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Giovanni Boccia Artieri76, Stefano Brilli77, Gabriele Forte78, Giada Marino79, Elisabetta Zurovac80

Il seguente lavoro di ricerca riguarda l’analisi delle comunità facenti parte del cratere sismico e dunque si è cercato di trovare delle similitudini nelle differenze che caratterizzano i vari territori colpiti. Per questo motivo il territorio non è sta- to osservato come un unicum, ma come insieme di punti di incontro nella sfera pubblica, senza pretese di rappresentazione della totalità bensì come momento di indagine di una porzione di comunità analizzata per capire tensioni, stili co- municativi e sentimenti.

Inoltre, i risultati vanno localizzati nel tempo, e il seguente elaborato mostra una fotografia del momento relativo a un anno dalla prima scossa da cui nuovi svi- luppi saranno intercorsi. Tuttavia, ricavare l’impronta di un momento preciso, più vicino all’emergenza, fornisce materiale utile ad arricchire la comprensione della risposta al sisma alla luce di una sfera pubblica che passa – non esclusiva- mente ma in modo consistente – dai social media. La convergenza tra centralità dei mass media e capitalismo ha assunto importanza nel creare e plasmare comu- nità che condividono linguaggi, opinioni, conoscenze ma non necessariamente 76 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media; mail: [email protected] 77 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e

Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media; mail: [email protected] 78 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e

Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media; mail: [email protected] 79 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e

Internazionali: Storia, Culture, Lingue, Letterature, Arti, Media; mail: [email protected] 80 Università degli Studi di Urbino, Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e

lo stesso territorio: la definizione di «comunità immaginata» (Anderson 1991), connotata dalla creazione di un immaginario comune e di memorie condivise, si estende infatti nel tempo e nello spazio. Con la diffusione di internet ci troviamo di fronte a nuove forme di comunità online, distribuite su una pluralità di piat- taforme di social media (Baym 2007). La configurazione sociale che ne emerge, mutata dai linguaggi connessi (Boccia Artieri 2004) si esplica a livello del singolo attraverso forme di identificazione riflessiva connessa (Boccia Artieri 2012) pro- ducendo «comunità immaginabili» le cui pratiche oscillano tra offline e online. Tali riflessioni teoriche hanno mosso interrogativi su quale sia l’idea di comuni- tà a seguito del sisma e quali gli elementi attraverso cui la stessa cerca di mettersi in narrazione rispetto al suo passato, presente ma in particolar modo futuro. In questo senso, nello stimare la capacità di rispondere al disastro, è utile soffermar- si sulle condizioni in cui versavano le comunità locali prima dell’evento sismico (Mugnano 2017). Nel caso delle Marche, infatti, le comunità hanno vissuto un passaggio dal sentirsi «Italiani di Mezzo», ossia abitanti di un territorio in cui ge- neralmente si percepisce di vivere meglio che altrove, grazie alle suggestioni offer- te dalla bellezza, dalla storia e dal benessere della piccola impresa; al sentirsi «Ita- liani Medi», un modello che ripropone risentimenti, insoddisfazione e sfiducia (Diamanti, Bordignon e Ceccarini 2017) del contesto italiano allargato. Specie nell’entroterra e nelle aree periferiche delle Marche, si è quindi avvertita la dram- matizzazione degli effetti della crisi globale, producendo disincanto, senso di de- privazione e malessere sociale diffuso (Diamanti, Bordignon e Ceccarini 2017). 6.1 - Obiettivi e metodologia

Si è quindi cercato di tracciare l’andamento e i contenuti del discorso sul terre- moto dall’agosto 2016 a novembre 2017 presso la comunità del sisma, avvalen- dosi della combinazione di analisi dei dati e di metodologie qualitative (interviste e osservazione etnografica). La ricerca, svolta tra settembre e novembre 2017, ha avuto l’obiettivo di sviluppare insight operativi sulle tensioni culturali e comuni- cative createsi nel territorio, al fine di informare e orientare i percorsi di sviluppo e la comunicazione istituzionale. A tal fine si è scelto di investigare il web sociale – Facebook nello specifico – come spazio in cui si rendono visibili al ricercato- re, e ai soggetti coinvolti, le dinamiche relazionali e conversazionali attorno a un particolare tema o avvenimento (Boccia Artieri 2012, Boyd 2010). Questo tipo

di approccio, denominato etnografia digitale o netnografia (Hine 2015, Kozinets 2010), permette di entrare in contatto con significati, simboli e valori della co- munità di riferimento, osservandoli nella prospettiva della loro sedimentazione nelle conversazioni online.

