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7 Le iniziative online per la ricostruzione

Lucia D’Ambrosi84 , Federica Nardi85 , Paola Nicolini86 , Valentina Polci87

I saggi che seguono affrontano il tema della resilienza associata alla ricostruzione delle comunità, facendo emergere il ruolo strategico della comunicazione in due particolari ambiti. Il primo analizza le forme di attivismo civico che si sono svi- luppate nella Rete a seguito degli eventi sismici, nello specifico in ambiente so- cial; il secondo focalizza l’attenzione sulle modalità con cui il giornalismo infor- mativo online ha deciso di rapportarsi al mondo dei bambini e delle bambine per affrontare la lettura di un evento complesso qual è il terremoto.

7.1 - Le iniziative online per la ricostruzione di Lucia D’Ambrosi, Valentina Polci

Le catastrofi naturali prodotte da eventi sismici, la sostenibilità dello sviluppo urbano, la vivibilità delle comunità di appartenenza, stimolano oggi i giovani verso una maggiore consapevolezza dei rischi ambientali e paesaggistici, rispetto ai quali le persone non solo assumono un comportamento più responsabile, ma altresì coltivano spazi di confronto e di dialogo per favorire una comunicazione più efficace e pervasiva su determinati temi (D’Ambrosi 2017, Persico e Rossi, 84 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle

Relazioni Internazionali; mail: lucia.dambrosi@unimc.it

85 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Studi Umanistici - Lingue, Mediazione, Storia, Lettere, Filosofia; mail: federicanardi88@gmail.com

86 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Studi Umanistici - Lingue, Mediazione, Storia, Lettere, Filosofia; mail: paola.nicolini@unimc.it

87 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali; mail: v.polci@unimc.it

2016) e una più diretta e partecipativa adesione. Con l’utilizzo del Web e delle nuove tecnologie della comunicazione emergono nuovi modelli di partecipazio- ne politica e anche di nuove culture politiche (Dahlgren 2013). Il passaggio da un concetto di pubblico come audience (media studies) a quello di pubblici con- nessi, “networked publics” (Boyd, 2008; Boccia Artieri, 2015) porta gli studiosi che si muovono nei territori delle reti digitali, dei blog e dei Social Network Si- tes a confrontarsi con processi di riflessività sempre maggiori, con l’emergere di dinamiche sociali di fatto nuove, e con lo strutturarsi e ristrutturarsi di legami sociali, con la nascita e lo stabilizzarsi di pratiche di senso (Boccia Artieri, 2015). La sfera ambientale diviene, in questo senso, un serbatoio simbolico di agency civica (Boyte, 2014, Dahlgren, 2013) e politica dove soprattutto i giovani irrom- pono dal basso in maniera attiva, con nuove e più pervasive soggettività (Appa- durai, 2014).È il senso di una nuova capacità culturale, ossia dell’acquisizione di quella democrazia profonda che si sviscera nelle comunità locali (Appadurai, 2014) e che richiede in particolare ai giovani di aspirare ad una vita migliore, agendo in modo cooperativo e risolutivo su problemi comuni.

Va tuttavia osservato che la società delle reti deve anche innestarsi in un’esponen- ziale complessità delle stesse nozioni di spazio e modernità (Bauman, 2000), che negli anni hanno dato vita a un ampio dibattito sulle politiche del luogo e dello spazio in rapporto all’identità: il territorio cittadino, urbano e rurale, con le sue caratteristiche di fluidità e irregolarità (Appadurai, 1996), diventa lo scenario di una narrazione continua iper e trans-mediatica, che fonde mondi reali e virtuali per farsi testimone di cultura della sostenibilità. Sempre più importante ed evi- dente è l’attenzione che i pubblici connessi, di riflesso rispetto alla sensibilità re- ale, riservano al paesaggio e alla sua tutela. In questo processo, la comunicazio- ne mediale appare un nuovo ed efficace strumento di tutela e al tempo stesso di progettualità legate ai luoghi, ed è culla e potenziamento di orizzonti intenzio- nali ed emozioni.

