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L’ARTISTA E L’OPERA Fausto Melotti scultore, musicista, pittore e poeta dalla duplice formazione, tecnico-scientifica

FAUSTO MELOTTI TEMA E VARIAZIONI

2.2.1 L’ARTISTA E L’OPERA Fausto Melotti scultore, musicista, pittore e poeta dalla duplice formazione, tecnico-scientifica

TEMA E VARIAZIONI II

1981

2.2.1 L’ARTISTA E L’OPERA Fausto Melotti scultore, musicista, pittore e poeta dalla duplice formazione, tecnico-scientifica e artistica231, ha avuto un’attività che ha assunto diverse sfumature nel corso della sua vita, in

cui però la costante di riferimento è sempre stata la presenza della musica che, attraverso la scultura, lo ha condotto a composizioni raffinate, in cui forme geometriche sono connotate da suggestioni poetiche e musicali: queste ‘opere-musica’ (Vinca Masini, 2013, pp.96-97) cercavano il dialogo con lo spazio circostante facendo uso di elementi geometrici come cerchi, sfere ed ovali, utilizzati in rapporti armonici con filiformi strutture portanti.

Il tema della musica è presente anche nell’opera realizzata a Celle, rappresentativa della scultura, o meglio ‘antiscultura’ (Poli, 2006, pp.112-114), elaborata da Melotti a partire dagli inizi degli anni Sessanta, caratterizzata da un’inconfondibile grazia estetica e da un’originalità plastica ottenuta mediante leggere costruzioni in metallo saldato, per lo più in ottone, che prevedevano anche l’inserto di tessuto ed altri materiali.

231 Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986), infatti, si è laureato in ingegneria nel 1924 e diplomato all’Accademia di belle arti

di Brera. Esperto musicista, ha iniziato il suo lavoro nel 1933 con rilievi e sculture impostati sulla geometria. Durante la guerra si è dedicato alla produzione di ceramiche, con una raffinata scultura figurativa, ad esempio i teatrini, per riprendere nel dopo guerra a creare sculture per alcuni versi affini a quelli di Calder, anch’egli ingegnere (Cfr. Dorfles, 2010, p.247).

Nel 1980, l’artista venne invitato a tenere una mostra personale presso il Forte Belvedere di Firenze232, in occasione della quale, decise di realizzare in grandi dimensioni ed in acciaio inox,

alcune sue composizioni storiche degli anni Sessanta, tra cui anche Tema e Variazioni II, che al termine della mostra, sarebbe andata a Celle, collocata nello spazio declinante di un grande prato, precedentemente scelto e concordato con Giuliano Gori. Essa, invece, sempre per volontà del proprietario, fu collocata in un laghetto del parco, trovando, nonostante tutto, la piena approvazione di Melotti che, come racconta Gori, alla prima visita ‘si commosse di gioia e decise di non farla rimuovere’ (Gori, 2014, p.38): quest’opera avrebbe dato inizio al grande progetto di arte ambientale della sua collezione (Gori, 2008, p.233).

E’ lo stesso proprietario a raccontare la genesi un po’ particolare della scultura, che venne realizzata in soli tre mesi a causa di vari ostacoli tecnici e burocratici di cui si fece interamente carico per portare a termine il progetto233.

Oggi Tema e Variazioni II, oltre a specchiarsi nel lago, è contornata da una folta siepe di azalee e malgrado l’imponenza, riassume, attraverso il naturale tremolio dell’acqua, quella virtuale precarietà che la riconduce pienamente alla poetica melottiana.

Come spiega Bruno Corà (2001, p.10), infatti, riallacciandosi al titolo dell’opera, il tema è quello

232 Progettato e realizzato da Bernardo Buontalenti tra il 1590 e il 1595 per volontà del granduca Ferdinando I de' Medici, il Forte

Belvedere rappresenta l’ultima tappa del Corridoio Vasariano, nato per collegare Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti e al Giardino di Boboli tramite una serie di corridoi, ponti e giardini. E’ aperto esclusivamente da giugno a ottobre in occasione di mostre temporanee che dal 1972 ospitano anche la scultura contemporanea; Henry Moore è stato il primo artista chiamato ad esporvi (Cfr. https://cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini/forte-di-belvedere (2019/05/08)).

