I1 riconoscimento dei due miracoli richiesti per la beatificazione non com- portò grandi problemi e procedette con speditezza. I1 22 marzo 1927 furono riconosciuti validi i processi apostolici fatti da giudici delegati a Torino e a Pia- c e n ~ a ; ~ ' il 24 gennaio 1928 fu tenuta la congregazione antipreparatoria; l'l1 di- cembre quella preparat~ria;'~ il 5 marzo 1929 si ebbe la congregazione gene- rale;" il 19 marzo, festa di S. Giuseppe, la lettura del decreto, con l'indirizzo al papa di Don Tomasetti e un discorso in cui Pio Xi tessé insieme in modo suggestivo i miracoli per la beatificazione con quel miracolo ch'era costituito da Don Bosco e dalle sue opere che si moltiplicavano nel mondo.48
In base alla normativa vigente trattandosi di un servo di Dio per il processo del quale erano stati ascoltati testimoni oculari, per procedere alla beatifica- zione bastavano due soli miracoli ottenuti per sua intercessione. I1 postulatore Don Tomasetti presentò il caso di suor Provina Negro, una figlia di Maria Au- siliatrice che a Torino era guarita istantaneamente da grave ulcera gastrica, e l'altro di una signorina di Caste1 S. Giovanni (diocesi di Piacenza), Teresa Cal-
" ... Antonio Vim realatore ... Positio super ualiditate processuum, Romze, typis Guerra et Muri
1927. Precede la Informatio (p. 1-13) sottoscritta da DeUa Cioppa e da Pietro Mdandri il 22 feb- braio 1927; segue il Summarium relativo al processo di suor Provina Negro a Torino e a quello di Teresa Cdegari a Piacenza (p. 1-121); le Animadversioner (p. 1-4) sottoscritte dal Salotti il 28 febbraio 1927, e la Responsi0 (p. 1-7), sottoscritta da DeUa Cioppa e Melandri il 3 mano 1927.
' V , . Antonio Vim relatore ... Noua positio super miranrlir, Roma, tip. Guerra e Mirri 1928.
Precedono le Nove animaduersion~r (p. 1-21) sottoscritte dal Salotti il 7 aprile 1928; seguono: Ju- diium medicum legale ... ruper miraculo primo ... Provinae Negro a6 ulcere rotundo stomnchi (p. 1- 24) sottoscritto dal dott. Giulio Persichetti, Roma, 25 maggio 1928, e quello super miranrlo senrn- do ... Thererie Callegari a6 arthrite chmnica portinfluenzali genu sinirtn a rpondylo-arthnle artuum et vertebronrm, a meningite serosa spinali chronica, a branchidite chronicu, a6 enterocolite ulcerosa chronica et a m u m (p. 1-76) sottoscritta dal dottor Umberto Stampa, Roma, 18 aprile 1928;
chiude la Rerponsio ad nouus animaduersioner (p. 1-42), sottoscritta dal Della Cioppa e dal Me- landri il 18 luglio 1928.
"
...
Antonio Vico relatore ... Novissima positio super mirrlculis, Romce, typis Guerra et Muti 1929. Precede il Factym concordatum (p. 1-3) sottoscritto dal cardinale ponente Vico; seguono le Novissims onimaduersiones (p. 1-22) sottoscritte dal Salotti il 6 gennaio 1929; Nonnullz e x p l k - tiones ... ruper sanatione sororix Prouinae Negro (p. 1-14) del dottor Persichetti, Roma, 24 gennaio 1929; Nouissimum judiium legale mllegialiter latum ... super sanatione Theteriz Callegari (p. 1-28) sottoscritto dai dottori Lorenzo Sympa, Achille Chiays e Umberto Stampa, gennaio 1929; la Re- sponrio ad nouissims onimaduersiones (p. 1-40) sottoscritta dal DeUa Cioppa e dal Melandri, 30 gennaio 1929.nBoUettino salesiano» 53 (giugno 1929) p. 169-173; d a p. 171: ritratto deUe due muaco- late in ginocchio insieme accanto d a tomba di Don Bosco a Valsalice; cf. anche MB 19, p. 94-104.
