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3 Patrimonio culturale: musei e parchi archeologici, archivi e biblioteche, luoghi di culto

Rosa Marisa Borraccini40,Sofia Cingolani41, Giuseppe Di Girolami42, Roberto Perna43, Graziella Roselli44

3.1 - Musei, aree e parchi archeologici e processi di co-pianificazione urba- nistica e territoriale

di Roberto Perna, Sofia Cingolani

È pensabile progettare nuovi sentieri di sviluppo per territori in crisi prescinden- do dalla storia delle identità che in quei territori si sono formate ed oggi vivono? Negli ultimi decenni, il dibattito a livello internazionale ha attribuito al patrimo- nio culturale un valore sempre più significativo nel quadro dei modelli di svilup- po fondati sulle peculiarità locali e sulla valorizzazione delle risorse endogene dei territori, giungendo alla consapevolezza che il processo di conservazione e valo- rizzazione del patrimonio culturale diviene efficace se integrato con il territorio di cui esso fa parte e con il quale si identifica, costituendo una risorsa condivisa alla quale le comunità hanno il diritto di poter accedere45.

40 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Studi Umanistici - Lingue, Mediazione, Storia, Lettere, Filosofia, mail: rosa.borraccini@unimc.it

41 Soprintendenza Archeologia Belle arti Paesaggio dell’Abruzzo. mail: sofia.cingolani@beniculturali.it 42 Università degli Studi di Camerino, Scuola di Scienze e Tecnologie, mail: giuseppe.digirolami@unicam.it 43 Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di Studi Umanistici - Lingue, Mediazione, Storia,

Lettere, Filosofia, roberto.perna@unimc.it

44 Università degli Studi di Camerino, Scuola di Scienze e Tecnologie, mail: graziella.roselli@unicam.it 45 Per la necessità di un approccio globale al sistema della tutela e della valorizzazione e per l’importanza dell’im-

pegno volto alla sensibilizzazione delle comunità nei confronti del patrimonio culturale si rinvia, in partico- lare, ai numerosi contributi di D. Manacorda e G. Volpe tra i quali: Manacorda 2014; Volpe, Goffredo 2014.

Il legame indissolubile tra i beni, il loro contesto territoriale e le comunità di ri- ferimento46 si traduce, tuttavia, nella complessa gestione di un patrimonio esteso inserito in un quadro eterogeneo in cui operano dinamiche economiche e di tra- sformazione del territorio che implicano il coinvolgimento di attori istituzionali di diversa natura47. Nel nostro paese in particolare, la compresenza nel medesi- mo ambito territoriale di risorse archeologiche, storiche, culturali, paesaggistiche e ambientali soggette a tipi di tutela diversi e a diversi tipi di governance si risolve nella mancata integrazione delle politiche di tutela e valorizzazione, trattate spes- so con modalità non interagenti o addirittura contrastanti con gli obiettivi legati allo sviluppo culturale e socio-economico del territorio. Nella nostra regione, e in particolare nelle aree del cratere, ciò si traduce, per le caratteristiche storiche e per la conformazione geografica e poleografica dei territori di ambito appennini- co umbro-marchigiano, in un elevato numero di musei, aree e parchi archeolo- gici che formano un sistema disarticolato e profondamente scollato dal territorio di cui essi stessi fanno parte. Ciò rende ancora più difficile attuare quel processo di valorizzazione integrata territoriale caldeggiata da più parti.

