoli su Don Bosco di venerata memoria
t...].
L'avvocato nell'esame degli articoli trovò che in genere sono ben fatti. Teme tuttavia che andando di questo passo riesqano troppo lunghi, per cui bisognerà che V. S. si at-
tenga alle cose più sostanziali riservando tutte le altre notizie per comporre a suo tempo
" Questi quattro quaderni sono andati perduti. Presso l'AS 161.1 si conservano modelli an- che stampati di «ANcali»; uno di questi seml di falsariga generale: Indice per compone priuata- mente articoli sullo vita, oirtù e doni soprannaturali di un seruo di Dio sacerdote e fondntore dlstituti religiosi, senza luogo e senza anno di edizione, ma che nella sezione «carità verso il prossimo* ha una data indicativa: «36. D d a sua eroica carità verso il prossimo, provata durante il colèra del 1 8 5 4 ~ (p. 7); un altro modello fu con tutta Gennaro TRANYL, Manuale theorico-prac- timm pro confin'endir processibus sive ordinariis sive apostoli& in causis beatifcationis et canoni- rntionis seruomm Dei ex doctrin~ Benedictipp. XIV et proxi S. r [romanre]. c [ u r i z ] exce>ptum ad usum orchiepismpnlis arie neapolitanre, Neapoli, typis Fibrenianis 1876, dove si trova l'esordio stereotipo adottato da Don Bonetti negli articoli per Don Bosco: «P Qualmente la verita fu ed è che il SeNO di Dio N.N. nacque in... nel giorno ... nella chiesa ... ebbe i nomi
...
Z0 Che i genitori del SeNO di Dio erano persone ... D (p. 148s). Gli Articoli per Don Bosco recitano: « l . Qualmente la verità fu ed è che il servo di Dio Giovanni Melchiotre Bosco nacque nella sera del 16 agosto deil'anno 1815 [...l. 2. Qualmente la verità fu ed è che la madre del servo di Dio...». Cf. Copia pubblica, fol. 28rv; l'intera trascrizione degli anicoli occupa i fogli 281-2261, A Roma a quanto pare i salesiani procuratori e postulatori delle cause si prowidero del manuale composto da Luigi LAU-M, Codex pro postulotoribus comarum beatifiationis et canonizationis in I1 volumino digestum, Romre, Monaldi 1879; un esemplare con il timbro dell'Ospizio S. Cuore di via Marsala a Roma è ora all'Univ. Pontificia Salesiana, bibl. del Centro Studi Don Bosco. Delllndiceper componepri- vafamente articoli si conserva un esemplare interfogliato e postillato da Don Bonetti in AS 110 Bo- netti.
Cf. AS 036 Procuratore generale.
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Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella
una vita del servo di Dio. Perciò egli sarebbe di parere di togliere quegli articoli che strettamente non lo riguardano, come sarebbero il 3, 4 , 5 ove si fa l'elogio deiia madre, che potrebbe compendiarsi in poche espressioni. Crede poi che parecchi articoli po- trebbero togliersi dalla esposizione deiia vita e trasportarsi con maggior profitto sotto il titolo di quelle virtù a cui i fatti narrati nell'articolo si riferiscono, indicando però il tempo in cui awennero. Cosi sotto il titolo della fede porterebbe la parte seconda del- l'articolo 62 e gli articoli 58, 59, 72. Sotto il titolo de caritate in Deum gli articoli 3, 5, 37, 78 (odio ai peccato e zelo per impedirlo). Sotto l'ubbidienza l'articolo 16. Sotto il titolo dei doni soprannaturali gli articoli 80, 81».
I1 25 maggio 1889 aggiungeva:
«Ho ricevuto il terzo quaderno e Le rimanderò subito gli altri che ho ritirati sta- mane dali'awocato. Il giudizio generale sul Suo lavoro è quello stesso già espresso dopo la lettura fatta l'anno scorso dei primi articoli. In dettaglio ecco le cose che ha fatto ri- levare e che propone [...l. 329 Dopo questo articolo conviene aggiungerne qualche al- tro per completare la trattazione della giustizia. A questo compimento manca il "ne- minem Izedere" nella fama. Manca la "pietas" verso i genitori, la "veracitas" e la "af- fabilitas" [...l. 359 Cangi l'espressione "costole fritte": qui a Roma ha un senso di wi
piatto gustosissimo di carne [...l. Queste e non più sono le osservazioni o le correzioni fatte dali'aw. Alibrandi.
Stamane gli ho fatto passare pulitamente neiie mani la somma di L. 10. La ringrazia tanto tanto e Le presenta i suoi rispetti da estendersi ai signor Don Rua».