L’irruzione della serie sismica nelle comunità urbane e rurali dell’Italia centrale, a partire dall’agosto del 2016, ha evidenziato ancora di più la necessità di non di- sperdere il forte legame fra le comunità e il proprio territorio di appartenenza e di riferimento, e contestualmente, ha rivelato la forza, in questo meccanismo di “resilienza”, di una comunicazione mediata dalle nuove tecnologie e in particola- re dai social media, e soprattutto incentrata sulla connessione identità-paesaggio,

imprescindibile per la sopravvivenza stessa delle comunità. E nonostante il peso del “digital divide”, che trova i principali vettori nelle variabili di età, alfabetiz- zazione, condizione socio-economica (Bentivegna 2009), le quali caratterizzano fortemente la popolazione colpita dagli eventi sismici che insistono sulle aree in- terne, va tuttavia rilevato come l’utilizzo dei social media per riconnettere le co- munità disperse durante e dopo l’emergenza abbia creato nuovi input alla parte- cipazione online di target normalmente distanti da questi spazi di condivisione online, denotando la complessità dello stesso concetto di “digital divide” (Lup- ton 2014, Van Deursen e Van Dijik 2013) e l’importanza di identificare le prati- che in cui le persone si impegnano (Hargittai e Hinnant 2008, Robinson 2008). Capire come queste dinamiche si innescano e quale valenza assume la partecipa- zione nelle diverse dimensioni, rappresenta una chiave di lettura molto interes- sante nella definizione di un nuovo modello di socializzazione “resiliente”, veico- lo di nuovi e talvolta più intensi legami sociali collegati all’esistenza e resistenza delle comunità. Se le nuove tecnologie sono in grado di creare network, infatti, sono le storie personali a connettere le persone le une alle altre, facendole senti- re partecipi di uno stesso “storytelling”, unite da un tema comune (Papacharissi 2014). A partire da tali riflessioni il contributo intende pervenire ad una map- patura delle iniziative/esperienze sviluppatesi nelle Marche, prese come parte di interesse rispetto al più vasto cratere (comprendente anche Abruzzo, Lazio, Um- bria) per comprendere come si compongono tali esperienze partecipative in Rete e che tipo di influenza hanno nella ricostruzione delle comunità.

7.1.1 - Obiettivi e metodologia

La ricerca si è posta come obiettivo quello di rilevare le forme e le tipologie di partecipazione sociale post-sisma attive sulle pagine Facebook di fronte alle aspettative, le domande, le paure sentite nei vari ambiti sociali, politico-istitu- zionali e produttivi delle comunità interessate dal fenomeno, anche in termini di affiancamento ai processi di governance, in modo più o meno istituzionalizzato. In tal senso, l’analisi ha riguardato una mappatura degli aspetti legati all’attiva- zione di momenti di partecipazione civica, nello specifico attraverso i nuovi me- dia, per il rafforzamento del senso di comunità, il sostegno alle Istituzioni e per la valorizzazione del paesaggio, anche per il rilancio turistico, economico e cul- turale delle diverse realtà.

La selezione di 50 iniziative progettuali si è basata sia su un’analisi di fonti dirette (siti web, pagine social, interviste) che di tipo indirette (analisi della documenta- zione esistente, report ActionAid). Quattro sono stati i principali criteri presi in considerazione per la scelta dei casida analizzare: la localizzazione delle iniziative sull’area del cratere delle Marche, sia in termini di luogo di nascita del progetto che di destinazione dell’azione specifica intrapresa; il coinvolgimento attivo del- la cittadinanza, con una matrice partecipativa di tipo bottom up, seppur con di- verse tipologie di connessioni e relazionalità con le istituzioni (nazionali elocali) e con altri stakeholders; l’adesione partecipativa quantificata in almeno 200 likes alla pagina Facebook di riferimento dell’iniziativa; la connotazione civica dell’i- niziativa, anche se correlata alle dinamiche della active politics e prevalentemente rivolta alla gestione delle politiche pubbliche per lo scioglimento e il superamen- to dell’emergenza innescata dal terremoto.