Per quel che riguarda i musei, in particolare, l’analisi dei dati a nostra disposizio- ne grazie anche alla ricognizione condotta nell’ambito del Progetto Nuovi Sen- tieri di Sviluppo per l’Appennino Marchigiano (NSSAM) ha messo ancora in evidenza problematiche di tipo gestionale legate, per quel che riguarda la mag- gioranza di musei di piccole dimensioni, e spesso gestiti a livello comunale o pri- vata, alla mancanza di risorse umane e finanziarie utili a garantire i servizi minimi di accoglienza e accessibilità, nonché alla carente attenzione nei confronti della fruibilità da parte del pubblico sotto il profilo sia dei beni e dei servizi offerti, sia dagli attrattori turistici offerti dal contesto territoriale di riferimento. Le aree e i parchi archeologici, d’altra parte, soffrono i pesanti effetti legati alla scissione tra tutela e valorizzazione determinata dalla modifica del Titolo V della Costitu- zione (L. Cost. 3/2001) e del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs. 42/2004), alla mancanza di una specifica legislazione che codifichi definitiva-

46 D.M. Mibac del 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di fun- zionamento e sviluppo dei musei, Art. 150, comma 6 del D.L. 112/1998 ha sottolineato la peculiarità del nostro paese nel quale ogni museo è radicato e si identifica con il territorio del quale fa parte. 47 Da Milano, Sciacchitano 2015.

mente il concetto stesso di parco archeologico48 e, più in generale, all’assenza di coerenti politiche di conservazione, valorizzazione e gestione scisse da una qual- sivoglia politica programmatoria. Una concezione ancora troppo spesso accade- mica ed un approccio specialistico alla cultura non solo alimentano e rafforzano sul piano culturale tale orientamento, ma si traducono, ancora oggi, nell’assenza di una ricerca intorno alle metodologie, alle norme e alla legislazione utili per la pianificazione urbana e territoriale che, diffuse e condivise, possano tenere al cen- tro anche l’obiettivo di integrare il valore del patrimonio culturale.

Pare possibile rintracciare in tali premesse le principali cause alla base della so- stanziale problematicità nella elaborazione di strumenti che valorizzino efficace- mente il sistema di relazioni tra uomini, territorio e storia; di modelli gestionali che aiutino a cogliere nelle sue feconde potenzialità il valore delle interdipen- denze tra le caratteristiche del patrimonio culturale ed i caratteri costitutivi delle specifiche ed articolate identità delle diverse comunità locali e, ancora, di definiti livelli istituzionali, strumenti di pianificazione e programmazione e metodologie applicative che esaltino adeguatamente il ruolo che le politiche di tutela e di ge- stione del patrimonio possono svolgere in funzione dei processi di crescita eco- nomica e sociale del territorio se inserite in forma coerente nei processi di piani- ficazione urbanistica e territoriale.

Nell’ambito di una situazione di criticità generalizzata che investe il nostro Pae- se per quel che riguarda il patrimonio culturale49, il sisma è intervenuto con un 48 Se il concetto di parco nasce, ma con valenza ambientale, con la Legge Quadro sulle aree protette del 1991 (Legge 6 dicembre 1991, n. 394), la definizione compare, per la prima volta, solo nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004 (art. 101, co. 2, lett. e, D. Lgs. 42/2004). Il vuoto legislativo è stato colmato, in alcuni casi, dalle leggi regionali: la Regione Marche è stata una delle prime ad af- frontare il problema complesso dei parchi archeologici con la L.R. 28 aprile 1994, n. 16, poi abrogata. Più recentemente, il Mibac ha emanato (DM 18 aprile 2012) le Linee guida per la costituzione e la valorizzazione dei parchi archeologici (Ghedini 2014, 194-203).

49 I dati dell’indagine Eurobarometro della Commissione Europea su accesso e partecipazione culturale, del 2013, mostravano una contrazione generale dei consumi culturali in tutta l’Unione Europea e un crollo nel nostro paese (European Commission (2013), Special Eurobarometer 399, Cultural Access and participation, Report November). Il Report di Dicembre 2017 (Eurobarometro Speciale 466, I cittadini europei e il patrimonio culturale evidenzia, ancora, nelle analisi di tipo socio-demografico criticità relativamente agli accessi a siti e monumenti.