Nella lettera del 20 giugno 1889 Don Cagliero comunicava tra i'altro il sug- gerimento di «togliere la profezia del trionfo della Chiesa verificato nel giubi- leo sacerdotale del S. Padre Leone XIII». Di gran «trionfo» si parlava nel so- gno cosiddetto di S. Benigno o «sogno dei diamanti» del 1881." L'awocato Alibrandi non si opponeva alla presentazione di sogni come indizio di spirito profetico, ma suggeriva di togliere l'indicazione di quel tipo di aweramento.
I n tal modo, forse per intuito, suggeriva una qualche copertura su una delle caratteristiche non rare nei sogni predittivi che Don Bosco esponeva con al- lusioni sfumate e vaghe a eventi futuri, che poi egli stesso o altri tendevano a riconoscere in fatti specifici, una volta accaduti.
Aderendo in pane alle sollecitazioni dell'awocato Alibrandi Don Bonetti e Don Berto ridussero e quasi dimezzarono il testo dei loro articoli portandoli da oltre 800, quanti erano nei quaderni inviati a Roma, a 408 nella redazione definiti~a.4~ Don Bonetti a sua volta pose mano ai Cinque lustri di stona del- l'Oratorio salesiano fondato dal sacerdote D. Giovanni Bosco, volume che ap- parve postumo nel 1892." I Cinque lustri non erano una biografia, né un'opera
Cf. STELLA, Don Bosm nella stona della religiorità cattolica, D, p. 531.
" Da correggere dunque quanto scrivono le MB 19, p. 44: .Gli Articoli presentati per Don Bosco erano in numero di 8072: tanti erano quelli dei quaderni sottoposti al parere dell'awocato
Alibrandi. ~ ~~-
q< Cinque lustri d i storia delI'Oratorio salesiano fondato dal racerdote D. Giovanni Bosco, pei
agiografica che concludeva descrivendo le virtù, la preziosa morte e l'apoteosi dei miracoli post mortem. Seguendo l'ispirazione che Don Bosco stesso aveva nelle Memorie dell'oratorio, Don Bonetti nei Cinque lustri narrava gli sviluppi degli oratori giovanili a Torino, ma partendo dalla nascita stessa di Don Bosco e finendo per mettere in evidenza di lui le gesta fino al viaggio a Firenze nel 1865, tra il fare giocoso, l'abilità e la fiducia nell'intervento divino.
I Cinque lustri tendevano a tenere vivo il ricordo di Don Bosco neli'opinione pubblica. I n ordine al processo avevano anche lo scopo di fornire più ampia materia alle deposizioni dei testi.
Gl'interrogatori, approntati dal promotore ed esibiti ai giudici già nella terza sessione, erano appena trentadue. Non si trattava di domande che il pro- motore ripeteva in termini identici ai singoli testimoni che comparivano, ma una traccia elastica su blocchi di argomenti?'
Il
primo blocco era di natura previa e mirava a stabilire che il teste era de- gno di fede e sincero in ciò che dichiarava.In ordine a un'analisi della pratica religiosa la domanda più interessante era la terza: dnterrogetur an, quolibet anno, precepto Ecclesiz, quoad con- fessionem et communionem, satisfecerit; et an solitus sit infra annum ad sacra- menta accedere. et quando ultima vice hoc f e ~ e r i t » ? ~ Ai testimoni laici il pro-
...-- . -
motore chiedeva se facevano il precetto pasquale e se frequentavano il sacra- mento della confessione e la comunione eucaristica; ai preti chiedeva se cele- bravano la messa e se usavano confessarsi con frequenza. I preti, stando alle verbalizzazioni, dichiaravano che fin da chierici avevano preso l'abitudine di confessarsi settimanalmente, e poi da preti usavano celebrare la messa tutti i giorni. I due salesiani laici, Buzzetti e Rossi, dichiararono che da giovani ave- vano l'abitudine di confessarsi mensilmente, da salesiani si confessavano tutte le settimane e si comunicavano quasi tutti i giorni. Stando sempre ai verbali, analoga risposta diedero le suore: la domenicana suor Fiomena Cravosio, le figlie di Maria Ausiliatrice Teresa Laurentoni e Rosa Ferrari. La Cravosio il 29 a ~ r i l e 1896 dichiarò: « H o sempre adempiuto al precetto pasquale, anzi fin da g'iovinetta frequentava i sacramenti almeno ogni mese, e poi entrata in reli- gione mi confesso settimanalmente e mi accosto alla santa comunione quasi ogni giorno». La marchesa Azelia Ricci des Ferres, ch'era allora di 49 anni, il 29 aprile 1896 depose: « H o sempre adempiuto al precetto pasquale, anzi mi accosto regolarmente ai sacramenti ogni settimana». Luigia Fagiano, di 50
a r a del sacerdote Don Giovanni Bonetti suo nllieuo, Torino, tip. Salesiana 1892, XV-744 p. in -8;
il proemio è sottoscritto da Don Francesia con la data di Torino, 1. giorno deUa novena di Maria Assunta in Cielo 1891 (p. XV).