La ricerca è stata condotta attraverso un approccio di studio qualitativo, volto ad indagare il livello di progettualità in Rete di tali esperienze e la capacità di fare networking fra cittadini per rafforzare le comunità locali e promuovere lo svilup- po di capitale sociale anche grazie alle reti di partenariato con istituzioni, organiz- zazioni e altri stakeholder. L’indagine si è sviluppata attraverso l’applicazione di una griglia di analisi tesa a studiare la dimensione dell’attivismo e della responsa- bilità e a verificare quanto l’esistenza, condivisione e partecipazione a simili grup- pi sia veicolo strategico di azioni tese a ricostruire, anche fisicamente, i luoghi della comunità. A tal fine sono stati individuati quattro indicatori principali: l’in- formazione, la promozione, la riconnessione (delle comunità) e la ricostruzione. L’indicatore dell’informazione fa riferimento all’attivazione di spazi informativi sul web che favoriscono processi partecipativi, dotandosi di strumenti intuitivi e inclusivi, quali ad esempio scambio di post di notizie di attualità, racconti di storie della comunità, blog interattivi. L’indicatore della promozione individua le esperienze principalmente tese a condividere idee e a promuovere e presentare ciò che si vuole fare o è stato fatto sotto il profilo culturale, sociale, naturalistico ed economico o le potenzialità dei territori di riferimento. La riconnessione, in- vece, considera la capacità di ricreare le comunità disperse attraverso la condivi- sione in Rete di esperienze passate e presenti, il coinvolgimento dei partecipanti al gruppo e di eventuali stakeholder nella formulazione di proposte, la collabora- zione in progetti/iniziative specifici (ad esempio una raccolta fondi). Infine, la ri- costruzione riguarda la capacità di farsi parte attiva nel processo di ricostruzione

rispetto a interventi effettivi sul territorio o sullo spazio sociale, mediante l’auto- organizzazione e la responsabilità nella gestione progettuale, o attraverso forme di partecipazione alla governance del territorio di riferimento.

I diversi indicatori sono stati poi definiti come marcatori dei vari livelli di una “scala simbolica della partecipazione”, su un asse che va da un livello minimo=1 (Informazione) a un livello massimo=4 (Ricostruzione). Nei casi in cui le inizia- tive online hanno presentato un livello dominante e, solo parzialmente, aspetti caratteristici di un altro livello, si è attribuito un punteggio ulteriore + 0,5 (par- zialmente presente).

7.1.2 - La scala della partecipazione: i principali risultati

L’analisi delle diverse esperienze progettuali ha evidenziato risultati molto inte- ressanti in merito alla capacità dei cittadini di attivarsi per il territorio, secondo le tre principali forme di partecipazione: informativa, interattiva e inclusiva. Buona appare la capacità dei cittadini di attivarsi in senso informativo attraver- so la costituzione di siti informativi e blog che fungono da collettori delle noti- zie diffuse da professionisti singoli o gruppi di cittadini e che contribuiscono alla completezza e all’aggiornamento continuo dell’informazione, relativamente allo stato dei processi di gestione dell’emergenza e della ricostruzione. Rientrano in tale forma di partecipazione le testate giornalistiche o anche bollettini d’informa- zione nate per fronteggiare l’emergenza e «ricostruire» la comunità (es. “La Schic- chera”, “Sibilla-online”) ma anche i blog creati dai cittadini non professionisti con la volontà di informare o fornire spunti di riflessione legati alle problemati- che del post-sisma per aumentare il grado di discussione pubblica (es. “Cronache Mesopotamiche”, “Con Arquata, Per Arquata”).