Consultabili online ai link: http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/archives/ebs/ebs_399_ en.pdf

effetto deflagrante anche nella percezione delle stesse debolezze che affliggono il sistema. Oggi, nella fase di ricostruzione del post-sisma, la progressiva presa di consapevolezza circa il reale valore del patrimonio culturale quale motore di svi- luppo culturale e socio-economico del territorio50 rappresenta una fondamentale occasione di sensibilizzazione e responsabilizzazione delle comunità locali e dei singoli cittadini nei confronti del patrimonio culturale quale risorsa condivisa51. 3.1.1 - Metodologia

La ricognizione dello stato dei musei nell’area del cratere è stata effettuata a par- tire da questi presupposti e per pianificare progetti futuri finalizzati alla valoriz- zazione, pianificazione e rifunzionalizzazione del territorio valutando, in pro- spettiva, anche l’applicabilità e la capitalizzazione di quelli già in essere.Al fine di comporre un quadro il più possibile aggiornato, prima e dopo il sisma, le in- formazioni desunte dallo screening effettuato, tra cui situazione dell’accessibilità fisica delle diverse strutture, forme di gestione, stato e dell’ubicazione delle col- lezioni, eventuali progetti di valorizzazione in atto, sono stati inseriti in un da- tabase. L’indagine effettuata sull’accessibilità delle sedi museali (dati aggiornati a Novembre 2017) distribuite nei comuni dell’area del cratere ha evidenziato la significativa diminuzione delle strutture accessibili dopo il sisma ma ha anche messo in evidenza la prontezza e l’efficacia della risposta istituzionale e delle co- munità locali nel fronteggiare l’emergenza garantendo, per quanto possibile, non solo la conservazione delle opere ma anche l’accessibilità di esse e delle strutture. In alcuni casi, le strutture sono state chiuse interamente senza necessità di preve- dere l’allontanamento delle opere, ad esempio il Museo Archeologico Statale di Urbisaglia, oppure chiuse, temporaneamente, solo per alcuni ambienti come nel http://ec.europa.eu/commfrontoffice/publicopinion/index.cfm/Survey/getSurveyDetail/instruments/

SPECIAL/yearFrom/1974/yearTo/2019/surveyKy/2150 )

50 Sul tema i numerosi contributi di Daniele Manacorda tra i quali: Manacorda 2010 e 2014.

51 Per il concetto di patrimonio culturale come eredità e risorsa condivisa delle comunità si rinvia al testo integrale della Convenzione di Faro. La Convenzione (Stce n. 199) del 27 ottobre 2005, sottoscritta dall’Italia il 27 febbraio 2013 (la ratifica in Italia è attesa per i primi mesi del 2019) muove dal concetto che le popolazioni debbano avere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale e invita gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo fondato sulla sinergia dei diversi attori istituzionali e non.

caso del Museo civico di Palazzo Cento di Pollenza che, al momento dello scree- ning, risultava già in via di ripristino. In qualche caso, come per il Museo di ar- te sacra di Montemonaco riaperto già a luglio 2017, i lavori per il ripristino del- le strutture che avevano subito danni lievi è stato occasione per il rinnovamento degli allestimenti museali, in altrisi è dovuto provvedere al trasferimento parziale o totale delle collezioni o delle opere, come ad esempio nel caso della Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto conservata nella chiesa di San Domenico di Cin- goli e temporaneamente trasferita nel palazzo municipale. In alcuni casi, come in quello del Museo Piersanti di Matelica, l’amministrazione comunale ha prov- veduto ad allestire depositi temporanei52. Sin da subito, è emersa la volontà da parte delle comunità locali di avviare i processi di ricostruzione a partire proprio dai musei, ai quali è stato riconosciuto il forte valore identitario nel paesaggio di riferimento.L’evento sismico ha quindi, da un lato, certamente determinato l’a- cuirsi di criticità già in atto, dall’altro, ha offerto l’occasione per una importante sensibilizzazione da parte della comunità circa tali criticità e circa il ruolo impor- tante del museo per lo sviluppo e la ripresa del territorio.

