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I testimoni «ex officio»

Nel documento DON BOSCO (pagine 48-65)

l'l segreto proteggeva le singole testimonianze. Ma f s s e ai salesiani non riuscì d i i c i l e venire a sapere che le deposizioni del Bertagna non avevano po- sto Don Bosco in quella pienezza di luce che loro avrebbero desiderato. I1 Ber-

tagna aveva avuto divergenze con mons. Gastaldi negli anni in cui era stato al Convitto ecclesiastico successore del Cafasso e del Golzio e insegnante d i teo- logia morale; era alfonsiano e benignista, mentre il Gastaldi, sulla scia dell'in- segnamento universitario torinese, era su posizioni probabilioriste e critiche nei confronti del sistema teologico di Alfonso de' Liguori." Ma ormai come vescovo ausiliare di Torino era con ben altra esperienza e in altra visuale, in- cline piuttosto ad apprezzare le aspirazioni e la linea pastorale dei vescovi Ric- cardi di Netro e Gastaldi, che avevano retto la cattedra di S. Massimo a Torino dopo anni di crisi prolungata e in clima d i necessaria organizzazione sia del

,--

1 .

clero che dell'intero tessuto d'istituzioni cattoliche tra esigenze locali, richiami

i

a Cf. FRANCmTil, A l a n e memorie ..., p. 18-55; Eugenio VALENnNI, Mons. L. Gastaldi e mons. G.B. Berfogna, Torino, Fanton 1969.

verticistici vaticani, scristianizzazione, mobiiità maggiore deila popolazione, i I

esodo definitivo all'estero di non~ocI;ife-déX~iiieepoliticbe liberali. Sem- . , ,

brerebbe dunque che la partecipazione del salesiano mons. Cagliero come te- ste al processo, dal marzo al maggio 1893, abbia mirato a controbilanciare, o quanto meno a riequiiibrare, le testimonianze rese da un personaggio che ave- va, come il Bertagna, la dignità vescovile.

6. I testimoni «ex officio»

La comparizione dei tre testi chiamati di ufficio, dal gennaio al marzo 1896, nonostante le presumibili aspettative del promotore Sorasio, non ap- portò alcunché di determinante e pienamente soddisfacente. Più che altro, I'e- sposizione di qualche episodio giovò a gettare un po' di luce sul comporta- mento tenuto da Don Bosco con mons. Gastaldi e con altri.

I n tema di contrasti fra Don Bosco e gli arcivescovi Riccardi e Gastaldi i canonici Corno6' e Berrone" si espressero cautamente, così come il Murialdo:

dichiararono di essere informati genericamente, ma nulla di specifico potevano dire sul merito delle divergenze. Il canonico Corno rispondeva, ad esempio, al- l'interrogatorio ventesimo:

«Quando io mi trovava nell'Oratorio, ho udito Don Bosco ne' suoi discorsi ad in- culcare venerazione ed obbedienza al sommo pontefice ed aiie altre autorità ecclesia- stiche. Ricordo che quando veniva all'oratorio qualche vescovo per sacre funzioni, era ricevuto da Don Bosco con segni di gran rispetto. Con tutto questo ho sentito dire che egli ebbe delle controversie coll'arcivescovo di Torino monsignor Gastaldi e col suo predecessore Alessandro Riccardi di Netro; e che la causa di queste controversie pro- venisse in Don Bosco dall'usare e sostenere i privilegi concessigli dalla S. Sede come capo di una congregazione religiosa; e negli arcivescovi dal credere che Don Bosco ol- trepassasse i limiti de' suoi privilegi. In queste questioni sentii più volte personaggi as- sennati ad opinare chi in favore di Don Bosco e chi in favore di monsignor arcivescovo.

