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Il periodo orale del Vangelo fino alla fissazione nello scritto Gli evangelisti hanno attinto a fonti tradizionali affidabili, scritte e orali

Nel documento L ANNUNZIO DEL VANGELO DI GESU (pagine 52-55)

2°) La predicazione orale della Chiesa primitiva , iniziata dagli Apostoli per esplicito mandato di Gesù;

II. 4.2 “L’Annunzio del Vangelo”

II.4.3 Il periodo orale del Vangelo fino alla fissazione nello scritto Gli evangelisti hanno attinto a fonti tradizionali affidabili, scritte e orali

Per-tanto, si ritiene che i loro racconti risultino storicamente attendibili, anche se biso-gna ammettere che spesso risultano frammentari, imprecisi e talvolta contraddittori.

La vita e la dottrina di Gesù sono giunte a noi attraverso tre fasi: 1°) Gesù adattò la sua dottrina alla mentalità dei suoi uditori; 2°) Gli apostoli dopo la risurrezione rico-nobbero la divinità di Gesù, e nel predicare la sua vita e nell’annunciare la sua “pa-rola” tennero conto delle difficoltà dei loro uditori nel comprendere un messaggio nuovo e per certi versi anche rivoluzionario; 3°) Gli autori sacri misero per iscritto queste istruzioni primitive trasmesse in prima istanza oralmente, istruzioni che con-fluirono poi negli scritti pre-evangelici. Di tutto il materiale narrativo a loro disposi-zione parte fu scartato, parte fu elaborato secondo lo scopo che essi stessi si erano prefissato, parte fu adattato alle esigenze della predicazione e della loro comunità.

Questi adattamenti non deformarono nella sostanza il messaggio di Gesù, ma influi-rono sulla sequenza dei fatti narrati. Ciò implicò che le parole e le azioni di Gesù fu-rono narrate dagli evangelisti in un diverso ordine cfu-ronologico, ma non deformafu-rono nella sostanza il messaggio di Gesù. La verità non venne affatto toccata e fu conser-vato il senso delle parole e dei detti di Gesù. Ne è conferma la coerenza impeccabile

in tutti e quattro i Vangeli, sia sul piano spirituale che sul piano teologico, del pen-siero di Gesù. Appare evidente che la vita e la dottrina di Gesù non furono riferite al solo scopo di essere ricordate, ma venivano predicate per offrire alla Chiesa nascente un fondamento di fede.

La predicazione orale fu una necessità impellente per la comunità cristiana primitiva, il cui scopo primario era quello di far conoscere l’evento Gesù. Gesù pur-troppo non lasciò documenti scritti riguardanti la sua attività e la sua dottrina

Per alcuni anni dopo la morte di Gesù la diffusione del Vangelo avvenne attra-verso la viva voce dei testimoni diretti. Ci si preoccupò di conservare scrupolosamen-te parole e insegnamento, l’auscrupolosamen-tenticità era garantita dalla credibilità dei scrupolosamen-testimoni.

Dopo i primi momenti di smarrimento per la tragica morte di Gesù, gli Apostoli, te-stimoni qualificati e guide spirituali della comunità, chiamati alla sequela fin dall’inizio del ministero pubblico di Gesù, rievocarono gli insegnamenti e le sue ope-re interpope-retandole alla luce del compimento delle Scrittuope-re: la Risurope-rezione di Cristo.

«Noi, dice Pietro, siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giu-dei e in Gerusalemme» (Atti 10,39).

L’ elaborazione della memoria di Gesù si sviluppò in forme differenti, ma sempre entro l’orizzonte dell’attesa imminente della seconda venuta; si credeva che la fine del mondo dovesse accadere nell’arco di una generazione. Ne è convinto Paolo all’inizio degli anni 50 (1 Ts 4,15). Ma alla fine degli anni 60 i testimoni oculari ormai sono pochi, e la scomparsa dei grandi personaggi della prima generazione, senza che si fosse instaurato il regno di Dio, provocò una crisi profonda. Si capì che bisognava impegnarsi a trasformare i modi di trasmettere la fede e di conservare la dottrina e i fatti della vita di Gesù in forme più stabili e durature. La rielaborazione della memo-ria di Gesù fu basata sull’atteggiamento critico nei confronti del tempio e sull’interpretazione più aperta della legge. Questa particolare sensibilità li portò a rileggere le scritture ebraiche e a cercare vie alternative per il conseguimento della salvezza. Ne scaturì che la morte di Gesù fu interpretata come gesto unico e irripeti-bile che produce il perdono dei peccati e la riconciliazione degli uomini con Dio, so-stituendo le precedenti istituzioni mediatrici di salvezza: il ‘Tempio’ e la ‘Legge’. Do-po la morte dei testimoni oculari la proclamazione della ‘Parola’ fu affidata ai disce-poli dei discedisce-poli e man mano si iniziarono a fissare per iscritto i materiali della me-moria. Trasmissione orale e scritta convissero ancora per molto tempo. Tra i primi documenti scritti, risalenti agli anni 50, si annoverano le lettere di Paolo. A parte i Vangeli, tra il I° e il II° sec. compaiono opere contenenti visioni e rivelazioni celesti (apocalissi) con l’intento di interpretare il secondo ritorno di Gesù nella lotta contro il potere del male. A questo tema, infatti, rispondeva l’apocalisse di Giovanni (fine del I° secolo).