Per quel che riguarda il sistema delle aree e dei parchi archeologici il sisma ha im- pattato in maniera meno significativa sulle risorse, spesso a carattere monumen- tale, diffuse in maniera articolata sul territorio e sulla possibilità di inserirle in ar- ticolati processi di programmazione.

Quello che però è risultato evidente è stata la differente capacità di trasforma- re tali risorse in occasioni di sviluppo economico e sociale tra aree dove erano già stati avviati processi di integrazione dei siti archeologici stessi nelle politiche di pianificazione territoriale, come ad esempio in modo esemplare nel caso del Comune di Urbisaglia (che ha elaborato uno Schema Direttore per la gestione dell’area del Parco archeologico), rispetto a quelle in cui la valorizzazione della risorsa archeologica era stata sempre scissa da una politica programmatoria, ma realizzata caso per caso, tenendo conto di necessità ed opportunità contingenti53.

52 Vedi ICOM. Report musei nei territori colpiti dal terremoto del 2016.

53 Purtroppo, a distanza di più dieci anni, possiamo affermare che le raccomandazioni di G.P. Brogiolo non hanno creato quella sufficiente massa critica per divenire pratica e metodo: Brogiolo 2007. Per quanto riguarda il ruolo dell’archeologia contemporanea si veda, da ultimo, Volpe 2014, Volpe 2017.

Sembra dunque necessario cambiare l’approccio alla gestione di aree, parchi ar- cheologici e siti diffusi con l’obiettivo di gestire e guidare le trasformazioni ter- ritoriali tenendo conto delle loro esigenze, legate alla tutela, e potenzialità nella crescita economica e sociale delle comunità, piuttosto che proseguire in una po- litica finalizzata a controllare gli effetti, spesso dannosi, ingenerati dalle trasfor- mazioni stesse.

Per quanto riguarda la gestione e del patrimonio archeologico diffuso sul territo- rio la sfida che si pone alla ricostruzione post sisma è quella dunque di avviare un metodo multi-scalare che ci consenta di affrontare le necessità, le responsabilità e, spesso, i compromessi che l’attuazione contemporanea delle politiche di sog- getti a diverso livello istituzionale, nazionale, regionale e locale, impongono, in un’ottica di integrazione.

I risultati delle indagini condotte nell’ambito del Progetto NSSAM sembrano perciò indicare che affinché ciò sia possibile sianecessario avviare percorsi cono- scitivi approfonditiche diano risultati trasparenti e condivisibili da utilizzare sia per la realizzazione di strumenti a supporto dell’archeologia preventiva,sia per l’elaborazione di una politica programmatoria che vede nell’individuazione del Piano del Parco Archeologico uno strumento prioritario per mettere in relazione le esigenze della tutela con quelle dello sviluppo dei territori, sia, più in genera- le, per inserire nelle politiche di gestione del territorio il tematismo archeologico. 3.1.2 - Strategie di valorizzazione

Per quanto riguarda le strategie di valorizzazione, già in atto in molti dei musei ed aree e parchi archeologici analizzati, queste sono in linea con l’atto di indiriz- zo sui criteri tecnico-scientifici e gli standard di funzionamento, adottato in Italia nel 2001 (D.M. Mibac del 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, Art. 150, comma 6 del D.L. 112/1998) e finalizzate, tra l’altro, al miglioramento dell’accessibilità attraverso l’uso di apparati comunicativi efficaci54 e sull’allargamento del pub- 54 Per l’attenzione riservata alla fruizione e alla comunicazione del patrimonio culturale si veda anche la