Io non ho argomento a pronunziare alcun giudizio al proposito; poiché quantunque

Giuseppe Bemardo Corno nacque a Moriondo Torinese il 2 agosto 1856; entrò aU'Ora- torio come studente il 31 ottobre 1868; proseguì i suoi studi nel seminario arcivescovile; fu or- dinato sacerdote nel 1879; dal 1882 circa fu segretario delia curia arcivescovile e dal 1885 ebbe i'uificio di cancelliere; f u canonico coadiutore deUa metropolitana, prelato domestico di S. Santità e dal 19 gennaio 1926 protonotario apostolico; morì a Torino il 17 settembre 1932. Cf AS 38 To-

rino S. Franc. di Sales, Registro anagrafe, 1868; Positio super introducrione causa. Surnmarium (1907), p. 21; Positio: A n ndducta contra (1921), p. 139; «Bollettino salesiano,, 56 (dicembre 1932)

p. 381.

"

Antonio Berrone nacque a Casaigrasso nel 1845; entrò aU'Oratorio come studente il 5 ago.

sto 1865; fu ordinato sacerdote ii 23 settembre 1876; quando testimoniò al processo informativo era canonico partecipante onorario deila chiesa metropolitana di Torino, dottore in teologia e in amhe leggi; mori a Torino il 30 luglio 1924 all'età di 80 anni. Cf. AS 38 Torino S. Franc. di Sales, Registro anagrafe, 1865; Positio super introductione cause. Summarium (1907) p. 21; «Rivista dio- cesana torinese* I (1924) p. 25; «Boilettino salesianor 48 (settembre 1924) p. 252.

Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella

per oltre due anni mi fossi trovato presso I'arcivescovo mons. ~ ~ ~ t ~ l d i , non venni mai lare e m PO> eccentrica. I suoi parenti erano popolani della periferia di To- messo ad intima conoscenza della loro vertenza; e quindi ignoro a quali condizioni o. RUnasto presto orfano di entrambi i genitori, con il fratello maggiore cise sia stata terminata...».

iuseppe fu a tutela da una zia, Teresa Musso, anch'essa vedova, pro- All'interrogatorio trentesimo indicava le ragioni per le quali non era in

netana

di una casetta a Borgo Dora. Domenico apparteneva dunque d a ca- grado di fornire elementi più specifici. Si trattava di fatti ben noti al premo. a giovanile prodotta d a r 8 0 0 in transizione demografica, con una mor- tore della fede Sorasio, concernenti ii processo che si voleva htentare a infantile e adulta ancora relativamente dte, e con una quota, relativa- Bosco:

mente in crescita, di giovani che nella città venivano a costituire le schiere gioventù vagante, non ancora inquadrata nella scuola, sensibile alle pas-

«Come ho già detto in altro interrogatorio, io non ho mai udito alcuno a fare sioni patriottiche, definita come gioventù povera e abbandonata, formata Per appunto a Don Bosco, che quello d'essere stato in lotta co~arcivescovo

rn

terzo d'individui orfani di uno o di entrambi i genitori. Insieme al fra- occasione di questa lotta io fui designato ad attuario di informazioni assunte

t e ~ o maggiore fu accolto da Don Bosco all'oratorio. Giuseppe mori nel 1868 deWukici0 fiscale della curia, che sospettava Don Bosco autore O suggeritore di

giovane .prete, membro della congregazione salesiana. Anche Domenica Per libelli che si scrissero in quel tempo contro monsignor Gastaldi. lo non so se al

sente le dette informazioni prese sussistano ancora; quel che so, è che tra le carte di qualche anno si ascrisse da chierico d a società salesiana ed emise i voti curia non esistono, eccetto che siano tra le carte delpufficio fiscale». ,,ali.

come

attestò al processo informativo, credeva che ciò non comportasse

obbligo di coscienza nemmeno veniale; ma quando senti da Don Bosco A proposito delle virtù eroiche e del concetto di santità Giuseppe

in una predica che si potevano commettere peccati di disobbedienza anche era incline d a posizione dei sdesiani, ma nella sua deposizione dichiarava an- gravi, fu sconvolto e preferi uscirsene. Non possedeva nulla; almeno, tosi tre- che le riseme, più che altro procedurali, che aveva sentito prospettare dalyar. deva, Appurando i fatti, venne a scoprire che la zia, sua tutrice, nel testamento

civescovo Davide Riccardi: aveva lasciato vari beni a Don Bosco, ma con patti favorevoli ai due nipoti, sia