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Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella
legari, guarita istantaneamente da artrite cronica e da un complesso di malattie che ne avevano portato l'organismo al marasma.
L'uno e l'altro episodio si collocavano neU'attitudine religiosa ormai dif- fusa anche nelie aree di cultura orale contaminata e trasformata da quella deila stampa e del libro; ormai infatti l'invocazione di grazie tramite un servo di Dio o un santo aveva dappertutto negli spazi europei della religiosità cattolica un carattere meno pattizio e meno contrattuale rispetto a epoche precedenti; sep- pure si nutrivano preferenze per santi taumaturghi popolari e affermati, come S. Antonio da Padova e S. Rita, non si aveva difficoltà a chiedere la grazia a personaggi, come Don Bosco o altri servi di Dio, i quali erano proposti come propensi all'intercessione di divini favori, perché loro stessi dal miracolo avrebbero avuto un attestato utile ai fini deUa glorificazione terrena.
La cerchia delle comunità religiose dei salesiani e delle figlie di Maria Au- siliatrice era owiamente la più predisposta a chiedere in modo specifico una qualche grazia ali'intercessione del proprio venerabile fondatore. Così awenne nel caso di suor Provina Negro. Questa peraltro si comportò secondo moduli materialmente tramandati dalla religiosità magico-sacrale. Dopo avere conver- sato insieme a consorelle, che l'avevano esortata a chiedere il miracolo a Don Bosco, la sera della domenica 29 luglio 1906 si trovò sola.49 Aveva sul como- d i o presso il letto un ritratto di Don Bosco ritagliato dal «Bollettino salesia- no»; le sgorgò dal cuore la preghiera al venerato servo di Dio; prese d'impulso il foglio col ritratto, ne fece una pallottolina e la trangugiò, nonostante il me- dico le avesse vietato d'ingerire qualsiasi cosa, date le gravissime condizioni deilo stomaco ulcerato. Non ebbe né visioni, né voci celesti, ma il sentimento che Don Bosco le aveva ottenuta la grazia. Si alzò e si mosse dalla sua stanza alle altre dell'infermeria. I1 giorno dopo si levò con le consorelle. Poco dopo il medico la riconobbe pienamente guarita.
11 modulo di grazia della Callegari è più vicino agli stereotipi agiografici.
Dopo una notte insonne e dopo un breve assopimento un mattino del gennaio 1921 ebbe la visione di un prete che in piemontese le disse di muovere le gam- be: «Bogia le gambe»; lei, piacentina, non capì la parola dialettale, ma si rese conto ch'era invitata a muovere le gambe, nonostante da tempo fosse immo- bile a letto. Effettivamente poté muoversi, alzarsi, aggirarsi per le stanze del- l'ospedale presso cui era ricoverata. Nel prete aveva riconosciuto Don Bosco, al quale, dietro suggerimento di una suora e del parroco, aveva recitata e rei- terata una n o ~ e n a . ~ ~ Unico elemento discordante (ma sul quale le prime testi- monianze e le prime pubblicazioni sorvolarono): il prete apparso era di alta statura?' Su questo particolare non ci si appuntò nemmeno presso la S.C. dei
" Suor Provina Negro aveva 31 anni nel 1906.
' O Teresa Callegari aveva 26 anni nei 1921.
" Cf. nBoUettino salesianon 47 (agosto 1923) p. 199s, la relazione che inviò il cappellano del- l'ospedale, teologo Vittorio Zaneììi, da Caste1 S. Giovanni (Piacenza): «Mi fece il seguente raccon- to: M'ero svegliata alle 4 del mattino e cominciai a parlare con un'altra degente, tal Campagna Co-
Riti al dibattito sul miracolo, forse perché s'ignorava che il «gigante di santità»
nella sua statura fisica, stando al passaporto più antico (1852), era piccoletto e non raggiungeva un metro e sessantatré centimetri.
