ARCHITETTURA ED ARTE COME AMBIENTE
1.3.3 ART IN NATURE Il rapporto tra arte e natura, ha costituito uno degli assi portanti del lavoro di molti artisti della
fine del 900: qualche anno dopo le grandi imprese della Land Art degli anni 60, infatti, una nuova generazione di artisti ha continuato ad operare nella natura, ma in modo molto diverso; si trattava quasi sempre di artisti del vecchio continente, di paesi come Italia, Inghilterra, Germania o Francia, in cui non era possibile trovare la natura intatta mostrata dagli artisti americani e, di conseguenza, anche la coscienza del paesaggio che essi esprimevano era molto diversa. (D’angelo, 2001, pp.190-191)
Nella Land Art, infatti, il paesaggio era considerato come una pagina bianca pronta per essere modificata dall’inserimento di elementi-segno che ne esplicitavano una diversa evidenza (Fagone, 1996, p.16), in cui la scala degli interventi amava essere clamorosa, per qualche verso paradossale, in una sorta di apparenza monumentale che veniva enfatizzata dalle riproduzioni fotografiche, come già detto mezzo privilegiato di diffusione comunicativa delle ricerche così orientate. Secondo Leenhard (1996, p. 40), inoltre, le forme che la Land Art utilizzava erano quasi ‘architettoniche’, prese cioè in prestito dall’ambiente urbano così come gli strumenti tecnici per realizzarle, come bulldozer e gru.
Una diversa riflessione critica sul legame tra uomo e natura, sostenuta da una nuova
consapevolezza anche ecologica
dell’ambiente, ha orientato, invece, il lavoro di alcuni artisti che, quasi sempre in misura esclusiva e con procedure per ognuno diverse, sono intervenuti con la loro opera nell’aperto paesaggio, in spazi naturali della campagna o delle remote periferie metropolitane, dando origine ad un movimento, chiamato ‘Art in Nature‘199,
caratterizzato da una comune innovativa attitudine rispetto alla relazione tra arte e natura. Essi hanno dato origine non ad opere gigantesche, ma ad interventi lievi e talvolta
199 Come ricorda lo storico dell’arte tedesco Dieter Ronte, l’idea base che ha dato origine a questo progetto artistico e culturale è
nata durante un incontro fra lui ed il critico Vittorio Fagone a Venezia, in occasione della Biennale del 1989 (Ronte, 1996, p.23), cercando di dare legittimazione alle esperienze che artisti, nei vari paesi europei, stavano sviluppando sugli stessi presupposti di simbiosi tra opera d’arte e natura. Per i dettagli del progetto Art in Nature Cfr. Zorn, 1996, pp. 77-90.
quasi invisibili, spesso del tutto transitori, senza l’uso di macchine e di maestranze, ma impiegando solo il corpo umano ed utilizzando solo materiali naturali, spesso raccolti sul luogo stesso dell’azione, senza fare ricorso a tecniche, sostanze e colorazioni che, nei confronti dell’habitat circostante, potessero risultare in qualunque modo disomogenee o invasive. Vengono privilegiate, inoltre, tecniche e procedure primarie, antiche, come l’intreccio, utilizzato ad esempio, dal tedesco Nils Udo200, per costruire un gigantesco nido del diametro di 10 metri
fatto di rami di betulla pietre e terra, o anche da Andy Goldsworthy201, forse il più intransigente
tra gli artisti, nell’uso esclusivo di materiali reperiti in sito: spesso egli ha operato di notte con
200 Nils Udo (1937), artista tedesco, scultore della natura e fotografo delle proprie installazioni effimere, ha iniziato nel 1972 il
percorso attuale, che lo ha portato ad utilizzare per i propri progetti site specific i più diversi materiali reperibili in natura, che sono composti, organizzati e fotografati in modo da documentare le opera pervase dal respiro della natura (Cfr. http://www.nils- udo.com/?lang=en (2019/05/01)).
