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CAP 4 Allevamento suino estensivo e allevamento intensivo a confronto

4.2. Aspetti ambientali dell’allevamento suino

L’allevamento intensivo

Nell’ultimo secolo l’allevamento suino si è evoluto da sistemi, per così dire “familiari” in cui venivano allevati pochi capi destinati ad autoconsumo o a piccole forme di commercio, a sistemi di allevamento che prevedano grandi concentrazioni di animali in pochi stabilimenti. Dati ISTAT riportano che dal 2000 al 2008 il numero di allevamenti si è notevolmente ridotto, praticamente si è dimezzato. Per far capire la portata del fenomeno si può indicare che in Lombardia, regione Italia particolarmente vocata alla suinicoltura è presente praticamente metà del totale dei suini allevati in Italia. Ovviamente un enorme concentrazione di animali in aree limitate comporta problemi dal punto di vista ambientale che possono essere suddivisi in tre categorie principali:

-Inquinamento dell’acque

L’allevamento intensivo provoca il rischio di inquinamento delle acque superficiali e di falda a causa dei nutrienti escreti, soprattutto azoto e fosforo, che portano a fenomeni di eutrofizzazione dei fiumi e dei laghi. L’inquinamento delle acque può avvenire sia direttamente attraverso lo scarico di deiezioni liquide in corsi d’acqua sia indirettamente quando reflui zootecnici sono applicati in modo non opportuno ai terreni; in questo secondo caso l’azoto risulta essere particolarmente pericoloso a causa della sua particolare mobilità all’interno del terreno mentre il fosforo meno mobile all’interno del terreno può minacciare le acque solo in seguito a scorrimento superficiale.

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E’ possibile intervenire sulla quantità di questi elementi nei reflui zootecnici attraverso l’alimentazione e il tipo di stabulazione; inoltre l’efficienza di utilizzazione degli alimenti ha un effetto importante sull’escrezione dei nutrienti. In particolare per ridurre l’escrezione di azoto è importante ottimizzare l’apporto proteico delle razioni in relazione alla fase di crescita degli animali, intervenire su questi fattori richiede una approfondita conoscenza dei fabbisogni alimentari dei suini di cui non tutti gli allevatori dispongono (Sandrucci et al., 2010).

-Emissioni gassose

L’impatto ambientale delle emissioni gassose degli allevamenti suini è particolarmente interessante perché causa diversi fenomeni negativi all’interno dell’allevamento: principalmente causa stress agli animali, mette a rischio la salute degli operatori. Il principale componente inquinante è l’ammoniaca (NH3) che viene emesse dai reflui zootecnici.

Gli effetti sugli animali di concentrazioni elevate di ammoniaca sono : riduzione dell’incremento corporeo, peggioramento degli indici di conversione, infiammazione della cute, aumento di fenomeni di cannibalismo, danneggiamento del sistema olfattivo.

Gli operatori possono accusare lacrimazione, bruciore e irritazione agli occhi e alle vie respiratorie, nausea e perdita di appetito. Si possono ridurre le emissioni di ammoniaca riducendo il tenore proteico delle della dieta.

Anche l’odore di porcile è un fenomeno negativo che può essere ricondotto alle emissioni gassose derivanti dall’allevamento intensivo dei suini, sono stati identificati

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più di 160 composti volatili all’interno delle deiezioni dei suini, i principali responsabili dell’odore sono tredici.

La limitazione delle emissioni odorose può essere ridotta agendo sulla pulizia , sulla manipolazione e sulla conservazione dei reflui e anche in questo caso sulla dieta migliorando il bilanciamento amminoacidico (Sandrucci et al., 2010).

-Inquinamento del suolo

L’inquinamento del suolo deriva dalla concimazione dei terreni con reflui zootecnici che contengono elementi pericolosi soprattutto metalli pesanti, i più presenti nelle deiezioni suine sono Rame e Zinco. Questi due elementi vengono di solito somministrati in eccesso nelle diete data la loro importanza ai fini delle performances degli animali, la loro ritenzione nel metabolismo dei suini è tuttavia molto scarsa. L’accumulo di tali elementi nel suolo è un pericolo per le piante in quanto possono risultare fitotossici, e poiché gli animali e l’uomo si nutrono di questi vegetali anch’essi sono in pericolo in seguito all’inquinamento del suolo con metalli pesanti.