<(Ripeto ch'io credo Don Bosco esser vissuto e morto santamente. al^ era pure yo. die essi fossero entrati nella carriera ecclesiastica rimanendo con Don Bosco, einione, come udii in persona, del cardinale Alimonda. Trovandomi a R~~~ n#occa. sia che fossero andati nel mondo comunque. Lasciati i salesiani, egli doveva sione della tngesima della morte di Don Bosco, fatta neUa chiesa parrocchiale del S. ormai formarsi il patrimonio ecclesiastico per diventare prete diocesano. A Cuore di Gesù, dopo d'aver udito l'elogio funebre fatto da mons. ~~~~~~~d~ vescovo questo punto, nonostante il parere contrario anche di ecclesiastici rispettabili, di Fossano, che ci dipinse Don Bosco come un santo, ~ d i i da mons.

sder

a parlare come teologo Felice Golzio, successore del Cafasso nella diiezione del con- non solo favorevolmente della fama di santità di Don Bosco, ma ancora che la sua bea. vitto ecclesiastico di S. Francesco d'Assisi a Torino, intentò processo civile a tificazione era solo questione di tempo. L'attuale arcivescovo di ~ ~ ~ j , , ~ , mans. ~ ~ ~ i dB ~~~a causa si chiuse a suo favore, nonostante fossero andati a testi- ~ ~ ~ . de' conti ficcardi, mi diceva poco fa, che egli credeva Don B~~~~ già in per moniare in favore di Don Bosco (ma talora contraddicendosi ingenuamente) le sue virtù, ma che temeva sul felice esito della causa della sua beatificazione unica. Francesia e altri salesiani, con i quali comunque egli rimase in amicizia.

mente per le questioni che ebbe col suo arcivescovo mons. ~ ~ ~ t ~ l d i ~ . ~ ~Bongiovanni non poté togliersi dal cuore il sentimento che Don Bo- ~ ~ n i ~ ~ In tema di doni soprannaturali Giuseppe Corno e Antonio Berrone si ten. sto, nonostante tutto, aveva taciuto fatti importanti, anzi avesse simulato e nero su posizioni caute, così come

il

Murialdo: persino si dimostrarono meno mancato di giustizia; a SUO dire, si trattava solo di una parentesi in una vita me- propensi di mons. Bertagna nel ritenere che Don BOSCO avesse

il

dono delle

guarigioni miracolose:

anngrafe delporatorio, sarebbe stato accettato il 2 novembre 1854; stando alle sue testhonianze

«Io non ho mai udito - depose il canonico Corno - che B~~~~ abbia i,, vita a] processo informativo, si sarebbe presentato a Don Bosco nel 1856, finito il corso elementare;

operato alcun miracolo; sentii solo a dire, come già sopra deposi, che egli per emise la professione triennale il 20 marzo 1864 e la rinnovò il 6 dicembre 1865; uscì dalyoratorio intercessione di Maria Ausiliatrice speciali favori a che si raccomandavano, e d& congregazione sdmiana il 23 settembre 1866; fu ordinato sacerdote nel 1867 e destinato la sua morte ignoro se abbia operato miracolin. cep parroco a al^^^^^^; dopo cinque anni decise di ritirarsi tra gli Oblati di Maria Vergine; dopo

anno prefed tornare tra il clero secolare a Torino; qui nel 1896 intraprese la costruzione s u ben altro registro furono le deposizioni del teologo Domenica della &iesa a S. ~ lde' Liguori, benedetta solennemente f ~ ~ ~ ~al culto dali'arcivescovo Richelmy vanni." Questi era una figura sotto certi aspetti emblematica; sotto altri, sui- il 26 novembre 1899; mori a Torino il 28 febbraio 1903. Cf. G.B. FRANCESIA, In memoria dei

feologo ~~~~~j~~ Bongioonnifondorore e pnho arato della parrocchia diS. Alfonso in Torino. Elo- giofunebre tenum nelle solenni esequie di trigesima dal m. rev. prof: e dott. Giou. Batt. Francesia saks~nno, in^, tip. salesiana 19031 (con ritratto); «Bollettino salesiano» 27 (aprile 1903) P.