La scelta di analizzare gli spazi digitali come catalizzatori delle tensioni sviluppa- tesi dal sisma è stata guidata da tre fattori principali: 1) la centralità dei mezzi di comunicazione online durante lo svolgersi di eventi emergenziali (Moore 2008, Yates, Paquette 2011, Hjorth, Kim 2011); 2) la dispersione delle comunità locali sul territorio regionale e la loro ricomposizione attraverso spazi di aggregazione digitali come i gruppi Facebook; 3) la necessità di indagare gli strumenti del com- munity-making più che “la comunità”, laddove trattiamo un tessuto sociale etero- geneo con forti segnali di sfilacciamento (Diamanti, Bordignon, Ceccarini 2017). Nello specifico sono stati analizzati i gruppi civici attivi su Facebook dei comu- ni del cratere e le pagine delle iniziative sorte in risposta al sisma81. I gruppi (86 in totale) sono stati studiati raccogliendo materiali visivi e testuali prodotti dai membri incentrati sul terremoto. Delle pagine delle iniziative (51 in tutto) è sta- to invece analizzato quantitativamente82 l’andamento della partecipazione degli utenti, esaminando i picchi di concentrazione delle reazioni ai post, dei com- menti e delle condivisioni in modo da rilevare i temi e le pagine più “calde” del periodo in considerazione.

All’analisi online si è aggiunta una fase di interviste semi-strutturate rivolte agli amministratori dei gruppi83.

Questi sono stati utilizzati come testimoni privilegiati, in quanto l’attività di mo- deratori li pone come osservatori esperti della comunità locale, dell’uso degli spazi online e delle dinamiche di interazione fra i membri. In totale sono sta- 81 La mappatura delle pagine delle iniziative è stata svolta a partire da una prima ricognizione operata da

ActionAid Italia ed è stata poi completata assieme alle ricercatrici del gruppo UniMC Lucia D’Ambrosi e Valentina Polci.

82 L’analisi dell’attività degli utenti attorno alle pagine si è avvalsa dell’ausilio dei tool Fanpage Karma (https://www.fanpagekarma.com/) e Sociograph.io (https://sociograph.io/).

83 I gruppi cittadini di cui si sono intervistati gli amministratori sono stati scelti tenendo conto delle diverse intensità del danno del terremoto sul territorio. Si sono perciò divisi i comuni del cratere in 5 fasce di danno utilizzando come criterio la percentuale della popolazione dei beneficiari dei CAS. Maggiori informazioni sui criteri metodologici seguiti dalla ricerca possono essere trovate fra i materiali disponibili presso il sito del Consiglio Regionale della Regione Marche: http://www.consiglio.marche. it/iniziative/appennino/index.php

te effettuate 22 interviste della durata variabile da 45 a 130 minuti. La traccia dell’intervista è stata costruita a partire da quattro aree tematiche: 1) il raccon- to dello spazio online, in cui si è chiesto di descrivere la storia e le caratteristiche del gruppo; 2) le dinamiche sociali osservate, dove, facendo leva sull’esperienza dell’intervistato come osservatore delle interazioni online, veniva chiesto quali fossero temi, figure e simboli fonti di partecipazione, controversia o criticità; 3) la relazione fra spazio online e territorio, dove veniva esplorato l’utilizzo concreto del gruppo in risposta ai problemi provocati dal sisma; 4) prospettive di futuro e di ricostruzione, in cui veniva indagato l’umore della comunità locale, così come le visioni e le idee sul futuro del territorio.

6.2 - Ruolo dei gruppi civici: i social media come strumento

A partire dalla ricerca etnografica, ampliata con le interviste in profondità, è stato possibile comprendere l’andamento dell’attività svolta dai gruppi civici in rispo- sta alle diverse fasi legate all’evento sismico e la qualità di tale comunicazione. Si è quindi cercato, in seguito alla temporalizzazione della risposta, di comprendere in che modo la comunicazione online avvenuta all’interno dei gruppi si sia strut- turata in modo tale da ottenere temi centrali e insight culturali da cui partire per elaborare strumenti operativi.

