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Aspetti emblematici della figura di Gesù - Gesù e il giudaismo

Nel documento L ANNUNZIO DEL VANGELO DI GESU (pagine 103-106)

PARTE III°

III.1.7 Aspetti emblematici della figura di Gesù - Gesù e il giudaismo

III.1.7 Aspetti emblematici della figura di Gesù - Gesù e il giudaismo

Gesù è vissuto in un periodo storico difficile ed effervescente, esposto da un lato alla

‘febbre messianica’ dell’attesa di un Messia liberatore dalla sottomissione all’impero romano, dall’altro lato alla tentazione zelota che incitava il popolo giudaico alla ribel-lione e alla rivolta armata contro i Romani.

Gesù apparve sulla scena poco dopo Giovanni il Battista, con il quale collegò esplici-tamente la sua predicazione. Lo storico Giuseppe Flavio riferisce che la morte di Giovanni non avvenne soltanto a causa di Erodiade, come racconta il Vangelo di Marco, ma per la paura di tumulti che si potevano innescare a causa delle compo-nenti escatologiche e messianiche contenute nella sua predicazione. Anche la predi-cazione di Gesù, nonostante fosse imperniata sull’annuncio del Regno di Dio, non poteva non risvegliare indirettamente negli ascoltatori speranze di liberazione politi-ca e di rispoliti-catto sociale.

Predicava un insegnamento vicino per molti aspetti ai Maestri della Legge. Dichiara-va che la Legge era la norma fondamentale di condotta, anche se a volte la sua in-terpretazione poteva sembrare scandalosa ai suoi uditori, soprattutto in riferimento alla precisazione su alcune osservanze rituali o all’inasprimento di talune prescri-zioni morali. E’ anche vero che la sua predicazione conteneva elementi innovativi di notevole risonanza sociale, le cui conseguenze non potevano non impensierire le au-torità politiche e religiose del tempo.

- Gesù e il Padre

La visione di fede degli evangelisti ci porta a considerare Gesù a partire dalla sua comunione con il Padre: questo è il centro della sua vera identità. Se non si conside-ra la relazione con Dio e il conside-radicamento in Dio, la figuconside-ra di Gesù rimane dai contorni sfumati e inspiegabile. Solo partendo da qui si può davvero capire la sua figura de-scritta nei Vangeli. Le parole, i fatti, le sofferenze, la gloria di Gesù trovano unico ri-scontro e riferimento in colui che vive al cospetto di Dio non solo come amico ma come Figlio, in colui che vive in profonda sintonia e unità con il Padre. In tutto que-sto sta la chiave per la spiegazione del suo comportamento e delle sue parole. In tut-to questut-to sta la risposta alla domanda ricorrente nei Vangeli “dove Gesù abbia attin-to la sua dottrina”, consideraattin-to che non aveva mai frequentaattin-to nessuna scuola.

L’insegnamento di Gesù non viene da alcuna scuola, non proviene da un apprendi-mento umano: viene dal contatto diretto con il Padre. La figura di Gesù non può es-sere avulsa dalla doppia identità di “vero uomo” e “Vero Dio”, senza questo fonda-mento non è possibile comprendere Gesù, non è possibile capire tutti i suoi discorsi, tutte le sue azioni e tutti gli eventi riportati dai Vangeli.

- Gesù e i Discepoli

Molte persone accettarono in senso assoluto di lasciare le proprie famiglie e la vita normale per seguire Gesù. Da questi seguaci, che contrariamente agli usi dei mae-stri del tempo includevano anche delle donne, Gesù formò un gruppo speciale inter-no, chiamato dei “Dodici” (a simboleggiare la ricostituzione delle dodici tribù di Israele), i cui membri sono nominati nei Vangeli, chiamati alla sua sequela per farne i testimoni e i continuatori della sua opera. Costoro per due anni e mezzo circa ne condivisero la vita e lo seguirono ovunque nel suo ministero itinerante, potendo così ascoltare e assimilare il suo insegnamento fino al dramma della passione che provo-cò la loro momentanea defezione.

La delusione dei Discepoli – Tutti di umile condizione, operai, pescatori, artigiani, Gesù li ha incontrati mentre erano intenti al loro lavoro, e disse loro«Venite con me».