45 Gl'interr~~atori sono agli Atti del processo in aggiunta a quelli della sessione 481 (2 luglio
1896); Copia pubblica, fol. 32131-3220v, explicit: «Datum Taurini, die vigesima tenia mensis iuiii
anno millesimo octingentesimo nonagesima. Canonicus Michael Sorasio promotor fiscalis curise archiepiscopalis». Anche gl'interrogatori seguano la falsariga indicata da Gennaro Trama.
Copia pubblica, fol. 3214r.
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Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella
anni, maritata con Tommaso Piovano, una delle graziate per intercessione del servo di Dio, il 24 aprile 1896 dichiarava: «Dimoro in Torino, sono povera e madre di famiglia. H o sempre adempiuto al precetto pasquale, anzi sono abi- tuata da undici anni in qua ad accostarmi ai sacramenti ogni settimana e faccio la comunione quasi quotidianamente».
Anche il drappello degli anziani laici castelnovesi si dichiarò osservante e praticante; si accostava ai sacramenti nelle «feste principali dell'anno*, vale a dire a natale, a pasqua, nella festa parronale, forse anche a Pentecoste, alle fe- ste dell'Assunta e del Rosario. Essendo ormai deceduto Giuseppe Blanchard, si presentarono a testimoniare in quattro neUa pausa dei lavori estivi, tra il 4 e il 10 luglio 1892. Interrogato dal Sorasio, Giacomo Manolino, di 60 anni, muratore domiciliato a Castelnuovo, rispondeva il 4 luglio: «Io ho sempre, grazie a Dio, adempiuto il precetto deUa pasqua fin dalla mia gioventù ed ho sempre continuato ad adempirlo; sono abituato ad accostarmi ai sacramenti della confessione e comunione in tutte le feste principali dell'annon. Giovanni Turco, proprietario in paese, di 82 anni, rispose il 6 luglio: «Da buon cristiano ho sempre osservato il precetto pasquale fino al presente; anzi è mia abitudine accostarmi ai ss. sacramenti in tutte le feste principali dell'anno ed anche più sovente e di compiere tutti gli altri doveri del buon cristiano». Giovanni Fi- lipello, di 77 anni, negoziante domiciliato a Castelnuovo, 1'8 luglio depose: «Io ho sempre, grazie a Dio, adempiuto al precetto pasquale fin dalla mia giovi- nezza fino al presente e son solito accostarmi ai ss. sacramenti in tutte le feste principali dell'anno; ed ogni domenica e festa mi compiaccio di fare pubbli- camente la Via Cwcis nella chiesa parrocchiale e dire il rosario». Giorgio Mo- glia, di 67 anni, contadino a Moncucco e proprietario di alcuni beni stabili del valore di lire 20.000, il 10 luglio rispose: «Ho sempre soddisfatto al precetto pasquale della confessione e comunione, e sono solito ad accostarmi ai sacra- menti nelle feste principali dell'anno, e l'ultima volta è stato 15 giorni fa».
I1 secondo blocco di domande verteva sdla vita, dall'infanzia alla morte, del servo di Dio; nonché s d e opere di carità verso i giovani, i'istituzionaliz- zazione ed espansione della società salesiana. Seguiva un terzo blocco di do- mande relativo alle virtù teologali, cardinali e morali. Un quarto gruppo ri- guardava la fama di santità: su che cosa era fondata, se perdurava, come si ma- nifestava. Infine il promotore a ciascun teste chiedeva che cosa personalmente pensasse dell'eroicità canonizzabile del servo di Dio e se nondimeno in lui avesse notata qualche debolezza.