6.2.1 - Temporalizzazione del ruolo dei gruppi

Dall’analisi è emerso che i gruppi modificano le loro finalità secondo tre mo- menti differenti: immediatamente dopo il sisma, a pochi mesi dal sisma. Que- sti tre momenti raccontano non solo molto dell’attività interna al gruppo civi- co ma, attraverso la descrizione delle sue funzioni, ci vengono restituiti dei forti segnali circa l’umore della comunità. Per questo motivo soffermarsi ad osservare gli snodi principali del cambiamento risulta essere centrale per comprendere cosa sia accaduto all’interno delle reti dei cittadini rispetto al dramma, agli organi di informazione e al territorio in senso più ampio. Questi tre momenti raccontano la storia del territorio dal punto di vista di chi lo ha abitato (tra chi è rimasto e chi se n’è andato), sottolineando l’importanza di alcuni simboli che orientano lo sguardo e facilitano il rapporto dialogico con la comunità.

Ruolo del gruppo subito dopo il sisma

Il gruppo civico, che nasce come spazio in cui depositare elementi del folklore che rinsaldano l’appartenenza al luogo, la cui natura è stata modificata dal terre- moto. Dal desiderio di condivisione delle proprie radici si trova a dover sopperire al bisogno informativo. Come sostiene un intervistato infatti

[…] Nel gruppo siamo passati dal pubblicizzare le sagre e i prosciutti a segna- lare chi aveva una coperta. In questo senso è servito tantissimo […] (L.) Nel momento successivo al sisma c’è la necessità di far fronte alle ansie generate- si, allo stato di paura e tensione derivante non solo dall’evento emergenziale in sé ma anche al vuoto informativo in cui per forza di cose ci si trova. Se da un lato il gruppo assolve il ruolo di polo in cui richiedere, ricevere e fornire informazioni dall’altro riesce a fare da collante emotivo nella dissoluzione fisica della comuni- tà. Non essendoci, infatti, spazi di aggregazione e mancando in alcuni casi la pos- sibilità di vicinanza fisica (in seguito alla dislocazione necessaria degli abitanti in altre zone delle Marche e dell’Italia), il gruppo Facebook diventa il solo luogo in cui è possibile rinsaldare il legame con i propri concittadini e amici per farsi for- za. Spesso infatti gli intervistati si riferiscono al gruppo come luogo di incontro e sostegno in particolar modo emotivo

[…] [il gruppo] non avrà risolto problemi vitali...ma nel bisogno c’è stato. Non solo per le informazioni ma come appoggio morale… […] (P.)

Ruolo del gruppo a qualche mese dal sisma

Passata la fase di urgenza, il gruppo continua a essere centro d’interesse dal pun- to di vista informativo. Nella fase successiva il problema non è più relativo alla mancanza generica di informazioni, ma vediamo focalizzarsi l’interesse verso il tema della ricostruzione: dove reperire i moduli (ad es. per richiedere il CAS), come compilarli correttamente, quali sono le procedure burocratiche da seguire. Il gruppo funge da facilitatore in questo senso, diventando luogo in cui risolve- re le difficoltà. Come è possibile osservare rispetto alla letteratura scientifica re-

lativa alle comunità online e alla cultura partecipativa (Jenkins 2007), i membri più esperti si mettono a disposizione per condividere la propria conoscenza con gli altri. Notiamo come alcuni soggetti si impegnino anche a reperire le infor- mazioni da condividere, specie per la difficoltà di comprendere i procedimenti burocratici:

[…] Se non ero in grado di rispondere allora m’informavo...chiedevo agli spe- cialisti diciamo...ai tecnici, i geometri, andavo in comune a chiedere così poi riportavo nel gruppo le cose che avevo capito...che m’avevano detto […] (D.) Vediamo anche come in questa fase il gruppo aumenti il volume degli utenti, in- fatti agli abitanti della località si aggiungono persone che con quel territorio han- no un qualche tipo di legame (famiglia, seconda casa) o, in alcuni casi, persone «curiose» che richiedono informazioni e desiderano dare una mano, domandan- do quindi cosa serva, cosa possano fare:

[…] Ci chiedevano dove potevano mandare i soldi...noi non li abbiamo mai chiesti i soldi, però allora abbiamo messo un IBAN e quello che è successo è sta- ta una cosa grande...siamo riusciti a costruire il parco giochi […] (I.)