Efficace appare anche l’interattività, intesa come capacità di attivare forme co- municative nate dai cittadini a supporto delle Istituzioni nei processi di gestione dell’emergenza e nel percorso di valorizzazione del territorio e dei suoi beni cul- turali, artistici, naturalistici ed economici. I soggetti si costituiscono come grup- pi pubblici di discussione, ossia gruppi di Facebook prevalentemente votati al confronto fra i membri, senza vocazioni particolari né organizzazione (es. “Santa Vittoria in Matenano, idee per il futuro”).

Meno forte appare, invece, l’inclusività intesa come capacità di creare e riconnet- tere le comunità, attraverso quelle pagine social (e siti) sviluppatesi per contrasta- re il disperdersi delle comunità e rafforzare i processi di ricostruzione a più livel- li: sociale, psicologico, strutturale. Si collocano nella dimensione inclusiva quelle reti partecipative costituite da realtà sociali, associazioni, imprese, e singoli citta- dini per aiutare il rilancio del settore turistico e la ricostruzione del tessuto sociale ed economico (es. “Terre in Moto”) o in iniziative come “Caldarola 2.0: idee per costruire il futuro”, “Ussita punto e a capo-la rinascita”.

I gruppi creati e/o gestiti da giovani consapevoli del loro ruolo di cittadini atti- vi (prevalenti) tendono a trasformarsi in esperienza fattiva nello spazio offline, e in particolare urbano, e a strutturarsi in processi a medio/lungo termine: questo accade anche attraverso la costituzione di comitati/ associazioni di promozione sociale, turistica e/o economica che mirano alla valorizzazione e alla rivitalizza- zione del territorio marchigiano (es. G-Lab laboratorio idee).Tali azioni parteci- pative hanno una forte valenza educativa nella costituzione di reti di comunità, e di networking cooperativo con le istituzioni e le principali associazioni civiche, e mostrano un’imprescindibile acquisizione del paesaggio urbano e rurale come uno dei pilastri per la costruzione di una società e di un’identità sostenibile. In generale dall’analisi dei risultati, l’attivismo sembra costituirsi con un dupli- ce effetto. Da una parte, si ampliano lo spettro di competenze personali, cioè le risorse a disposizione dei cittadini e dei giovani per agire come soggetti consape- voli, in risposta a bisogni concreti e fortemente connessi al rinnovato afflato per la cura dei beni comuni. Dall’altra, si definiscono anche pratiche collaborative su nuove issues, più radicate nella società civile e incoraggiate da una concertazione fra i vari livelli istituzionali che incidono sul processo di maturazione della citta- dinanza e di identificazione con il contesto territoriale. La progettualità appare tuttavia limitata per le esperienze/iniziative create da associazioni non strutturate o sull’onda di un sentimento diffuso nel momento dell’emergenza. Si tratta, spes- so, di progetti promossi da gruppi di cittadini singoli o associati, in prevalenza giovani, per coordinare azioni di solidarietà attiva per le popolazioni colpite dal terremoto (es. Daje Marche).

Figura 1 La scala della partecipazione

7.1.3 - Verso una governance partecipata tra web e spazio urbano

Il focus sulle iniziative online nate nel post sisma offre una prospettiva di lettura molto interessante rispetto al modo in cui i cittadini, e soprattutto i giovani, vo- gliano ricostruire e connettere le comunità disperse, cercando anche di parteci- pare allo sviluppo futuro dei luoghi di appartenenza.

L’analisi dei processi partecipativi evidenzia legami efficaci tra i soggetti parteci- panti ai diversi gruppi/esperienze nate nel post-sisma rispetto alla creazione di progetti e iniziative sul territorio. Soprattutto è evidenziabile una maggiore e più profonda attenzione attribuita alla questione ambientale nella gerarchia delle di- verse problematiche sociali e politiche da affrontare. Il tema ambiente-paesaggio si profila non solo come un’emergenza rispetto alla quale avviare azioni e dina-

miche risolutive ma anche il frame narrativo su cui tessere un diverso senso della relazione sociale e, soprattutto, preservare e ritrovare comunità disgregate a causa di eventi naturali calamitosi.