Nel giudizio sui miracoli aveva un peso decisivo il parere dei periti medici.
Nei confronti dei due casi prescelti non mancò il dibattito tra chi tendeva a inquadrare ciascun caso nel corso naturale delle cose e chi sosteneva l'inspie- gabilità delie due guarigioni repentine. NeU'un caso e neU'altro si cercò di ac- creditare dagli obiettori la natura nervosa e psicologica dei mali. In suor Pro- vina infatti, verificando dopo anni la guarigione istantanea, non si trovarono tracce di ulcere rimarginate: era, secondo i medici inclini d a inspiegabilità della guarigione, una circostanza singolare e notevole, accettata owiamente come previa l'esistenza di una grave ferita allo stomaco; i medici obiettanti ten- devano a 'sollevare dubbi sulla diagnosi deila malattia; ma era naturale che i medici curanti della suora non erano disposti ad accettare errori nella propria valutazione ed erano inclini piuttosto ad ammettere che la guarigione potesse essere awenuta o grazie alle loro cure owero per circostanze che personal- mente non riuscivano a spiegare. Più vivace fu il dibattito attorno al caso della Callegari, il cui stato di malattia anche al medico curante appariva molto com- plesso e con una marcata componente psicopatologica. Awenne inoltre che a distanza di qualche anno la Callegari cadde nuovamente ammalata.
Nel definire l'aspetto medico dei due casi Don Tomasetti e mons. Salotti poterono contare sulla competenza del dottor Lorenzo Sympa, medico d'uf- ficio presso la S.C. dei Riti. I1 Sympa si recò sia a Torino che a Piacenza. In suor Provina riscontrò l'inesistenza di rimarginazioni da ulcera, ma accreditò la diagnosi della malattia. Quanto alla Callegari rilevò che la nuova malattia non era una ricaduta in quelle precedentemente diagnosticate e dalle quali era guarita repentinamente.
Sia le Animadversiones che le risposte elaborate nelle varie fasi del pro- cesso furono compilate da mons. Salotti e dali'awocato Della Cioppa con il valido appoggio del dottor Sympa. Di conseguenza il dibattito dei consultori e dei cardinali risultò imbrigliato e guidato verso l'esito che si desiderava.
I medici dunque s'imponevano nel valutare come inspiegabili le guarigioni istantanee. Avevano invece libero spazio nei loro interventi i consultori e i car- dinali, quando si discuteva del nesso tra le guarigioni istantanee miracolose e l'intercessione specifica del servo di Dio del quale si postulava la beauficazio-
rinna, affetta d'artrite. Ero completamente sveglia; lo prova il fatto che discorrevo con la compa- gna. D'un tratto volgendo lo sguardo verso il comodino, cioè a destra, vidi un prete, senza ber- retta, di statura piuttosto alta, rosso in faccia, capelli ricciuti, dalla apparente età dai 35 ai 38 anni, colle mani incrociate sul petto [...l. Mentre mi rivolsi a lui e già avevo detto: Don Bosco ..., questi si ritrasse, con viso tutto sorridente, a poco a poco, tenendo la faccia sempre rivolta a me, finché scomparve». Nel <Bollettino salesiano* citato, del 1929, p. 172, si ha la modifica: «Mi vidi com- parire un prete di media statura, vestito di nero con le braccia incrociate, capelli neri ricci ... »; que- sta redazione è passata alle MB 19, p. 91.
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ne. Come abbiamo già accennato, nella seconda metà deU'800 era forse au- mentata la propensione degl'individui e dei gruppi a non essere esclusivi nel chiedere grazie a intercessori celesti. Non sono rare le relazioni di grazie ot- tenute invocando insieme la Vergine SS. e qualche santo; Maria Ausiliatrice e il suo «servo» Don Bosco; non rari sono i quadretti votivi che rappresentano insieme la Vergine e qualche altro santo, implorati e ringraziati insieme per la grazia ricevuta; non rare sono le relazioni di grazie ottenute da ammalati che si recarono in treno o in altro modo a Lourdes e poi anche in aitri santuari mariani.
