• Non ci sono risultati.

8 L’ascolto dei Sindaci e dei rappresentanti delle istituzioni local

Luigino Ceccarini 88, Martina Di Pierdomenico 89, Giada Fiorucci 90

Le interviste ai sindaci degli 87 comuni del cratere costituiscono il ponte fon- damentale fra la definizione di una mappa del territorio – con riferimento alle issues del “post-terremoto” – e la fase di stesura delle proposte di intervento del progetto NSSAM. Il loro apporto è stato, infatti, fondamentale sia per arricchire la comprensione del territorio e delle sue comunità, sia per tarare le proposte su un terreno concreto che non può prescindere dal considerare il punto di vista di figure importanti come gli amministratori locali. Al fine di cogliere tale prospet- tiva i ricercatori delle quattro università hanno quindi intervistato tutti i sindaci dei comuni del cratere fra i mesi di gennaio e febbraio 2018.

Le interviste qualitative (semi-strutturate), svolte seguendo una traccia comu- ne per organizzare il colloquio, nella maggior parte dei casi sono state realizzate presso le sedi dei comuni e hanno avuto una durata variabile dai trenta minuti alle due ore.

La traccia dell’intervista ha previsto cinque momenti: 1) una breve introduzione in cui si illustra al sindaco il progetto e i risultati della fase preventiva di mappatu- ra; 2) una parte riguardante le domande su quali sentieri di intervento siano i più adatti per lo sviluppo dell’area; 3) una parte di raccolta dei progetti in corso (sia- no essi in fase progettuale o di attuazione) ritenuti strategici per lo sviluppo dai sindaci; 4) una parte sull’implementazione dei progetti, e in particolare su quali 88 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Economia, Società, Politica; mail: luigino.ceccarini@

uniurb.it

89 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Economia, Società, Politica; mail: martina.dipierdo- menico@uniurb.it

90 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Economia, Società, Politica; mail: giada.fiorucci@ uniurb.it

siano i livelli di governance e gli strumenti più adatti alla messa in pratica dei sud- detti sentieri; 5) infine, nell’ultima parte, sono stati raccolti ulteriori suggerimen- ti, dei sindaci, per l’attuazione di nuovi sentieri di sviluppo.

La traccia dell’intervista è stata inviata precedentemente ai sindaci. Le interviste sono state poi sintetizzate attraverso delle schede e di nuovo inviate ai sindaci per richiedere l’autorizzazione alla pubblicazione. Va sottolineato come i ricercatori abbiano trovato nella grande maggioranza dei casi una grande disponibilità da parte dei sindaci a parlare del loro territorio e delle loro comunità fornendo in- formazioni e idee utili ai policy maker. Così facendo, hanno contribuito, in modo attivo, alla definizione dell’azione progettuale orientata alle politiche di interven- to nell’area del cratere. Le interviste sono ricche di informazioni, i limiti di spazio impongono di selezionare solo alcuni brevi estratti del colloquio.

8.1 - I Nuovi Sentieri di Sviluppo

La prima parte delle interviste è stata dedicata ai nuovi sentieri di sviluppo. È sta- to chiesto ai sindaci degli 87 comuni del cratere di indicare l’ambito di priorità per intraprendere percorsi e implementare misure di sviluppo. Sono state indivi- duate quattro aree: 1) turismo, 2) attività produttive, commercio e trasporti, 3) coesione sociale e 4) beni culturali. Nonostante la varietà dei territori analizzati, emerge una certa omogeneità rispetto alle possibili piste di sviluppo immaginate, le quali tendono a concentrarsi soprattutto attorno all’ambito turistico (Fig. 1), quindi al potenziamento dell’industria agroalimentare (agricoltura e zootecnica), poi alla realizzazione di servizi alla persona (scuole e servizi sanitari/assistenzia- li) e alla valorizzazione dei beni culturali. Aspetti fondamentali per combattere il processo di spopolamento che affligge questi territori91.

91 Della Zuanna, G., Demografia, lavoro e immigrazione: presente e future. I. Diamanti e L. Ceccarini (a cura di) Marche 2004. Mappe e scenari della società regionale, Liguori editore, Napoli, 2004.

Fig. 1 AREE* DA SVILUPPARE

Quali nuovi sentieri di sviluppo vede per l’area colpita dal sisma e, in particolare, per il suo comune?

