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Elementi di fisiologia della riproduzione e produzione dei suin

Al centro del processo di allevamento dei suini c’è, ovviamente, la riproduzione.

Le femmine riproduttrici sono dette scrofe, mentre i riproduttori maschi vengono chiamati verri, le tecniche di inseminazione possono essere diverse:

a) monta libera di scrofe in gruppo: uno o più verri introdotti in box comune con scrofe in fase di ciclo prossima al calore. È impiegata in allevamenti di ridotte dimensioni (minori impieghi di manodopera in termini quantitativi e qualitativi).

È un sistema di accoppiamento che può incorrere in bassa fertilità del gruppo se: l’inseminazione è precoce o tardiva rispetto ai tempi di ovulazione; il verro copre più volte la stessa scrofa e non serve le altre scrofe in calore. Un’altro problema di questo tipo di accoppiamento è che non è possibile disporre di informazioni precise sull’avvenuta inseminazione della singola scrofa, inoltre nei casi in cui vengano utilizzati più verri nel medesimo gruppo non è possibile attribuire la paternità della nidiata.

b) monta controllata: controllo degli accoppiamenti.

È impiegata in allevamenti di piccole-medie dimensioni prevede: -l‟individuazione dei calori (con verro; con l’operatore; con strumenti), -il monitoraggio del comportamento del verro,

È un sistema di accoppiamento che consente di: conoscere la data esatta dell’accoppiamento; favorire l’inseminazione con i tempi di massima fertilità; attribuire con certezza la paternità alla nidiata e quindi valutare le prestazioni del verro.

c) inseminazione artificiale: prelievo del seme e inseminazione eseguita dall’operatore. È la tecnica che “simula” la monta controllata prevede:

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- l‟individuazione dei calori (con verro; con l’operatore; con strumenti), - il prelievo e la preparazione del materiale seminale;

- l’introduzione del materiale seminale nell’apparato riproduttore della scrofa,

Questo sistema di inseminazione consente di: conoscere la data esatta dell’inseminazione; favorire l’inseminazione (doppia) facendola corrispondere con certezza con i tempi di massima fertilità; attribuire con certezza la paternità alla nidiata; valutare le prestazioni del seme del verro.

La scrofa al momento della prima inseminazione, in condizioni normali ha 7-8 mesi e peso di circa 120-130 Kg, la durata dell’estro è di 2-3 giorni (durata ciclo estrale 20-21 giorni), la durata della gestazione è di 114-115 giorni. La pubertà verrebbe raggiunta a 5-6 mesi ma si preferisce non utilizzare i primi tre cicli estrali per l’inseminazione, poiché il tasso d’ovulazione aumenta progressivamente nel corso dei primi cicli estrali. Per rilevare la manifestazione del calore nelle scrofe si utilizzano diversi metodi, i principali segnali che vengono tenuti in considerazione sono: arrossamento ed inturgidimento della vulva nel fase di pro-estro, perdite di muco dalla vulva, comportamento nervoso ed irrequieto, riduzione dell’appetito, tentativo di monta degli altri suini e immobilità per la monta (Nudda-Pulina, 2012).

Per quanto riguarda l’utilizzo dei verri, il prelievo del seme o l’accoppiamento non deve avvenire prima dei 7-8 mesi di età, l’aumento della produzione di seme aumenta fino a 1,5-2 anni di età.

I verretti devono essere addestrati al prelievo del seme abituandoli all’ambiente di prelievo, al salto del manichino, al contatto con l’operatore.

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Per migliorare l’efficienza dell’inseminazione artificiale possono essere utilizzati alcuni accorgimenti: La presenza del verro al momento della fecondazione artificiale della scrofa ha effetti positivi sulla riuscita della fecondazione (i.e. favorisce la risalita degli spermatozoi; anticipa il momento dell’ovulazione); Il contatto visivo con il verro il giorno successivo allo svezzamento dei lattonzoli accelera la venuta in estro della scrofa.

Dopo poco più di cento giorni di gestazione nascono suinetti dal peso di 0,8 a 1,6 Kg, il numero di suinetti nati per parto è 10-12, il tasso di maialini nati morti è il 2-3% (Succi, 1999).

Uno dei fattori critici dei primi giorni di vita dei suinetti è la temperatura: infatti l’optimum di temperatura per la scrofa è intorno ai 20°C mentre, per i suinetti passa da 32-34°C nei primi due giorni a 24°C dopo 14 giorni; per questo è opportuno approntare strutture per lo svezzamento che garantiscano temperature non troppo elevate per la scrofa e non troppo basse per i suinetti.

Un altro problema durante l’allattamento è lo schiacciamento dei suinetti, per questo sono necessarie strutture che consentano ai suinetti di allontanarsi dalla madre in sicurezza quando si corica.

Nei primi giorni di vita, inoltre, devono essere effettuati alcuni interventi sui suinetti: -taglio del cordone ombelicale

-taglio della coda -taglio dei denti -iniezione di ferro

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La castrazione è una pratica diffusa perché riduce i comportamenti aggressivi e riduce “l’odore di verro” nelle carni.

Figura 4 Scrofa con suinetti

La funzione digestiva dei suinetti varia in funzione dell’età: da 0 a 12 giorni i suinetti digeriscono con efficienza il lattosio, le proteine, il grasso del latte, dopo due settimane possono digerire proteine animali ad alto valore biologico, dopo tre settimane digeriscono proteine vegetali e amido.

L’età dello svezzamento condiziona la formulazione del mangime ideale, sono determinanti gli apporti di amminoacidi (lisina) ed energia.

Periodi di digiuno prolungato condizionano negativamente le performances produttive (Nudda-Pulina, 2012).

La fase di svezzamento dei suinetti comporta cambiamenti drastici per i suinetti sia di tipo alimentare che ambientale.

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Il passaggio dalla dieta lattea a quella solida deve permettere l’adattamento del sistema gastrointestinale dei giovani animali.

Lo svezzamento per questo può essere “drastico” tutti i lattonzoli vengono allontanati simultaneamente dalla madre oppure “frazionato” in cui i lattonzoli vengono allontanati per gruppi una volta che raggiungono un determinato peso.

Lo svezzamento può essere inoltre: precoce (<18 gg), convenzionale (21-28 gg), lungo (>28gg).

I suinetti provenienti dalla sala parto ad un peso variabile, a seconda dell’età, da 6-8 kg, sono allevati in specifiche strutture a terra o in gabbiette sopralevate, in gruppi di varia consistenza.

L’alimentazione è somministrata prevalentemente in forma solida ad libitum,

favorendo la costante disponibilità di alimento fresco ed appetibile. Negli ultimi anni si stanno diffondendo impianti di alimentazione liquida. Il programma alimentare

prevede la somministrazione di 2-3 tipi di mangimi in funzione dell’età e del peso vivo degli animali.

La fase di post-svezzamento dura circa 55-60 giorni ed il suinetto raggiunge il peso vivo di 28-30 Kg.

La fase di accrescimento-ingrasso ha una durata di circa 190-200 giorni ed il suino raggiunge il peso ottimale di macellazione di 165-170 kg, se suino pesante, 100-110 se suino leggero con fase di ingrasso più breve.

In questa fase gli animali sono opportunamente alimentati con differenti (3-4) tipi di dieta applicando il principio dell’alimentazione“a fasi” per ottimizzare il rendimento

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pregiate caratteristiche organolettiche e ridurre efficacemente il carico zootecnico inquinante sull’ambiente (Nudda-Pulina, 2012).