Ii
caso della signora Marina Della Valle, che, stando al salesiano Don Dalmazzo, non otteneva la guarigione perché faceva confusione d'intercessori e finalmente l'ebbe quando invocò esclusivamente Don Bosco, è forse emble- matico di comportamenti non rari tra '800 e primo '900. I1 card. Salotti, a sua volta, nei suoi ricordi narra le argomentazioni che dovette sfoderare presso i Riti durante il pontificato di Pio X per rivendicare all'intercessione di Gio- vanna d'Arco una grazia in precedenza implorata al santuario di Lourdes.12 Sotto questo aspetto, per quanto riguardava i miracoli in esame in ordine alla beatificazione di Don Bosco, quello della figlia di Maria Ausiliatrice non destò alcun problema; ci fu invece chi ebbe ad eccepire sui caso deiia Callegari, per- ché costei, prima di pregare Don Bosco con una novena, aveva chiesto la gra- zia alla Vergine e ad altri awocati celesti. Prevalse il parere che la grazia era stata ottenuta per l'intercessione di Don Bosco, sulla base di quanto la donna aveva più volte dichiarato.Le informazioni che Don Tomasetti forniva a Don Rinaldi erano pertanto ottimistiche ed euforiche: presto, nel 1928, nel 1929, in data da fissare, si sa- rebbe avuta la tanto sospirata beatificazione di Don Bosco. Attorno al 1928 i salesiani avrebbero dovuto celebrare il loro capitolo generale. Don Tomasetti suggeriva di ritardarne la convocazione fmo a quando si era certi del giorno fissato per la beatificazione di Don Bosco; in tal modo infatti si sarebbero ridotte le spese per viaggi di partecipanti al capitolo che sicuramente sareb- bero ritornati in Italia dai vari continenti per assistere alla glorificazione del loro padre."
Sopraggiunse il timore di ritardi quando si sparse la voce che il patriarca di Venezia, La Fontaine, sarebbe stato nominato proprefetto ai Riti. Molte in- congruenze ai Riti, si diceva, erano dovute alla decadenza fisica e psichica del cardinale Vico. La notizia che a questi sarebbe subentrato il La Fontaine pro- vocò
-
scrisse Don Tomasetti a Don Gusmano - una levata generale di scudi tra i postuiatori di cause di santi e fra quanti s'interessavano ai processi di beatificazione?' La Fontaine, ricordava il Tomasetti, aveva riportato in alto mare la causa di Don Bosco quando, come segretario dei Riti, aveva sollecitato"
Il cardinnle Carlo Salotti nelle sue memorie, p. 122-124.'' Tomasetti a Gusmano, 20 febbraio 1928 (AS 036).
" Tomasetti a Gusmano, 7 marzo 1928 (AS 036). Ii card. L a Fontaine è ricordato tra i coo- peratori defunti; cf. «Bollettino salesianon 59 (settembre 1935) p. 287.
il processicolo suppletivo s d e accuse del Colomiatti; La Fontaine, diceva l'au- torevole gesuita Tacchi Venturi, non amava il servo di Dio Giuseppe Pigna- teili, generale della Compagnia di Gesù e vicino alla beatificazione; non amava nessuna beatificazione e canonizzazione, affermavano altri; ma la C.C. dei Riti, soggiungeva padre Tacchi Venturi, era stata fatta apposta per le cause dei san- ti; a che cosa serviva se si bloccavano i processi?