* A) AREA TURISMO: 1) turismo culturale, 2) turismo naturalistico, 3) turismo enogastronomico; B) AREA ATTIVITÀ PRODUTTIVE, COMMERCIO, TRASPORTI: 1) agricoltura, 2) zootecnia, 3) energia, 4) manifattura, 5) industria alimentare, 6) edilizia, 7) commercio, 8) trasporti;

C) AREA COESIONE SOCIALE: 1) luoghi identitari e di ritrovo, 2) associazionismo/terzo settore, 3) ascolto dei cittadini e progettazione partecipata, 4) scuole servizi per l’infanzia e la formazione, 5) servizi per la terza età, 6) politiche abitative, 7) informazione e comunicazione istituzionale;

D) AREA BENI CULTURALI: 1) musei e parchi archeologici, 2) biblioteche, 3) archivi, 4) emergen- ze storiche/architettoniche, 5) aree naturali e protette, 6) teatri.

Fonte: Interviste semi-strutturate ai sindaci degli 87 comuni marchigiani del cratere

8.1.1 - Area del turismo

Nello specifico l’area del turismo si compone di quello culturale, quello naturali- stico e quello enogastronomico.

La maggior parte dei sindaci intervistati ritiene che il turismo rappresenti il prin- cipale potenziale per la rinascita delle loro comunità. Si tratta peraltro di un turi- smo ben caratterizzato, di qualità “sostenibile”, rispettoso del contesto che molti amministratori definiscono «slow», incentrato sulle bellezze paesaggistiche, na- turalistiche e sulla sinergia con la valorizzazione dell’enogastronomia. A guida- re tale visione c’è la tendenza a considerare i territori in esame come luoghi del benessere, aree caratterizzate da bellezza, genuinità e convivialità. Tutti elementi che definiscono e intrecciano l’identità e il sentimento di appartenenza in queste comunità. Vengono inoltre sottolineate notevoli potenzialità connesse ad altri ti- pi di turismo come quello culturale, sportivo, religioso, termale e dei soggiorni di studio legati alle iniziative delle università. Importante è anche il recupero delle seconde case, che se comprensibilmente non hanno avuto priorità nella ricostru- zione, rappresentano altresì una risorsa decisiva per l’indotto dei paesi montani e spesso costituiscono il legame con quanti sono emigrati in altre città o appar- tengono alle successive generazioni di questi. Oltre ai punti di forza richiamati, diverse sono le criticità che emergono dalle parole dei sindaci:

- 1. la cronica “invisibilità”. La comunicazione e la promozione del territorio ri- sultano essere poco efficaci. Per dare una maggiore visibilità al territorio si po- trebbe accrescere il turismo estero che nella Regione Marche, nel 2017, è stato poco superiore al 20%92;

- 2. inadeguatezza delle strutture ricettive. Le strutture presenti nel territorio so- no insufficienti e poco adeguate a supportare flussi turistici che potrebbero crescere in termini numerici e sotto il profilo della domanda di qualità dell’o- spitalità. Quindi è necessario un intervento di riqualificazione che tenga con- to della sostenibilità e della compatibilità ambientale;

- 3. inadeguatezza della viabilità. La difficile mobilità se da un lato ha preserva- to queste comunità, dall’altro non facilita anzi scoraggia il turismo. Va miglio- rata la rete stradale, ma anche quella ferroviaria e aeroportuale. Occorre otti- mizzare sia la viabilità interna che quella tra le regioni confinanti attraverso un piano di riqualificazione delle strade provinciali e comunali.

92 Dato tratto dal sito: www.statistica.regione.marche.it

In definitiva, dando una maggiore visibilità al territorio, potenziando le strutture ricettive e migliorando la viabilità, i sindaci ritengono che tali interventi potreb- bero costituire un volano per lo sviluppo del turismo.

8.1.2 - Area delle attività produttive, commercio e trasporti

La seconda area da sviluppare, secondo i sindaci del cratere, è quella delle attività produttive - che comprende l’agricoltura, la zootecnica, l’energia, la manifattura, l’industria alimentare e l’edilizia - del commercio e dei trasporti. I sindaci sottoline- ano, in modo unanime, come un percorso di sviluppo in tal senso debba passare a valorizzare la dimensione della qualità rispetto a quella della quantità. Questo aspetto in sinergia con il turismo e con un marketing, che faccia mirate ed efficaci politiche di brand territoriale, potrebbe contribuire a contrastare l’atomizzazione e la scarsa visibilità delle proposte. Per i primi cittadini lo sviluppo di quest’area si può realizzare attraverso a) il potenziamento del settore l’agroalimentare e zoo- tecnico – creando una filiera corta e completa, dalla produzione alla vendita -, b) il rafforzamento dei distretti produttivi in crisi (calzature, pelletteria, cappelli) – implementando i supporti a sostegno del settore manifatturiero come la logisti- ca, i trasporti e reti telematiche -, e c) l’intervento di grandi imprenditori privati che investano capitali sul territorio.