Si riescono così a indirizzare gli aiuti in maniera puntuale, ricevere direttamente donazioni in denaro, ricevere ospitalità raggiungendo obiettivi importanti diret- tamente attraverso l’organizzazione dal basso.

Ruolo del gruppo a un anno dal sisma

Nell’ultima fase rintracciata, dopo svariati mesi dal sisma, l’impossibilità di ave- re informazioni precise rispetto al futuro e ai progetti di ricostruzione porta sen- timenti di rassegnazione e rabbia. Chiedere aggiornamenti è quindi vano e dalle informazioni si passa alla condivisione di commenti circa la situazione. Sebbene in diversi casi la voce del gruppo sembra affievolirsi insieme alla speranza, sotto altri aspetti, si continua ad utilizzarlo in chiave strategica non più verso l’interno

ma verso l’esterno: c’è da un lato il bisogno di comunicare la bellezza del proprio territorio, non solo in chiave nostalgica ma per rendersi appetibili dal punto di vista turistico; dall’altro il desiderio di non venire dimenticati, specie nelle loca- lità che non hanno subito danni ingenti quanto altre.

[…] Se ne deve parlare bene...nonostante i problemi, perché la rinascita dopo il sisma passa anche da queste chiacchiere positive...bisogna rendere appetibili queste zone […] (P.)

Queste «chiacchiere positive» vengono espresse attraverso codici differenti rispet- to ai post delle prime fasi. Qui non si menzionano i crolli ma il bisogno di rial- zarsi, ricostruire sperando di motivare gli abitanti a tornare ad abitare nei paesi colpiti, mostrando la bellezza dei luoghi e organizzando manifestazioni che ri- portino a vivere le zone colpite.

6.2.2 - Le due anime della risposta: informazione e tentativi di ripresa Dall’analisi è quindi emerso che la risposta nata a partire dai gruppi civici si strutturi secondo due filoni: quello legato al mondo dell’informazione e quello legato in modo più generale alla solidarietà.

Informazione

Nel suo rapporto con l’informazione il gruppo ha un ruolo informativo centrale verso l’interno della comunità, ovvero, sopperisce alla difficoltà di reperire infor- mazioni precise, corrette e comprensibili. Arriva anche a fare da filtro (controllo notizie, semplificazione, rassegna stampa) rispetto alle informazioni circolanti, rivolgendo particolare attenzione a quei casi in cui si sono palesati dei «santoni del terremoto» che propagavano online teorie e predizioni circa il sisma. Questa seconda tendenza, nel controllo delle informazioni, arriva fino al non accettare giornalisti tra i membri, che spesso «cercano la notizia» e «saccheggiano conte- nuti». Tuttavia, in alcuni casi si è consapevoli che il rapporto con i media sia ne- cessario, specialmente nei casi in cui i danni sono meno visibili e c’è la necessi- tà di parlarne «per non venire dimenticati». In questo caso l’informazione viene pensata nei confronti dell’esterno, ovvero, pensata per un pubblico diverso dai

cittadini del territorio. Il gruppo assume quindi un ruolo strategico per quanto riguarda la ricostruzione futura:

[…] Sia per le cose belle che per quelle meno belle questo gruppo fa da cassa di risonanza di quello che ci succede...per questo è importante condividere le cose belle...per ripartire […] (P.)

Questo mostra quanto il gruppo venga visto come strumento che permette alla comunità di produrre conoscenza e restare nel discorso pubblico, mantenendo il controllo su cosa venga comunicato circa la propria cittadina, tentando di orien- tare quindi il dibattito contrapponendosi anche al racconto giornalistico perce- pito da alcuni come sensazionalista e non autentico.

Tentativi di ripresa

In seguito al tragico momento del sisma e ai possibili altri momenti di crisi ad es- so collegati, si sviluppa all’interno dei gruppi un più alto grado di coesione che si riflette fuori dai confini del gruppo online mostrando relazioni che nascono o si rinsaldano. In un momento di dispersione e disperazione il rafforzarsi del legame con i propri conterranei riesce a rafforzare l’attaccamento al territorio e la forza di sperare in un futuro migliore.