I1 card. Vico rassicurava a suo modo Don Tomasetti: i salesiani non ave- vano da temere per Don Bosco; La Fontaine non era per le beatificazioni, ma il papa le voleva e in particolare desiderava quella di Don Bosco.15
All'interno dei Riti il La Fontaine poteva essere di gradimento a chi, nella sezione liturgica, aweniva l'istanza di una riforma che sfoltisse il calendario sa- cro dal gran numero di memorie e di feste di santi a vantaggio di una liturgia che si organizzasse con più evidenza attorno al mistero di Cristo, salvezza e ri- capitolazione del mondo. Ma queste istanze non avevano ancora una voce ben prevalente. I1 pericolo di un proprefetto siffatto venne perciò scongiurato. Le ragioni che avrebbero potuto indurre il papa anche a un ricambio del supremo pastore nel patriarcato di Venezia, in un periodo di tensioni religiose e poli- tiche e di rinnovate istanze per un patriarca veramente veneto, furono subor- dinate a quelle di un cardinale prefetto ai Riti che meglio rispondesse a pro- grammi papali e alla gestione interna del dicastero.
L'indebolimento e poi
il
decesso del card. Vico, la morte di mons. Angelo Mariani, segretario dei Riti, diedero adito ad awicendamenti e assestamenti ch'ebbero riflessi non lievi sulla causa di Don Bosco.Scongiurato La Fontaine nella carica di proprefetto, per la causa di Don Bosco venne a crearsi una situazione delicata quando il cardinale CamiUo Lau- renti, prefetto dal 5 luglio 1922 deiia S.C. dei Religiosi, fu nominato il 17 di- cembre 1928 proprefetto dei Riti. Nella stessa data al suo posto fu nominato prefetto della S.C. dei Religiosi Aléxis-Henri Lépicier, cardinale dal 1927. I1 passaggio di Laurenti ai Riti si profilava definitivo. Morto Antonio Vico il 25 febbraio 1929, il Laurenti in data 12 marzo fu nominato prefetto.
Tra il Laurenti e mons. Salotti non correva buon sangue. I1 nuovo prefetto fin dai primi mesi usò appoggiarsi per molte questioni a mons. Alfonso Carin- ci, protonotario apostolico e prelato officiale dei Riti, scavalcando talora il pro- motore generale della fede, Sal~tti.'~ Aila morte di Angelo Mariani, awenuta il 10 dicembre 1929," Salotti si aspettava di subentrare nella carica di segre- tario della Congregazione: era quanto era accaduto a mons. Verde, promosso da quella di promotore generale della fede alla carica appunto di segretario, e da questa poi elevato alla porpora cardinalizia. Per le sue aspirazioni il Sa- lotti poté contare sul sostegno di Don Tomasetti, non su quello di altri postu-
"
Tomasetti a Gusmano, 22 marzo 1928 (AS 036).'' T O M A S E ~ , Memorie confidenziali, p. 21.
" Cf. Annuoire 1930, p. 928.
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latori e degli ufficiali della Congregazione, ben consapevoli dei disguidi che sa- rebbero venuti se si fossero trovati a collaborare per ufficio il cardinale e il monsignore.
Pio XI ricevendo in udienza il Salotti gli propose di passare alla S.C. di Prooaganda con la carica identica a quella che aspettava ai Riti; il 3 luglio 1930
- - -
.
nfu nominato segretario di Propaganda; ma già in concistoro il 30 giugno era stato preconizzato arcivescovo titolare di Filippopoli, e il 2 luglio, solenne- mente consacrato dal card. Van Rossum nella basilica salesiana del S. Cuore al Castro Pretori~;'~ nel 1933 sarebbe stato creato cardinale; superava in tal modo di gran lunga in dignità l'antagonista ai Riti, mons. Carinci; continuò tuttavia la sua .partecipazione ai Riti dapprima come consultare nella sezione per le cause dei santi e poi come cardinale. In luogo del Salotti fu nominato promotore generale della fede mons. Salvatore Natucci, già assessore e sotto- promotore, carica che venne assegnata a mons. Luigi Traglia (poi a sua volta
~ardinale).'~
Dopo la morte del card. Vico si rese necessario e urgente prowedere alla nomina di un cardinale ponente per la causa di Don Bosco, data l'imminenza della congregazione generale sui miracoli (5 marzo 1929). Don Rinaldi pro- pose i nomi dei cardinali Lauri, Lépicier, Sincero; ma Don Tomasetti di ri- mando pose in evidenza il card. Verde: «il più pratico e il più utile»; «entu- siasta» della causa, secondo il Salotti, e certamente più informato dei tre ch'e- rano stati indicati?O Don Rinaldi diede il proprio assenso. Ricevendo il Toma- setti in udienza, Pio XI si mostrò soddisfattissimo della scelta sottolineando del card. Verde la competenza e l'ascendente in curia?'