" Domenica Bongiovanni (ow. Bongioanni), figlia di Giuseppe, nativo di ciriè, e di ~~~i~ 1 ~ s ; positi0 super introductione cause. Summanum (1907) p. 20s; MB Indice, p. 515; SmLL*, Don Davite, nativa di S. Salvatore Monferraro, nacque a Torino il 3 1842; al Bosco nella storia economica e soc7ale, p. 530.

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STELLA. III. Don Bosco nella sto49 49 02/12/2009 9.58.3402/12/2009 9.58.34

Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella

ritevolissima. I n realtà il complesso di testimonianze da lui rese al processo

h.

formativo per la beatificazione di Don Bosco apparivano come velate o di.

storte da queii'episodio. I grandi elogi che aveva moltiplicato nei confronti di Don Bosco, della sua carità, del suo zelo, del suo amore verso i giovani appa.

rivano come appannate, contraddette e annichilate daUa testimonianza che aveva reso sul proprio caso personale.

Ma anche quanto al conflitto con mons. Gastaldi e ai doni soprannaturali di Don Bosco le testimonianze del teologo Bongiovanni erano in stridente con- trasto con la versione che ne avevano data i salesiani, o w e r o in termini cauti la gran p a n e dei preti secolari. Su questi punti appariva piuttosto che il Bon- giovanni avesse maturato le persuasioni da dichiarare al processo conversando con mons. Benagna, ma esprimendosi in termini più duri o più goffi.

AU'interrogatorio ventitreesimo rispose:

«Io ignoro se Don Bosco abbia avuto doni soprannaturali pel tempo in cui io vissi ali'Oratorio. È bensi vero che egli prediceva la morte di giovani; ma questo, a mio giu- dizio, era naturale, poiché in media in qualunque collegio di settecento circa giovani, qualcheduno certo soccombe nell'amata. D'altro non sono informato».

A proposito dell'articolo 369 aggiungeva:

«A mio giudizio, Don Bosco con santo fine si atteggiava a profeta peritandosi a dire ciò che probabilmente sarebbe awenuto e che infatti aweniva di poi. Fuwi tempo in cui predisse a ciascun di noi gli anni che dovevamo vivere, e poi rispondeva in modo enigmatico, per cui non venivamo a saperne un'acca. Disse pure che sapeva chi di noi sarebbe rimasto all'Oratorio e chi ne sarebbe uscito; non so però se abbia indovinato di alcuno. Una volta disse che aveva veduto in sogno tutti noi distribuiti in crocchi e che stavamo mangiando. Gli uni si nutrivano di pane fmo, altri di pane ordinario, altri di pane nero, e finalmente altri di pane marcio. Disse che Dio gli aveva rivelato esser i primi gli innocenti, i secondi i buoni, i terzi quelli che erano attualmente in disgrazia di Dio ma non dati al vizio, i quarti essere gli abituati ostinatamente nel vizio. Disse che ricordava il pane che ciascuno di noi mangiava, e che se andavamo a chiedergli qual pane mangiavamo, egli ce l'avrebbe detto. Io non ricordo d'essere andato a chiedere spiegazioni. Molti e molti ci andarono e non so qual risposta abbiano avuto. Io dava poca importanza ai racconti di Don Bosco, perché non credeva che egli avesse da Dio tali doni speciali; però avendomi Don Bosco, nel tempo che prediceva gli a m i di vita a noi, interrogato quanti ami avessi, e alla mia risposta che ne aveva diciannove, avendo soggiunto con aria un po' misteriosa: "Oh, prima che sii ai quaranta! ", io mi impressi nella mente tali parole, e s d a quarantina mi preparai a morire, ma invece sono ancora qui. Ricordo ancora, che quando i giovani gli domandavano quanti anni avessero a vivere, certe volte loro faceva aprire la palma della mano, la guardava e ri- spondeva in modo enigmatico e scherzoso. Io sono persuaso ch'egli ciò facesse per giuoco e per burla e per trattenerli in qualche barzelletta condita sempre con un buon pensiero,>.