Dal modo come poi gl'interrogatori vennero concretamente condotti ci si persuade che nei convincimenti del Sorasio il punto culminante di tutti i suoi interventi stava nel chiarire quale era stato il comportamento di Don Bosco nei confronti deli'arcivescovo Gastaldi; e in particolare, nel chiarirne l'atteggia- mento circa gli opuscoli che avevano attaccato l'arcivescovo, le attinenze di questi con la filosofia rosminiana, la linea pastorale. Come ebbe a dire il ca- nonico Corno nel 1896 deponendo al processo, a giudizio dello stesso arcive- scovo Davide Riccardi, successore dell'iiiimonda a Torino, quello era il punto
più delicato o l'ostacolo più forte al processo di beatificazione di Don Bosco.4' sorasio elaborò il suo interrogatorio con accortezza. Dopo aver predispo- ,to di chiedere al teste se conosceva istituzioni fondate dal servo di Dio e se conosceva dove nel mondo si fossero diffuse, sarebbe passato a domandare se mai avesse sentito dire di vessazioni, persecuzioni e cose simili che il servo di Dio avesse patito dalle autorità civili; se sapesse poi come le cose si fossero ri- solte; e se dopo questi episodi il servo di Dio avesse prestata obbedienza alle autorità civili ovvero avesse macchinato contro di loro. Queste domande, pre- disposte negli interrogatori 18 e 19, servivano quasi di naturale transizione alle domande successive dell'interrogatorio 20: «Si chieda al teste se conosca per esperienza diretta o indiretta che il servo di Dio abbia prestato il dovuto ri- spetto e ossequio con le parole e con gli scritti ai suoi superiori ecclesiastici;
oppure se talora abbia loro resistito. Se il teste avrà dichiarato di conoscere contrasti o liti del servo di Dio con i suoi superiori, si inviti a esporle, e che indichi per quali motivi siano sorti e per causa di chi: se per responsabilità del servo di Dio o di altri. Esponga quale giudizio in proposito abbiano espresso persone rispettabili e giudici competenti: se cioè il servo di Dio abbia voluto soltanto sostenere i propri diritti e difendere una buona causa oppure no; se il servo di Dio sia stato paziente nel sopportare le contraddizioni, oppure piut- tosto se ne sia lamentato e con quale scopo; se nel difendere se stesso e i suoi abbia mancato alla giustizia e alla carità; se abbia amato coloro che lo contrad- dicevano e abbia pregato per loro; se sia venuto loro incontro facendo del bene oppure danneggiandoli; se abbia o no reso ragione di quello che cono- cev va».^'
Aila mente del promotore si presentavano anche altri punti, riguardo ai ouali c'erano dubbi da chiarire, obiezioni alle quali rispondere, documenta-
.~
zione comunque da fornire.
All'Oratorio di Valdocco e negli ambienti salesiani si era consolidata la fama di Don Bosco taumaturgo e profeta; si ricordavano guarigioni ottenute dopo ch'egli aveva impartita la benediione di Maria Ausiliatrice, predizioni di morte o di altro, manifestazione di cose occulte. Ma di fatti del genere avevano scritto con sarcasmo i fogli anticlericali; e comunque negli ambienti ecclesia- stici di Torino e del Piemonte vari fatti apparentemente singolari non venivano interpretati secondo la lettura accreditata dai salesiani, da molti loro sosteni-
" Cf. avanti, p. 92.
4 a Copin pubblica, fol. 32171: «Vigesimo. Interrogetur s n sciat ve1 dici audierit, s e m m
Dei
voce et scriptis debitam reverentiam et obsequium superioribus suis ecclesiasticis semper e x h w -
se, "e1 ipsis aliquando restitisse; quod si affimaverit contradictiones ve1 lites cum ipsis habuisse, dicat, qua: fuerint, qua de causa excitatz, a quibus; an illis aliquam causam forsitan ipse dederit:
an "in probi et iudices competentes existimaverint ipsum tantummodo iura sua et causam bonam defadisse; ve1 e contra: an patienter et hilari w l t u eas contradiniones pertulent, ve1 potius de iis questus sit, et qua fine; an in sui ve1 suorum defensionem iustitiz ve1 charitati nunquam d:-
fecerit: an contradictares dilexerit, pro eis rogaverit, ve1 beneficiis affecerit, aut afficere concupi-
---
~ ~ r i t , reddendo in omnibus sua: scientiz rationem,,.
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Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella
Don Berto, i giudici sentirono il bisogno di una sosta. I1 notaio e attuario Roc- chietti verbalizzava che a Torino in quei giorni imperversava cnovus morbus, italico idiomate influenza, ita ut incolarum huius civitatis qui e vivis obiemnt numerus duplicatus fuit przordinario*. E i tre giudici erano &incirca tutti settantenni.
Il processo riprese abbastanza presto, il 26 gennaio 1892. Quel giorno i
Il processo riprese abbastanza presto, il 26 gennaio 1892. Quel giorno i