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L’arruolamento forzato dei minori: normative, cause e diffusione del fenomeno

4.4 Strategie di lotta e prevenzione del fenomeno: l’impegno di UNICEFF

Secondo International Save the Children Alliance, è l’istruzione il mezzo principale grazie al quale poter combattere il fenomeno dell’arruolamento dei minori. Un’istruzione diffusa e obbligatoria, potrebbe in effetti contribuire a più livelli a tale scopo. Prima di tutto il bambino, che spesso non esiste per lo Stato in cui è nato, inizierebbe a lasciare una traccia di sé, a rientrare in registri istituzionali e quindi maggiormente monitorabile o rintracciabile. In secondo luogo l’istruzione permetterebbe di strappare i bambini dalle zone, soprattutto quelle più povere, dove il reclutamento in eserciti regolari o non avviene tramite violenza 231. La storia culturale e sociale di molti paesi dove ancora oggi si verificano guerre con protagonisti i minori però sembra non essere permeata di quell’interesse ed importanza che invece la scuola

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e l’istruzione assume negli altri paesi del mondo. In Africa, Asia e America Latina infatti la presenza del lavoro minorile per l’economia familiare e il prosieguo della cultura e delle tradizioni ha un significato maggiore rispetto all’istruzione dei figli. Allo stesso modo quindi credo che il passo fondamentale da fare sia verso la conoscenza di queste culture in direzione di un dialogo ed una collaborazione tra le varie ONG, UNUCEFF, ONU.

Appoggiare con progetti mirati i Governi affinché non vi siano più bambini soldato sembra la strada maestra da cui iniziare.

A tal proposito hli scopi dell'azione dell'UNICEF sono:

allontanare dei bambini dai gruppi armati o dagli eserciti;

 assicurare loro l'accesso ai servizi sanitari e sociali di base;

 consentire il reinserimento familiare e sociale degli ex bambini soldato;

 offrire loro alternative concrete attraverso percorsi di scolarizzazione, formazione psico-attitudinale, supporto psicologico, mediazione familiare e supporto alle comunità di provenienza;

proporre progetti specifici rivolti alle bambine e

ragazze vittime di violenza sessuale e alle giovani madri.

Per quanto riguarda il primo punto non dobbiamo dimenticare che spesso l’arruolamento non avviene in modo forzato.

I minori vengono persuasi che è giusto morire per la propria patria, per la propria religione, ed uccidere per in nome di un ideale.

In questo caso, come riporta UNICEFF, è importante, tramite campagne mirate, coinvolgere i minori in progetti educativi che possano sensibilizzarli sui rischi della guerra, sulla possibilità di poter condurre una vita priva di violenza e morte. Anche in questo caso il punto di

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partenza è il dialogo tra ONU, UNICEFF e le ONG con i Governi dei paesi belligeranti.

La forza della partnership può davvero portare un grande contributo agli Stati in guerra, in primo luogo nel proporre ad essi un sostegno economico, in seconda analisi nel condividere possibilità concrete di interventi sulle politiche sanitarie, sulla prevenzione e riabilitazione psicologica e sociale del minore, un contributo prezioso per affrontare al meglio questa forma di child labour .

Importanti per la prevenzione e la lotta a questo fenomeno il lavoro di Leila Zerrougui, Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU per i minori nei conflitti armate che, insieme al Direttore generale dell’UNICEF Antony Lake, hanno presentato un anno fa un progetto dal titolo Stop all’arruolamento dei minori negli eserciti

regolari, obiettivo 2016.

Per la Rappresentante ONU

«C’è un consenso diffuso tra gli Stati sul fatto che nessun

bambino dovrebbe essere reclutato o impegnato in guerra da un esercito governativo […] È giunto il momento che il mondo sia unito nel mettere la parola fine al reclutamento dei minori da parte delle forze di sicurezza nazional»232; altrettanto significative le parole del Direttore UNICEFF Lake

«La campagna ‘Bambini, non soldati’ può dare a questo problema la visibilità e l’attenzione che merita. Quando aiutiamo un ex bambino soldato a superare la sua terribile esperienza e a preparare il suo avvenire, noi facciamo molto più che riparare una vita spezzata. Noi cominciamo a curare le ferite di una nazione dilaniata dalla guerra»233.

Dalle parole del rappresentante UNICEFF emerge quanto importante possa essere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica a tali tematiche, non solo in virtù di una maggior collaborazione da parte delle

232UNICEFF, Stop all’arruolamento dei minori negli eserciti regolari, obiettivo 20016 (Marzo 2014),

documento consultato il giorno 24/12/2014 alle ore 12:25.

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popolazioni occidentali, ma anche per far ripartire il motore di un popolo che appunto vede morire i suoi figli giorno dopo giorno e che grazie ad interventi mirati di recupero psicofisico del minore può coltivare nuova speranza per il futuro.

L’impegno per la prevenzione e la lotta al reclutamento dei minori non può non partire dunque da progetti mirati volti in primis a sensibilizzare i i Governi su tale problematica, e in secondo luogo la promozione di progetti mirati a sostegno di tali politiche di prevenzione e lotta al fenomeno. dei paesi dove si consumano queste guerre e con esse le vite dei minori.

UNICEF ONU e le altre ONG hanno come obiettivo principale la smobilizzazione e il reinserimento sociale dei minori che hanno vissuto il dramma della guerra come protagonisti. In particolare si tratta di fornire ai vari Governi consulenza tecnica, strategie di intesa costruzione di luoghi di formazione e cura per i minori. Importanti ancora una volta le parole di Leila Zerrogui.

«Il nostro obiettivo comune è di assicurare che questi Stati riescano a tradurre in azioni concrete gli impegni presi[…]Adesso occorre il sostegno di tutta la comunità internazionale, delle organizzazioni regionali e dell’intero sistema delle Nazioni Unite, per garantire che risorse e competenze adeguate siano messe a disposizione per raggiungere i nostri obiettivi››234.

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Capitolo V

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