Per ridurre l’accumulo di questi elementi nel suolo è opportuno dotare gli allevatori di conoscenze più precise sulla biodisponibilità di questi elementi per evitare sovradosaggi (Sandrucci et al., 2010).

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Figura 10 Spandimento reflui zootecnici

L’allevamento estensivo

L’allevamento estensivo ha, come si è visto sopra, origini antichissime; soprattutto negli ambienti mediterranei l’allevamento del suino allo stato brado è stato praticato già prima dell’anno zero da Etruschi e Romani, e da allora fino ai giorni nostri è stato mantenuto grazie ai notevoli vantaggi che presenta per gli allevatori. Infatti per le loro caratteristiche i boschi mediterranei si dimostrano particolarmente idonei all’allevamento del suino infatti: si trovano soprattutto su terreni acclivi che sono difficilmente coltivabili perché per renderli lavorabili sarebbero necessari importanti lavori di sistemazione e di manutenzione del terreno, producono frutti molto appetibili e nutrienti per i maiali primi fra tutti le ghiande e le castagne, molte piante tipiche del mediterraneo hanno buone capacità pollonifere e quindi si presentano più resistenti alle attività di pascolamento e di grufolamento dei suini.

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Oltre all’allevamento estensivo di tipo mediterraneo praticato in aree tradizionalmente adatte all’allevamento allo stato brado, nel nord Europa (Regno Unito, paesi scandinavi, Danimarca) si stanno sviluppando forme di allevamento dette “outdoor”, in cui gli animali vengono allevati all’aperto in condizione maggiormente controllate rispetto all’allevamento allo stato brado tradizionale (Ferruzzi, 2013).

Il rinnovato interesse per questi tipi di allevamento deriva dai numerosi vantaggi che questo offre:

- sfruttamento di aree marginali soprattutto boschive - convenienza economica

- salvaguardia e valorizzazione di razze autoctone in via di estinzione - produzioni apprezzate dai consumatori.

- maggior benessere per gli animali

Sebbene come abbiamo visto l’allevamento suino allo stato brado garantisca numerosi vantaggi, esso deve essere praticato con grande attenzione perché può causare gravi danni all’ambiente, soprattutto derivanti dall’eccessivo carico animale sui pascoli. I danni che i suini possono arrecare agli ecosistemi in cui pascolano sono i seguenti:

 Danni da brucatura eccessiva dei cotici erbosi  Danni da grufolamento e routing

 Danni da sentieramento  Danni da scortecciamento  Danni da scavo

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L’attività di brucatura riguarda non solo l’erba ma anche altre essenze del sottobosco come germogli, apici vegetativi, foglie in carenza di queste giovani rami, polloni, cortecce. I danni derivano non solo dal carico animale ma dal tipo di essenze presenti in bosco, non tutte le essenze infatti sono ugualmente gradite ai suini. I fattori di difesa che le piante attuano sono di tipo fisico-meccanico, che consiste nella presenza di spine e aculei sui vari tessuti delle piante, non tutte le spine riescono a dissuadere l’attività di pascolamento dei suini; fattori gustativi: il suino essendo monogastrico è particolarmente suscettibile alla presenza di essenze sgradite come il sapore astringente; fattori olfattivi:nei suini l’olfatto è il senso più sviluppato e viene utilizzato sia per la ricerca sia per la scelta di alimenti da consumare, la presenza di sostanze aromatiche sgradite influenza negativamente l’ingestione.

L’attività di grufolamento consiste nel sommovimento degli orizzonti superficiali del terreno con formazione di assolcature per mezzo dell’utilizzo del grifo a mo’ di aratro; l’attività di grufolamento è tipica dei suini e ha funzione “esplorativa” per la ricerca del cibo ma anche per semplice curiosità, l’impossibilità di manifestare questo comportamento negli allevamenti intensivi è uno dei principali fattori di stress per gli animali.

L’attività di grufolamento ha un notevole impatto ambientale perché produce sia danni diretti che indiretti all’ambiente, i primi consistono nel degrado del cotico erboso, rottura dello strato di lettiera di humus e foglie danni alla fitocenosi per la distruzione dell’apparato radicale delle piante. I danni indiretti sono soprattutto legati al danneggiamento dell’equilibrio idrogeologico del terreno; i solchi praticati sul

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terreno lo rendono particolarmente vulnerabile a fenomeni erosivi e, nei terreni particolarmente instabili a disseto idrogeologico come piccole frane e smottamenti.