Di getto, senza pensarci due volte, presi dal suo fascino, abbandonano ogni cosa e lo seguono. Dà loro una grande speranza facendo balenare davanti ai loro occhi un cambiamento totale, tale da lenire i disagi ai quali sarebbero andati incontro per il dolore procurato alle loro famiglie che hanno abbandonato di punto in bianco. Qual-cuno che conosceva le origini di Gesù, che aveva visto i genitori e la casa dove abita-va, diceva sottovoce “quel figlio era diventato pazzo”. Un giorno che parlava al centro di una grande folla di persone, certi amici di famiglia si fanno largo fino a lui e lo av-vertono «Guarda che fuori ci sono tua madre e i tuoi fratelli che ti cercano». Lui gira lo sguardo sulla folla che lo circonda e annuncia «Siete voi mia madre e i miei fratel-li. Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli per me fratello, sorella e madre». Una speranza di tali dimensioni, quando viene delusa, può trasformarsi in una delusione e in una sfiducia totale! Aveva promesso grandi cose a uomini che gli hanno affidato la propria vita ma che non hanno ricevuto niente, pensano forse alle famiglie lontane che hanno abbandonato, vedono Israele che soffre sotto il dominio dei romani, si rendono conto dei rischi che corrono dopo la notizia che Giovanni, quello che battezzava con acqua, era stato giustiziato. I Discepoli ora sono delusi e hanno paura: per questo fuggono quando hanno visto arrivare quelli con spade e bastoni per portare via Gesù, sicuramente destinato a una fine ignominiosa. Hanno

capito che tutto il progetto di vita del loro maestro era sfumato nel nulla, l’avventura era finita e con essa la speranza. Ma dopo l’esperienza forte delle apparizioni del Ri-sorto e l’effusione dello Spirito, la situazione si ribalta: fermamente persuasi della vittoria di Cristo sulla morte, i discepoli vennero trasformati da pavidi spettatori in fervidi annunciatori del ‘kerygma pasquale’, consistente nella testimonianza della passione, morte e risurrezione.

La chiamata dei Dodici non ha solo un ruolo funzionale, ma assume anche un senso teologico. La loro chiamata nasce dal dialogo Padre-Figlio e scaturisce da un evento di preghiera. Il fatto che la maggior parte dei Dodici siano svaniti presto dalla vista della chiesa primitiva, indica che il loro ruolo principale, nell’ambito della missione di Gesù, principalmente simboleggiava il raduno e la ricostituzione delle dodici tribù di Israele, in sintonia con le speranze dei profeti. Nel momento in cui apparve evi-dente il rifiuto del vangelo da parte di Israele, Gesù indirizzò il suo insegnamento al-la formazione dei suoi discepoli, eredi e continuatori delal-la sua opera. Il progetto di Gesù non prevedeva di fondare un nuovo gruppo separato da Israele; la missione di Gesù era volta primariamente alla ricostituzione d’Israele come popolo di Dio.

Nell’ambito di questo contesto ha senso l’invito di Matteo, in continuità con l’annuncio profetico vetero-testamentario, alla missione limitatamente ai loro com-pagni Israeliti. Solo Luca ci riferisce che Gesù costituì un secondo gruppo di disce-poli composto da settanta suoi seguaci con un compito simile a quello dei Dodici. Il significato è chiaro: nei settanta si annuncia il carattere universale del Vangelo che è rivolto a tutti i popoli della terra.

Non tutti quelli che accolsero il messaggio di Gesù si impegnarono a seguire Gesù itinerante nei suoi viaggi. Ci furono altri discepoli che, pur mantenendo le loro normali forme di vita, mettevano in pratica il messaggio di Gesù nella loro vita e gli davano sostegno. E’ verosimile che Gesù potesse contare anche su discepoli residen-ti a Gerusalemme, come si può dedurre dal Vangelo di Giovanni secondo cui Gesù si sarebbe recato nella città santa un certo numero di volte nel corso del suo ministero.

La versione giovannea sembra più plausibile rispetto a quella dei sinottici, secondo cui Gesù si sarebbe recato a Gerusalemme una sola volta, a conclusione del suo mi-nistero. Dai propositi annunciati da Gesù di riunire l’intero popolo di Israele, sareb-be stato strano, in effetti, se non si fosse recato spesso nella capitale della nazione.

L’esistenza di tali discepoli aiuta a spiegare anche la rapida gravitazione della guida della Chiesa attorno a Gerusalemme dopo la Pasqua. La presentazione sinottica di un ministero che ruota intorno alla Galilea, con una sola visita a Gerusalemme po-trebbe rappresentare una costruzione artificiosa, spesso criticata dagli studiosi.