Carta ICOMOS per l’interpretazione e la presentazione dei siti del patrimonio culturale, in particolare relativamente ai parchi archeologici detta Carta di Ename, ratificata dalla 16° Assemblea generale dell’I-

blico dei visitatori mediante lo sviluppo e l’applicazione delle ICT: si pensi, ad esempio, ai numerosi progetti di ricostruzione 3d avviati dall’Università di Ma- cerata tra i quali è opportuno citare quello sul territorio romano di Urbisaglia tramite plastico virtuale navigabile, sui plastici dei principali edifici della città romana di Treia, oggi fruibili presso il locale Museo; i percorsi virtuali della cit- tà di Ricina; l’implementazione della segnaletica presso il Parco archeologico di Urbs Salvia mediante l’utilizzo di QRCode; l’integrazione del Progetto “Accessi- bilità fruitiva” grazie alla stampa 3d ed alla musealizzazione di edifici e materiale di interesse archeologico finalizzati alla fruizione per i non vedenti; i “prodotti”55 tra i quali un gioco in forma di app, finalizzato alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale del territorio dei Comuni di Serravalle di Chienti, Loro Piceno, Urbisaglia, Pievebovigliana, Gualdo, San Ginesio, Macerata, San Seve- rino Marche, Treia, Porto Recanati, Serrapetrona ed il Museo dell’Università di Camerino; alla realizzazione dei progetti pilota per i piani di protezione civile dei Musei di Camerino, Montelupone, Monte San Martino56.

Sebbene in alcune di queste zone il terremoto abbia determinato una compro- missione temporanea o sostanziale dei risultati raggiunti, tali strategie possono essere utilizzate come modelli/ progetti pilota per altre zone, tenendo conto che i tempi di apertura saranno lunghi ed offrendo, dopo le auspicate aperture, nuo- ve occasioni di sviluppo, percorsi e modi di valorizzazione. Una maggiore consa- pevolezza circa il valore sociale ed economico del patrimonio culturale significa avviare progetti di valorizzazione con un rilevante potenziale anche in termini di ricadute economiche sul territorio dal punto di vista dell’attrattività turistica e la conseguente attivazione di importanti circoli virtuosi attorno agli stessi luoghi di culturali.

COMOS, Québec (Canada), il 4 ottobre 2008 http://www.icomositalia.com/carte-e-convenzioni. Si veda, inoltre, Da Milano, Sciacchitano 2015.

55 Progetto DCE Playmarche. 56 Progetto MUSA.

3.2 - Archivi e biblioteche, istituti feriti. Quali le prospettive di ripresa? di Rosa Marisa Borraccini

Archivi e Biblioteche sono spesso percepiti come contenitori culturali enigmati- ci, entità distanti, non amichevoli e non utili alle pratiche di vita dei cittadini. Al contrario, noi crediamo che essi siano – o almeno dovrebbero essere – i cardini della vita civile e sociale di una comunità bene ordinata, consapevole e partecipe nell’esercizio dei diritti di cittadinanza. A partire da questo assunto nell’indagine condotta per il progetto Nuovi sentieri di sviluppo per le aree interne dell’Ap- pennino marchigiano ci ha guidato la convinzione dello stretto legame delle co- munità colpite dal sisma con gli istituti feriti: entrambi nella doppia veste di rappresentazione della memoria identitaria collettiva, nonché l’uno – l’archivio – strumento di raccordo con l’attività corrente dell’amministrazione e l’altra – la biblioteca –, risorsa strategica in quanto «via di accesso locale alla conoscenza», secondo la definizione del Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche 57. In linea con questi principi si è scelto di privilegiare nella ricognizione gli archivi e le biblioteche comunali, nonostante la piena consapevolezza dell’importanza de- gli enti ecclesiastici diffusi sul territorio e il loro considerevole contributo ai poli archivistici e librari regionali e nazionali. 58

L’obiettivo è stato delineare la mappa degli istituti e del loro stato post-sisma per proporre linee programmatiche di ripresa e sviluppo del servizio alla collettività. Nella fase di ricognizione sono state effettuate le seguenti azioni:

- mappatura degli istituti archivistici e bibliotecari pre-sisma; - rilevazione dello stato di agibilità degli edifici;

- rilevazione dello stato di fruibilità del patrimonio e dei servizi erogati; - rilevazione di iniziative solidali da parte di enti/associazioni pubblici e/o pri-

vati per interventi di ristrutturazione o nuovi allestimenti post-sisma.