Ormai si poteva procedere con sicurezza alla beatificazione di Don Bosco.
Il quesito infatti «de tuio» venne posto nella congregazione generale dei Riti tenuta il 9 aprile 1929. Il 21 aprile si ebbe il corrispettivo decreto.
La beatificazione fu celebrata solennissimamente la domenica 2 giugno con la partecipazione di una folla inusitata in cerimonie del genere. Fu la prima heatificazione proclamata dopo i patti lateranensi dell'll febbraio. A Roma, a Torino e altrove fu insistentemente sottolineata la coincidenza dei due eventi dalla stampa e nei discorsi celebrativi. Già il 20 marzo procedendo alla rico- gnizione della salma nel collegio di Valsalice, l'arcivescovo cardinale Gamba, ex alunno di Valdocco, aveva scritto sull'albo d'onore ch'era stato predisposto la frase seguente: «L'imminente beatificazione del servo di Dio Don Giovanni Bosco, il più grande apostolo del secolo XIX, ottenga dal Cielo che la recente conciliazione tra Chiesa e Stato d'Italia rechi al mondo intiero la pace di Cristo nel regno di Cristo, come auspicò il Santo Padre Pio XI fin dall'inizio del suo
Notizia sul «Bollettino salesiano,, 54 (agosto 1930) p. 233.
'e Cf. Annuntio pontificio 1931, p. 531.
" Tomasetti a Rinaldi, 26 febbraio 1929 (AS 036).
" Tomasetti a Rinaldi, 28 febbraio 1929 (AS 036).
gloriosissimo pontificato»." Ma s d e connessioni e le implicanze sociali e po- litiche fra i due eventi avremo modo di soffermarci più avanti.
Altre beatificazioni si susseguirono il 9, 16, 23 e 30 giugno; non però con le proporzioni di quella di Don Bosco.L3 L'enciclica papale «Divini iilius Ma- gistri» sull'educazione cristiana parve ai salesiani addirittura come un richiamo a Don Bosco, modello di zelo e di operosità nel campo educativo in nome del Vangelo e della Chiesa. Il clima appariva propizio per ulteriori passi verso la glorificazione più completa. Il 10 febbraio 1930 la S.C. dei Riti procedette in- fatti alla riassunzione della causa di Don Bosco e nella sessione ordinaria del 17 giugno si ebbe il voto favorevole dei cardinali.
3. 1930-1933: la causa di Domenico Savio e i suoi riflessi su quella di Don Bosco
Tra il 1930 e il 1933 la causa di Don Bosco venne a intrecciarsi con quella di Domenico Savio. Quest'ultima, come abbiamo visto, durante il pontificato di Pio X e di Benedetto XV sembrava dovesse avere un percorso più agevole;
la figura infatti del giovane aiiievo di Don Bosco sembrava potesse rispondere alle istanze che allora si awertivano di un modello di santità da proporre ai giovani studenti. I1 clima teologico che aveva spinto lo stesso Don Bosco a pro- clamare la santità nella Chiesa come di tutti gli stati di vita ormai tendeva a maturare le proprie argomentazioni anche a sostegno di processi di beatifica- zione. La serie di argomenti dottrinali che i domenicani avevano elaborato a
la figura infatti del giovane aiiievo di Don Bosco sembrava potesse rispondere alle istanze che allora si awertivano di un modello di santità da proporre ai giovani studenti. I1 clima teologico che aveva spinto lo stesso Don Bosco a pro- clamare la santità nella Chiesa come di tutti gli stati di vita ormai tendeva a maturare le proprie argomentazioni anche a sostegno di processi di beatifica- zione. La serie di argomenti dottrinali che i domenicani avevano elaborato a