- Gesù e i Pagani

Gesù durante il suo ministero non spiega “esattamente” come i pagani (o cosiddetti gentili) sarebbero inclusi nel piano di Dio, essendo la sua missione rivolta princi-palmente alla riunione del popolo d’Israele. Questo però non vuol dire che Gesù non si sia interessato dei pagani. Anzi, Gesù non si sottrae ai contatti con i Samaritani, gente che notoriamente praticava l’idolatria ai tempi di Gesù, a favore dei quali com-pie esorcismi e miracoli. Gesù esalta la fede di una donna cananea (pagana) e la esaudisce guarendone la figlia all’istante. Nelle sue invettive contro le città, Gesù af-fermava che la sorte dei pagani nel giorno del giudizio sarebbe stata meno dura in confronto a quella di Israele incredulo. Anche la missione finale dei discepoli era

ri-volta a tutte le genti e non soltanto al popolo d’Israele. Questo dimostra l’apertura incondizionata verso i pagani, ed è implicito che Gesù demanda alla futura chiesa nascente il compito di rendere comprensibili i termini della salvezza per coloro che non sono, o non possono essere, raggiunti dal Vangelo.

- Gesù e i Gruppi Giudaici

Gesù aveva punti di contatto con quasi ogni ramo del giudaismo (zeloti, farisei, sad-ducei, maestri della legge), ma non risulta che abbia mai preso posizione, né si schierò con nessuno di loro nella gran parte nelle questioni scottanti politiche e so-ciali dell’epoca, poiché concepiva una situazione radicalmente nuova per Israele, si-tuazione che si identificava con la venuta del Regno di Dio. Questo spiega perché Gesù non propose la riforma della società a lui contemporanea, ma addirittura ne annunziò la fine.

- Gesù e i Movimenti di Liberazione

Sono stati fatti molti tentativi di associare Gesù con movimenti del giudaismo con-temporaneo a Gesù. Alcuni l’hanno identificato come un fariseo non conformista, al-tri un esseno, alal-tri come un rivoluzionario. La verità più probabile è che l’ebreo Gesù avesse punti di contatto con quasi tutti i rami del giudaismo, ma non è identificabile con nessuno di essi, dal momento che la dottrina da lui proclamata era radicalmen-te nuova e assolutamenradicalmen-te originale. Affermare che Gesù avrebbe condiviso le aspira-zioni rivoluzionarie della parte più accesa dei suoi contemporanei, e voler ritrarre Gesù come un nazionalista o un simpatizzante rivoluzionario rappresenta un tenta-tivo fuorviante di renderlo rilevante per i movimenti di liberazione di oggi e del pas-sato. Gesù, infatti, nel suo insegnamento mirava principalmente alla conversione del cuore. Contrariamente ai rivoluzionari dell’epoca, le cui azioni portavano all’odio e alla divisione, Gesù insegnava il perdono per i peccatori e l’amore per i nemici esclu-dendo, senza possibilità di equivoci, la rinunzia a qualsiasi tipo di violenza contro persone e popoli: un messaggio che spiazzò le mentalità socio-religiose del suo tem-po.

III.1.8 Titoli cristologici attribuiti a Gesù dalla tradizione

A) Profeta, è un titolo inadeguato che mal si addice a spiegare nella sua completez-za ed organicità il fenomeno Gesù. Come scrive Giuseppe Flavio, altri ebrei pale-stinesi hanno assunto quel titolo nell’ambiente giudaico del tempo. È infatti ben noto il ruolo che la figura del profeta ha nella tradizione biblica e poi nel giudai-smo antico. Di fronte ai suoi gesti potenti e alla sua parola autorevole, i contem-poranei tendono ad identificarlo con una figura carismatica-profetica della tradi-zione biblica. Anche se nella sinagoga di Nazareth Gesù palesemente si presenta come profeta che parla a nome di Dio, questo non vuol dire che la sua figura pro-fetica si possa paragonare a quella dei profeti vetero-testamentari. Gesù si colloca nella ‘Storia della Salvezza’ sotto la cornice di “profeta escatologico”, agendo come colui che porta a compimento definitivo il progetto divino per realizzare nella sto-ria umana la salvezza, non soltanto per i discendenti di Israele ma anche per tut-te le genti. Sotto questo aspetto Gesù può essere identificato nel “massimo dei

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