[…] Devo dire che ho notato molto meno campanilismo, tanto che abbiamo anche modificato i criteri del gruppo. Prima non facevamo postare sagre o se- rate che si tenevano fuori da XXXX, mentre ora sì […] (L.)

Da questi legami nascono iniziative locali che arrivano a strutturarsi in comitati, oltrepassando i confini territoriali e riducendo il campanilismo.

Ampliando la propria rete e rendendo questa maggiormente visibile, è possibile anche venire rintracciati da città molto distanti che si accodano al cordoglio e si attivano per il supporto. La presenza di questi nuovi membri ha un effetto posi- tivo su più piani e si traduce praticamente in aiuti pragmatici dall’invio di beni materiali (oggetti/donazioni/volontariato) alla partecipazione ad eventi organiz- zati sul territorio con il fine di promuoverlo e portare turismo.

[…] Quest’anno alla sagra nostra, ci sono state tante più persone rispetto a quelle che c’erano di solito...tante facce nuove soprattutto e siamo stati molto contenti […] (I.)

6.2.3 - Insight culturali: argomenti, simboli, prospettive.

L’analisi dei dati ha condotto all’identificazione di una serie di temi attorno ai quali si sono aggregate le conversazioni o che da queste sono emersi. Da un lato gli argomenti controversi, che «hanno scaldato gli animi», dall’altro le possibilità generate dalla connessione che diventano reali operazioni informative e di soste- gno. Questo tipo di dato rappresenta l’insieme degli insight culturali ovvero le chiavi interpretative attorno cui si schiudono i significati che la messa in narra- zione produce. Oltre ai temi emersi, quindi, si è investigata anche la dimensione simbolica che ha a che fare con le modalità di descrizione - testuali e visuali - del- lo stato delle cose, sottolineando quali elementi siano più efficaci in questa spe- cifica comunicazione. Essi risultano quindi fondamentali per comprendere che tipo di raggruppamento sociale abbiamo di fronte, quali siano i suoi valori e pro- spettive per il futuro e come con esso rapportarci.

Controversie: ritardi, incertezza, sprechi e politica

Prevedibilmente, gli argomenti che maggiormente scaldano gli animi sono relativi - alle tempistiche di ricostruzione,

- alle casette promesse e mai arrivate, - all’incertezza circa le date di consegna,

- al percorso di ricostruzione ancora troppo fumoso,

- all’utilizzo dei soldi relativi alle donazioni tramite SMS solidali.

A questi si aggiunge la questione dell’organizzazione degli aiuti. Se da un lato la solidarietà è stata fonte di grande gioia e stupore, dall’altro in alcuni casi la so- vrabbondanza di aiuti è stata ritenuta inadeguata ai reali bisogni generando spre- co di risorse.

Molto delicato anche il rapporto con la politica, che vede scindere quasi comple- tamente la dimensione locale cittadina da quella più ampia (Provincia, Regione, Governo).

[…] Vorremmo sentirci più coinvolti nelle scelte locali...per esempio anche per la questione dei soldi della solidarietà...ci sentiamo trascurati, non tanto dal comune però alla fine va a finire che ce la prendiamo con l’amministrazione che non c’entra niente […] (F.)

Il comune e i suoi amministratori vengono quasi sempre visti come impossibili- tati a risolvere le questioni e anche parte integrante della comunità, mentre tutto il resto del mondo politico appare lontano, scollegato, responsabile e molte volte colpevole. Sentimento che viene acuito anche dalla sensazione che non ci sia la volontà di prendersi carico di alcune responsabilità che di volta in volta vengono delegate ad altri:

[…] La cosa che proprio fa arrabbiare è lo scaricabarile. Ad un certo punto non si capiva di chi era la colpa, con la regione che dà la colpa ai costruttori, i costruttori che dà la colpa allo stato, lo stato che dà la colpa a quell’altro...io che vendo, la prima cosa che m’hanno insegnato è “non fa lo scaricabarile”, perché il cliente vuole il prodotto, non sapere di chi è colpa […] (S.)

Per questo motivo le dichiarazioni di solidarietà, e ancor peggio le visite alle zone colpite, vengono giudicate molto negativamente: inutili e non autentiche.

[…] Ti vengono ad abbracciare e poi non succede niente...come se prometto sempre a mio figlio un motorino e poi non glielo compro mai...mica bastano le belle parole […] (D.)

La comunità e la speranza per il futuro