201 Andy Goldsworthy (1956) è un artista inglese che lavora sia come scultore che come fotografo: documenta attentamente le sue
collaborazioni con la natura, installazioni con rocce, ghiaccio, foglie o rami, attraverso la fotografia, consapevole del carattere effimero delle sue opere. Affascinato ai suoi esordi dalla Land Art americana, ha iniziato a produrre opere ispirate da Robert Smithson intorno al 1985, per poi avvicinarsi alla natura successivamente (Cfr. http://www.artnet.com/artists/andy-goldsworthy/ (2019/05/01)).
ghiaccio e neve forgiati in forma di stalattiti o di sfere, utilizzando la saliva come collante. Anche l’artista italiano Giuliano Mauri202, impiegava rami raccolti nel bosco, legna di potatura e
fibre vegetali per costruire architetture vegetali, al tempo stesso primitive ed elaborate, come la sua prima Cattedrale vegetale, costruita nel 2001 per Arte Sella203, per l’allestimento della
quale si è servito di tecniche manuali, legature ed embricature, che appartenevano alla tradizione del luogo. Se da una parte l’altezza e la monumentalità rievocavano aspirazioni architettoniche, anch’essa portava con sé il grande messaggio della natura: la struttura, infatti, serviva a sostenere e guidare la crescita di 80 alberi ed era quindi la natura a dettare e determinare il vero ritmo di costruzione dell’opera204.
Le opere realizzate da questi artisti, infatti, vivevano un rinnovato rapporto rispetto al tempo, non quello convenzionale della storia dell’arte, bensì quello deperibile delle mutazioni naturali: ogni artefatto viveva il tempo delle stagioni ed era destinato ad una obsolescenza accettata. Le opere create da questi artisti, non si caratterizzavano per la capacità di mantenere una fisionomia riconoscibile, ma si integravano nella natura, e col tempo, ne diventavano parte. In questa azione di ‘cooperation with the environment ’ (Ronte, 1996, p.27), gli artisti, dunque, non asportavano materiali dalla natura e non ne apportavano di nuovi, per creare opere d’arte che volevano essere assolutamente naturali, ispirate e guidate dalla natura dei luoghi e pensate esclusivamente per un ambiente specifico. Anche qui, come nella Land Art, infatti, i progetti non erano adattabili a qualsiasi ambiente, ma specificavano una qualità del paesaggio per il quale erano stati progettati e, dunque, creavano un’alleanza tra opera ed ambiente che diventava questo punto indistricabile (Fagone, 1996, p.20); l’artefatto non poteva vivere, non aveva senso né riconoscibilità al di fuori di quel determinato contesto ambientale.
202 Giuliano Mauri (1938-2009), nato a Lodi, è entrato in contatto con le principali avanguardie artistiche del momento verso la
prima metà degli anni Sessanta; successivamente alle sue prime mostre personali, ha partecipato alla Biennale di Venezia del 76. Degli anni 80 è, invece, la svolta fondamentale del suo lavoro d’artista con la realizzazione a Milano della sua prima grande architettura naturale eseguita con rami e tronchi di legno, segno distintivo del suo lavoro, a cui è seguita la prima cattedrale vegetale ad Arte Sella, in Trentino. In questa forma, la cattedrale, c’era per l’artista tutta la filosofia del suo lavoro: ‘ un’idea di magnificenza [..] che dava forma alla fratellanza che esiste tra luogo, la sacralità della terra e gli elementi che si innalzano che sono gli alberi’ (Cfr. Regorda, 2015, p.58).
203 Arte Sella, biennale internazionale di arte contemporanea, è un’associazione nata nel 1986 a borgo Valsugana (Trento). È
un’esperienza della natura nella natura, nella quale artisti di fama internazionale, accomunati dalla disponibilità alla ricerca e dalla particolare sensibilità a trattare nel loro percorso artistico il tema della natura, vengono invitati a partecipare alla trasformazione e all’ appropriazione di un paesaggio incontaminato, seguendo due indicazioni: rispetto della natura e la valorizzazione dei caratteri ambientali (Cfr. Fagone, 1996, p.149 e http://www.artesella.it/it/index.php (2019/05/01)).
204 Nella Cattedrale Vegetale, i rami di potatura che egli utilizzava abitualmente erano congiunti in veri e propri pilastri che si
sollevavano fino a dodici metri incurvandosi in alto poi, ad ogiva, per altri tre metri, mentre i pilastri disposti a coppie disegnavano delle arcate come volte di una navata gotica. Dopo la prima Cattedrale Vegetale ad Arte Sella, ne sono state realizzate altre nel Parco delle Orobie (Bergamo) e sulla riva sinistra del fiume Adda, presso Lodi (Cfr. http://www.giulianomauri.com (2019/05/01)).
1.3.4 ARTE PUBBLICA