Nel complesso, emerge la necessità di sviluppare produzioni di nicchia, legate ad esempio al biologico, intrecciando quelli che sono i trend negli stili del consumo di qualità. Si evidenzia quindi la necessità di una organizzazione strutturata che, attraverso l’investimento di fondi appropriati, incentivi lo sviluppo delle aziende esistenti e favorisca al contempo l’avvio di nuove attività legate all’imprendito- rialità di giovani agricoltori e allevatori orientate alla valorizzazione del territorio. Quindi uno sviluppo legato al recupero e al potenziamento di un patrimonio già esistente nella cultura di queste aree, come le tradizioni artigianali e agricole, più che ad un ripensamento radicale del territorio o al ragionamento su economie inedite svincolate da queste comunità. Questo ovviamente non disconosce l’im- portanza dell’innovazione e dell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio della tradizione.

8.1.3 - Area della coesione sociale

Altro punto cruciale è quello della coesione sociale inteso come luogo identitario e di ritrovo, associazionismo e terzo settore, ascolto dei cittadini e progettazione partecipata. Si tratta di un vincolo comunitario fondamentale tra società e istitu- zioni. Ma quest’area comprende anche le scuole e servizi per l’infanzia e la forma- zione, servizi per la terza età (in aree soggette a invecchiamento della popolazio- ne), politiche abitative, informazione e comunicazione istituzionale. Si tratta di azioni che contrastano lo spopolamento, che ricorre come tematica centrale nelle parole dei sindaci, specie dei comuni più piccoli e localizzati nelle aree più mon- tane. Viene messo chiaramente in risalto come tale dinamica sia di lungo corso precedente al sisma e anche alla crisi economica, la quale può essere accentuata dall’evento sismico se non vi sono prospettive e incentivi.

In questo senso, viene ritenuto fondamentale: a) il recupero del centro storico, luo- go identitario per definizione; b) la creazione di nuovi spazi di aggregazione; c) il potenziamento dei servizi scolastici e sanitari. In particolare, si evidenzia la neces- sità di asili nido e scuole dell’infanzia servizi capaci di trattenere sul territorio le giovani coppie, motore fondamentale della rigenerazione delle zone terremotate. Tuttavia, affiora una tensione legata alla costruzione o al recupero della propria «scuola di bandiera» e la necessità – altrettanto citata – di mettere in rete i servi- zi scolastici al fine di creare una rete (unione) una maggiore efficienza e integra- zione fra comuni.

Nel campo della coesione sociale emerge anche il ruolo fondamentale dell’asso- ciazionismo (volontariato sociale e culturale, pro-loco, scoutismo ecc.), il cuo- re pulsante di una comunità che, soprattutto per i piccoli comuni ma non solo, rappresenta un partner fondamentale per le istituzioni stesse e la loro presenza sul territorio.

Infine, nelle prospettive dei sindaci, si riscontrano due principali concezioni del- lo sviluppo una di tipo occupazionale, l’altra di tipo sociale: a) l’approccio del prima il lavoro e b) l’approccio del prima il ripopolamento. Da una parte si ha la tendenza a vedere il lavoro come motore del rientro della popolazione. Secon- do questo approccio solo creando una situazione di opportunità occupazionali le persone potranno rimanere sui territori colpiti dal sisma. Sostenitore di questo approccio è il sindaco di Muccia:

[…] i nuovi sentieri di sviluppo dovranno puntare alla creazione di nuovi po- sti e opportunità di lavoro. Solo questo permetterà di riportare e mantenere la popolazione sul territorio […]. (Sindaco di Muccia)

Dall’altra una tendenza a pensare, sin da subito, a politiche di recupero della co- munità: finire la costruzione e ristrutturazione delle case, creare centri di aggrega- zione e recuperare i luoghi identitari. A sostegno di questo approccio è il Sindaco di Apiro, secondo il quale per evitare lo spopolamento è importante

[…] che si finiscano le soluzioni abitative di emergenza e che riparta la rico- struzione, misure che garantiscono il ritorno delle persone presso i comuni di residenza. Ricostruire in un deserto non ha senso: quindi occorre pianificare la ricostruzione con tempi certi e snellire la burocrazia. Sono importanti a tal riguardo le più recenti novità e modifiche normative, per cui si rimettono al centro dell’azione i comuni, riprendendo il modello che ha consentito la rico- struzione dopo il terremoto del ’97 […]. (Sindaco di Apiro)