233 La data dell’inaugurazione, il 4 Aprile 1981, venne, infatti, comunicata all’artista solo nei primi giorni di Gennaio dello stesso

anno, costringendolo a realizzare il progetto in soli tre mesi. Dopo aver consultato le più importanti officine regionali, e averne ottenuto rifiuti per il breve tempo a disposizione, l’impegno di realizzare la struttura in acciaio venne assunto dal fabbro Silvano Innocenti, titolare di un piccolo laboratorio fiorentino ‘Officina Omas’, che con l’aiuto di soli due operai, è riuscito a realizzare tutto il lavoro nei tempi previsti (Cfr. Gori, 2014, pp. 29-31).

di forme, di elementi sottili e geometrici in elevazione, mentre le variazioni consistono nel molteplice rapporto tra immagine reale ed immagine riflessa, talvolta mobile; la riflessione nell’acqua fornisce, dunque, un’immagine che varia con il tempo.

Le sfere, le catene e gli altri componenti mobili, inoltre, muovendosi nel vento, creano lievi suoni che costituiscono la musicalità dell’opera.

La visione tremolante della struttura riflessa nell’acqua contiene quella caratteristica di apparente instabilità e precarietà tipica delle opere di Fausto Melotti: quella che sarebbe stata a prima vista una struttura solida e stabile se posta in un prato, mostra tutta la sua fragilità se immersa nello specchio d’acqua, riportando così al tema dell’antiscultura; la grande dimensione del lavoro, per la sua totale trasparenza, non preclude la vista dell'imponente quinta arborea che fa da sfondo naturale all'opera, né limita, in nessun modo, il sia pure modesto spazio del laghetto, dimostrando come l'arte, pur svolgendo il proprio ruolo, non si pone in antagonismo con l'ambiente234.

234 http://www.irre.toscana.it/artamb/laboratori/schedeopere/variazioni.htm (2019/05/10) FIG.2.13: FAUSTO MELOTTI, TEMA E VARIAZIONI II,1981

L’opera è costituita da otto elementi modulari, a forma di parallelepipedo, con base di 150x100 cm ed altezza di 600 cm; essi sono composti da elementi tubolari in acciaio inox, fissati a terra da plinti in cemento, poco più grandi della base. Queste fondazioni sono completamente immerse nell’acqua del piccolo laghetto del parco dove è collocata la struttura. In ogni plinto sono fissati quattro elementi sempre tubolari di acciaio inox, lunghi circa 50 cm di altezza a cui le grandi strutture in elevazione si fissano con piastre bullonate. Sia i plinti in cemento, sia i quattro elementi tubolari non emergono dall’acqua: essi, in base ad un’osservazione diretta condotta in vari momenti nell’arco dell’anno, sono sempre risultati non visibili, perché sommersi.

Solamente la piastra bullonata alla sommità è risultata a filo dell’acqua, in un momento di relativa siccità, come mostrano le foto scattate in data 1/06/2017235.

L’acciaio inox, di produzione industriale236, è presente in tubolari di diverse sezioni: la struttura

principale misura circa 6 cm di diametro, mentre barre più piccole, di irrigidimento o di attacco di elementi decorativi, misurano circa la metà. I giunti tra gli elementi metallici sono saldati tra loro.

Sono presenti, inoltre, altri elementi non strutturali che definiscono la composizione: si tratta di reti, catene o lamiere metalliche anch’esse realizzate con lo stesso materiale ed unite alla struttura principale mediante punti di saldatura.

235 Il livello dell’acqua di questo laghetto d’altra parte non subisce particolari variazioni durante il periodo estivo, a differenza di

altri presenti nel parco, sottoposti a prosciugamento.

236 Purtroppo, non è stato possibile identificare il tipo di acciaio utilizzato perché la ditta esecutrice non svolge più attività e la

committenza non è a conoscenza di queste informazioni. Visto il buono stato di conservazione dell’opera, però, non è stato ritenuto indispensabile effettuare un prelievo per approfondire.

Ci sono, infine, alcuni elementi come le sfere o gli specchi, realizzati in lamiera di rame o acciaio inox: le sfere in particolare, che muovendosi danno musicalità all’opera, sono costituite da due calotte saldate sul diametro.

2.2.2 L’ACCIAIO INOX

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