In particolare, la partecipazione informativa e promozionale si profila come for- ma di comunicazione che si interseca con il dibattito in merito ai temi e ai pro- blemi legati all’ambiente (Vazzoler, 2016), supplendo talvolta alle carenze dei ca- nali comunicativi ufficiali. L’ambiente social, infatti, utilizza un linguaggio più semplice nella struttura ma vicino ai modelli di divulgazione scientifica conso- lidati, come quelli anglosassoni, che affiancano il rigore scientifico all’efficacia dell’informazione e dell’intrattenimento (Martello, Oppi, 2017), e al tempo stes- so permette una copertura capillare dei pubblici connessi.

La partecipazione rivolta alla riconnessione, invece, si definisce come una nuo- va frontiera dell’attivismo protesa ad educare alla sostenibilità attraverso gli stru- menti più propri della social network society (Castells, 1996), e che si serve degli spazi e delle comunità online per promuovere luoghi di realizzazione di pratiche di confronto, informazione, crescita con proprie e rilevanti caratteristiche. Gli strumenti tradizionalmente informativi (notizie, blog, raccolta dati), fatti circo- lare attraverso la Rete, sono utilizzati come veicolo educativo e di spinta all’ap- profondimento, quali attivatori della responsabilità sociale e personale (D’Am- brosi, Polci 2017).

Questa dimensione interattiva, che spesso vede protagoniste le giovani genera- zioni, prepara lo sfondo delle politiche pubbliche e dà prospettive di crescita agli istituti di democrazia che partono dal basso dando vita a network che hanno poi ricadute sia sulle pubbliche amministrazioni sia sul tessuto locale. Non ultimo, queste forme di socializzazione resiliente mettono in evidenza la forza della co- municazione pensata in modo da integrare le nuove tecnologie e la dimensione offline della strada, il web e il valore dei luoghi.

La partecipazione per la ricostruzione appare ancora difficile da realizzare in quanto le potenzialità degli strumenti e delle occasioni messi a disposizione dal- le nuove tecnologie e, nello specifico, dagli ambienti social, non trovano anco- ra, forse, sufficiente autorevolezza in seno alla gestione delle politiche pubbliche e delle pratiche di tipo socioeconomico. In questo passaggio appare evidente la necessità di riconoscere la centralità simbolica delle piattaforme comunicati-

ve (Morcellini, 2013), in grado di proporsi quali “facilitatori” della capacitazio- ne sociale ossia di quella libera capacità dell’individuo di agire per raggiunge- re il benessere auspicato attraverso combinazioni alternative di funzionamenti (NussBaum 2003, Sen 2009).

Osservare queste esperienze mostra, inoltre, la difficoltà per la maggior parte di queste realtà sia di entrare a pieno titolo nell’ambito di interesse delle politiche pubbliche, sia di riuscire a raggiungere gli obiettivi di ricostruzione e manteni- mento delle comunità prefissati nei momenti dell’emergenza. È evidente infine l’esigenza ancora forte di diffondere una cultura di collaborazione fra la gover- nance e queste forme di partecipazione sviluppate tra web e spazio urbano per una risposta più complessa, ma più puntale, non da ultimo per quel che riguarda le strategie di sviluppo delle aree dell’Appennino Marchigiano colpite dal sisma.

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7.2 - Il ruolo della comunicazione nei mass media: un focus sull’infanzia di Federica Nardi, Paola Nicolini

7.2.1 – La comunicazione può assumere un valore speciale e favorire la resi- lienza

La resilienza viene definita dalla letteratura sia a livello della persona sia a livello della comunità. La prima resilienza come dimensione personale è caratterizzata da cinque fattori che la compongono: l’ottimismo, l’autostima, la stabilità psico- logica (con i tratti del controllo, dell’impegno e della capacità di affrontare le si- tuazioni sfidanti), la capacità di focalizzarsi sulle cose buone, il supporto sociale (ascolto e racconto) (Cantoni, 2014). La resilienza come dimensione comunita- ria si articola invece in nove fattori, la cui compresenza e relativa intensità desi-