8.1.4 - Area dei beni culturali

Costituisce un’area fortemente danneggiata dal terremoto, infatti, il sisma ha compromesso, in molti casi, la possibilità di entrare in contatto con il patrimo- nio di cui è ricca questa zona. Per tale motivo la prima esigenza rilevata è quella della messa in sicurezza, per poi concentrarsi sulla riqualificazione e il restauro. Gli amministratori chiedono, in particolare, la valorizzazione del patrimonio cultu- rale in possesso di ogni singolo comune, per arrivare alla promozione funzionale a fini turistici e culturali. Si tratta principalmente di un patrimonio a) storico com- posto da opere d’arte, chiese, musei, teatri, biblioteche, palazzi storici e archivi; b) archeologico/naturalistico fatto di parchi e sentieri attrezzati per le escursioni invernali e estive.

Dalle interviste emerge come il patrimonio culturale dei comuni colpiti dal sisma sia importante per diversi aspetti:

- turismo ai fini di promuovere il territorio. I sindaci in questo caso vedono una notevole opportunità nella creazione di circuiti locali e nazionali che of- frono nei propri pacchetti la visita del patrimonio del territorio colpito dal terremoto;

- luogo di coesione sociale e multifunzionale per rafforzare e incentivare le re- lazioni e la socialità;

- fonte di posti di lavoro qualificati per le giovani generazioni.

L’area dei beni culturali sconta una doppia invisibilità: a) una che precede il sisma, data dalla difficoltà nel far conoscere i tesori nascosti presenti nei vari comuni, e b) una dovuta all’inaccessibilità post-sisma.

Per superare l’invisibilità, i sindaci propongono alcune possibili strade da intra- prendere:

- sensibilizzare la cittadinanza, partendo dalle scuole che possono anche costi- tuire un canale di promozione importante;

- coinvolgere i privati anche nell’ottica della riqualificazione e comunicazione; - creare mostre ed eventi pubblici, offrendo così occasioni e stimoli che vanno ol-

tre la popolazione residente;

- fare rete del patrimonio culturale fra i comuni, come può essere il progetto del- la Rete della Marca Maceratese, per creare una connessione tra le proposte e le competenze che coinvolgano tutto il patrimonio culturale del territorio supe- rando così l’eccessiva atomizzazione, arricchendo l’offerta e migliorandone la comunicazione.

8.2 - I progetti strategici in corso

Le interviste forniscono una mappatura dei progetti in corso ritenuti più strategi- ci dai sindaci ai fini dello sviluppo. I primi progetti in fase di attuazione o in corso di costruzione si concentrano soprattutto nell’area della coesione sociale (Fig. 2). Al secondo posto troviamo l’area delle attività produttive, commercio e trasporti. Segue quella dei beni culturali e infine del turismo. Ogni comune indirizza le ri- sorse per l’attuazione dei progetti strategici in base alla gravità delle ferite prodot- te dal sisma. Infatti, ogni territorio ha evidenziato situazioni ed esigenze specifi- che: alcuni si trovano ancora in uno stato di emergenza e, quindi, sono costretti a fare progetti astratti, altri hanno già attuato piani concreti di sviluppo futuro.

Fig. 2 AREE IN CUI SONO IN FASE DI ATTUAZIONE/COSTRUZIONE PROGETTI PER LO SVILUPPO

Quali progetti strategici (in fase di attuazione o in corso di redazione) ritiene essenziali per lo sviluppo? Potrebbe descrivere brevemente tali progetti (obiettivi, tempi, soggetti coinvolti, elementi innovativi, possibili criticità)?

Nonostante le diverse esigenze, tutti i comuni, come primo intervento, eviden- ziano la necessità di contrastare i danni “oggettivi” del terremoto. Quindi prima di attuare i singoli progetti due sono le fasi sulle quali le amministrazioni si sono concentrate:

- 1. fase della messa in sicurezza degli edifici lesionati, pubblici e privati, sia per la riapertura delle attività produttive sia per riportare a casa le persone; - 2. fase di conoscenza del territorio per capire le potenzialità e la vocazione dei

singoli comuni.