57 Manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche, 1994 <http://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/unesco. htm>.

58 I Poli e le Biblioteche Sbn <http://www.iccu.sbn.it/opencms/opencms/it/main/sbn/poli_biblioteche>; Polo Sbn di Biblioteche ecclesiastiche <http://beweb.chiesacattolica.it/benilibrari/>.

3.2.1 - Metodologia e primi risultati

In assenza di un quadro preciso di riferimento, l’indagine è partita dal censimen- to degli istituti archivistici e bibliotecari presenti nei Comuni del cratere ricor- rendo in prima battuta agli strumenti informativi generali quali l’Anagrafe del- le biblioteche italiane (ABI), il censimento regionale di BiblioMarche (fermo al 2011), l’Anagrafe delle biblioteche ecclesiastiche e la banca dati del Sistema in- formativo unificato delle Soprintendenze archivistiche (SIUSA). Poiché le fonti consultate presentavano date differenti di aggiornamento, l’allineamento dei dati è stato completato tramite la consultazione dei siti web delle singole istituzioni – quando esistenti – ed è stato inoltre elaborato un questionario sintetico, sommi- nistrato agli enti interessati tramite posta elettronica o per via telefonica. Su 87 Comuni interessati 21 non avevano una biblioteca pubblica prima del si- sma. In tre di essi il suo allestimento è avvenuto – o è in corso – nel post-sisma. Si tratta di Serrapetrona, dove l’inaugurazione è avvenuta il 26 febbraio 2017 a seguito della donazione di libri e arredi da parte della cittadina di Bellano (Lec- co), e di Belforte del Chienti, dove la biblioteca è in corso di allestimento grazie al finanziamento della Fondazione Cariverona (Deliberazione Giunta comunale n. 61 del 08/06/2017 “Lavori per la realizzazione della biblioteca”). Mentre ad Arquata del Tronto – centro profondamente colpito dal sisma («Le Cento Cit- tà», 61/2017, pp. 27-29) – l’8 marzo scorso i cittadini solidali di Gemona del Friuli hanno consegnato le scaffalature per realizzare una biblioteca-sala studio nel nuovo plesso scolastico e sei pc destinati alle attività didattiche (cfr. <http:// www.ilfriuli.it/articolo/Tendenze/Gemona_in_campo_per_Arquata_del_Tron- to/13/177912>.

Questo il quadro generale in sintesi: il 22% (21 Comuni) non ha la biblioteca; il 35% (30) ha una biblioteca comunale fruibile; il 25% (21) non fruibile; il 5% (4) parzialmente fruibile; per il 13% (11) i dati non sono pervenuti.

Biblioteche comunali: quadro di sintesi generale per province.

Rispetto agli archivi comunali, 39 archivi (ossia il 45%) risultano non fruibili; 7 archivi (l’8%) parzialmente fruibili; 37 archivi (il 43%) sono fruibili. Solo per 4 di essi i dati non sono pervenuti.

3.2.2 - Proposte di intervento

Pur nella diversa natura e configurazione istituzionale, Archivi e Biblioteche con- dividono la stessa generica dimensione di “beni culturali”, sebbene in posizione subalterna rispetto al patrimonio artistico e archeologico, considerato organico e funzionale al potenziamento degli itinerari turistici. Nell’ambito del Progetto NSSAM, focalizzato in via prioritaria sulla individuazione di interventi di siste- ma per la ricostruzione e la crescita economica e sociale del territorio, essi fatica-