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Meninos de Rua: Un’esperienza di osservazione e documentazione nelle strade di Rio de Janeiro.

4.8 Osservazioni finali: meninos de rua, meninos delle favelas

Come è emerso dalle mie osservazioni a Rio de Janeiro, la situazione dei bambini di strada corrisponde in gran parte a quanto riferitomi inizialmente dagli educatori dell’Associazione AMAR e dalla letteratura da me consultata prima della partenza. I bambini di strada sono spesso confusi con i bambini che vivono nelle favelas. In realtà, l’unica cosa che gli accomuna è il colore della pelle ed una situazione di indigenza e scarso igiene. Le favelas mi appaiono come microsocietà, baraccopoli organizzate dove ogni membro volente o meno, deve seguire determinate regole, come per esempio la collaborazione nel narcotraffico, in cambio di protezione e assistenza. La famiglia poi risulta più coesa o quanto meno, i bambini sono inseriti in un contesto di controllo grazie al gruppo-comunità. L’istruzione è a loro preclusa poichè, oltre allo spaccio, è frequente che essi lavorino per i ricchi signori che abitano nelle case limitrofe. Ogni favelas infatti sorge in prossimità di

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zone ricche e benestanti, in modo che gli abitanti delle stesse, soprattutto minori, possano trovare lavoro presso la classe medio-alta. I rischi maggiori in cui essi incorrono riguardano proprio il rapporto tra narcos e Plolizia, durante le cui retate di quest’ultima essi possono rimanere uccisi. Inoltre nonostante lo Stato fornisca alle famiglie acqua ed elettricità essi sono costantemente a rischio a causa dei continui cedimenti delle pareti rocciose su cui sono adagiate molte favelas, uso di materiali di costuruzione dannosi come l’amianto. La situazione sanitaria mi appare grave, spazzatura, materiali pericolosi, rappresentano grandi rischi per essi. Il loro futuro sarà in favela e spesso nel mondo della droga.

Per quanto riguarda i meninos de rua la situazione, come accennavo inizialmente, non nasce necessariamente dalla povertà della famiglia, quanto dalla forte disgregazione familiare per cui in famiglie di 6-8 bambini è inevitabile che alcuni non siano accettati dal padre o patrigno che, spesso dipendente da alcolismo, picchia a volte a morte i bambini in segno di sottomissione, costringendoli alla strada. Qui la differenza con i bambini delle favelas è lampante, da una parte avvertiamo un protezionismo all’interno della comunità, comunque non positivo per lo sviluppo psicofisico dei bambini ma sicuramente ad essi è garantita una vita vicino alla famiglia, dall’altra il bambino viene esposto in strada e subito reclutato dal narcotraffico, educati alle armi e alla violenza e ad una vita di tossicodipendenza . Per la legislazione brasiliana essi non sono bambini abbandonati perhcè i genitori sono presenti; anche in caso di assenza del genitore o evidente grave abuso nei confornti del minore denunciato dalle ONG al Tribunale Minorile,il bambino può passare al massimo 2 anni all’interno di ogni casa-famiglia; se allo scadere di questo periodo egli non sarà stato adottato oppure, la richiesta di inserimento in altri centri sarà negata a acausa del sovraffollamento degli stessi il minore verrà rimandato inesorabilmente in strada.

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Un rischio comune è invece rappresentato dall’avvento di grandi manifestazioni come gli imminenti Mondiali e le Olimpiadi del 2016149. Molte delle rivolte in favelas nel periodo della mia permanenza sono state causate dall’intolleranza delle popolazioni povere non solo verso un investimento faraonico nel proprio contesto senza che nessuno abbia pensato alle condizioni terribili in cui essi vivono, ma dal fatto che le forze politiche di Rio de Janeiro già si fossero mobilitate per smantellare le favelas più visibili, come quella che sorge proprio sopra il magnifico stadio di Maracanà. In questo caso i bambini delle favelas rischiano di subire violenza della polizia e di essere sradicati dalla prorpia casa, mentre i meninos de rua vengono spinti sempre più al di fuori dei centri turistici, a volte fatti sparire, altre diventano essi stessi milizia dei narcotrafficanti contro la polizia militare che nel periodo in cui il Brasile è sotto gli occhi del mondo, usa tutta la ua forza per allontanare più di un terzo della popolazione dalle proprie case o dai propri centri di vita. Rio de Janeiro, proprio nel periodo della mia presenza, 29-04-2014-1-05- 2014, ospitava presso lo stadio Maracanà la Coppa del mondo, un evnto straordinario per la popolazione Carioca benestante, ma un motivo di grande insofferenza e rabbia per la maggior parte della gente che invece vive in condizioni al limite della sopravvivenza, costretti a subire anche l’ipotesi della distruzione delle loro case, troppo in vista nelle zone turistiche. L’esperienza da me fatta non può che essere definita come intensa, appassionante e in parte illuminante per ciò che riguarda la percezione delle forti contraddizioni che caratterizzono spesso paesi in via di sviluppo come il Brasile. La mia presenza presso l’associazione AMAR, nelle strade di Rio e nel centro di Socializzazione è stata avvertita come positiva, soprattutto perchè fin dal primo giorno mi sono messo a disposzione dei minori, portando con me solo una penna ed un foglio, un atteggiamento di umiltà mi hanno spiegato gli educatori, mi ha permesso di integrarmi subito in questa micro comunità. Per quanto

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UNICEF (Svizzera 2013), Tutela dell’infanzia in Brasile, documento consultabile sul sito www.unicef.ch, consultato alle ore 18:00 del giorno 4/05/2014.

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concerne invece la mia presenza nelle favelas la situazione si è mostrata fragile e pericolosa, come se da un momento ad un altro la popolazione aspetasse qualcosa di terribile. Questo non mi ha impedito di documentare ed osservare la vita dei minori, una vita fatta di comunità e comdivisione, di protezione ma comunque di forte rischio per i motivi cui accennavo prima. L’ultimo giorno di lavoro, il pomeriggio avrei preso l’aereo per Parigi, mi sono recato a Rochina, la favela più popolata di Rio de Janeiro, solo una maglietta commerciale per turisti con logo e scritta Università degli Studi diFirenze -indossata casualmente – e qualche parola appresa di portoghese mi hanno permesso di uscire indenne da un focolaio di rissa che si era accesso tra gli abitanti di questa favela Pacificata ma a rischio, visto le sue dimensioni e alcuni turisti cacciati veentemente dagli abitanti. Per quanto mi riguarda, avendo giustificato la mia presenza come “Ricercatore” sono solo stato allontanato e avvertito dal Prefetto della zona che d’ora in poi, soprattutto nelle favelas che avevo già visitato nella zona, la mia presona non sarebbe più stata al sicuro.

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Parte II

Lo sfruttamento sessuale dei minori e il

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