Quanto all'estimazione per la santità di Don Bosco all'interrogatorio ven- tiquattresimo rispondeva:

, ~fama di santità era più invalsa e d i s a fuori di Torino. QueUo che ha pro- ~ ~ ~ t ~ t. questa fama a Don Bosco sono le sue grandiose opere di carità e di religione, egli di amo in anno andava estendendo in tutto il mondo.

Nonostante tutte queste mie deposizioni in favore di Don Bosco, siccome ho sem- sentito dire, la Chiesa per procedere alla canonizzazione dei santi esige cose vera- ente straordinarie, quali ho letto in molte vite di essi, fu sempre mia opinione che on possa difficilmente esser dichiarato santo. Quanto all'opinione degli altri, esto d'aver udito che la causa di Don Bosco incontrerà molte difficoltà per le op- sjzioni che ebbe coll'arcivescovo Gastaldi e con me, i cui fatti sono pubblici. La massa però del popolo, nonché persone distinte ed ecclesiastiche, lo crede santor.

verbalizzazione del notaio Rocchietti è nel complesso abbastanza paca- ta; ma nel documento collocato come preambolo a tutti gli atti del processo i giudici dichiararono che il loro incontro con il Bongiovanni era stato piut- tosto burrascoso. I1 teste era stato a loro giudizio un buffone («scurra»); le sue dihiarazioni erano state contraddittorie, frutto di un temperamento incostan- te, e in sostanza poco credibili.@

Si può immaginare che il Bongiovanni si presentò ai giudici combattuto in- teriormente da una p a n e dal desiderio d i rendere una testimonianza favore- vole a Don Bosco e di gradimento ai salesiani, d a r a l t r a dalla volontà di dichia- rare schiettamente il proprio caso, ch'era stato del resto preannunziato gene- ricamente già da mons. B ~ t a g n a . ~ ~ Ai giudici poté aver dato risposte talora nel suo modo abituale, di popolano bonario, dimesso e scherzoso; talaltra, posto in imbarazzo, dev'essere prevalso in lui il personaggio teatrale ch'era stato d a giovane, quando sia a Valdocco sia nelle passeggiate per il Monferrato fra l'i- larità di tutti si esibiva nella parte d i Gianduia; una parte che si addiceva alle sue caratteristiche somatiche: statura bassa come Don Bosco, ma corporatura grassoccia, occhietti piccoli e vivaci, gote mbizze, naso tondeggiante, appunto come la popolare maschera torinese. Bongiovanni aveva una sua religiosità po- polare semplice, con una punta di scetticismo e di irrisione anche verso i col- leghi ecclesiastici. Sotto questo aspetto le sue deposizioni contribuiscono a get- tar luce su alcuni modi di vedere Don Bosco nelle sfaccettature della religiosità

" Litterre reverendissimorum iudicir delegati et odiunctorum od S. Rituum Congreg~tionem

' ICarlo Morozzo della Rocca, Marco Pechenino, Gaspare Alasia], Taurini, die prima aprilis 1897;

d Copia pubblica, fol. 41: «Unum tamen bac de re innuendum esse ducimus, scilicet testem sa- cerdotem Dominicum Bongioami acerbum et acrem contra semm Dei se ostendisse, nec nimis dociiem et obsequentem erga iudices, contra quos disputare integrutn sibi arbitrabatur, imo eo- usque excessisse, ut Sanctae Matris Ecclesiae iniallibilitatem in beatificatione singulorum Dei ser-

vonim in dubium revocaverit: sed nihii mirum, quum agatur de viro, cui mimum et scurram agere adeo naturale semper fuit, ut iegerrime serium et gravem se gerere passit. Levitati in dicendo re- spondet itidem inconstantia in agendo...».

Sess. 5 (5 agosto 18901, interr. 24: «Denuncio poi ai signori giudici il teologo Domenico bngiovanni, già neU'Oratorio salesiano, domiciliato in questa città, ii quale deve avere un fatto

da esporre che io non ricordo bene; ma per quanto ritengo, potrà dar luce su quanto ora avrei detto di meno favorevole al servo di Dio»; ci. Copia pubblica, fol. 247r.

