• Non ci sono risultati.

Meninos de Rua: Un’esperienza di osservazione e documentazione nelle strade di Rio de Janeiro.

4.2 L’Associazione AMAR

Dopo la partenza da Roma e l’arrivo a Parigi mi attendono quattro ore di sosta all’aeroporto francese prima di imbarcarmi per Rio de Janeiro. Mentre affronto il viaggio di circa 11 ore, l’unica cosa a cui riesco a pensare a come muovermi in una metropoli così affollata, talvolta disorganizzata e pericolosa, quali possibilità reali di scambio con associazioni ed educatori troverò una volta arrivato. L’idea di partenza, discussa precedentemente con il mio Tutor è quella di osservare il fenomeno dei Bambini di Strada e le strategie pedagogiche di intervento dell’associazione AMAR.

È all’inizio degli anni ’80 che un gruppo di educatori dètte avvio a quest’azione di lavoro e presenza sulle strade di Rio de Janeiro per aiutare i bambini, un’azione evidentemente fruttuosa che ha portato nel 13 Luglio del 1990 all’approvazione dell’Estatuto da Crinça e do Adolescente

–ECA. È proprio da qua che nasce una sensibilità verso i bambini di

strada a Rio de Janeiro e con essa l’associazione AMAR. Molto importante fu la Conferenza internazionale 1992 alla quale presero parte

133Criança é de Rua. Campanha Nacional de Enfrentamento à Situação de Moradia nas

Ruas de Crianças e Adolescentes, A tal proposito consultare il sito

98

molti capi di Stato. L’intento era rendere finalmente visibile all’opinione pubblica un fenomeno drammaticamente in aumento. Grazie a questa visibilità nel 2001 nasce il progetto promosso da AMAR Meninios de Rua;

Questa associazione con sede a Garajaù, poco distante da Rio sviluppa attualmente 12 progetti di educazione sociale volti soprattutto a riscattare in bambini, uomini e donne il senso di autostima e di percezione positiva del futuro, obiettivo arduo se pensiamo alle gravi condizioni di indigenza, alcolismo e disgregazione familiare che caratterizzano il contesto carioca.

Tra questi progetti mi viene illustrato prima della mia partenza il progetto “Educando alla vita da Cittadini”, forse tra i più ambiziosi del centro poiché consistente nel seguire per tutto l’arco della sua infanzia il minore per poi inserirlo, una volta adulto come Educatore Sociale. Tutto ciò è caratterizzato da una forte vocazione evangelica dell’associazione. Il progetto “Gruppo delle giovani donne” invece lavora sul territorio di Rio organizzando corsi professionali finanziati da AMAR per inserire le giovani donne nel mondo del lavoro. In effetti sono molti i progetti di AMAR volti a rafforzare il ruolo della donna, spesso vittima di violenze in famiglia.

Per quanto riguarda invece i bambini AMAR contribuisce all’inserimento degli stessi all’interno del contesto scolastico cercando anche di coinvolgergli in attività ludico sportive extrascolastiche. Un’azione di rinforzo che già prelude ad una vita del minore sufficientemente dignitosa e controllata.

Il progetto nel quale invece mi sono temporaneamente inserito,

Meninos de Rua, è sicuramente quello che tiene più occupati gli educatori

di Amar, un progetto in cui è all’ordine del giorno imbattersi nella malavita carioca, nella povertà dei minori ed in situazioni allarmanti.

AMAR è provvista a Rio de Janeiro di due strutture fondamentali, una diurna, volta ad ospitare i bambini di strada dalle ore 8:00 del mattino fino alle ore 18:00, come mostrerò più avanti, l’altra è una

99

struttura che prevede il soggiorno dei minori di cui non si riesce a rintracciare la famiglia, o comunque dove gli stessi possono rimanere (per un periodo massimo di 2 anni) fino a quando il Tribunale Minorile non decide le sorti del bambino.

Esiste poi una terza struttura, un alloggio per giornalisti, ricercatori, dottorandi e chiunque voglia partecipare a più livelli alle attività di AMAR. Ecco dunque trovata la mia situazione logistica ideale. Una casa poco fuori Rio de Janeiro e quasi adiacente alla famosa favela

Morro do Macaco. Grazie alla presenza di dottorandi e ricercatori italiani e

brasiliani ho creato fin da subito presupposti per un mio rapido inserimento nel contesto Carioca.

Per quanto riguarda gli obiettivi abbiamo stabilito di concentrare la mia azione a Rio sulla documentazione e osservazione del fenomeno, azione sul campo e raccolta dati.

Durante la prima fase che ha riguardato praticamente in modo trasversale tutta la mia esperienza, sono entrato a contatto con la letteratura del luogo e fianco a fianco a Mauro Furlan (Educatore e mio Tutor informale presso l’associazione AMAR) e due educatori dell’associazione incaricati tra l’altro nell’orientarmi e nel guidarmi su tale tematica. Sono stato edotto sul tipo di approccio pedagogico utilizzato da essi con i bambini di strada. Si tratta della Pedagogia della Presenza, un modo di lavorare che bene si noterà nel prosieguo di questo paragrafo quando descriverò la parte del lavoro sul campo. Una volta arrivato alla mia abitazione di Garajaù, a pochi chilometri da Rio, Mauro Furlan ed io cominciamo un lavoro di consultazioni dati, studio geografico della città e dei punti nevralgici di lavoro. Mi viene detto che il periodo in cui lavorerò con loro è molto delicato. Gli abitanti delle favelas sono in fibrillazione e protesta contro gli sfarzi portati dai Mondiali, e questo avrà un effetto di chiusura verso chiunque non sia del luogo, occorre quindi muoversi con grande cautela e cognizione di causa.

100

Una volta compresa la realtà descrittami incontro il giorno stesso del mio arrivo due educatori di AMAR incaricati di orientarmi nel lavoro sul campo. Essi parlano inglese abbastanza bene e dopo molte ore di conversazione sulle attività di AMAR e sulla situazione attuale a Rio arrivo a comprendere come organizzare il mio lavoro:

 Lavoro mattina e sera con l’associazione AMAR nelle strade e nel Centro di Socializzazione.

 Comprendere cause del fenomeno.

 Comprendere le strategie educative che AMAR mette in atto per arginarle.

. Osservazione e documentazione di almeno tre favelas del luogo.

Comprendere il legame tra bambini di strada e favelas. Il tempo a disposizione (11 giorni) mi costringe –in fondo è stato un bene- a “premere sull’acceleratore”, a disturbare educatori, Prefetti, insegnanti del luogo in modo da creare da subito una piccola rete di ricerca e collaborazione che alla fine ha dato i suoi frutti.

Il secondo giorno ero già sul campo.

4.3 Bambini di strada: osservazione diretta del fenomeno e interviste con

Outline

Documenti correlati