L’origine storica dei Vangeli ci rimanda alla vita e alla fede delle prime comu-nità cristiane, e va quindi ricercata nella predicazione dei primi evangelizzatori, degli Apostoli e dei discepoli di Gesù alle proprie comunità locali (catechesi orale).

Il periodo storico orale del Vangelo, che va dal 30 al 65-70 circa d.C., rappresenta lo stadio più oscuro e discusso tra gli studiosi, perché le fonti sono costituite quasi esclusivamente dai testi neotestamentari che, in effetti, sono documenti di fede. C’è da presumere che la comunità cristiana primitiva, guidata dagli apostoli, costituì l’ambiente principale in cui la dottrina di Gesù fu approfondita alla luce delle Scrit-ture e trasmessa attraverso la catechesi orale. C’è da aggiungere, inoltre, che i primi

annunciatori del Vangelo non erano persone colte provenienti da scuole rabbini-che, com’era in uso nel giudaismo ufficiale. Gesù, infatti, durante il suo ministero non si preoccupò di promuovere un movimento scolasticamente organizzato per dif-fondere la sua Parola. I primi evangelizzatori, infatti, erano semplici popolani, il cui intento principale era quello di suscitare l’adesione alla fede in Gesù Cristo e Signo-re, vissuto, morto e risorto per la salvezza degli uomini. La loro non era quindi una testimonianza documentaria. Nel rievocare i detti e le azioni di Gesù non intendeva-no dare un resoconto esatto degli eventi con tutti i dettagli cronachistici e topografi-ci. La loro predicazione mirava semplicemente a suscitare nei loro uditori la fede in Cristo, morto e risorto per noi.

In realtà, la comunità cristiana primitiva si presentava in gruppi ben struttu-rati, ciascuno con una propria guida religiosa, i quali intervenivano nella vita della comunità stessa impartendo direttive, approfondendo e correggendo. La trasmissio-ne del messaggio di Gesù in seno alla chiesa primitiva avventrasmissio-ne mediante tre attività fondamentali: la liturgia, la preghiera comunitaria e la catechesi. Inoltre, secondo gli ambienti, giudaico o pagano a cui era indirizzato, l’annuncio si diversificò adattan-dolo alla comprensione di un pubblico sempre più numeroso possibile. Quando i te-stimoni oculari dell’esistenza storica di Gesù cominciavano a scomparire, gli inter-preti delle comunità cristiane primitive si posero l’esigenza di fissare per iscritto il frutto delle testimonianze trasmesse oralmente sulla vita pubblica e l’insegnamento del Maestro. Già circolavano in maniera isolata, a scopo didattico, <detti ed episodi>, i cosiddetti “loghia”, riguardanti la vita pubblica di Gesù. Probabilmente erano già note le lettere che Paolo via via inviava alle prime comunità cristiane. Come appare dal documento più antico del NT (intorno agli anni 50 d.C.), la prima lettera paolina ai Tessalonicesi, il nocciolo della fede consisteva nella certezza della risurrezione di Gesù. Paolo, inoltre, nella I° lettera ai Corinzi, scritta intorno agli anni 56, ci informa che la maggior parte dei testimoni della risurrezione di Gesù era ancora vivente. Esi-genze apologetiche, morali e liturgiche determinarono la necessità di fare confluire questi primi documenti frammentari in raccolte isolate più vaste, che in seguito fini-ranno col trovare una diversa collocazione nei 4 Vangeli. Questo spiega, almeno in parte, le imprecisioni e le divergenze esistenti nelle indicazioni di tempo e dei luoghi descritti nella redazione finale dei Vangeli.

Probabilmente la prima raccolta evangelica omogenea fu costituita dal rac-conto della ‘passione-morte-risurrezione’ di Gesù. Questo perché la prima necessità fu quella di testimoniare che Gesù dopo la morte era veramente risorto. Successiva-mente sarebbe comparsa una raccolta di grande importanza, denominata dai critici la “fonte Q” (iniziale della parola tedesca ‘Quelle’=fonte), dove sarebbero confluite

<le cose che Gesù aveva insegnato>. Si tratta di un testo composto da piccole unità o forme letterarie, di brevi sommari o annotazioni che, fin dalle origini, rimasero sle-gate da un contesto storico narrativo, ma che in seguito furono modificate, ampliate e reinterpretate fino alla redazione definitiva dei Vangeli. La “fonte Q” attribuisce grande rilievo alla predicazione e alle parole di Gesù, mentre trascura l’evento morte e risurrezione. La “fonte Q” fu largamente utilizzata da Matteo e Luca, soprattutto per le parti discorsive dei loro rispettivi vangeli. C’è da presumere la circolazione di altre raccolte disarticolate all’epoca di carattere prevalentemente narrativo (tra cui anche il Vangelo apocrifo di Tommaso, intorno agli anni 50) concernenti fatti ed epi-sodi della vita di Gesù, miracoli e parabole, a cui attinse principalmente l’evangelista

Marco. Appare evidente qui il carattere frammentario e disarticolato delle piccole unità letterarie narrative (scritte e orali), a cui attinsero successivamente gli evange-listi redattori dei Vangeli, caratterizzate sul piano strutturale dalla incapacità di una valutazione critica degli eventi narrati ma sostenute dal grande entusiasmo per la figura mitizzata di Cristo. Ancora non è stato sufficientemente chiarito il passaggio dalla testimonianza orale dei Vangeli a quella scritta. La chiave di lettura si potrebbe ricercare studiando attentamente la storia della chiesa nei primi due secoli.

Nel documento L ANNUNZIO DEL VANGELO DI GESU (pagine 52-55)