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Don Bosco nella storia della religiosità cattolica. Vol III. Stella

collettiva. Un po' imitando Don Bosco anch'egli scrisse opuscoletti e libri: per ' i giovani, per il popolo e per il clero. Nel 1896 pose mano a una chiesa de- dicata a S. Alfonso de' Liguori, il santo che aveva imparato a venerare alla scuola di Don Bosco e al convitto ecclesiastico torinese. Nella chiesa di S. Al- fonso investì tutto il proprio avere e le elemosine che riuscì a racimolare. Ne fu, com'era giusto, il primo curato; e v'impiantò culti popolari antichi abba- stanza singolari, come quello a S. Espedito, soldato della legione fuiminante, martire e santo da implorare in casi impossibili e per bisogni più impellenti."

7. Le guarigioni miracolose: credenti e scienziati a confronto

Con le deposizioni rese dai tre testi chiamati di ufficio il promotore della fede si ritenne appagato quanto a informazioni relative d a fama di santità e d a eroicità delle virtù del servo di Dio Don Bosco. Ii 23 marzo 1896 fu tenuta pertanto l'ultima della serie in questione (sess. 464). I1 terzo teste, canonico Antonio Berrone, ascoltò le testimonianze da lui rese precedentemente e ne sottoscrisse la verbalizzazione. In quella medesima seduta i giudici decisero di chiamare su istanza del promotore una prima schiera di testimoni in ordine a un altro gruppo di fatti.

U

Sorasio infatti riteneva necessario portare ulteriore luce su una serie di guarigioni miracolose evocate da vari testi nel corso del processo e riguardo alle quali era possibile appurare qualcosa chiamando in qualità di contesti di ufficio sia le stesse persone presunte miracolate, sia altri ch'erano direttamente coinvolti, perché congiunti owero medici e comunque in grado di apportare testimonianze attendibili «de visu et de auditu».

I1 processo in tal modo entrava in una fase in cui, con più evidenza, è pos- sibile seguire il confronto fra scienza e fede nel caso specifico delle guarigioni miracolose.

Le divergenze ch'erano affiorate nelle testimonianze rese dai testi circa i doni soprannaturali di Don Bosco sarebbero emerse in effetti più flagranti circa il caso specifico delle guarigioni. Nella valutazione di queste non era più in gioco soltanto la mentalità di ecclesiastici più o meno inclini ad ammettere

<" Sul verso dell'immagine che si distribuiva stavano scritte la Storia e la Preghiera. La prima

esordiva con il riferimento a una santa leggendaria improwisamente divenuta popolare nell'800:

aSant'Espedito capo della Legione romana fulminante, contemporaneo a santa Filomena, iu mar- tirizzato nel secolo N sotto Diocleziano; se ne celebra la festa il 19 aprile, è invocato nelle cause disperate od urgenti, spirituali o temporali. Mostra la Croce sulla quale sta scritto: Hodie (oggi) e schiaccia la testa ad un corvo che col suo gracchiare dice: Crnr ( d o y n i ) per insegnarci che non dobbiamo mai dubitare deii'onnipotenza di Dio, né aspettare il domani per pregare con fiducia e fervore. l? desso il Santo deii'undecima ora, ché non è mai invocato troppo tardi, sempre però come intercessore presso la Santissima Vergine [...l. - In Torino nella chiesa di sant'Alfonso si sta

aSant'Espedito capo della Legione romana fulminante, contemporaneo a santa Filomena, iu mar- tirizzato nel secolo N sotto Diocleziano; se ne celebra la festa il 19 aprile, è invocato nelle cause disperate od urgenti, spirituali o temporali. Mostra la Croce sulla quale sta scritto: Hodie (oggi) e schiaccia la testa ad un corvo che col suo gracchiare dice: Crnr ( d o y n i ) per insegnarci che non dobbiamo mai dubitare deii'onnipotenza di Dio, né aspettare il domani per pregare con fiducia e fervore. l? desso il Santo deii'undecima ora, ché non è mai invocato troppo tardi, sempre però come intercessore presso la Santissima Vergine [...l. - In Torino nella chiesa di sant'Alfonso si sta

Nel documento DON BOSCO (pagine 48-65)