Dopo la riqualificazione, la riorganizzazione territoriale e l’efficientamento - nell’ottica della valorizzazione del territorio - i progetti, attuati o in fase di reda- zione, si sono concentrati in particolare nei servizi alla persona come le scuole, gli ospedali e le case di riposo. Ma anche nella costruzione di impianti sportivi e piste ciclabili. La coesione sociale costituisce così l’area dove si indirizzano i pri- mi interventi perché, come fa notare il Sindaco di Servigliano:

[…] Non è possibile pensare ad una comunità che produce senza prima pre- occuparsi di una comunità sostenibile in termini di coesione sociale. Sarà ne- cessario porre in campo tutte quelle azioni che diano ai nostri cittadini quella tranquillità e quel recupero funzionale del concetto di solidarietà, che manca in un momento di disagio […]. (Sindaco di Servigliano)

La seconda area in cui si indirizzano i progetti di sviluppo è quella delle attività produttive, commercio e trasporti. In questo settore si avanzano proposte che van- no, soprattutto, a rivitalizzare i borghi in modo da favorire le attività artigianali del luogo. A seguire si ha l’area dei beni culturali in cui i progetti strategici mi- rano a valorizzare e promuovere il patrimonio culturale. Infine, il turismo legato alle ricchezze presenti sul territorio: un turismo culturale, religioso, enogastrono- mico, naturalistico/escursionistico. È necessario potenziare la promozione delle risorse presenti in questi luoghi in modo da richiamare un maggior numero di persone. Il Sindaco di Offida sottolinea che «[…] le politiche di valorizzazione dell’attrattività turistica rappresentano uno dei principali tasselli su cui fondare una

crescita economica e sociale equilibrata e sostenibile […]». Dalle interviste emergo- no anche proposte innovative, soprattutto per quanto riguarda le sinergie fra la tradizione, il coinvolgimento dei giovani, l’utilizzo delle nuove tecnologie e le strategie di branding. Quest’ultima idea è sostenuta da molti sindaci delle aree colpite dal sisma, come rileva quello di Falerone che consiglia di «[…] stimolare le piccole aziende per fare rete in modo da creare un brand territoriale e locale […]». Ai fini di valorizzare l’enogastronomia, l’agricoltura biologica incoraggiando an- che l’integrazione con altre attività produttive, in particolare quelle ricettive lega- te al turismo. Inoltre, emergono, alcune nuove idee riguardanti la trasformazio- ne dell’evento catastrofico in opportunità come sostiene il Sindaco di Fabriano:

[…] Secondo me su tutta l’area c’era e c’è ancora la possibilità di fare un cam- bio di passo importante perché, per quello che è possibile, il sisma può diven- tare un’opportunità. Si potrebbe riprogettare il territorio in modo che possa essere più funzionale, più organizzato più omogeneo, infatti non è possibile pensare di ricostruire una scuola in un paesino che andava spopolandosi. Que- sta potrebbe essere l’opportunità per rivedere tutta l’organizzazione del territo- rio […] Il fatto che insistono sul territorio tre università potrebbe essere inoltre un’opportunità per fare un laboratorio a cielo aperto di progettazione di nuove strategie, di nuovi interventi, di nuovi materiali […]. (Sindaco di Fabriano) 8.3 - L’attuazione dei Nuovi Sentieri di Sviluppo

8.3.1 - La Governance istituzionale

Dalle interviste emerge chiaramente che il soggetto principale e attuatore di tut- ti i programmi, per una rinascita territoriale, dovrebbe essere individuato nella figura del Sindaco e del Comune (Fig.3). Il primo cittadino, come conoscitore principale del territorio e delle sue reali esigenze, chiede di partecipare, a tutti i livelli, alle fasi decisionali e di essere coinvolto e responsabilizzato assieme agli al- tri amministratori territoriali. Infatti, tranne rare eccezioni, la quasi totalità degli intervistati riporta la necessità una di maggiore collaborazione fra comuni. Con- trastare il campanilismo è visto come un passo fondamentale verso una program- mazione a rete, meno frammentata, quindi più efficiente per il territorio.

A questo proposito si è parlato spesso «[…] di fusione fra comuni come strumento di miglioramento della governance, delle attività, delle funzioni e dei servizi a livel- lo locale […]» come specifica il Sindaco di Montappone. Infatti, per il Sindaco di Ussita «[…] la fusione renderebbe più sostenibile la gestione della cosa pubblica e migliorerebbe i servizi offerti […]». Ma, a parte questi casi, i sindaci prediligo- no una visione di rete e collaborazione, di condivisione e comunicazione - che l’emergenza terremoto potrebbe consolidare - mantenendo tuttavia il rispetto delle identità senza scadere nel campanilismo infruttuoso. I sindaci però sono coscienti dei limiti di competenze e di risorse che invece sono necessari per una programmazione così complessa come quella relativa alla ricostruzione e al recu- pero post-sisma. In questo senso, i nuovi sentieri di sviluppo necessitano, secondo la maggior parte degli amministratori, di una governance sovra-comunale o intra- comunale, una sorta di coordinamento che abbia un’idea d’insieme e al tempo stesso sia attento alle specificità del territorio. Contrastanti poi sono le opinioni