Figura 11 Danni da grufolamento

L’attività di sentieramento deriva dal fatto che i suini sono abituati a muoversi nei recinti seguendo sempre gli stessi percorsi, provocando danni da compattamento al suolo per cui viene ridotta la sua porosità e questo può causare problemi di tipo idrogeologico simili a quelli illustrati per il grufolamento.

L’attività di scortecciamento può avvenire a seguito della nutrizione da parte dei suini della corteccia di piante giovani o a causa dell’abitudine dei suini di sfregarsi contro la scorsa di alberi adulti per liberarsi dagli ectoparassiti; questo fenomeno provoca notevoli danni alle piante arboree provocando la morte delle piante giovani e al deperimento organico di quelle adulte.

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L’attività di scavo è effettuata dai suini per ricavare pozza dove fare bagni di fango in estate, questa attività produce diversi danni: il suolo forestale viene gravemente danneggiato e compromesso, l’apparato radicale viene anch’esso danneggiato, vengono disturbati anche le specie animali che vivono nei primi strati di terreno come anfibi, rettili, roditori, uccelli nidificanti, i detriti derivanti dall’attività di scavo vengono facilmente erosi e questo può causare danni alla qualità delle acque superficiali.

Come si può dedurre i danni del pascolamento suino possono essere anche molto gravi e interessano diversi componenti dell’ecosistema; è opportuno specificare che la gravità di questi danni non dipende solo dal carico animale ma anche dalle caratteristiche del terreno stesso; terreni declivi per esempio sono più suscettibili a essere danneggiati.

In Italia questo tipo di problemi risulta attualmente sottovalutato e poco studiato, e spesso vengono presi in considerazione solo i danni al cotico erboso anche se come abbiamo vista la portata dei danni che possono derivare dal pascolamento suino allo stato brado interessano anche la stabilità del suolo e le sue caratteristiche funzionali, le vegetazione arborea e arbustiva, le altre popolazioni animali presenti nell’ambiente; se non opportunamente controllato e salvaguardato l’ambiente interessato da questi danni è colpito da un progressivo deterioramento che può arrivare fino alla distruzione dell’ecosistema presente.

È compito dell’allevatore evitare tali problemi: stabilendo un carico animale in equilibrio con la portanza degli ambienti in cui effettua il pascolamento e stabilendo periodi di turnazione del pascolo sia tra diverse aree sia per periodi di pascolamento confinando gli animali in particolari periodi in cui l’ambiente è più suscettibile ad

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essere danneggiato ( il periodo dell’anno migliore per il pascolamento dei suini e quello che va dalla fine dell’estate all’inizio della primavera in cui le principali specie arboree rilasciano i propri frutti come castagne e ghiande e in cui le piante sono meno suscettibili a essere danneggiate.

È stato inoltre rilevato che un carico dei suini ben calibrato può apportare benefici alla porosità del suolo grazie alla sua movimentazione non eccessiva e grazie al rilascio delle deiezioni migliorandone la fertilità.

Concludendo la trattazione di queste argomento si può affermare che il pascolo dei suini su terreni boschivi ha un impatto ambientale notevole ma esso può essere contenuto dall’allevatore attraverso scelte di conduzione dell’allevamento (carico animale e turnazione) e accorgimenti specifici come la preparazione nell’area destinata al pascolo di pozze artificiali e grattatoi appositi.

Un’altra importante strategia per limitare i danni agli ecosistemi forestali e mitigare le sconvenienze produttive legate all’allevamento estensivo come il ridotto accrescimento degli animali, che viene ampiamente già praticata in molte realtà, è la somministrazione di razioni aggiuntive agli animali che così causano meno pressioni all’ambiente per la ricerca di cibo e crescono più velocemente.

Visto il notevole successo che incontrano attualmente i prodotti derivati da sistemi di allevamento all’aperto è opportuno effettuare studi per elaborare strategie che permettano di limitare l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza produttiva di questi allevamenti (Pistoia-Ferruzzi, 2010).

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4.3. Il benessere degli animali nei diversi sistemi di